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Autore: Daughter_Of_The_Moon    11/07/2016    1 recensioni
Sterek // post-s5
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In aereo aveva cominciato a dubitare della sua decisione. Se ne era andato, per una ragione, e ora stava tornando soltanto per via di una sensazione che gli pesava sul petto come un macigno, tenendolo sveglio la notte. La stessa sensazione che provava adesso, dieci volte più forte. Aveva infranto la promessa che si era fatto, ed ora non sapeva che fare.
Si sedette sul divano, la testa che improvvisamente aveva preso a girargli. Con la coda di un occhio vide qualcosa, un biglietto, per esserne precisi. Lo prese in mano, cercando di ignorare il battito del suo stesso cuore. Non poteva essere ciò che pensava.
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Daughter_
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'M HOPING JUST A LITLE BIT STRONGER





Infilò la chiave nella toppa della serratura, girandola per aprire la porta. Dovette fare un po' di forza per riuscire a sbloccarla. Dopotutto, non era stata aperta da tanto...

Entrò nel loft, guardandosi intorno. Era tutto come lo aveva lasciato. Il basso tavolino accanto al divano marrone, tutto pieno di graffi. Una lampada spenta giaceva ancora inutilizzata nella sua confezione, a terra, vicino all'entrata. L'aveva comprata Cora-aveva detto, “Dobbiamo rendere questo posto più accogliente. Ora il branco si sta allargando, hai bisogno di arredare!” e a poco erano valse le sue lamentele-ma se ne era andato prima di poter almeno attaccare la spina.

Lasciò cadere la borsa con un tonfo sul pavimento. Non era cambiato niente, ma allo stesso tempo percepiva ogni cosa in modo diverso. Con uno strano nodo fastidioso alla base dello stomaco, che gli chiudeva la gola in una morsa e rendeva l'aria difficile da respirare, si diresse all'enorme finestra che dava praticamente sul nulla. Il vetro era sporco di polvere, opaco, e Derek non riusciva a vedere attraverso quasi per niente.

Era strano essere lì dopo così tanto tempo. Si era tenuto in contatto con Scott, facendosi aggiornare ogni tanto sul branco, dandogli alcuni suggerimenti (come ai vecchi tempi,gli ripeteva una vocetta fastidiosa nel suo cervello) fino a qualche mese fa, quando il ragazzo aveva detto che se ne sarebbe andato da Beacon Hills per il college. L'alpha lo aveva pregato di tornare tante volte, ma aveva sempre rifiutato. Anche durante la minaccia dei Dottori del Terrore, si era tenuto lontano da quel paesino maledetto che era stato la sua rovina. Cora aveva cercato di convincerlo più e più volte, ma alla fine aveva capito che l'altro non voleva tornare. Ma allora cosa ci faceva lì? Non ne era sicuro nemmeno lui, del perché. Solamente, la sera prima aveva preso il borsone, messo dentro un paio di ricambi, un libro e una foto. La foto raffigurava lui e sua sorella ed era stata fatta per il compleanno di quest'ultima. Aveva deciso di portarla con sé senza neanche un motivo preciso. Aveva fatto tutto istintivamente. Poi, dopo aver fatto i preparativi, era uscito di casa, sotto lo sguardo della minore, che gli aveva sorriso incoraggiante. Era andato all'aeroporto più vicino e aveva preso il primo volo per Beacon Hills.


In aereo aveva cominciato a dubitare della sua decisione. Se ne era andato, per una ragione, e ora stava tornando soltanto per via di una sensazione che gli pesava sul petto come un macigno, tenendolo sveglio la notte. La stessa sensazione che provava adesso, dieci volte più forte. Aveva infranto la promessa che si era fatto, ed ora non sapeva che fare.

Si sedette sul divano, la testa che improvvisamente aveva preso a girargli. Con la coda di un occhio vide qualcosa, un biglietto, per esserne precisi. Lo prese in mano, cercando di ignorare il battito del suo stesso cuore. Non poteva essere ciò che pensava.

Lesse quelle poche parole, scritte velocemente e disordinatamente¹, senza però vederle davvero. Riusciva a sentire un odore familiare su quel foglietto, debole dopo tutti quei mesi, ma impossibile da non riconoscere.

