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Autore: autopilot_    12/07/2016    0 recensioni
Ashton Irwin è il ragazzo più conosciuto in città, ogni persona ne conosce le sue abitudini ma non il motivo per il quale lui si trovi sempre seduto davanti alla piccola caffetteria, pensavano cercasse di guadagnarsi da vivere facendo elemosina, in realtà ogni qual volta riceveva delle monete ripeteva la solita frase: non sono al verde, sto aspettando una persona. Ma dopo tre mesi lui era ancora lì ad aspettare qualcuno che secondo i passanti era frutto della sua immaginazione ma la verità era ben diversa.
~Lashton.
~Ispirata alla canzone dei The script, The man who can't be moved.
~In alcuni capitoli potrebbero essere presenti contenuti espliciti, saranno segnati con un asterisco*.
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Luke Hemmings, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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;)))

Me ne stavo seduto ad ascoltare e a guardare Luke mentre suonava la sua chitarra, quella oramai era diventata una routine, andare in stazione e "rallegrare" le persone del luogo.
 

Per quanto potesse sembrare noioso stare ore ed ore a non fare altro che rimanere seduto, ero estremamente affascinato da quel ragazzo biondo.
 

Inoltre, le cose tra noi due si erano quasi del tutto stabilizzate, anche se cercavo ancora la risposta alla domanda che mi tormentava più di tutte: perché era andato via.
 

Non volevo però domandarglielo direttamente, sapevo che me lo avrebbe detto, prima o poi, anche se per i miei gusti ci stava impiegando decisamente troppo tempo.
 

Inoltre, non sapevo come comportarmi o cosa dire quando Luke mi mostrava affetto, cosa piuttosto frequente ultimamente.
 

Spesso afferrava la mia mano e neanche sembrava accorgersi di averlo fatto, fin quando per un motivo o per l'altro non lo notava, poi sarebbe arrossito come al solito e avrebbe finito per ignorare la cosa.
 

Inizialmente potevo ritenermi offeso dai suoi gesti strani, ma ora avevo capito che aveva bisogno di tempo.
 

Per questo motivo non chiedevo alcun tipo di spiegazione, anche se avrei voluto sapere cosa gli passasse per la mente.
 

«Andiamo a mangiare qualcosa? Inizio ad avere fame!»
 

Non lo biasimavo per nulla, anche io stavo morendo di fame. 
Annuii ma non mi mossi di un millimetro, in parte perché stavo aspettando che lo facesse prima lui, dall'altra perché, beh, mi era completamente sdraiato contro e se mi fossi alzato avrebbe perso il suo equilibrio.

 

«Bene, andiamo!»
 

Ma restò fermo.
 

Aggrottai la fronte divertito dalla situazione e appena sentii il mio stomaco brontolare, mi decisi finalmente ad alzarmi, con grande disapprovazione di Luke, oserei dire.
 

Presi la sua chitarra, in modo che potesse anche lui alzarsi dalla panchina, ben presto capii che non l'avrebbe ripresa, quindi richiamai la sua attenzione con un colpo di tosse, si voltò verso di me con un sorriso e immediatamente gli indicai l'oggetto.
 

«Oh andiamo, non riesco a portarla..»
 

Borbottai parole a caso sistemandola così sopra le spalle, potrei essere sicuro che quello fosse un modo alternativo per dirmi che nella sua vita ero indispensabile per portare lo strumento.
 

«Anche oggi mangiamo schifezze?»
 

Chiese il biondo sembrando visibilmente indeciso se prendere le solite patatine al bar o aspettare che aprisse la pizzeria per poter prendere altro.
 

«Schifezze, non ho ancora assaggiato ogni tipo di patatine.»
 

La risatina che sfuggì dalle sue labbra un secondo dopo fece apparire sul mio volto un sorriso, provavo una grande gioia nel sentire quel suono così genuino.
 

Dopo sentii la sua mano stringermi il braccio, e ben presto era completamente avvinghiato a me, con la fronte poggiata contro la mia spalla. Molto spesso mi mostrava quei suoi gesti improvvisi d'affetto.
 

