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Autore: soffio di nebbia    09/07/2016    2 recensioni
Una "trasposizione" scritta del momento del capitolo "Inferno" della serie di Hades in cui Ikki si ritrova per la prima volta davanti suo fratello Shun, ormai sopraffatto dallo spirito del dio degli Inferi.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Shun, Phoenix Ikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sacrificio

La realtà mi si presenta sfocata e confusa davanti agli occhi. Vivo in un incubo, un orribile incubo senza via d'uscita. E proprio come accade nel mondo dei sogni, sono consapevole di tutto ciò che dico, di tutto ciò che faccio, senza la minima possibilità di controllare le mie azioni. Mi sento trascinare nel baratro di un torpore accogliente e senza fine, e io mi abbandonerei volentieri al suo abbraccio fino a morire, mettendo fine a questa lotta esasperante e a questa terribile sensazione di soffocante invasione che mi sta uccidendo. Sono stanco, troppo stanco, ma quella parte di me ancora lucida è consapevole di non potersi concedere alcuna tregua. E allora continuo a lottare disperatamente con tutte le forze che riesco a trovare, aggrappandomi con le unghie ad ogni frammento della realtà che mi circonda. Un incredibile peso continua a gravare su di me, come quelle notti in cui si sogna di fuggire da una minaccia indefinita, ma i piedi diventano insiegabilmente dei macigni che rendono impossibile ogni passo e una sensazione di debolezza comincia a farsi strada in te rischiando di farti perdere i sensi ad ogni movimento. Come è vano tentare di correre in quei sogni, nello stesso modo è vano ogni mio tentativo di liberarmi. E nello stesso modo rischio di essere sopraffatto dalla frustrazione. La mia anima sta urlando, il mio cuore si dispera, ma dalla mia bocca non esce un solo suono. Il torpore mi avvolge sempre di più, molto simile ad un'agonia. Mio fratello è davanti a me, o meglio, davanti a quel non-me che si sta preparando ad un ennesimo attacco. Il cosmo di Hades cresce sempre più potente, fino a schiacciarmi. Mi sembra di impazzire, vorrei mettermi le mani trai capelli e urlare con tutto il fiato che ho in corpo, ma nello stesso tempo lotto per distogliere da questo atroce limbo quella parte della mia mente divisa a metà che ancora mi appartiene. So quanto è potente l'attacco che sto per scatenare, e so anche che se non riesco ad essere più forte, altro sangue sarà versato per mano mia, e questa volta sarà quello di mio fratello. Per lui sarà la fine. Sarà inevitabile.

Quel che vedo è agghiacciante. Ancora non riesco a credere che il corpo che ho davanti agli occhi sia realmente quello di Shun. Non riesco ad accettarlo.
Osservo il suo volto del colore della morte. Se ora dovessi toccarlo sarebbe altrettanto freddo.
Se una volta su quel bellissimo viso che aveva sul mio spirito un potere quasi rigenerante si poteva vedere il riflesso di un animo ancora più splendente, ora si può leggere solo morte. Ogni scintilla di vita è scomparsa dai suoi occhi, rendendoli due pozzi vuoti e spenti. Perfino ogni espressività è andata perduta, lasciando il posto ad un freddo blocco di marmo che non concede spazio alcun tipo di emozione.
Hades.
Shun.
Prima ancora che possa rendermene conto una parte di me si domanda se rivedrò mai più il vero volto del mio otooto.
Comincia a liberare il suo cosmo. Assumo una posizione di difesa e mi preparo a ricevere l'attacco. Sarà potente, lo sento, ma devo resistere. Non posso permettermi una sconfitta: prima ho un compito da portare a termine. Devo sconfiggere Hades, salvare la Terra... e soprattutto devo salvare Shun. Fosse l'ultima cosa che faccio, devo liberarlo da quell'anima dannata e schifosa che si è impossessata di lui senza diritto alcuno.
Shun, ovunque tu sia, sii forte.
Arriva l'attacco. Il cosmo di Hades sta per esplodere in tutta la sua potenza...
- Ma cosa...
Non posso nascondere il mio stupore di fronte a ciò che sta accadendo. Il suo cosmo è tornato di colpo ai minimi livelli. L'esclamazione che esce dalle sue labbra cineree indica chiaramente che il suo stupore non deve essere inferiore al mio. Qualcosa non è andato secondo i suoi piani. Mormora frasi incomprensibili ed è scosso da un violento tremore. Ha gli occhi sgranati, come se avesse ricevuto un colpo in pieno stomaco. E ora che succede? Sta levando una mano, ma il suo non è un gesto fluido. In esso non c'è nulla della regalità che il Signore degli Inferi ha mostrato finora. È un gesto che ha in sé qualcosa di innaturale, inquietante da vedere: un movimento rigido, compiuto con estremo sforzo... come se fosse contro la sua volontà. Tutto questo mi dovrebbe suggerire una sola cosa, ma ancora non posso essere certo di nulla. Hades mormora delle parole che non riesco a udire del tutto, ma non è necessario al fine di comprenderle. Si possono benissimo immaginare. Per quanto egli tenti di ritrarsi quella mano arriva a cingere il suo stesso collo. Intanto un altro cosmo comincia a fluire. Nel percepirlo lo stomaco mi si contrae violentemente come stretto da una morsa.
Lo riconosco.
È debole, ma continua a scorrere fuori da quel corpo come l'acqua scivola fuori dalle dita di chi cerca di stringerla...
Lo so a chi appartiene, ma ciò che accade va oltre quel che potessi aspettarmi.
Mi sento mancare il respiro quando quella flebile energia prende forma davanti ai miei occhi, e lentamente, nel calore di una famigliare aura rosata mi mostra l'anima di Shun.