Una scossa lungo la colonna vertebrale lo fece saltare in piedi. Qualcuno si stava avvicinando, e anche velocemente. Sentì il rumore di una macchina davanti casa sua, poi passi veloci che si dirigevano alla porta. Quest'ultima venne aperta violentemente, lasciando intravedere una figura scura. Il suo odore lo inondò immediatamente. Era proprio come l'ultima volta che lo aveva sentito. Forte e speziato, ma semplice, con quel pizzico aspro che porta l'agitazione e l'agrodolce della paura. Mi sembra di star descrivendo un piatto piuttosto che una persona, pensò. Il nuovo arrivato fece un passo dentro l'edificio, fissandolo con quegli occhi ambrati, ora sgranati e aperti al massimo, le mani che tremavano. Rimase in silenzio, guardando il ragazzo. I capelli erano lunghi e spettinati, la pelle pallida, più del solito, con i nei che spiccavano sul bianco latteo dell'altro. Scese con lo sguardo sul naso, poi alle labbra, rosse e lucide, i denti che le stavano mordendo (era per caso un nuovo vizio?). Continuò la discese alle spalle, curve, al pomo d'Adamo che si alzava e abbassava velocemente. Riusciva a sentire il battito del cuore del ragazzo. Risalì verso gli occhi e, per un'istante lo guardò dritto là, scrutando quelle pupille agitate.

<< Ciao, Stiles. >>

L'altro sembrò perdere anche quel minimo di fiato che gli era rimasto, e ora stava boccheggiando. Ci vollero un paio di secondi per farlo ricomporre.

<< Ciao, Stiles? >> ripeté sorpreso. << è tutto ciò che sei in grado di dire? Sparisci per mesi, mesi in cui noi, tra l'altro, ci stavamo facendo un mazzo tanto, e poi, improvvisamente, tua sorella mi chiama, dicendomi che quell'idiota di suo fratello, che non ha risposto a nessun messaggio in quest'arco di tempo, giusto per precisare, eh, è tornato a Beacon Hills per chissà quale motivo, e tutto ciò che sai dire è “Ciao, Stiles?” >> Stiles smise di parlare, la rabbia che gli era montata nel petto andava via via scemando. Derek rimase in silenzio.

<< Come puoi...come puoi solo farti rivedere? >> Il più giovane abbassò lo sguardo. Aveva sussurrato quelle parole, sputandole come veleno tra i denti.

<< Ho sperato tanto di rivederti, ma ora, ora vorrei che tu non ti fossi fatto più vivo. >>

Stava dicendo la verità.

Derek si avvicinò. Allungò una mano, ma si fermò subito. Che aveva intenzione di fare? Stiles aveva ragione. Diamine, aveva sempre avuto ragione su tutto!

Il castano alzò la testa verso di lui. << Te ne sei andato, Derek. >>

Il suo cuore perse un battito. Non poteva lasciarlo andare così, dannazione. Ora era lì, era lì per lui. Non poteva permettere che gli sfuggisse dalle mani. Doveva rimediare.

<< Ma ora sono tornato. >>

Stiles lo guardò con occhi sorpresi. Gli parve di vedere una luce di speranza in loro.

<< Non te ne andrai di nuovo? >>

La domanda era semplice, ma Derek esitò un istante. Quel ragazzino petulante valeva davvero così tanto? Valeva abbastanza per restare in quel posto maledetto, pieno di mostri, come lui? Valeva la fatica di portare il peso dei ricordi? Sapeva già la risposta.

Avanzò velocemente verso Stiles. Gli prese il volto tra le mani, memorizzandone ogni tratto, ogni piccolo segno. Si chinò su di lui, le labbra così vicine a quelle dell'altro che potevano condividere il respiro.

<< No, Stiles. Ora sta zitto. >> Stiles sorrise. << Ai suoi ordini, Suorwolf. >>

Era un nuovo inizio.




Alcune precisazioni:


1)Piccolo riferimento ad una fanfiction che scrissi (e che non ho ancora pubblicato, ops).



Angolo di quella pazza della scrittrice:

Ehilà!

Avevo questa ff da secoli nel mio pc, e finalmente ho deciso di rimetterci le mani sopra e pubblicarla. Come vi pare? Bella, brutta, stupida? Ditemi voi.

La fine mi pare un po' forzata, forse doveva farla finire male ma...sono i miei Sterek, non posso! E sto già scrivendo ff con sad ending, duh

Perdonatemi anche il titolo, ma non riuscivo a trovarne uno. Sorry.

Se vi va, lasciate un commento (amo sentire le vostre opinioni :3)

*fa ciao con la mano*

Daughter_

   
 
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