Però, mentre eravamo lì fermi, il suono di un clacson ci fece sobbalzare entrambi. Spostai lo sguardo verso la strada, e non vidi nientemeno che Brendon nella sua auto con il finestrino aperto che ci salutava con la mano.
 

«O possiamo andare con Brendon che probabilmente sta andando giù in città.»
 

Suggerì poi Lucas, con un cenno della testa acconsentii e mentre ci avvicinavamo all'auto, mi venne un dubbio che mi fece fermare a metà strada.
 

«Conoscevi già Brendon.»
 

A questo punto Luke si girò verso di me con uno sguardo interrogativo, fermandosi.
 

«È una domanda?»
 

«No, Brendon lo conoscevi già.»
 

Dopodiché sospirò passandosi una mano tra i capelli, scansando i ciuffi biondi che gli ricadevano malamente sopra la fronte, arrivando quasi ai suoi occhi.
 

Stava per parlare ma nuovamente Brendon suonò il clacson e lo interruppe, facendolo così sobbalzare e voltarsi verso l'uomo nell'auto.
 

«Te lo spiego in macchina, va bene?»
 

Scossi la testa, volevo saperlo in quel preciso istante e a giudicare da come mi guardava il biondo non avrebbe parlato.
 

«Ashton, ti muovi? Devo fare una cosa importante per il lavoro!»
 

Rivolsi uno sguardo a Brendon e ripensai al suo lavoro, inevitabilmente nella mia mente apparvero una serie di pensieri che potevano essere il motivo per cui Luke era andato via.
 

«Andate voi, io torno da Margaret.»
 

Tolsi la chitarra dalle mie spalle dandola nuovamente a Luke, che mi stava guardando confuso ma anche un po' intristito.
 

Prese lo strumento con un po' troppa fatica e mi allontanai dall'auto, ignorando Brendon che mi stava chiamando.
 

Forse avevo capito il motivo per cui Luke se ne era andato, ma se avevo ragione non c'era alcun motivo di dover nascondere la verità.

 

==

 

«Quindi tu credi che sia questo il motivo per cui il tuo ragazzo conosceva già Brendon?»
 

Fu l'ennesima domanda di Margaret dopo averle spiegato quel che pensavo, era inutile inoltre farle capire che Luke non era il mio ragazzo, quindi oramai non la correggevo più.
 

«Sì, potrebbe avere senso?»
 

Annuì con enfasi mentre serviva un signore piuttosto anziano, era instancabile quella donna, nonostante avesse una certa età.
 

Quando anche l'ultimo cliente pagò e andò via, la signora mi guardò con un sorriso furbo, sapevo che stava per chiedermi qualcosa di scomodo.
 

«Quindi state insieme?»
 

Scossi la testa.
 

«Non vi siete ancora baciati?»
 

«No!»
 

Risposi in fretta guardandola per la prima volta negli occhi scuri.
 

«Quel no sta per "no, ci siamo baciati" oppure-»
 

«Significa no.»
 

Detto ciò sbuffò e tornò a lavare i piatti, alzando il volume della radio e canticchiando una canzone che in quel momento stavano trasmettendo.
 

Mi accorsi dopo di Brendon che stava entrando nella caffetteria, anzi, lo vidi soltanto quando poggiò una mano sopra la mia spalla.
 

Alzai lo sguardo verso di lui con un sopracciglio inarcato, chiedendogli cosa volesse.
 

«Il tuo ragazzo sembrava giù di morale oggi, insomma, gli ho fatto conoscere un chitarrista famosissimo e non lo ha neanche guardato in faccia! Inoltre penso di aver intercettato un po' di flirt, cercava di farlo parlare e-»
 

Smisi di ascoltarlo dopo aver udito la parola "flirt", nessuno, neanche un chitarrista ultra miliardario poteva flirtare con il mio Luke.
 

«Quello con i capelli verdi che incontrammo già?»
 

«Ora li ha rossi i capelli, comunque sì, è lui. Ti conviene stare attento perché ti darà del filo da torcere.»
 

Sbuffai irritato e proprio quando stavo per controbattere molto freddamente la voce di Margaret impedì che ciò accadesse.
 

