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Autore: BillieJeanBJ    12/07/2016    11 recensioni
Questa è una one shot che si dissocia molto dalla serie e dovete avere una mente davvero aperta per poterla leggerla!
L'idea di scriverla mi è venuta nei giorni in cui Norman Reedus è stato in Italia, immaginando come avrebbe reagito se una di noi fans l'avesse incontrato per davvero.
Ovviamente in questa breve storia l'attore è Daryl Dixon, una sorta di scambio di ruoli tra i due.
Non sono molto brava con le trame, per cui capirete meglio leggendola (se questa brevissima introduzione vi ha incuriosito, ovviamente!)
Genere: Commedia, Erotico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Ylenia e ho da poco spento ventisei candeline. Sono nata e cresciuta a Napoli fino all’età di cinque anni, a sei -per motivi lavorativi- io e i miei genitori ci siamo traferiti in Toscana.
Mentirei se vi dicessi che non mi manca la mia Terra natia, sebbene l’abbia vissuta per pochissimo tempo. Forse lo devo a mia madre che non smette di ripetermi quanto sia bella descrivendomi nei minimi dettagli i vicoli, le tradizioni e la solarità dei suoi -nostri- paesani. Pensa al ritmo allegro dei tamburelli, pensa alla risata di un bambino, pensa al sole di luglio.. adesso chiudi gli occhi e dimmi: non vedi Napoli? Ed io, credetemi, Napoli la vedo per davvero. Probabilmente anche perché ho una fantasia davvero vivida. E con un’immaginazione illimitata come la mia, come non posso rientrare nella categoria delle ‘sognatrici’?
Ebbene sì, nonostante manchino solo quattro anni per raggiungere la soglia dei trenta, sono un’inguaribile sognatrice. Mi lascio trasportare talmente tanto durante la lettura di un romanzo o dalla visione di un film che mi dissocio dalla realtà e mi appresto a vestire i panni della protagonista! Forse perché la mia vita, sotto sotto, non è esattamente come la vorrei. Non che possa lamentarmene, comunque. Ho degli amici che adoro (e che mi adorano, anche se non lo ammetterebbero mai), due genitori fantastici, una salute di ferro e -senza voler peccare di presunzione- ho la fortuna di avere un viso, diciamo, particolare. Una bellezza mediterranea al 100%, come dice mio padre. Lunghi capelli castani che richiamano le iridi di due occhi dalle linee quasi orientali, una bocca carnosa e un naso non scolpito da Michelangelo ma perfettamente proporzionato al resto. Il tutto incorniciato da un viso rotondo dalla carnagione bronzea. Spesso si diverte a sfottermi paragonandomi a Monica Bellucci, ma comprenderete che è alquanto improbabile e questo è un duro colpo per la mia autostima. Di Bellucci, ahimè, ce n’è una sola!
Ma come vi dicevo, non posso lamentarmi. Svolgo anche un lavoro che mi piace; aiuto i miei nel ristorante di famiglia. Amo stare in contatto con le persone.
-Ylenia? Svelta!-
Non ho idea da quanto me ne sto immobile a fissare la parete del locale, ma a giudicare dal tono di voce di mio padre -che raramente entra in agitazione- devono trattarsi di parecchi minuti.
-Arrivo!-
Il ristorante gode di ottimo successo da ben sedici anni, ma stasera c’è davvero il pienone. Sicuramente per il Palio che avverrà l’indomani a Siena.
Le mie converse bianche e rosse mi portano rapide verso il bancone della cucina dove mio padre mi sta, appunto, aspettando con un vassoio di cocktail.
-Tavolo esterno. E’ quello più lungo.-
Il suo richiamo è minacciosamente celato dietro un’espressione di rimprovero ma so che non riuscirà a tenermi il muso troppo a lungo. Mi alzo sulle punte affinché il mio metro e settanta possa raggiungere il suo e ottantacinque, e gli stampo un bacio sulla guancia. Sono la sua unica figlia, viziarmi è l’obiettivo della sua vita.
-Ruffiana!-
Il sorriso raggiante che gli rivolgo scioglie definitivamente ogni muro astioso che aveva cercato -inutilmente- d’innalzare.
Prendo il vassoio e mi dirigo, stavolta lentamente, all’esterno del ristorante dove vi sono sistemati altri tavoli.