Il cosmo di Hades continua a crescere. Lo sento come se fosse il mio, ma al contempo è una presenza incontrollabile, così estranea e invadente da essermi insopportabile... mi fa star male. Ed è peggio, sempre peggio.
Vi prego, fate smettere tutto questo!
Ma chi può aiutarmi questa volta? Nessuno può lottare al mio posto, devo farcela da solo.
Più il cosmo cresce, più questa sensazione mi diventa insostenibile. Sento la mia anima che viene lacerata, fatta a pezzi, calpestata e infine gettata in un mare angoscia, fango e sudicio sangue rappreso. È un dolore sconvolgente e che riesco ad avvertire in modo mostruosamente fisico... eppure il dolore fisico sarebbe mille volte preferibile allo strazio dell'anima.
Basta! Non ce la faccio più!
Angoscia, solo un'angoscia pressante come una morsa d'acciaio che mi soffoca, ma un ultimo frammento di lucidità continua a richiamarmi alla realtà ricordandomi cosa c'è in gioco. Mi dice che non posso lasciarmi sopraffare.
Non è per questo che mi sono offerto lui.
Troppo sangue è stato versato per permettere il suo ritorno, e io sono sempre stato parte di quel piano. E ora... se questa può essere la fine, se c'è una minima possibilità di vittoria senza che altre vite siano spezzate, se ho una minima possibilità di rimediare a tutto il sangue che ha macchiato la terra, io non posso arrendermi. Nessun dolore e nessuna angoscia potrebbe giustificare la mia resa. Non potrei mai perdonarmi.
Cerco di raccogliere le forze che mi rimangono e mi ci aggrappo con tutto me stesso. Non è ancora il momento di cedere, non posso... devo lottare ancora. Devo almeno tentare di farcela...
Athena, dammi forza.
Il cosmo di Hades raggiunge il culmine massimo, e a questo punto dolore e angoscia sono talmente forti che il controllo potrei perderlo del tutto. Mi sto spezzando , ma nello stesso tempo accade in me qualcosa di talmente veloce che nemmeno io riesco a realizzarlo completamente. Mentre lotto con tutto me stesso, la potenza di quel cosmo è un rombo di tuono che invece di annullarmi mi fa svegliare di soprassalto con la forza della disperazione. Così come non può dormire tranquillo chi si sente minacciato, nello stesso modo la mia anima si ribella con furia di fronte alla prospettiva di ciò che potrebbe comportare il fallimento.
Comincio a rivedere la realtà con i miei veri occhi.
Tento di muovermi a fatica.
Una parte delle sensazioni che ho provato fino a questo momento e che continuo a provare sono veramente simili a quelle di un incubo avuto quando ero bambino. Non ricordo il contenuto di quel sogno, so solo che anche allora ero intrappolato in me stesso. Chiamavo Ikki, gli chiedevo aiuto, ma era tutto inutile. Ogni volta che mi sembrava di essere sul punto di uscirne svivolavo nuovamente nel sonno, come un naufrago che annaspa tentando di rimanere a galla, ma che ogni volta torna ad affondare. Dopo il terzo tentativo mi sono finalmente svegliato, ma ancora non era la fine. Il mio corpo era paralizzato nel letto, e non riuscivo a muovermi. Adesso, come allora, tento di sollevare un braccio, ma questa volta è mille volte più difficile e doloroso. Allora il mio corpo non era possedduto dall'anima del dio degli Inferi. Lotto, continuo a lottare fino a quando riesco a stringere il collo con la mia stessa mano. Hades tenta di opporre resistenza, lo sento tremare violentemente. Ora è lui a non avere più il controllo. Comincio ad elevare debolmente il mio cosmo. Non posso renderlo più potente, ma continuo a liberarlo, in una fluida corrente di quieta disperazione che scorre come il sangue da una ferita, e insieme a lui mi elevo al di sopra del mio stesso corpo.
- Niisan!
Con le forze che mi rimangono cerco di richiamare mio fratello. Lui è lì, davanti a me. Ora lo vedo chiaramente. Il suo viso tradisce un evidente stupore, e sgrana gli occhi mormorando il mio nome. Riesce a vedermi.
Niisan, ti prego, devi ascoltarmi... non resisterò ancora a lungo.