«Non ti preoccupare, il biondino ha occhi e cuore solo per il nostro Ashton. Hai visto come cerca sempre di stargli vicino?»
 

Sia Margaret che Brendon si sedettero poi al mio stesso tavolino, uno difronte all'altro. Il moro teneva la mano stretta in un pugno sotto il mento, tenendo così la testa in alto, la signora invece teneva le braccia incrociate al petto.
 

Iniziai a mangiucchiarmi le unghie già corte, non sopportando il silenzio che si era creato.
 

Dopo si diffuse nella stanza il suono di un messaggio, chiaramente proveniente dal cellulare di Brendon, e infatti poco dopo rivolse l'attenzione a me.
 

«È Luke, chiede se sto con te.»
 

Mi disse poi con un ghigno e subito dopo una luce era diretta verso di me, riconobbi subito il flash del cellulare e mi coprii gli occhi con una mano. Dopo qualche secondo capii anche che non era una foto quella che stava facendo.
 

«Che stai facendo?»
 

Sbottai irritato dalla luce e cercai di prendere l'aggeggio dalle mani del moro, che purtroppo per me si allontanò.
 

«È un video, andiamo Ashton, sorridi un po'!»
 

Smisi di inseguire il cellulare e sorrisi leggermente, senza davvero avere voglia di farlo e senza neanche far intravedere i denti.
 

Finalmente il flash scomparve, quindi aveva smesso di riprendere, questo significava che potevo vedere di nuovo.
 

«Perché mi hai fatto un video?»
 

Chiesi dopo un po', vedevo Brendon scrivere qualcosa al cellulare e non capivo cosa stesse facendo.
 

«Perché Luke mi ha chiesto cosa stessi facendo.»
 

«E giustamente hai deciso di farmi un video!»
 

Andai di nuovo a sedermi al mio posto accanto a Margaret, picchiettai sul legno del tavolino e ricordai di dover dire alcune cose a Brendon riguardanti Luke, lui sapeva qualcosa.
 

Volevo che fosse il ragazzo biondo a dirmelo, quindi decisi di fare qualche domanda a Brendon, sperando che mi rispondesse.
 

Aspettai pazientemente, fin quando non si sedette nuovamente e mi schiarii la gola, parlando casualmente.
 

«Potevi anche dirmelo. Che conoscevi già Luke intendo.»
 

Alzò lo sguardo verso do me e capii che non si aspettava una domanda del genere, ma con mia grande sorpresa mi rispose.
 

«Ascolta, se potessi dirti tutto lo farei, ma penso sia meglio che Luke lo faccia al posto mio, anche perché è la sua storia e non la mia.»
 

A questo ci ero già arrivato.
 

Quella sera tornai a casa prima del previsto, non feci alcuna passeggiata notturna e appena entrai nel salotto vidi immediatamente il puzzle bianco sopra il tavolo.
 

Gli lanciai un'occhiata di sfida e trascorsi tutta la notte a cercare di completarlo, negli ultimi giorni avevo trascurato parecchio quel giochino, ma quando non avevo nulla da fare mi piaceva cercare di completarlo.
 

Mi accorsi che era un po' come la mia vita: difficile provare a trovare i pezzi giusti e incastrarli con gli altri, forse era per questo che Brendon mi aveva imposto di farmelo completare.

 

==

Quando il mattino successivo Brendon bussò alla mia porta dicendomi di sistemare la casa, non capii il motivo per cui dovessi farlo.
Ma dopo disse che stava venendo Luke, e andai in panico.

 

«Come puoi aver invitato Luke nel mio appartamento!»
 

Dissi ad alta voce mentre sistemavo il divano disordinato e Brendon spruzzava il deodorante per ambienti nelle stanze, un verso di disgusto lasciò le sue labbra una volta entrato nella cucina.
 

«Ma chi diamine cucina e non lava i piatti?»
 

«Tu hai cucinato l'ultima volta, cinque giorni fa!»
 

Ribattei alzando gli occhi verso il soffitto, controllai che ogni cosa fosse a posto e per qualche strano motivo vedere Brendon lavare con disgusto i piatti mi faceva ridere più del dovuto. 
 