-Yle! Yle!-
-Non ora, Ale.-
-Ma è importante!-
-Anche quest’ordinazione lo è! Mio padre si è incazzato!-
Scorgo sul viso della mia migliore amica, che lavora con noi da ormai otto anni, un’espressione quasi preoccupata, come se stesse per succedermi una qualche disgrazia. Beh, a parte rovesciare questi -ad occhio e croce- dieci bicchieri di alcolici, non vedo quale catastrofe possa mai capitarmi!
Attenta a non inciampare scannerizzo i vari tavoli trovando quasi subito quello indicatomi. Del resto, è impossibile ignorarlo; è il più chiassoso, e quando mi avvicino scopro che sono stranieri, americani per l’esattezza.
-Grazie bella!-
Dice uno di loro in un italiano davvero buffo. Lo saluto con un sorriso educato e continuo a distribuire i bicchieri sul lungo tavolo.
L’inglese è una lingua che sin dai tempi delle elementari mi ha creato non pochi drammi psicologici. Il continuo dubbio che mi assale ogni volta che formulo una frase... Il verbo è corretto? E’ giusta questa o l’altra parola in tale contesto? Se scrivo così, la citazione assume un altro significato?
Da mettersi le mani ai capelli!
E mi sono sempre chiesta perché dobbiamo essere noialtri ad adattarci agli inglesi e non viceversa!
Perché l’inglese è la madrelingua, mi suggerisce una fastidiosissima e antipaticissima vocina, ma decido bellamente di ignorarla.
Lo scoppio di risate spezza quell’abituale quiete toscana e provo invidia verso coloro che comprendono alla perfezione questo idioma. Quanto vorrei capire anch’io la loro conversazione..
Curiosa, mentre finisco di posare gli ultimi drink, mi metto a sogguardare i vari volti; le donne hanno la tipica faccia americana. Sapete cosa intendo, no? Pelle lattea e delicata, sopracciglia fine e nasino perfetto.
Gli uomini, invece, sono più sconfinati. Un paio sono biondi, un altro ha i capelli cortissimi e il tipo alla mia sinistra ha..
-Oh cazzo!-
E prima che lo stesso possa terminare il suo what? con un giro del capo, il vassoio mi cade dalle mani e la mia ipotizzata tragedia diventa realtà.
Uno dei bicchieri è caduto sul tavolo rovesciando il contenuto in direzione dell’uomo che, prontamente, ha indietreggiato la sedia schivando -anche se non del tutto- il liquido ambrato che ora gocciola dalla superfice in lente e ritmiche stille.
Con le labbra dischiuse e le palpebre totalmente spalancate, continuo a fissare la figura dinanzi a me restando impalata come una cogliona.
Andiamo, siamo realistici per un momento. Questo genere di situazione accade solo nei libri o nelle fan fiction che leggo! Non è reale. Non può esserlo. E non per la figura di merda (per quella avrò tempo e modo di rimuginarci più avanti, in solitudine, ripetendomi quanto sia stato vergognoso e imbarazzante), ma per l’americano che adesso mi guarda con un divertimento nascosto dietro un’espressione impassibile.
Di chi sto parlandovi? Dell’attore di una delle mie serie preferite. Lui, che con il suo atteggiamento misterioso ha stimolato quel mio folle animo adolescenziale tenuto fortemente in disparte ma rimasto sempre e comunque appiccicato ad una maturità che non può completare la sua intera trasformazione e rendermi una donna seria e saggia. In altre parole; quando lo vedo sullo schermo del pc, le mie ovaie impazziscono ed io perdo il lume della ragione. E al diavolo l’atteggiamento consono che una ragazza della mia età dovrebbe avere.
Daryl Dixon, l’uomo dei miei sogni più intimi e illegali, mi sta guardando! Sta scoprendo che esisto!
Il mio cervello è letteralmente andato in tilt, per cui non sono ancora certa se questa è un’altra delle mie utopiche fantasie o se davvero Dio ha deciso di farmi un enorme e generoso regalo.
-E’ tutto ok.-
E non ho neanche idea se la sua è stata una domanda o un’affermazione. I miei neuroni sono stati rapiti dalla sua voce.
Oh, la sua voce è il suono più erotico che abbia mai sentito! Roca e bassa. Sensuale a livelli esplosivi.
