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Autore: Blablia87    09/07/2016    5 recensioni
Briciole di pane sul sentiero che conduce a "casa".
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mani.
Sherlock ritiene che siano le mani.
Le segue con gli occhi, le osserva salire lungo la schiena di Mary in una carezza fugace.
Devono essere le mani, perché adesso ha perso di vista il sospettato, sparito tra i mille volti anonimi della sala da ballo.
 
Le mani di John lo distraggono.
 
Lo hanno sempre fatto.

 
 
Occhi.
John pensa che siano gli occhi.
Sherlock li tiene chiusi e lontani da lui, mentre suona rivolto alla finestra, ma non ha bisogno di vederli per sapere quanto profondi siano.
Dev’essere per gli occhi, se ogni tanto sente qualcosa smuoversi al centro del petto, e gli sembra di annegare tra i flutti di quell’azzurro così limpido.
Anche Mary ha gli occhi chiari, così come la loro bambina. Ma loro sono porti e fiordi, Sherlock è tempesta.
 
Gli occhi di Sherlock lo chiamano.
 
Lo hanno sempre fatto.




Profumo.
Sherlock si lascia avvolgere dal profumo, che lo circonda assieme alle braccia di John.
Mary se n’è andata, ha portato con sé la piccola.
Anche questo è profumo, quello delle lacrime del medico che si mischiano al suo dopobarba e alla polvere di Baker Street dove se ne stanno seduti.
John riempie di nuovo la stanza con se stesso e con la sua scia, e Sherlock si dice che dev’essere il profumo, se adesso ha voglia di stringerlo fino a farlo calmare.
La chimica è una scienza esatta.
 
E il profumo di John è chimica che si mescola alla sua.
 
Lo ha sempre fatto.




Cuore.
John non crede che sia il suo cuore quello che batte così forte contro la sua gabbia toracica, mentre osserva Sherlock fingere interesse per un sospettato al fine di ottenere una confessione.
Ma dev’essere il suo cuore, perché si è appesantito a tal punto da impedirgli di respirare.
Chiude ed apre le mani, dita e unghie contro i palmi, e se lo vorrebbe strappare dal petto.
Ma non può.
 
Perché il cuore non è più sua proprietà, ha scelto di appartenere a qualcun altro.
 
Lo ha sempre fatto.




Labbra.
Sherlock stima che le labbra di John si schiudano in un sorriso meno spesso di quanto dovrebbero.
Le guarda tirarsi, tese, e quasi non si accorge di quanto siano divenute vicine.
Devono essere le labbra, quelle del medico, ciò che ora preme contro le proprie.
Tiene gli occhi aperti, immobili su le ciglia abbassate e frementi di John.
 
Le labbra di John sono la redenzione.
 
Lo sono sempre state.




Voce.
John sa che è la voce, quella di Sherlock, la prima cosa che vuole udire al mattino.
Dev’essere la sua voce a fargli da cuscino, la sera.
L’ascolta incantato fare promesse, discorsi astrusi, sussurrare o gemere, e la ama ogni secondo di più, in ogni sua nota e colore.
 È la voce che dà senso al suo nome, è la voce che lo riporta in sé quando rischia di perdersi nei vortici della notte e nei suoi incubi.
 
La voce di Sherlock è la sua àncora e la sua nave.
 
La sua distrazione, il suo richiamo, la sua formula, il suo dono, la sua redenzione.
 
 
Lo è sempre stata.
 
 
 

Angolo dell’autrice:
 
È da questa mattina che questa… cosa (non saprei come altro definirla! XD) mi gira in testa.
Avevo bisogno di metterla nero su bianco o non sarei riuscita ad affrontare il week end a mente sgombra.
 
Non so se abbia un qualche senso, ma… Eccola qui! XD
 
Come sempre grazie a chiunque abbia letto. ^_^
 
A presto,
B.
   
 
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