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Autore: OmegaHolmes    10/07/2016    2 recensioni
"Il dottore, si sistemò in poltrona, cercando di trattenere la risatina che gli stava salendo dalla gola, schiarendosi la voce.
-Tu. . .- si interruppe, non riuscendo a continuare seriamente.
-Sì.-
-Sherlock. . .- riprese, cercando di sembrare serio- tu vuoi andare a cena fuori. . .con Molly Hooper…-
-Sì.-
-Il giorno del suo compleanno.-
-Grazie per aver ribadito ciò che ho detto 5 minuti fa, John.-
-Sherlock, ti rendi conto che suona come un appuntamento, vero?- "
Storia dedicata al compleanno di Jessica
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un caldo torrido aveva avvolto Londra, in quel singolare 10 Luglio, che John Watson non riuscirà mai a dimenticare, per la singolare occasione nel quale Sherlock Holmes, di sua spontanea volontà, si fece coinvolgere.
Premettiamo che l’oggetto in causa di questa singolare giornata, sia un compleanno.
Ora, c’è da dire che Sherlock Holmes non è esattamente un individuo amante dei compleanni o delle feste in generale. Scaltramente, con qualche scusa, riusciva sempre a sfuggirvi, con il suo solito tocco di classe da gentleman un po’ annoiato. In tali circostanze, il lavoro era sempre al primo posto e John Watson lo sapeva bene.
Il giorno del suo compleanno, Watson, era sempre lusingato dai piccoli gesti che il detective compiva, come una tazza di the alla mattina, il latte nel frigo o una piccola torta al ritorno di un caso, ma se si trattava di trascinarlo ad una cena, con altre persone, non c’era verso: Sherlock Holmes aveva sempre qualche altro impegno più importante.
Quindi, John Watson aveva ormai fatto l’abitudine a quel suo comportamento ed era certo, che già per lui quei gesti risultassero un grande sforzo.
 
Quel dì, il caldo era stato mattiniero e non aveva dato alcuna tregua ai poveri londinesi.
John Watson, dal canto suo, era piuttosto stanco e distrutto da tutto quel calore, del quale non era più abituato: -E’ dai tempi dell’Afganistan che non sento un caldo del genere!- esclamò, seduto in poltrona, con il ventilatore addosso.
-Sherlock, mi dici come fai a stare in completo, con questo caldo? Io sto evaporando con una canotta e un paio di pantaloncini addosso!-
-Mh. . .-
La risposta poco loquace del coinquilino, fece sbuffare sonoramente il dottore, innervosito dal caldo.
-Italiano o cinese?- domandò allora il detective, continuando a fissare lo schermo del computer, con sguardo torvo.
-Come scusa?- rispose confuso il biondo.
-Ho detto, “italiano o cinese”, John?-
-Ho. . .ho capito cosa hai detto, Sherlock, per quanto ottuso capisco ancora l’inglese, ma non capisco di cosa stai parlando.-
-Credevo di averlo detto, no?- si voltò a fissarlo, accigliato.
-No, Sherlock, non l’hai fatto.-
-Oh, vero!- tirò gli occhi al cielo il moro, per poi alzarsi, sistemandosi il completo nero –Stavo parlando con il John del mio palazzo mentale.-
-Oh. . .- lo fissò crucciato il biondo –Quindi. . .tu hai un John nel tuo. . .palazzo mentale?-
-Sì, esatto.-
-E. . .com’è?-
-Intelligente e fa poche domande.-
-Mi stai insultando e facendo un complimento allo stesso tempo?-
-Non oserei mai!- rispose con un sorriso sarcastico il detective, che continuò:-Oggi è il compleanno di Molly Hooper e volevo offrirle una cena. Italiano o cinese?-
 