Aprii la porta di casa per vedere se avesse qualche ammaccatura causata dai calci del moro e con mia grande sorpresa trovai Luke con una mano alzata, pronto per bussare.
 

«Uhm, toc toc?»
 

Disse poi e ridacchiai invitandolo ad entrare, si guardò attorno e stava per dire qualcosa, ma la voce di Brendon lo interruppe, come al solito.
 

«Oddio Ashton bleah! Ho toccato con l'indice un pezzo di cibo mentre lavavo i piatti ed ora andrò in ospedale per farmelo amputar-ciao!»
 

Si interruppe appena svoltò l'angolo e vide il biondo, con un sorriso imbarazzato e si stava asciugando le mani bagnate sopra i jeans neri.
 

Sia io che Luke lo guardavamo quasi divertiti, dopotutto era un uomo simpatico, e parlava anche troppo.
 

«Vado a prendere il pranzo, non fate niente di-»
 

«Brendon!»
 

Lo avvertii e dopo aver alzato le mani in segno di resa uscì di casa. Sospirai voltandomi verso di Luke, che aveva le guance rosse come due peperoni.
 

Mi poggiò una mano sopra la spalla e si sporse verso di me, dandomi così un bacio a stampo sopra la guancia, ed ero più che sicuro che ora fosse rossa.
 

Appena fece un passo indietro mi rivolse un sorriso che inevitabilmente ricambiai. 
Andammo a sederci sopra il divano, sperando che non sentisse la carta vuota delle patatine sotto il cuscino.

 

I suoi occhi si posarono sulla piccola radio e dopo su di me.
 

«È di Brendon, gli serve per il suo "lavoro".»
 

Gli spiegai con calma e all'improvviso ricordai di dover ricevere da lui delle spiegazioni. Aprii la bocca pronto a fargli la fatidica domanda quando la sua voce venne fuori prima della mia.
 

«Sì, conoscevo già Brendon perché mi ero rivolto a lui per poter provare a fare una cosa, ecco..»
 

Beh, questa risposta mi confondeva di più. Alzai un sopracciglio e continuò a parlare, con tono di voce calmo e pacato.
 

«Non mi piaceva il modo in cui la mia vita stava proseguendo. Tutto il giorno a studiare per poter solo prendere un diploma che non mi servirà a nulla una volta capito quel che voglio fare davvero.»
 

«Sì ma avere un diploma è importante.»
 

«È una perdita di tempo, o almeno dal mio punto di vista.»
 

Poggiai la testa contro lo schienale del divano mentre Luke aveva appena poggiato con noncuranza una gamba sopra le mie. In altre circostanze un gesto del genere mi avrebbe fatto infuriare, ma con lui era diverso.
 

«E quindi cosa c'entra Brendon?»
 

Chiesi infine volendo arrivare a capire di più, a questo punto non lo avrei biasimato se si fosse alzato e se ne fosse andato, lo stavo pressando davvero molto.
 

«Volevo che mi aiutasse, quindi mi ha consigliato di andare in quel local-»
 

«Ma quindi vuoi cercare di diventare un...cantante?»
 

A questo punto annuì, distogliendo lo sguardo dal mio.
Non capivo perché si vergognasse tanto di questo suo sogno, in fondo non era così male.

 

«Per questo me ne sono andato, mio padre vive in un'altra città e pensavo che lì le mie possibilità di farmi notare sarebbero state più alte, invece mi sbagliavo.»
 

Stava stringendo i pugni così forte che pensai davvero che potesse rompersi una mano, le sue nocche erano diventate bianche.
 

Poggiai la mia mano sopra quella di Luke, accarezzandogli il dorso e lui in tutta risposta sciolse il pugno, lasciando così intrecciare le mie dita con le sue.
 

«Perché non mi hai detto che saresti stato assente per un periodo? Non era necessario che mi spiegassi il motivo, ma sono stato ad aspettarti per tanto tempo.»
 

«Perché penso che questo mio sogno sia stupido.»
 

Scossi la testa mentre continuavo ad accarezzare il suo dorso cercando di rassicurarlo.
 

«Invece sei bravo.»
 

Gli angoli della bocca del biondo si sollevarono leggermente ma solo per un attimo, tant'è che pensai di essermelo immaginato.
 