Come se i miei occhi fossero stati incollati al suo viso, li alzo lentamente per seguire il suo movimento. Porca miseria, è più alto di quanto non sembri in tv!
Accrescendo una sorpresa che sta consumandomi, il braccio di Daryl si solleva per poggiarsi sulla mia spalla e attirarmi contro il suo petto coperto soltanto da una t-shirt azzurra. La sua stazza se confrontata alla mia diventa ancor più possente, per cui sparisco dentro quell’abbraccio. Posso percepire i muscoli dei pettorali, duri e marcati, e il calore della pelle, nascosta dal tessuto, contro la guancia. L’odore invece è un mix di nicotina, whiskey e qualche profumo che non conosco. Il palmo della sua mano mi lascia due carezze sulla schiena causandomi, nonostante il caldo estivo, un brivido freddo. Sto iniziando a tremare e lui se ne accorge perché accosta le labbra al mio orecchio per sussurrarmi un cardiopatico:
-Ehi, tranquilla!-
Ma io non posso star tranquilla! Non quando la barbetta al mento struscia e pizzica sul mio zigomo, non quando il suo bacino è schiacciato contro la mia pancia lasciandomi avvertire una notevole prominenza, non quando l’uomo che quasi ogni notte popola i miei sogni adesso mi sta stringendo in un abbraccio reale.
Come si può stare tranquilli dinanzi alla concretizzazione del proprio sogno? Riuscite anche solo ad immaginarlo?
-Daryl, dovresti lasciarla andare.-
-Non posso, Rick.-
E nello stesso istante in cui lui pronuncia il suo non posso, io urlo mentalmente il mio non voglio.
Distrattamente mi rendo conto che i due parlano un italiano quasi perfetto.
-Vero che non posso?-
La sua voce ritorna a penetrarmi il timpano e io mi ritrovo ad annuire senza neanche comprendere l’ironia della sua battuta. Sento il suo petto vibrare per una risatina sommessa e lentamente lo allontana permettendomi di sollevare lo sguardo. Incontro ancora una volta quei meravigliosi occhi azzurri che, visti da vicino, sono più belli e ipnotizzanti. Così come i capelli; lunghe ciocche scure gli cadono a scheggiargli fronte e sopracciglia.
-Come ti chiami?-
La sua gentilezza mi disarma perché ad accompagnare questa domanda posta con innocente cordialità, si nasconde uno sguardo enigmatico. Quello che tante volte ho ammirato in foto sbavandoci su.
-Ylenia.-
-Ylenia..-
La sua lingua lo ripete accarezzandolo e mai prima di ora mi è sembrato un nome tanto sensuale. Come se ogni lettera celasse una peccaminosa immoralità di cui nemmeno io ero consapevole di possedere.
-Lavori qui, vero?-
Annuisco ancora una volta incapace di articolare una qualche frase, anche insensata.
-Allora facciamo così. Questo- con un cenno degli occhi indica il bicchiere rovesciato sul tavolo -sarà il nostro piccolo segreto.-
Deglutisco a vuoto e sonoramente tanto che sulle labbra di Daryl appare un mezzo ghigno. E in questo preciso momento mi rendo conto di una cosa. Che impressione sto dandogli? Una ragazzina innamorata cotta del suo idolo, ecco quale! Un’adolescente che scrive il suo nome sul diario incorniciandolo in una linea a forma di cuore! Dio che vergogna! E menomale che non sa la mia età!
-No!-
Riesco a sorprenderlo con la mia risposta perché, ovviamente nessuno osa contraddire il proprio idolo, giusto?!
Mi schiarisco silenziosamente la voce e faccio un passo indietro stabilendo una distanza tra i nostri corpi che possa permettermi di ragione come una persona normale. Tentativo non proprio proficuo; sono ancora in modalità figlia dei fiori. Una bella sensazione, devo ammettere.
-No?-
Ed ecco dimostrato che non si aspettava una reazione del genere. Chissà quante ragazze gli saranno cadute ai piedi. Cavolo, io stessa l'ho appena fatto! Solo che è stato il bicchiere a sostituirmi..
-No.- Ribadisco.
-Il prossimo drink ve lo offro io.-
Lancio un’occhiata all’altro cliente cui era stato privato dell’ordinazione, trovandolo ad osservarci divertito.
