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Autore: Lello2000    09/07/2016    7 recensioni
68 d.C.
La guerra infuria in Britannia. Ma c'è qualcun altro dietro tutto questo? Qualcuno....che magari non è umano?
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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War in Britain
 
Il giovane militare sbattè le palpebre per cercare di abituarsi alla vista di quelle colossali strutture che vedeva. Ma quelle due mostruose torri non ne volevano sapere di sparire; sembrava quasi che gli dei stessi avessero deciso di collocare quelle immani strutture in quello sperduto angolo dell’impero, che altrimenti non avrebbero potuto esistere. Ma erano comunque un’opera umana, e quindi mortale.
 
Il legionario Marius Titus contemplò ancora quello spettacolo per qualche istante prima di tornare a rivolgere lo sguardo sui suoi compagni: anche loro osservavano interdetti le colossali torri. Alte quasi un centinaio di piedi, presentavano da alcune aperture inferiori delle catene allungate fino a raggiungere le aperture inferiori dell’altra torre; le catene erano abbastanza corte da restare ben tese e, di conseguenza, impedivano lo sbarco della flotta romana nella baia che si profilava davanti a loro. “Merda, siamo bloccati!” il centurione Ogino rivolse uno sguardo preoccupato alla sua centuria, poi si rivolse al trierarca “Che cazzo aspetti?!? Torna, indietro maledizione!”  Ma era un grido disperato: sapevano tutti che i Britanni li avevano intrappolati al largo non per bloccarli, ma per finirli e distruggerli una volta per tutte.
 
Infatti, poco dopo “MERDA! AL RIPARO!” l’optio Corbulone si buttò sul pavimento della trireme, cercando inutilmente di mettersi al riparo dai numerosi proiettili incendiari che avevano iniziato a solcare il cielo con delle traiettorie abbastanza basse da colpire le navi. Ma quasi nessuno ebbe il tempo di mettersi effettivamente al riparo.
 
Un secondo dopo, un proiettile incendiario più grande degli altri colpi la nave dove la seconda centuria della quarta coorte della quattordicesima legione stava viaggiando. L’impatto fu devastante e Marius non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi cosa avesse colpito la nave, che si ritrovò in acqua. Il mare era gelido e, come se non bastasse, la corazza appesantiva ulteriormente il giovane legionario. Lottò, scalciò, cercò di ignorare la vista di Corbulone che, dopo essere stato colpito e sfigurato orribilmente dalle schegge di un proiettile, stava affondando nelle vicinanze.
 
 Ma, per sua fortuna, Marius aveva ricevuto un intenso addestramento nelle ultime settimane; raddoppiando gli sforzi sentì finalmente la superficie del mare infrangersi sulla sua testa. Aveva perso sia gladio che scudo, ma non era questa la priorità. Adesso lottava per continuare a restare a galla, con le onde che gli arrivavano alla gola.
 
Guardandosi intorno Marius individuò degli scogli alla sua sinistra e fece per avvicinarsi, quando qualcosa attrasse la sua attenzione: su uno scoglio lì vicino, una giovane ragazza lo stava osservando. Due cose in particolare colpirono Marius: nessuno sembrava notare la sua presenza (eccetto lui) e, cosa ancora più strana, la ragazza aveva due lunghe protuberanze che le partivano dalla testa. Soltanto dopo qualche secondo, Marius realizzò che si trattavano di orecchie da volpe.
 
Non appena ebbe realizzato questo pensiero, la ragazza scomparve. Marius sentì come se le orecchie si fossero depressurizzate; infatti avvertì distintamente i rumori che lo circondavano, ma ciò che udì non gli piacque per niente. I rumori della battaglia continuavano, ma sapeva di doversi sbrigare: doveva uscire dall’acqua e cercare altri superstiti, poi doveva distruggere quelle maledette torri; la sua mente stava lavorando a un ritmo accelerato. Un altro frutto dell’addestramento, pensò con un certo orgoglio il giovane soldato per poi scuotere la testa infastidito. E lì si accorse che gli mancava anche l’elmo.
 