E' Shun! L'anima di Shun! Mi sta parlando... mi prega. Nei suoi occhi e nelle sue parole c'è una grande pressione. La lotta che sta affrontando per mantenere il controllo su Hades deve essere estenuante. Mi dice di colpirlo, di sfruttare l'occasione per distruggerlo insieme al dio degli Inferi.
Ora è tutto chiaro.
Maledizione!
Piccolo incosciente... cosa hai fatto? È questa la spiegazione di tutto? Hai lasciato che l'anima di Hades ti possedesse solo per questo? Per darmi una possibilità di ditruggerlo... e te insieme a lui?
Pandora si fa avanti con grande agitazione. Non capisce cosa stia accadendo. Che donna stupida... ha sottovalutato troppo mio fratello. E io non sono stato meno stupido di lei, devo riconoscerlo. Avrei dovuto capire fin da subito che Shun non è nato per essere un fantoccio. No, lui è un cavaliere di Athena, e Andromeda non poteva scegliere guerriero migliore per onorare il suo nome. Il sacrificio è sempre stato parte di lui. Le stelle hanno visto la luce splendente del suo animo, e quella luce nessun dio potrà mai oscurarla... è quindi così che deve andare?
Mentre sono perso in questi pensieri Pandora ne aprofitta per attaccarmi con il suo tridente, ma improvvisamente qualcosa arriva in mio aiuto. Sono le catene di Andromeda. Come è possibile? Shun riesce ancora a controllarle nonostante l'influenza di Hades? O forse sono le catene stesse ad essere ormai così legate al loro padrone da conoscere la sua volontà? Le mie riflessioni sono bloccate dalla voce di Shun che mi parla nuovamente... e nuovamente mi supplica di colpirlo prima che sia troppo tardi, prima che l'anima di Hades lo possegga completamente. Dalla pressione che infonde nella voce capisco che devo fare in fretta, ma non ce la faccio.
Oh Dèi... è quindi questo l'unico modo per salvare la Terra? Ed è questo l'unico modo per liberare Shun? Come posso farlo? Come posso farlo? Questo è troppo... Mi sento così smarrito in questo momento... Mi sento un bambino... sono un bambino sperduto che ha bisogno di rassicurazioni. Sto fremendo da capo a piedi. In vita mia non mi sono mai sentito insicuro e vulnerabile come in questo momento. Shun deve aver capito il dramma che si agita in quel bambino, e gli si avvicina con calore dicendogli che andrà tutto bene. Improvvisamente la realtà che ci circonda sembra annullarsi fino a diventare un universo distante anni luce che non ci tocca minimamente. Restiamo solo noi due, e Shun, nonostante la dura battaglia che combatte dentro di sé, riesce a trovare la forza necessaria per confortarmi con tutto il calore di cui è capace. Mi dice di non essere triste. Mi dice che la sua vita non conta nulla in confronto all'intera Terra, e che è felice di donarla per questo. Ma tu, Shun, saresti pronto a donarla anche per molto meno.
Mentre tenti di rassicurarmi con queste parole mi è inevitabile ripensare a quando eravamo bambini, ed ero io a dover rassicurare te. Momenti che mi sembrano così vicini e al tempo stesso così lontani. Ripenso a quando ti ferivi negli allenamenti. Puntualmente cominciavi a piangere, e mi chiamavi per cercare il mio conforto. Quasi sempre io ti sgridavo. Non sopportavo vederti piangere, era una dimostrazione di debolezza che non potevo sopportare da parte tua. Ma in realtà ero egoista. Mi arrabbiavo con te perchè avevo bisogno di sicurezza. Mi nascondevo dietro una maschera da duro, ma in realtà avevo paura quanto te. Il giorno in cui ci hanno separati temevo seriamente che non ti avrei mai più rivisto. Dentro di me ero certo che non saresti sopravissuto, ma nonostante l'angoscia che si scatenava in me a tale pensiero cercai di rassicurarti dicendoti di essere forte. Avremmo affrontato quel che ci aspettava, ma un giorno saremmo tornati tutti e due. Tu non riuscisti a trattenere le lacrime, e se mi concentro mi sembra ancora di sentire la tua voce. Sembrava un pigolio a causa del pianto, e dicesti che avresti atteso ogni giorno il momento in cui ci saremmo ritrovati. Saremmo sopravissuti solo per quel momento. E ci ritrovammo infatti, sei anni più tardi, io con la mente accecata dall'odio, e tu che ti presentavi davanti ai miei occhi come lo stesso bambino senza spina dorsale che avevo lasciato, e che non aveva ancora imparato a tenere a freno le lacrime. Ancora una volta rimproverai quella dimostrazione di debolezza, e ti disprezzai con tutto me stesso. Non immagino quanto devo averti ferito in quei giorni che ancora adesso mi perseguitano. Solo ora capisco che in quelle lacrime si celava la tua forza più grande. Me ne rendo conto adesso. Eri cresciuto mantenendo intatta la purezza e la sensibilità di quel bambino di sei anni prima, nonostante tutto quel che avevi dovuto affrontare, il disprezzo altrui prima di tutto. Il dolore e l'odio sono armi capaci di trasformare per sempre le persone e di renderle spietate, ciniche e disincantate. Un cuore puro di bambino può esserne corrotto irrimediabilmente. Con te non è avvenuto. Dissi che eri un debole, ma in realtà ti eri dimostrato più forte di me, di tutti noi. Ed è questa forza fuori dal comune che non tutti riescono a comprendere che ti ha permesso di diventare il cavaliere che sei ora. Un cavaliere di Athena pronto al sacrificio più puro e spontaneo. Shun... è veramente questo che sto per fare? Devo essere io a portare a termine il tuo sacrificio? Dovrò vederti morire... per mano mia?
Esito un'ultima volta, e ancora la tua voce si leva dolce e rassicurante, dicendomi che sei tu a chiedermi di farlo, e pregandomi di assecondare il tuo desiderio. Nei tuoi occhi non c'è paura, né rabbia, né odio... forse rassegnazione, ma nulla che lasci intendere una qualsiasi forma di passività. È un'accettazione velata di inevitabile tristezza, ma intrisa della fierezza di chi va incontro al proprio destino a testa alta. Non dimenticherò mai questo sguardo. Sei diventato un vero cavaliere di Athena, Shun. Quello che tutti credevano un bambino che mai ce l'avrebbe fatta, è diventato il cavaliere da cui tutti dovrebbero prendere esempio. Preparo il mio colpo letale mentre la vista mi si appanna e io stringo gli occhi per arginare le lacrime.
- Sono fiero di te.