A quell’ultima affermazione, gli occhi del dottore si sgranarono, mentre il suo viso si trasformò in un’espressione tra il divertito e lo shockato.
-Che c’è?- si accigliò il detective, notando quell’espressione sconvolta, e non ricevendo risposta, dovette ripetere:-John, che c’è?-
Il dottore, si sistemò in poltrona, cercando di trattenere la risatina che gli stava salendo dalla gola, schiarendosi la voce.
-Tu. . .- si interruppe, non riuscendo a continuare seriamente.
-Sì.-
-Sherlock. . .- riprese, cercando di sembrare serio- tu vuoi andare a cena fuori. . .con Molly Hooper…-
-Sì.-
-Il giorno del suo compleanno.-
-Grazie per aver ribadito ciò che ho detto 5 minuti fa, John.-
-Sherlock, ti rendi conto che suona come un appuntamento, vero?- continuò con calma il medico.
-Una cena non è un appuntamento, John. E’ un regalo, in questo caso.-
La risata sfuggì cristallina dalle labbra del dottore, che dovette alzarsi in piedi.
-Sherlock, stiamo parlando di Molly Hooper. Lei . . .beh, lei è sempre stata.  .un po’ innamorata di te e--
-Lo so.- rispose con ovvietà, Sherlock.
-Lo sai. . .beh, quindi tu, insomma, hai intenzioni. . .di quel tipo?-
Un profondo respiro, annoiato, accompagnato da un ampia alzata di occhi al cielo, si dipinsero sul volto del moro:-Per l’amor del cielo, John. Ti sembro il tipo di uomo con intenzioni di quel tipo? Non sono---te, John Watson! Voglio solo ringraziare Molly Hooper per tutto quello che ha fatto in questi anni. Come mi hai fatto notare molte volte, sono stato spesso indelicato con lei e con i suoi sentimenti, quindi, dato che varie volte mi ha chiesto una cena, ho pensato che fosse un bel regalo.-
Leggermente sorpreso, Watson annuì, sorridendo:
-Bene, allora hai un cuore, da qualche parte, sotto quegli ingranaggi!-
-Sta zitto.-
-No, sul serio, Sherlock, non vorrei che si facesse strane idee. Molly è una carissima ragazza e non voglio che tu la faccia soffrire.-
-Perché dovrei farla soffrire?- rispose costantemente confuso il moro –Le offro una cena, come minimo dovrebbe ringraziarmi!-
-Ecco, vedi, è questo il punto! Per te è solo una cena. . .per lei, che è molto emotiva e spera da anni in un appuntamento con te, forse potrebbe essere. . .fraintesa la cosa. Capisci?-
-No, perché non vedo tutto questo sentimento in una semplice cena. Io mangio sempre cena con te, John, mi stai dicendo che sono tutti appuntamenti?-
-Non—Non sto dicendo quello, Sherlock! Cristo, ma perché con te è sempre tutto così difficile?!-
-Perché sono un sociopatico?-
-No, perchè sei un idiota. Le donne. . .beh, loro.. . –
-Per l’amor del cielo, evitami la lezione sul sesso opposto, John.-
-Sherlock, Molly è innamorata di te, insomma. . .ti ricordi Irene Adler?-
-Cosa c’entra ora Irene Adler, se stiamo parlando di Molly Hooper?-
-Puoi star zitto, per 5 minuti e farmi parlare? Allora. . .Irene Adler ti scriveva che voleva una cena con te. . . ed ecco, per le donne le cene, sono cose importanti. Capisci?-
-Anche per me lo sono, dato che mangio solo quando ho fame. Molly Hooper non è così ottusa, per quanto svampita, capirà che con me non avrà mai possibilità.-
-Oh, sì. Tu sì che ci sai fare, Sherlock!- esclamò ironico il dottore .
-Perché, tu cosa faresti al posto mio? Sentiamo, Casanova!-
-Beh, le scriverei un messaggio facendole gli auguri e la inviterei a passare la serata a Baker Street, tutti insieme.-
-Ma così sembra che faccia l’elemosina, John. Voglio offrirle una cena, non una serata a sentir parlare di anche sbilenche e di uomini di mezz’età a proposito delle loro subdole fidanzate!-
John, alzò le mani in alto, in segno di resa: -Va bene, Mister Ultima Parola, hai vinto tu. Portala in un dannato ristorante italiano e cerca di non essere la solita testa di cazzo.- così dicendo, piuttosto offeso, se ne andò in camera, borbottando.
-Ci voleva tanto a dire “Italiano”?- mugugnò il detective altrettanto offeso.
 