Forse è lo stesso che è intervenuto prima. Rick, se non ricordo male.
E senza dar loro la possibilità di contraddire in un concetto palese e indiscutibile, ovvero che possono permettersi altri cento di questi drink, sgambetto via da loro senza privarmi di un’ultima sbirciatina a Daryl Dixon.
Cazzo, Daryl Dixon. In Italia. Da me.

-Tu sei pazza!-
-Questo complimento l’ho sentito venti volte fa!-
-Tu sei completamente pazza!-
Ventuno.
Alessandra continua a guardarmi come se davvero fossi mentalmente instabile e forse.. cavolo, forse lo sono per davvero! Ma, capitemi, non succede tutti i giorni di parlare, abbracciare e versare del drink sul pantalone super firmato del proprio idolo! Non si è preparati psicologicamente, porca pupazza!
-E adesso cosa fai?-
-Me ne ritorno a casa!-
-Tu sei pazza!-
Ventidue.
Alzo gli occhi al cielo e mi affretto a recuperare la mia borsa. Voglio solo tuffarmi sul mio letto e affogare tra le lenzuola dimenticando questo inaspettato, travolgente, tragico episodio. Chiedo troppo?
-Yle, dai! Daryl Dixon è ancora qui e tu non vuoi farti neanche una foto?-
Certo che lo voglio, eccome! E desidero anche sparire di nuovo dentro quell’abbraccio forte e protettivo all’interno del quale tutto il resto dell’universo sparisce. Le braccia di Daryl devono essere state modellate da Morfeo perché sono capaci di trasportarti nel mondo onirico. Per non parlare del calore e della virilità di quel corpo! Riesco ancora a percepirne ogni centimetro sulla mia pelle, seppur coperta dalla maglietta. E ho il suo odore addosso. Molto sicuramente non farò la doccia per una settimana, anche se questo significa limitare la mia vita sociale.
Tuttavia, non posso ritornare fuori. Non quando la vergogna ha iniziato a divorarmi l’anima rendendo anoressico tutto il mio coraggio.
Chi l’avrebbe mai detto che un giorno avrei incontrato Daryl Dixon? Nella mia città? E nel mio ristorante!
Dunque, non posso lamentarmi. Ho ricevuto abbastanza senza neanche chiederlo. Non ho bisogno che l’incontro sia immortalato su carta; il cuore lo ha già tatuato nei ricordi.
-Ehi, sono ancora lì!-
Luca, un altro dipendente nonché mio amico, se ne sta ancora sull’uscio a sbirciare la tavolata americana. Ovviamente lui ha deciso di schierarsi con Alessandra. Io sono solo la pazza che, testuali parole, si lascia sfuggire l’occasione di trombarsi l’idolo. Come se Daryl Dixon avesse tempo di trombarsi una ragazzina italiana goffa e rimbecillita.
-Bene. Allora affrettati a portar loro quei drink.-
Con il pollice indico il vassoio alle mie spalle. I due sadici si voltano a guardarmi quasi con disgusto; secondo la loro testolina bacata avrei dovuto servirli io! Concetto non del tutto errato poiché mi sono offerta di pagar loro la bevanda, ma la ragione della mia fuga (sì, perché sto scappando come una codarda) è già stata spiegata.
-Tu sei-
-Pazza, lo so. Me lo hai già detto.-
Rivolgo ai due un sorrisetto da schiaffi e li saluto con la manina.
-E ora, questa mentecatta si ritira. Arrivederci!-
-Dirò a tuo padre che non hai mal di testa! Che la tua è solo una balla per andartene in un’orgia di palestrati tatuati!-
Ignoro la minaccia di Luca sicura che papà dalla cucina non l’abbia sentito e continuo a muovere fastidiosamente le dita in segno di saluto.
Casa mia non dista molto dal ristorante per cui, quando i miei mi permettono di rientrare prima, me ne torno a piedi.  Le strade sono abbastanza affollate, non corro quindi alcun pericolo. O meglio, i rischi di incappare in qualche malvivente sono ridotti.
Tiro fuori dalla borsa il cellulare con le cuffiette già inserite, che infilo nelle orecchie, e faccio partire la mia canzone preferita Sex on fire, dei mitici Kings of Leon.