«Dopo però finirei per stare troppo tempo lontano da casa, e da te.»
 

Borbottò togliendo la gamba da sopra le mie, quella mancanza improvvisa di contatto mi fece storcere il naso ma subito dopo avvolse un braccio attorno al mio petto, solleticandomi leggermente un fianco.
 

Infine poggiò il mento sopra la mia spalla, e appena sentii le sue labbra contro la mia mandibola sobbalzai, ma evidentemente era un gesto prevalentemente affettivo.
 

«Sei stato lontano da casa e da me per tanto, non dovrebbe essere diverso.»
 

Ribattei irrigidendomi poiché Luke aveva appena lasciato un altro bacio, stavolta proprio sopra il collo.
 

Mi allontanai in modo da poter interromperlo visto che quello non erano il tipo di attenzioni che in quel momento avrei voluto ricevere, soprattutto sapendo che con ogni probabilità Brendon sarebbe rientrato da un momento all'altro.
 

«Invece è diverso!»
 

Rispose spostando le labbra sopra la mia guancia, fortunatamente per entrambi. Non feci in tempo a chiedergli il perché, mi interruppe subito.
 

«Perché mi piaci, e non come un amico.»
 

Le varie sensazioni che quelle parole mi fecero provare mi quasi spaventarono, non pensavo di poter provare delle emozioni del genere.
 

Pensai di avere una tachicardia, perché il battito del mio cuore accelerò di parecchio, per non parlare del "vuoto" improvviso che sentii nello stomaco, facevo fatica a dare una definizione ben precisa a ciò che quelle parole mi fecero provare.
 

Dalla mia bocca non uscì una sola parola, neanche un suono, ero letteralmente congelato sopra quel divano, neanche notai che Luke aveva allontanato il volto dal mio.
 

«Ashton?»
 

Mi voltai di scatto con ancora un'espressione indecifrabile ad adornare il mio viso, anche il biondo aveva più o meno la stessa espressione, forse si era pentito di averlo detto, magari intendeva dire un altra cosa ma ho frainteso io.
 

Perché, insomma, da quanto tempo aspettavo che quelle parole uscissero fuori dalla sua bocca? Dovevo averlo immaginato, soprattutto dato il contesto in cui ci trovavamo.
 

Tornai alla realtà non appena al mio fianco sentii un sospiro pesante, quasi di delusione, seguito immediatamente da un'infinità di scuse.
 

Nella mia mente avevo pensato a due possibili cose da fare, con tanto di conseguenze:
 

la prima, avrei fatto finta di nulla continuando a credere che quelle parole fossero frutto della mia immaginazione, giocandomi così l'ultima possibilità di stare con Luke nel modo in cui volevo.
 

La seconda, forse la più conveniente ma rischiosa, potevo accettare la realtà ed esporre i miei sentimenti, in questo modo poteva ritenersi una cosa reciproca, no? In questo modo forse avrei finalmente potuto avere Luke.
 

Stavo provando a trovare una soluzione in fretta quando il ragazzo seduto precedentemente al mio fianco si alzò, sapevo che se non lo avessi fermato subito sarebbe andato via insieme alla mia ultima possibilità di stare insieme a lui.
 

Perciò anche io mi alzai e con due passi veloci riuscii a raggiungerlo prima che aprisse la porta. A quel punto gli afferrai il braccio con delicatezza, non volevo tenerlo fermo, volevo solo fargli capire che non c'era motivo di andarsene.
 

Ma sembrò non funzionare.
Con uno strattone liberò il braccio e, in un disperato tentativo di non farlo uscire di casa, lasciai ai miei sentimenti l'opportunità di uscire allo scoperto.

 

«Anche tu mi piaci.»
 

Dirlo ad alta voce mi faceva uno strano effetto, ma allo stesso tempo mi ero liberato di un peso.
 

Luke si voltò verso di me con gli occhi spalancati, probabilmente cercando di assimilare quel che avevo detto.
 

«Davvero? Non lo stai dicendo per compassione, vero?»
 

Scossi la testa.
 

Per un attimo mi passò davanti l'intera scena, sembravamo, letteralmente, due bambini alle prese con la prima cotta.
 

