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Autore: fennec    11/07/2016    1 recensioni
- John, io mi annoio! - per l’ennesima volta una voce seccata interruppe il silenzio di una fresca notte di San Lorenzo.
- Te l’ho detto, Sherlock, bisogna avere pazienza per vedere le stelle cadenti! -
Il ragazzino, per tutta risposta, sbuffò scocciato: - Non sono nemmeno “stelle cadenti”, sono frammenti di asteroide che, entrando all'interno dell'atmosfera terrestre, si incendiano a causa dell'attrito -
- Oh - fece il biondo, un po’ deluso.
Kidlock estiva leggermente in anticipo sui tempi ;-)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- John, io mi annoio! - per l’ennesima volta una voce seccata interruppe il silenzio di una fresca notte di San Lorenzo.
- Te l’ho detto, Sherlock, bisogna avere pazienza per vedere le stelle cadenti! -
Il ragazzino, per tutta risposta, sbuffò scocciato: - Non sono nemmeno “stelle cadenti”, sono frammenti di asteroide che, entrando all'interno dell'atmosfera terrestre, si incendiano a causa dell'attrito -
- Oh - fece il biondo, un po’ deluso - Comunque preferisco dire “stelle cadenti”, è più… poetico -
- È scientificamente scorretto - borbottò Sherlock.
Ancora non aveva capito come l’amico fosse riuscito a convincerlo a salire sul tetto di casa sua per guardare il cielo stellato. Con una scusa lo aveva fatto salire nella sua camera, poi all’improvviso aveva spalancato la finestra e, assicurandogli di averlo già fatto molte volte, lo aveva invitato ad arrampicarsi sulla grondaia. Evidentemente, scrutare il cielo alla ricerca di meteore comodamente stesi sul prato del giardino era troppo banale per John Watson.
E così ora il moro aveva tutta la schiena indolenzita per via del contatto con le tegole e le gambe intorpidite che minacciavano pericolosamente di cedergli… un attimo di distrazione e sarebbe caduto lui giù dal tetto, altro che le stelle dal cielo!
Ma per quanto si sforzasse di fingersi indifferente, non poteva negare che tutto ciò gli piaceva.
Gli piaceva stare lì con John a osservare in silenzio la volta celeste. Gli piaceva sentire la brezza fresca di quella sera d’agosto accarezzargli il viso. Gli piaceva sentire il suo amico accanto che sgranocchiava un Oreo (aveva fatto scivolare qualche biscotto nella tasca dei jeans poco prima di uscire dalla finestra), mangiava sempre nei momenti più improbabili.
- Ne vuoi uno, Sherlock? -
Ecco, appunto.
- No, grazie, John: chissà perché non mi sono mai piaciuti quegli pseudo-dolciumi da quattro soldi, soprattutto quando sono sbriciolati dalle chiappe di qualcuno - rifiutò secco.
Con sua grande sorpresa, l’amico scoppiò a ridere e per un po’ sembrò non potersi fermare più. Senza accorgersene sorrise anche lui, gli piaceva la risata di John.
- Non capisco cosa abbia mai detto di così divertente -
Il biondo cercò di riprendere fiato, asciugandosi le lacrime dagli occhi: - Scusami, Sherlock… - e trattenne a stento un’altra risata - Ma certe volte sei semplicemente così buffo! - e scoppiò a ridere di nuovo.
“Buffo”. Nessuno l’aveva mai definito così… non sapeva se essere offeso o divertito. Decise di optare per la seconda.
John nel frattempo sembrava essersi ripreso dall’attacco di risa ed era tornato a scrutare il cielo alla ricerca delle stelle comet… ehm, dei frammenti di asteroide. Era incredibile quanto l’amico fosse capace di scombinare la sua mente scientifica con quelle insulse storielle per bambini. Di nuovo non seppe se ritenersi offeso o divertito.
- Ehi, Sherlock… -
- Che c’è? -
Gli occhi azzurri di John incrociarono il suo sguardo: - Secondo te c’è vita lassù? - chiese, indicando sopra le loro teste - Voglio dire… non per forza alieni o robe simili, semplicemente altre forme di… vita -
Il moro tornò a guardare il cielo e, nonostante l’amico continuasse a fissarlo in attesa, per un po’ non sembrò intenzionato a rispondere.
- Non lo so, John - disse infine.
- Non lo sai? - la sua voce suonava fastidiosamente sbalordita - Oh mio Dio! - ora il suo tono era quasi euforico - Sono riuscito a trovare qualcosa che Sherlock Holmes non sa! Mi merito una medaglia! - quasi gridò, i pugni alzati, in segno di vittoria.