Le lunghe dita agili scivolarono veloci sullo schermo del cellulare:


(10.00)
Buon compleanno, Molly Hooper. Ho prenotato un tavolo al ristorante italiano “Sole mio”. Ore 20.–SH
 
(10.30)
Oh, ciao Sherlock! Grazie! Cosa. . .cosa significa che hai prenotato un tavolo? –Molly
 
(10.34)
Significa che ho prenotato un tavolo per due, a meno che tu non abbia già impegni. –SH
 
(10.38)
Beh, volevo andare a bere qualcosa con i colleghi, ma posso fare un’altra sera! Quindi, saremo solo noi due? –Molly
 
(11.00)
In quanto prenotato per due, dubito che John possa nascondersi da qualche parte. Problemi? –SH
 
(11.02)
No no, assolutamente! E’-e’ solo che. . .non me l’aspettavo, ecco! –Molly
 
(11.05)
Bene. Non è un appuntamento, comunque. Solo una cena per ringraziarti. Sai che mi ritengo sposato con il mio lavoro, Molly. –SH
 
(11.15)
Certo! Tranquillo! Lo so! Ora sto uscendo con un nuovo ragazzo, si chiama Robert!-Molly
 
(11.18)
Allora, forse preferiresti andare alla cena con lui? Offro io ad entrambi.-SH
 
(11.20)
Ma no! Ci vediamo da poco e poi vorrei andare a cena con te, Sherlock Holmes.-Molly
 
(11.25)
Magnifico.
Bart’s 19.30. Passo a prenderti. Buona giornata.-SH
 
 
Ricapitoliamo i fatti.
Sherlock Holmes, sconvolgendo il proprio migliore amico, ha chiesto a Molly Hopper, fanciulla innamorata del soprascritto individuo da almeno una decina d’anni, di andare a cena insieme, il giorno del suo compleanno.
Non che Molly Hooper provi ancora quel genere di sentimenti per il detective, ha imparato ad essere una donna forte, determinata e a non farsi abbindolare da quello sguardo freddo e magnetico.
Ma il modo enigmatico da parte di Sherlock, di mostrarle affetto, inevitabilmente, la portava a ricadere in quel travolgente turbinio di sentimenti contrastanti nei confronti dell’investigatore.
Non era un appuntamento ,eppure ,perché pareva offeso quando gli aveva parlato di Robert?
Sherlock era permaloso, soprattutto nei confronti di chi sabotava i suoi piani, ma a Molly, era sempre poco chiaro il vero fine delle sue azioni.
Stava lavorando su un nuovo caso e aveva bisogno di un favore? Voleva qualcosa in cambio da Molly? O era, realmente, solo un invito a cena, per ringraziarla? Perché aveva puntualizzato che non era un appuntamento?
Queste e altre centinaia di domande invasero la mente improvvisamente intontita della patologa.
Finchè non decise di prendere un profondo respiro e mostrarsi il più possibile determinata a sopravvivere fino a sera.
Aveva ancora tre autopsie da fare e l’umidità non l’ aiutava del tutto, in più si insinuava anche il tarlo di quella serata che l’attendeva, una fantasia che da anni si era coltivata in testa, convinta che non sarebbe mai diventata realtà.
L’idea di un tavolo a lume di candela, a parlare con Sherlock Holmes, la sua figura da bel tenebroso di fronte a lei, le sviluppava un tepore, nel petto, che non percepiva da anni.
“Molly, smettila di fantasticare su Sherlock e lavora”, continuava a ripetere a sé stessa, ma una voce, ancora più profonda le disse “Devi tenere duro, ragazza, perché fino a stasera, dovrai auto torturarti con quel dannato Mr Darcy.”
 

