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Autore: Mrsstoll    13/07/2016    1 recensioni
-Io sono Francesca e il mio amico si chiama Andrea. Siamo arrivati oggi al Campo e già ci hanno spediti ad ascoltare una profezia,come se due novellini del cavolo potessero essere i prescelti per un impresa- Dissi frustrata e forse anche un po' scortese,ma era ciò che mi tenevo dentro e avevo bisogno di dirlo ad alta voce. Rachel si incupì del tutto e si trascinò verso il treppiedi su cui si sedette e,appena seduta,un alone verdognolo iniziò a fluttuare per la grotta e la fonte sembrava proprio lei. La ragazza cominciò a parlare con una voce inquietante e profonda.
"Il grande giorno presto arriverà
La ragazza l'arco impugnerà e una freccia scaglierà
Che determinerà se vita o morte sarà
Il discendente tanto atteso la fatidica falce impugnerà con la quale serrare dovrà
I due partire dovranno e il dì equilibrato sconfiggere la morte potranno
Chi sa cosa accadrà?
Cercar risposta nella terra tanto temuta sarà l'oro d'obbligo se vogliono andar incontro alla morte con orgoglio
Avran bisogno di vivi quanti i re della città eterna e questa grande impresa precederà una grande guerra."
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cabina 7, Connor Stoll, I sette della Profezia, Nuova generazione di Semidei, Percy/Annabeth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come iniziare a raccontare questo susseguirsi di follie,una più assurda e mortale dell'altra? 
Partiamo dal presupposto che ero a scuola,seduta al mio banco accanto alla mia fedele amica,Bianca. Davanti c'era Andrea,cupo e folle come sempre,un carattere stravagante ma delizioso,un ottimo amico. Il professore di musica stava interrogando a tappeto,ma nonostante questo pericolo incombente, una cosa catturò la mia attenzione: un enorme macchia dorata si stagliava davanti al bar vicino scuola,la gente che passava si scansava e guardava spaventata verso quella direzione,la mia approssimativa vista non riusciva a riconoscere di cosa si trattasse,ma di una cosa ero sicura...era più pericolosa di una interrogazione. La campanella dell'ultima ora suonò e tutti i miei e compagni fecero lo zaino e si precipitarono verso l'uscita. La macchia rimaneva ferma lì,non faceva né un passo avanti e né uno indietro. Forse era frutto della mia immaginazione o forse stavo impazzendo,ma gli sguardi e gli urletti delle persone sembravano piuttosto realistici. Fermai Andrea:
-Andre,forse sto impazzendo ma ho visto...- lui mi interruppe completando la mia frase
-...una macchia dorata davanti al bar- disse spalancando gli occhi  dallo stupore mentre guardava fuori dalla finestra
-Cosa pensi che sia?- chiesi
-Non lo so,ma credo che ci convenga uscire dalla parte opposta- disse facendomi strada verso l'uscita ovest della scuola.
Io e lui condividiamo l'amore per la saga di Percy Jackson,che racconta le avventure di un adolescente americano che scopre di essere figlio di Poseidone; i ragazzi come lui,semidei figli di divinità della mitologia greca,si allenano e imparano a difendersi al Campo Mezzosangue... Potrei parlare per ore di questa saga senza mai stancarmi,ma non credo sia il caso. Comunque,io e Andrea sapevamo tutto sul mondo della Mitologia,dalle 12 divinità dell'Olimpo agli dei minori,dagli Oracoli ai peggiori mostri esistenti e,ovviamente,tutto su come impugnare un arma. 
Camminavamo a passo veloce verso l'uscita,tentando di non scivolare sul pavimento appena lavato. Quando guardai fuori dalla finestra la macchia non c'era più e non pensai che fosse una cosa buona. Non so come né perché sapevo che era legata a me,credetemi pazza,ma ciò era quello che pensavo. Certe volte riuscivo a predire genericamente degli  avvenimenti futuri,come domande che sarebbero state formulate dopo o messaggi che presto le mie amiche avrebbero ricevuto e non sbagliavo mai. 
Andrea mi prese il braccio e mi trascinò dentro il bagno,non capii il perché di quella mossa improvvisa ma quando mi affacciai dalla porta ebbi le idee chiarissime: un enorme toro di bronzo dorato scrutava il corridoio in lontananza battendo lo zoccolo metallico a terra. Mi sentii svenire,faticavo a stare in piedi e mi si bloccò la salivazione,ciò che vedevo non poteva essere possibile...
-Andre- Miami con le labbra
Anche lui era spaventato e stravolto ma sembrava più lucido di me. 
-Non lo so- rispose silenziosamente 
Non avevamo idea di come fare,quel coso ci avrebbe fiutato da un momento all'altro e,quando sarebbe accaduto,ci avrebbe spiaccicato come due moscerini.