Per fortuna non c’erano molti scogli dove Marius decise di sbarcare. Non appena toccò la sottile striscia di sabbia, fu colpito dall’odore acre del sangue, mischiato a quello pungente della salsedine. Questo miscuglio prendeva alla gola e faceva lacrimare gli occhi, ma Marius non se ne preoccupò più di tanto. Girandosi intorno, vide il corpo morto di un altro legionario; il sangue gli scorreva abbondantemente da una ferita sul ventre e bagnava tutta la sabbia sottostante, pregnandola di morte. Marius scosse mestamente la testa per poi afferrare un gladio e uno scudo (indubbiamente erano del morto) e, infine, si mise in marcia.
 
Già dopo pochi passi, si rese conto che dove si trovava era pieno di relitti di altre navi. I relitti erano stati riutilizzati a mo’ di fortificazioni e di passerelle fra gli scogli. Attraversando una di quelle fortificazioni, si ritrovò in cima a un’altura formata da relitti accatastati che gli dava la panoramica di quel che stava succedendo: le navi erano ancora bloccate, osservò facendo una smorfia. La sua unica speranza era danneggiare o ,ancora meglio, distruggere quelle torri. Una volta fatto sarebbe stato tutto più facile.
 
Stava ancora contemplando quell’orribile spettacolo quando udì dei rumori venire dal basso. No, un momento, non erano rumori. Sembravano quasi…….voci? udendo parole in latino, arrischiò un’occhiata e si ritrovò a fissare uno spiazzo dove un pugno di legionari stava affrontando dei Britanni. I soldati erano ancora vivi, ma il numero soverchiante di Britanni li avrebbe sopraffatti nel giro di pochi minuti. Marius decise di intervenire e, facendo più rumore possibile per mostrare il suo disprezzo della morte, si catapultò nell’arena improvvisata.
 
Subito un Britanno gli fu addosso; era un semplice contadino strappato ai campi e armato d’ascia. Marius alzò lo scudo per proteggersi dall’impatto e subito dopo lo colpì di punta con la spada. Vide il sangue stillare e ciò gli regalò un momentaneo attimo di piacere, tuttavia il guerriero digrignò i denti e si scagliò nuovamente su di lui. Stavolta Marius aveva già pianificato come fermarlo; prima che l’ascia calasse su di lui lo colpì violentemente con l’umbone dello scudo e, mentre il guerriero era con la testa girata e la guardia scoperta, lo infilzò al ventre. Rigirò la spada per qualche istante nel corpo ormai esangue e infine lasciò cadere il cadavere del suo sfidante.
 
Ma non ebbe tempo di rallegrarsi che subito un altro guerriero gli fu addosso. Stavolta era un vero e proprio combattente, appartenente alla casta dei guerrieri; difatti era dotato di uno scudo e, a differenza del precedente avversario, era un po’ pingue. Il nuovo arrivato calò immediatamente la sua ascia e Marius alzò nuovamente lo scudo: il tremito a causa del colpo si propagò per tutto il braccio, ma il legionario non vi diede peso. Posizionando lo scudo trasversalmente rispetto al busto del guerriero, lo calò con tutta la forza di cui era capace. Il macabro suono dell’oggetto contro la carne gli confermò che aveva centrato il bersaglio. Mentre il guerriero era disorientato, Marius ne approfittò per dargli una stoccata non troppo profonda, strappandogli un gemito di dolore e costingendolo a voltarsi. Mentre era di spalle, Marius alzò il braccio e lo calò con tutta la forza di cui era capace verso la gola del guerriero. Un’esplosione di sangue e un rantolo soffocato. Marius estrasse nuovamente la sua arma e si girò, per combattere ancora.
 