Con un po' di titubanza mi avvicinai a lui, prendendogli la mano per poterlo di nuovo invitare a sedersi sopra il divano.
 

Appena si sedette il suono del pacchetto vuoto di patatine sembrò rimbombare nella stanza, mentalmente mi feci i complimenti per essere nato così tanto pigro da non avere avuto voglia di buttare quella cartaccia.
 

Arricciai il naso lievemente una volta che Luke alzò il cuscino rivelando così la fonte del rumore. Non mi aspettavo che ridesse, invece mi sbagliavo.
 

Meno di un secondo entrambi stavamo ridendo, anche se avevo appena fatto una figuraccia la trovavo una cosa piuttosto buffa, in fondo bisogna saper ridere di se stessi, no?
 

Nonostante il tempo che stavo passando con la persona che avevo tanto aspettato, sentivo come se mi mancasse qualcosa.
 

«Ho fame, quando torna Brendon?»
 

Luke interruppe poi il silenzio confortante che si era creato.
 

«Sarà qui a momenti, nel frattempo cerchiamo di trovare una stazione radio decente, va bene?»
 

Gli chiesi notando il suo evidente interesse verso il piccolo aggeggio elettronico davanti a noi, annuì energicamente e mi seguì sul pavimento, ci sedemmo entrambi a terra mentre cercavo di capire come funzionasse quella radio.
 

«Andiamo, non credo che Brendon abbia i superpoteri.»
 

Borbottai tra me e me riuscendo solo a capire dove si accendesse, il problema era trovare un canale radio, uno qualsiasi, l'importante era trovarlo.
 

Premetti insieme quasi tutti i bottoni e solo dopo cominciai a dar la colpa del poco segnale all'antenna bassa, anche se Brendon non ne aveva mai avuto bisogno.
 

Stavo per rinunciare a quell'impresa quasi impossibile per me quando riuscii a sentire a tratti una lieve melodia, quindi in un batter d'occhio girai di nuovo uno dei pulsanti e pian piano il suono si faceva sempre più udibile.
 

«Vedi? Nessuna impresa è impossibile per me.»
 

Dissi ad un certo punto ironico e proprio in quel preciso istante il suono della musica venne interrotto da altri fastidiosi suoni.
 

«Certo, come no!»
 

Sentii Luke al mio fianco brontolare quelle parole e in seguito spense la radio, almeno potevo dire di averci provato.
 

Stavo per commentare il fatto che lui non avesse neanche provato ad aiutarmi, appena aprii bocca però qualcosa si poggiò sopra il mio ginocchio, abbassando lo sguardo vidi appunto che era la mano del biondo, e cercai così di ignorarlo.
 

Dopo si sporse verso di me e le sue labbra si poggiarono sulla mia guancia leggermente ricoperta da uno strato di barba e trasalii a quel contatto improvviso.
 

Tuttavia restai fermo poiché ben presto le mie guance erano ricoperte di baci e avevo Luke quasi addosso, potevo dire che la cosa mi piaceva più del previsto.
 

Tenevo una mano sopra il pavimento, esattamente dietro di me, per mantenere l'equilibrio e non finire a terra, sarebbe stato piuttosto imbarazzante.
 

Spalancai gli occhi quando le labbra del ragazzo biondo si poggiarono all'angolo della mia bocca, non me lo aspettavo di certo e se credevo di vedere un qualche tipo di reazione da parte di Luke mi sbagliavo di certo.
 

Allo stesso tempo provavo emozioni contrastanti, ero felice delle attenzioni che mi stava rivolgendo, ma se il suo scopo era quello di restare tutto il tempo a sbaciucchiarmi il viso e mancare il vero bersaglio, no, non andava bene.
 

«Non capisco, prima mi hai detto che ti piaccio e ora mi dai baci sulle guance?»
 

Borbottai osservando poi le guance di Luke diventare di un color rosso acceso, probabilmente il discorso lo imbarazzava, in qualche modo, quindi decisi di stuzzicarlo ancora.
 

«Aw sei arrossito, ti imbarazza questo discorso?»
 