Più volte mi tocca dover supplicare mio fratello perchè faccia quel che deve essere fatto. Niisan, io accettato il mio destino. Ho fatto di più: l'ho scelto di mia spontanea volontà. Le stelle ci guidano, ma nessuno di noi ne è schiavo. Non posso cambiare la mia natura, non posso cambiare quel che condivido con Hades e tutto ciò che questo ha comportato, ma per una volta ho avuto la possibilità di scegliere, e io ho scelto di offrire la mia vita per tutti voi e per l'umanità intera. E ora, niisan, ti supplico di sostenermi. Cerca di capire, ti prego. Lo so che puoi farlo.
Mi sembra che passino secoli prima che si decida a preparare il colpo di grazia. Tiene la schiena dritta, ma i suoi occhi non vogliono incrociare i miei, in una posizione che suggerisce fierezza e disperazione al tempo stesso. Mentre libera il suo cosmo lo vedo tremare, e per un attimo percepisco chiaramente la tristezza che dilania il suo animo. E mentre stringe il suo pugno di fuoco ardente, la sua voce che, tentando di mantenersi ferma, mi dice "sono fiero di te" è il regalo più grande che mi si potesse fare. Sorrido un'ultima volta. Addio, niisan. Mi dispiace doverti lasciare. Mi dispiace dover lasciare tutti voi, ma è così che deve andare, non c'è altro modo. Sarò sempre con voi, lo prometto. Perdonatemi solo se non ho potuto fare di più.


27 Luglio 2011


Note:
Solito "disclaimer": sto ricostruendo la pagina da zero, quindi se nel leggere questa storia avete un dejà-vu, è tutto regolare.
L'autrice si scusa per il disagio ^^

 
  
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