-Allora, come sto?- domandò sistemandosi il papillon al colletto, Sherlock.
-Hai tanto l’aria di uno che ha un appuntamento, sai?- rispose, sghembo, il dottore.
-John, ti ho chiesto se sto bene, non che aria ho.- ribattè scorbutico.
-Va bene, va bene, rilassati, Sherlock. Stai bene, come sempre. Allora, dove la porti?-
-Al ristorante “Sole mio”, me l’ha consigliato Mycroft, sai lui se ne intende di cibo.- ridacchiò il detective.
-Cu cù!- la signora Hudson bussò alla porta, innervosendo il detective, incredibilmente teso.
-Signora Hudson! Ha visto com’è bello il nostro Sherlock questa sera?- esclamò divertito il biondo, andando incontro alla signora con la spesa.
-Oooh, Sherlock! Sei così bello! Sembri proprio un damerino! E lei, John caro, non esce? Vorrà mica lasciare il suo ragazzo da solo!-
Un brivido freddo percorse la schiena del medico militare, mentre un sorriso divertito, fiero della vendetta, si dipingeva sul volto niveo del più alto.
-Signora Hudson, quante volte glielo devo dire, io e Sherlock non stiamo insieme! –
-Non giudico mai, dottor Watson!-
-Sherlock ha un appuntamento,stasera, con Molly Hooper!- sbottò il biondo, irato.
-Con Molly? Ma è una donna, caro Sherlock!-
-Non è un appuntamento!- ribatté infastidito il detective-. . . e grazie per aver sottolineato l’ovvio, signora Hudson! Ora fuori dai piedi, tutti e due!- disse spingendo fuori dalla stanza la donna.
-Che modi, Sherlock! Un giorno o l’altro ne parlerò con tua madre!-
-Faccia pure, Miss Hudson!- urlò, sbattendo la porta.
 
-Allora, sei pronto?- domandò, divertito il più basso, che lo fissava a braccia conserte.
-Non ti avevo detto di levarti dai piedi, John? Oggi sei particolarmente. . .-
-Divertente?-
-Insopportabile!-
-Suvvia, Sherlock, quando mi ricapita di dover assistere il mio migliore amico per il suo primo appuntamento?- disse, allargando le braccia.
-Non è un appuntamento e nessuno ti ha mai detto che sia il primo.-
-Oh, quindi tu hai avuto molte donne e molti appuntamenti?-
-Sono fatti che non ti riguardano.-
-Perché non sono mai avvenuti.-
-John, a differenza tua, il mio organismo risponde al cervello, non agli organi riproduttori.-
-Va bene, va bene!- ridacchiò il dottore- Ti ho punzecchiato abbastanza, felino. Ora va e cerca di non fare la testa di cazzo.-
 
 
Molly, era arrivata in anticipo e stava aspettando oramai da una decina di minuti, non riuscendo a capire se facesse davvero caldo o fosse lei che non riusciva a smettere di sudare.
Si malediceva, perché era certa, Sherlock avrebbe detto qualche cosa orribile, come sempre, sul suo aspetto e sulla sua sudorazione eccessiva di quella serata.
Era vestita piuttosto semplice, con un vestitino a fantasie bianche e blu, in stile anni 50’.
Il trucco era quasi invisibile, per paura che Sherlock potesse dedurre che lei l’avesse preso come un appuntamento.
 
Un taxi nero e lucido, in lontananza, le fece perdere un battito.
Si fermò e dalla carrozza, una figura alta e slanciata, le fece mozzare il fiato.
Sherlock Holmes indossava uno smoking, il suo volto pareva più candido del solito, forse a causa della pettinatura all’indietro, la quale faceva ricadere un solo morbido boccolo sulla fronte ampia.
 