Già dalle prime note vado in estasi ma quando mi sento afferrare dal braccio questa si trasforma in panico.
Mi volto rapidamente e il panico diventa stupore, e lo stupore annienta ogni capacità razionale.
La stessa mano che ha appena lasciato il mio avambraccio si solleva sul viso per sfilare via un auricolare ed essere indossato in un orecchio estraneo.
Le mie ciglia non hanno smesso di sbattere a rallentatore, anch’esse possedute da un’incredulità senza precedenti. Inizio a credere di aver le allucinazioni o che il mio caffè sia stato corretto con della cocaina o droga varia.
-Sex on fire.-
Il titolo della canzone è abbastanza esplicito, ma il modo in cui lui lo pronuncia rivela quanta più malizia possa nascondere la parola ‘sesso’. Non ne sono sicura, ma dallo sguardo che Daryl Dixon mi rivolge è come se mi stesse trasmettendo un chiaro messaggio: il tuo sesso è in fiamme, e lo è per me.
Abbasso gli occhi puntandoli sul suo ampio petto per scappare, ancora una volta, ad una verità che -purtroppo- non posso negare: il desiderio verso quest’uomo sta divampando dall’interno mostrandosi attraverso un rossore che so di avere sulle guance bollenti.
Sento i suoi occhi addosso e quando trovo il coraggio di alzare i miei li becco a fissarmi con un’intensità da farmi tremare le ginocchia ed incassare il pulsare del cuore un po’ ovunque.
-Credevo volessi offrirmi un drink.-
-L’ho fatto.-
Il mio è poco più di un sussurro ma Daryl l’ha udito ugualmente e il mezzo ghigno mi fa capire che sì, si è accorto del disagio che rapidamente si sta impadronendo di me. E, ovviamente, si diverte a ricamarci su, il bastardo.
-L’hai fatto..-
Inclina di poco la testa di lato e assottiglia le palpebre rendendo il suo sguardo, felino per generosa concessione di madre natura, ancor più affilato.
Distrattamente mi rendo conto che la canzone è iniziata daccapo per la produzione ripetitiva automatica, mentre Daryl se ne accorge quasi subito.
-Deve piacerti davvero tanto questa canzone.-
Oh, e non solo la canzone!
Tuttavia, evito di dar voce al mio pensiero -non che ne fossi capace, in ogni caso- e annuisco robotica.
Ancora una volta, ancora per lui, sono come imbalsamata. Non riesco a muovermi, non riesco a respirare, non riesco a non pensare ad altro se non all’uomo che mi sta dinanzi ad una vicinanza davvero minima, tanto che posso sentire il suo alito caldo sulla bocca. E a tal proposito, gli occhi mi scendono sulle sue di labbra. Invitanti e tentatrici come la mela del peccato, mi passo la punta della lingua sulla pelle secca proprio come se su di esse ci fosse il succo di quel frutto, solo leggermente modificato al sapore di whisky e nicotina.
-Piace molto anche a me, sai?!-
Ah.
In un battito di ciglia, riporto lo sguardo sul suo. Malizia, fame, divertimento, impazienza.. ecco cosa vedo. E stavolta la cocaina o la mia folle mente non c’entrano nulla. Riesco a riconoscere un uomo eccitato e, vi prego di credermi, Daryl lo era eccome.
Istintivamente abbasso gli occhi sui suoi pantaloni e una specifica parte sporge confermando la mia teoria.
Mi mordo il labbro inferiore, sentendo il respiro accelerare. Dovrei sentirmi impaurita o turbata, infondo si tratta di uno sconosciuto, ma non riesco a non provare una certa soddisfazione. La femme fatale che è in me è schifosamente orgogliosa di riuscire ad attrarre uno degli uomini più belli del pianeta.
Lo sento sospirare pesantemente e mentre sto per rialzare gli occhi mi ritrovo la sua fronte poggiata contro la mia per spingermi contro il muro alle mie spalle. In un riflesso spontaneo porto le mani sui suoi bicipiti e in contemporanea le sue si posano sui miei fianchi sollevandomi da terra con una facilità impressionante. Avvolgo le gambe al suo bacino creando una congiunzione pericolosamente intima che mi permette di sentire la sua durezza premere nella parte più sensibile del mio corpo. 
