Say "YES" to the dress(maker)
-No.-
-Oh, andiamo, Artù...-
-Ho detto no. Chiedilo a Gwen, a Leon, al
fattorino della pizza, non mi
interessa. Io non entrerò con te là
dentro.- concluse secco il biondo.
La vetrina di fronte a lui, un tripudio di gonne e
pietre preziose,
aveva un che di sinistro e, non lo avrebbe mai ammesso, piuttosto
intimidatorio.
I manichini ingioiellati ricoperti di strati di
lucida stoffa sembravano
quasi spettri maligni pronti a ghermirlo da un momento
all’altro.
Niente da fare.
Avrebbe giurato sul suo nome se necessario, ma
mai, per nessunissima
ragione al mondo, Artù Pendrgon avrebbe varcato di sua
volontà quella soglia
oscura.
Stava giusto elaborando un'efficacissima strategia
di fuga alla
chetichella (che comprendeva una bici, un cappello e un carrello dei
gelati)
quando Morgana, maledetta strega, lo afferrò saldamente per
il braccio
piantandogli le unghie laccate di rosso nella carne.
-Gwen è dall'altra parte della
città e Leon, ovviamente, non può venire.
E' la tradizione.- gli sussurrò pericolosa
all’orecchio - Perciò, fratellino
caro, credo proprio che sta volta tocchi a te...-
Artù deglutì piano al tono
minaccioso.
Resistette stoicamente all'impulso di urlare, ma
sua sorella non si fece
intenerire da qualche smorfia.
Sapeva essere terribilmente testarda quando ci si
metteva.
Con una spinta, che di delicato non aveva proprio
nulla, spalancò la
porta dell'atelier e gettò il malcapitato fratello
direttamente tra le braccia
di una delle commesse che stringeva tra le mani diverse fotocopie.
La poverina, presa alla sprovvista, si ritrasse
con un urletto di
sorpresa, lasciando cadere le fotocopie e, soprattutto, Artù
Pendragon, che, come
un valoroso quanto inutile sacco di patate si accasciò sulla
moquette rosa
cipria.
Ed è dunque qui, tra tacchi vertiginosi, collane esageratamente grosse e fogli volanti, che Artù Pendragon scoprì la sua nuova, terribilmente adorabile, ossessione.
**** §§§ ****
Merlino non si era mai ritenuto migliore degli altri. Certo, sapeva di essere bravo in quello che faceva, e la cosa lo rendeva orgoglioso, ma, a parte questo, il pensiero di essere al di sopra di qualcuno non lo aveva mai lontanamente sfiorato.
Proprio per questo, quando gli era stato offerto un lavoro come sarto in uno degli atelier più famosi d'Inghilterra, la sua reazione era stata per lo più incredula.
Incredula al punto che, quando aveva ricevuto la lettera di convocazione, aveva quasi ceduto al pensiero che si fosse trattato di uno scherzo, o di un errore, e di buttare via la lettera.
La quale, vuoi perchè sua madre aveva insistito tanto, vuoi perchè il suo migliore amico gli aveva giurato che, se se ne fosse liberato, l'avrebbe usato come farcitura per i suoi cannoli siciliani (con Gwaine le minacce erano decisamente al limite dell'assurdo), rimase chiusa nell'ultimo cassetto dell'armadio per diverse settimane. Tanto che Merlino, che se ne era quasi dimenticato, all'aprire l'ultimo cassetto per tirare fuori il cambio di stagione, osservò con stupore la lettera scivolare al suolo come se la vedesse per la prima volta.
In quel momento, vuoi perchè la bella stagione aveva portato con se' un po' di buon umore, vuoi perchè il suo migliore amico (di nuovo) lo aveva minacciato di usarlo come guarnizione per la cheescake se non avesse accettato, fatto sta che Merlino si era presentato il giorno stesso, tutto tremante come un budino alla vaniglia (per usare i paragoni di Gwaine), davanti alla porta della boutique per abiti da sposa "Avalon" con la lettera in una mano, stretta come un'asse di legno da un naufrago, e i documenti nell'altra.
Hunit, per l'occasione, aveva mandato in lavanderia il vecchio smoking di suo padre, di due taglie più grande. Merlino non aveva osato controbattere, tanto la madre sprizzava entusiasmo da tutti i pori.
Nonostanto il tremore continuo e l'abito gigantesco, che lo faceva sembrare decisamente imbranato, la proprietaria, un'adorabile signora avanti con l'età e dall'incredibile ossessione per i pasticcini alle mandorle, era stata ben felice di prenderlo con sè.
Ormai erano passati diversi mesi, ma Merlino continuava a ricordare con tenerezza quel colloquio. La signora Alice, prima di accompagnarlo alla porta lo aveva salutato con calore stritolandolo in un abbraccio di notevole forza per quelle braccia così magre.
Dopo alcuni minuti di smarrimento fuori dal negozio era subito corso a casa ad annunciare la lieta notizia. Sua madre era scoppiata in lacrime e lui, un po' imbarazzato, l'aveva abbracciata, ripetendole di non esagerare.
Gwaine quella sera aveva preparato una gigantesca victoria sponge con panna e tanti lamponii freschi per festeggiare (e farsi vanto della sua cucina, sospettava Merlino).
E così, tutto sembrava andare finalmente liscio nella sua vita.
Almeno fino a che, un giorno di novembre, non scelse di abbandonare un'attimo il suo lavoro in sartoria per sporgere la testa in sala ed osservare di persona il motivo di tanto trambusto.
Ed è dunque qui, tra sete lucenti, morbido taffetà e lunghi veli in pizzo, che Merlin Emrys scoprì la sua nuova, terribilmente asina, testa di fagiolo.
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La mia solita pazzia mi porta ad iniziare una
nuova storia quando è da quasi un mese che devo aggiornare
l'altra. Che volete farci? Non ho resistito XD Spero che questo primo,
frettoloso capitolo, vi ispirti ^_^ Per il resto, grazie della lettura
(le recensioni sono decisamente benvolute, se volete saperlo)
ps Il titolo si rifà al celebre
programma di abiti da sposa americano Say yes to the dress,
che in Italia va in onda con titolo di Abito da sposa cercasi ;)