Ma non appena si girò, una freccia gli sibilò vicino all’orecchio. Lì per lì non ebbe idea di che cosa fosse stato, ma non appena alzò lo sguardo tutto gli fu chiaro; tre arcieri erano appostati su una barricata proprio di fronte alla torre. Un’altra freccia cercò di colpirlo, ma Marius scattò violentemente a destra. Fu allora che l’occhio gli cadde su un pilum rimasto lì, probabilmente appartenuto a qualche soldato. Lo raccolse, lo sollevò e, un secondo prima che l’arciere centrale lo colpisse, lo scagliò con tutta la forza di cui era capace. Fu fortunato: anche se tirò alla cieca, la traiettoria era corretta e l’arciere incespicò e cadde all’indietro. Altri due pila colpirono gli arcieri laterali: evidentemente anche gli altri soldati si erano messi all’opera.
 
Ora la strada per la torre era spianata. Marius fece per avanzare ma, all’improvviso, si rese conto di qualcosa: il paesaggio era cambiato. Ne rimase sconvolto: era forse vittima di un qualche maleficio? Oppure era solo la sua immaginazione? Magari era stato colpito e si trovava nell’Ade. Ma si rese subito conto che l’Ade (o qualunque altro luogo attendesse le anime dei morti) era ben diverso dal paesaggio che gli si presentava. Gli sembrava infatti di trovarsi a….Roma? ma com’era possibile? Era lontano miglia e miglia dalla capitale e…….
 
”Marius” sentosi chiamare il militare si girò. Di fronte a lui si stagliava la figura nitida di una persona. Ma Marius non ebbe dubbi: quella era la ragazza di prima, quella che lui aveva visto sullo scoglio mentre era in acqua. Possibile che…”Marius. Figlio di Roma” lo chiamò nuovamente la ragazza. Ora che Marius poteva osservarla attentamente notò che era vestita con una tunica intrecciata di fili d’oro su un tessuto bianco. Una corona di fiori le cingeva la testa “Fa attenzione, Marius” la voce della ragazza lo riportò alla realtà (per quanto potesse essere reale quello che stava vedendo) “Forze oscure ti minacciano. Minacciano Roma. Minacciano il mondo intero” non aveva urlato, ma Marius non aveva dubbi che quello che stesse dicendo fosse vero. Non lo seppe spiegare nemmeno a sé stesso, eppure sentiva che quelle parole erano vere. Ci credeva, eccome se ci credeva.
 
Un secondo dopo rivisse una scena già vissuta quell’oggi. I rumori ripresero a suonargli nitidi nelle orecchie. Ormai i romani erano giunti in prossimità della torre, ma qui c’erano altri arcieri: ed erano almeno una ventina. C’era una sola cosa da fare. “Legionari! In posizione! Testuggine!”. Non seppe bene perché disse quelle parole, ma non uno dei soldati lì presenti osò contraddirlo. In breve si formò una linea compatta di soldati, pronta ad entrare in azione. Marius prese posizione accanto al signifer e urlò “Avanzate!”
 
Mentre la battaglia infuriava, dalla cima di una scogliera qualcuno la osservava. Questa figura era simile alla precedente incontrata da Marius, eppure aveva le orecchie da volpe nere. Indossava un lungo soprabito nero, il che lo faceva assomigliare a un enorme pipistrello. Disse semplicemente queste parole “Avete avuto fortuna”. Poi scomparve.
 
 
Angolo dell’autore
 
?: Ma dov’è l’autore?
 
Matt: e tu che ci fai qui? Questo spazio è riservato all’autore.
 
?: Lo so, ma non c’è
 
(Entro trafelato) Anf, Anf. C’è l’ho fatta.
 
?:oh, alla buonora
 
Zitta te o cancello la tua storia ancora prima che esca. Allora, ragazzi, spero come al solito che questa storia vi sia piaciuta. Non so se conoscete Ryse: son of Rome, ma spero di sì perché è davvero un bel videogioco. Come al solito, spero che la storia non sia stata un flop, vi invito a recensire ciao e alla prossima!
   
 
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