Il ragazzo sbuffò scocciato: - Volevo dire che per il momento non disponiamo di conoscenze scientifiche sufficienti per fare una simile affermazione… Diciamo che c’è una buona probabilità che esistano altre forme di vita nell’Universo, ma dubito fortemente che possano definirsi intelligenti: la Terra pullula di vita ma i suoi abitanti, tranne il sottoscritto e qualche rarissima eccezione, non sono purtroppo dotati di intelligenza -
John sembrò essere sul punto di chiedergli se anche lui rientrasse in quelle rarissime eccezioni, ma cambiò presto idea: - Wow! - disse invece - Fico! Magari qualcuno ci sta guardando da lassù… oppure sono lì come noi, a cercare nel cielo le stelle comete! -
- Frammenti di asteroide, John, frammenti di asteroide -
Questa volta fu il biondo a sbuffare: - Io continuerò a dire “stelle comete” - e tornò a guardare il cielo.
Sherlock non seppe dire per quanto tempo stettero lì a scrutare il buio della notte, ormai le tegole del tetto non gli sembravano poi così scomode e l’aria sempre più frizzante lo strappava dal torpore. Stava quasi per chiedere a John un Oreo, quando successe.
Una scia luminosa attraversò il cielo, subito accompagnata dal grido festoso dell’amico.
- Una stella cadente, Sherlock! Ah, ah, alla fine si è fatta vedere! -
Il moro non pensò nemmeno di correggerlo, rimarcando quanto i frammenti di asteroide fossero completamente privi di qualsivoglia intenzionalità. Non riuscì nemmeno a formulare un tale pensiero, in effetti. Per un attimo tornò ad essere un ragazzino di undici anni che la notte di San Lorenzo guardava il cielo in cerca di stelle cadenti insieme al suo migliore amico. Il suo unico amico. E per un attimo si ricordò di quando, una vita fa, era proprio lui a convincere il suo scettico quanto restio fratello a fare con lui la gara a chi vedeva più meteore. Esprimi un desiderio, Mycroft!
- Esprimi un desiderio, Sherlock! - la voce di John gli sembrò venire da lontano.
- Come, scusa? -
- Il desiderio, Sherlock! Se aspetti troppo non si avvera! - e mentre diceva così chiuse gli occhi, come per concentrarsi. Il moro si chiese quale desiderio avrebbe mai potuto esprimere John e ancora una volta si scoprì incapace di conoscere la risposta.
- Allora, Sherlock, hai fatto? -
- Cosa? -
- Il desiderio! -
Il ragazzo gli rispose con un sorriso. Da tempo non credeva più a quelle sciocchezze per bambini.
Ma in quella notte di San Lorenzo e, solo per quella notte, si disse che forse avrebbe potuto crederci ancora, soltanto per un po’. Dopo tutto si trattava solo di un desiderio, che male avrebbe potuto fare? John, del resto, lo aveva già convinto ad accettare che le meteore potessero chiamarsi “stelle cadenti”…
E così, in quella fresca notte d’agosto, Sherlock abbandonò per un attimo il suo credo  razionale, distaccato e scrupolosamente devoto alla scienza e desiderò di guardare ancora il cielo, alla ricerca di stelle comete, in compagnia del suo migliore nonché unico amico, John Watson.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
Salve gente!
Per quanto strano possa sembrare ho iniziato a scrivere una one-shot così tipicamente estiva nel bel mezzo di  febbraio (si vede che avrò avuto voglia di caldo xD), ma per mancanza di tempo e forza di volontà è rimasta incompiuta per mesi e soltanto ora - per vostra sfortuna - mi sono convinta a portarla a termine.
Suonerà “originale” ma non ho mai visto nel rapporto tra Watson e Holmes niente più di una profonda amicizia, quindi non ipotizzate letture o sviluppi amorosi: quando Sherlock desidera guardare altre volte il cielo con John intende come amico e nello stesso identico modo viene ricambiato =P
Che altro aggiungere? Con questa fanfiction ho cercato un po’ di fare emergere l’influenza che John esercita su Sherlock (che nel mio immaginario è più piccolo di un anno), portando con sé quei sentimenti e quelle emozioni che il giovane Holmes cerca sempre di allontanare (se non di negare)… spero di essere riuscita a farlo senza cadere troppo nel melenso… ma ditemi voi!
Per ora la smetto di scocciarvi.
Un abbraccio,
fennec  
  
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