-Sì o no, Ylenia?- La voce roca e spezzata mi rivela l’urgenza di appagare il suo desiderio. Il nostro desiderio.
Non serve specificare a cosa dovrei rispondere. Lo sa lui, lo so io e lo sapete voi.
Non sono mai stata una ragazza facile, anzi tutt’altro, ma cosa fareste al posto mio? Cosa fareste se vi trovaste dinanzi la persona che, per un motivo o per un altro -sia esso futile, impensabile o reale-, vi porta a comportarvi come delle stupide? Che vi provoca un sorriso ogni volta che guardate una sua foto o video? Che spinge al limite la vostra maturità costringendovi a pensare: magari trovassi uno così!?
Cosa fareste, dunque?
Lascereste che le vostre virtù abbiano la meglio sul viscerale desiderio? O per una notte soltanto, fingereste di essere un’altra persona?
-Ylenia?-
Con le palpebre serrate e la bocca schiusa, stringo i denti risucchiando l’aria in un sibilo disperato, torturata dall’indecisione.
-Ylenia, non costringermi a buttarti per terra!-  E a queste parole, apro gli occhi.
La prima cosa che vedo è l'acchiappasogni legato al lampadario che ondula mosso da un fresco venticello.
La seconda è mia madre che mi guarda dall’alto, con le mani sui fianchi.
Ma che..?
Mi sollevo di scatto e mi guardo intorno. Sono.. no! Sono nella mia stanza!
E’ stato tutto solo un sogno? Daryl Dixon è stato solo un sogno? Mi viene da piangere.
-Certo che sei proprio una dormigliona! E’ arrivato questo per te!-
Demoralizzata e confusa, come se al posto del cervello avessi un ammasso di fili ingarbugliati, fisso una busta per lettere stretta ancora tra le sue dita.
-Cos’è?- Lei alza le spalle ignara del contenuto.
Disorientata come mai ero stata, prendo la lettera. La mia genitrice mi rivolge il solito sorriso amorevole e rassegnato di una madre costretta a sopportare le pessime abitudini della propria figlia, e mi lascia sola.
Mi decido ad aprire la busta e un cartoncino bianco mi cade in grembo. Su di esso una calligrafia che non conosco recita:
“Quanto più chiudo gli occhi, allora meglio vedono,
perché per tutto il giorno guardano cose indegne di nota;
ma quando dormo, essi nei sogni vedono te.”

Riconosco questa massima. E’ di Shakespeare. Ciò che proprio non capisco è chi e perché possa averla mandata a me.
Con la fronte corrugata, esamino meglio il bigliettino e quando lo volto vi trovo un’altra frase. Una sola semplice frase che mi lascia ancor più sconvolta e sbalordita. Un senso di panico m’invade lo stomaco impedendomi di respirare regolarmente e costringendo il mio cuore a battere ferocemente.
Mi sembra quasi di vivere una scena da film horror.
Cosa diavolo è successo?
Ho per caso avuto un’amnesia temporanea? O qualcuno si è divertito a fare uno scherzo di cattivissimo gusto?
Con la pelle d’oca e il cuore in gola rileggo ancora quelle otto inquietanti parole:
‘Non hai ancora risposto, Ylenia. Sì o  no?’


Ps. Ciao a tutte!!!
Lo so! So cosa state pensando: ma che razza di finale è?
Beh, se davvero ve lo siete chiesto allora sono riuscita nel mio intento! Non mi andava di scrivere un finale banale o scontato e lascio dunque a voi la scelta di immaginarlo come meglio credete.
Ylenia ha davvero incontrato Daryl o no?

Inoltre sono davvero curiosa di sapere voi cosa avreste fatto se vi foste trovate nella situazione di questa poveretta!

E’ la mia prima one shot che scrivo e spero vi sia piaciuta! :)

Ne approfitto inoltre per informare le mie lettrici (se mai foste anche qui) della FF ‘Prendi la mia mano’ che il nuovo capitolo è quasi terminato! Non sono sparita, eh! Ragion per cui ho deciso di pubblicare prima questa one shot (che vorrei dedicare alla mia Giada!).

Grazie a chi ha deciso di farmi sapere cosa ne pensa o anche solo a chi l’ha letta!

Un abbraccio!
-Sara
   
 
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