-Molly.- la chiamò, pacatamente la voce.
-C-ciao Sherlock.-
-Saliamo?-
 
La donna annuì, sorridendo imbarazzata.
Lui le aprì la portiera, facendola salire e subito dopo si sedette al suo fianco.
La patologa era certa che se non fosse morta quella sera, avrebbe potuto superare ogni sfida.
 
Così, fino al ristorante, per tutto il tragitto, Sherlock iniziò a parlare, tranquillo, a proposito di una nuova mostra che era stata allestita al Nathional Museum, portando Molly a scaricare tutta la tensione accumulata.
 
Il taxi si fermò, di fronte a un sontuoso edificio vittoriano, con una passerella rossa che si fermava di fronte alla portiera del taxi; anche qui, Sherlock, da vero gentiluomo, le aprì la portiera, porgendole il braccio per accompagnarla all’interno.
Il ristorante, era lussuoso e Molly era certa di non meritare tanta sontuosità, sentendosi quasi in colpa che avesse accettato l’invito del moro, che a quanto pare, di piccoli dettagli se ne intendeva.
Un tavolo al lume di candela li aspettava, sotto un gazebo bianco, ricoperto da bellissime rose candide, illuminate dalla calda luce soffusa delle candele.
A quella vista, la ragazza ne era certa, il suo cuore si era fermato.
Com’era possibile che un uomo, come Sherlock, incredibilmente razionale, avesse scelto uno scenario così romantico per una “semplice cena-non-appuntamento”.
Molly procedeva ormai per spinta gravitazionale verso al tavolo, incantata, senza saper cosa dire o cosa pensare.
Fu ,allora ,il moro a chiedere conferma, con un :-Ti piace?-
-Molto, Sherlock. E’….e’ davvero. . .magnifico! I-io..-
-Non devi dire altro, va bene così. –
-S-sì. . .-
 
I due si accomodarono, mentre il disagio e l’imbarazzo della donna tornavano a palpitarle in petto.
Anche Sherlock parve improvvisamente nervoso, mentre tamburellava le dita affusolate sul tavolo.
Molly aveva così tante cose da dire, che tutto quello che riuscì a formulare, concretamente fu un:
-Grazie, Sherlock.-
Il moro, parve un po’ sorpreso,tant’è che sgranò gli occhi, indeciso su cosa fosse esattamente congruo dire.
“Non essere la solita testa di cazzo.” La voce di John continuava a ripetersi nella sua testa, senza tregua.
-Non c’è di che, Molly Hooper. Buon compleanno.-
 
Ed è così, che Molly Hooper, non potè mai dimenticare quel 10 Luglio, dove Sherlock Holmes le fece battere il cuore come nessun altro prima d’ora, parlando del loro lavoro, delle loro avventure infantili, conoscendo il vero volto di Sherlock Holmes, quello di un uomo un po’ burbero, ma con un grande cuore.
Insieme ad una cena indimenticabile, Molly conserva una foto  che Sherlock le fece scattare senza storie, dove pare addirittura che sorrida.
Ma soprattutto, non può dimenticare il bacio che le lasciò sulla guancia, insieme all’ennesimo “Buon compleanno, Molly Hooper.”
 
Quella sera non ci furono deduzioni, non ci furono offese. Sherlock non le disse nulla di orribile, anzi parve davvero interessato ai discorsi di lei.
Forse, era solo un bravo attore, ad ogni modo, quello fu la più bella serata per Molly Hooper e Sherlock Holmes.
 
 
Note dell’autrice:
Salve a tutti!
E’ da secoli che non scrivo, come è da millenni che non pubblico più storie su questo fandom!
Ho buttato giù questa storia solo in un paio d’ore per augurare un felice compleanno alla migliore Molly Hooper del mondo!
Buon Compleanno, Jessica! Perdona la mia incapacità di scrivere <3




 
  
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