Aggrottò la fronte e mi diede un pugno amichevole sul petto che mi fece ridacchiare perché sì, era davvero un discorso che avrebbe voluto sviare.
 

«Forse perché mi sembra avventato fare una cosa del genere visto che sei stato un quarto d'ora in silenzio dopo avertelo detto?»
 

Sbuffai subito dopo pizzicandogli un fianco scherzosamente, il mio gesto lo fece sobbalzare e in tutta risposta anche lui mi diede un pizzico sopra la spalla, con la differenza che il suo era tutt'altro che amichevole.
 

«Mi hai fatto male.»
 

Gli feci notare mentre lui si divertiva a ridere del mio dolore.
 

«Prima dicevi che ti sembrava avventato prendere l'iniziativa, se invece lo facessi io?»
 

Dissi dopo aver osservato tutti i dettagli del suo volto mentre rideva di cuore, il suono della sua risata era senza dubbio il suono migliore che avessi mai sentito.
 

Notai anche come arrossì di nuovo alle mie parole e non riuscii ad impedire ad un sorriso di formarsi sul mio viso.
 

«Beh se proprio insisti, chi sono io per impedirtelo?»
 

Gli rivolsi uno sguardo divertito ma allo stesso tempo ero terrorizzato, chi non lo è quando stai per dare per la prima volta un bacio alla persona per la quale hai sempre provato qualcosa?
 

Mi morsi il labbro inferiore mentre guardavo gli occhi azzurri di Luke che mi guardavano con curiosità e anche impazienza, perché dovevo sempre perdermi nei pensieri?
 

Mentre avvicinavo il mio volto al suo chiusi gli occhi perché se avessi fatto eventuali figuracce avrei dato la colpa di tutto a gli occhi chiusi, fortunatamente però riuscii comunque a poggiare perfettamente le labbra sopra quelle del biondo.
 

Era solo un contatto lieve, ma quello che provai in quel preciso istante no, non era affatto lieve.
 

Le sue labbra ben presto iniziarono a muoversi contro le mie, sapevano di qualcosa di dolce, come zucchero o meglio ancora di caramelle, non ero affatto sorpreso perché a lui piacevano molto i dolci.
 

Portai una mano sopra la sua schiena notando solo in quel momento quanto fosse davvero piccolo ed ingenuo quel ragazzino in confronto a me, nonostante in altezza fosse quasi più alto, era decisamente più gracile e debole.
 

Non sapevo da quanto tempo eravamo impegnati a baciarci finché non sentimmo entrambi aprire la porta e ci voltammo verso di essa, vedendo Brendon con una busta di plastica in mano che lasciò cadere a terra.
 

Restò sulla soglia della porta con un'espressione indecifrabile e Luke, cercando di prendere in mano la situazione, si alzò dal pavimento e raccolse la busta che conteneva il pranzo, portandola sopra il tavolo.
 

Brendon nel frattempo era immobile e con lentezza alzò un braccio, indicandomi incredulo ed ora potevo dire che sembrava quasi felice di aver visto quella scena.
 

Appena lo vidi pronto a dire qualsiasi cosa lo interruppi.
 

«Non dire una parola.»
 

«Una parola!»
 

Mi alzai anche io dal pavimento cercando di non ridere per la stupidità dell'uomo e andai verso il biondo, che ora era seduto sopra una sedia.
 

Gli dissi sottovoce di ignorare ogni domanda che probabilmente Brendon gli avrebbe posto, ma fu tutto inutile perché cinque minuti dopo i due stavano parlando di quello che era successo poco prima e non avevo neanche il coraggio di controbattere, l'ultima cosa che volevo era far pensare a Luke di non voler davvero baciarlo.
 

«La prossima volta spero di non beccarvi mentre fate altro, altrimenti potrebbe essere davvero molto imbarazz-»
 

«Oppure potresti registrare.»
 

Sia io che Brendon ci voltammo scioccati verso di Luke che stava mangiando, scrollò le spalle ignorando i nostri sguardi increduli e poco dopo Brendon scoppiò a ridere.
 

Però, come al solito, qualcosa dentro di me mi diceva di stare in allerta.


==




 

Oh hey!!

 

   
 
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