Il toro si stagliò davanti alla porta del bagno e caricò verso di noi,ci aveva fiutati. Non c'era niente di appuntito o utile per difendersi,così uscimmo mentre caricava e iniziammo a correre. Il fatto che facemmo quella mossa azzardata e assolutamente folle lo confuse e ci fece guadagnare qualche secondo. Fortunatamente non era velocissimo ma,visto che era dotato di corna appuntite e...aspetta,cosa? Iniziò a sputare fuoco dalle narici e,se non avessimo deviato repentinamente verso un aula ci avrebbe abbrustolito di sicuro. Ci rifugiammo dietro la lavagna e quando entrò si posizionò davanti a noi,a quel punto pensai che fossimo spaccati ma un idea folle mi passò per la testa.
-Ho un idea- dissi guardando Andrea,che aveva assunto lo stesso colore del gesso. 
-Ti seguo- disse fiducioso 
Rovesciammo la lavagna un istante prima che il toro caricasse e quella andò in frantumi. Le schegge della lavagna sono più taglienti del vetro così pensai che potessero disturbare il toro e che si sarebbero potute usare come armi,idea pazza e senza senso,però non avevamo altri piani. 
Così le schegge si conficcarono negli zoccoli del toro e ciò non gli piacque.
-Prendi un frammento della lavagna- urlai ad Andrea afferrandone uno velocemente.
Il nostro torello caricò Andrea e corsi verso di lui ma il mio amico aveva già lesionato le giunture del collo e questa azione gli permise di scappare. La bestiola  era pronta ad un altro attacco,ma in preda al panico lancia la scheggia affilata al già danneggiato collo e gli staccai la testa. Fui sorpresa della mia mira perfetta e ero rimasta sbigottita dall'agilità con cui Andrea schivò e ferì il toro.  
Finita l'adrenalina dello scontro ripensai a quanto fosse impossibile quello che era appena successo e per un istante pensai che fosse soltanto un sogno, ma la ferita che avevo sul braccio era al quanto vera. 
Mi girai e guardai Andrea sbigottito,anche lui stava pensavo ciò che pensavo io e parlammo all'unisono 
-Che follia- 
 Dopo qualche minuto di silenzio Andrea ruppe il ghiaccio
- È sconvolgente-disse guardandosi i piedi
-Surreale- aggiunsi
-Un automa della fucine di Efesto- parlammo insieme.
Adesso credo che sia ora di parlarvi di me. Mi chiamo Francesca Rossi,ho 14 anni e vivo in Toscana,Italia. Sono una ragazza alta,con capelli biondo cenere e occhi ambrati. Sono magra e con un fisico atletico,dovuto ai numerosi anni di pallavolo. Amo fare sport e ho un carattere aperto e solare,forte e determinato con un difetto fatale...la cocciutaggine. Vivo da sola con mia madre,in una bella villetta nel quartiere residenziale della città. Mia mamma non c'è quasi mai,è troppo occupata con il suo lavoro e i suoi viaggi in tutto il mondo. Quando ero piccola avevo una baby sitter Filippina che badava a me quando mamma era a giro per il mondo. Mio padre era scomparso quando ero piccolina e,quello stronzo,non è si è più fatto sentire,lasciandomi da sola. 
Andrea,invece, è un ragazzo di 14 anni,alto,con capelli corvini e occhi azzurri come il mare. È un po' folle e stravagante,ma questo rende il suo carattere deliziosamente imprevedibile e gradevole. È un ragazzo impulsivo e distratto,assorto sempre nei suoi pensieri e nel mondo delle sue poesie. Io e lui condividiamo l'amore per la cultura,la storia e la lettura,in particolar modo per la saga di Percy Jackson.
 
Quando stavamo uscendo dalla scuola,feriti e sconcertati,con gli occhi colmi di terrore un ragazzo basso e con la carnagione scura si posizionò trotterellando davanti a noi:
-Mi dispiace di non avervi trovato prima,grazie al cielo siete sopravvissuti...avevo fiutato la presenza di mezzosangue in questa scuola ma non ero riuscito a individuarvi- si inchinò davanti a noi in segno di scuse
 
-Frena,aspetta...mezzosangue?- chiese Andrea confuso
-Si,semidei- ci spiegò quello strano personaggio
-Io mi chiamo Lester e sono un satiro,vi scorterò al campo mezzosangue di New York- disse facendoci educatamente segno di camminare
-Quindi esiste davvero?- domandai sempre più persa
-Si-disse sorridendoci
Quello che accadde dopo fu piuttosto imbarazzante da raccontare,ma sono obbligata a raccontarlo: svenimmo entrambi. Era da anni che sognavamo questo momento,di essere semidei e che tutto ciò che veniva raccontato fosse la realtà ma non ci eravamo mai resi conto di quanto fosse pericoloso...si rischiava la vita ogni giorno. Eccitazione e terrore ci portarono allo svenimento istantaneo e,quando mi risvegliai avevo la faccia allegra di Lester che mi scrutava a pochi centimetri di distanza. 
- Sarà meglio andare,prima di subire altri attacchi- disse rimettendosi lo zaino in spalla. Il fatto che fosse per metà capra non mi sconcertò dato che un toro metallico di 3 tonnellate mi aveva attaccato e avevo letto anche i libri,che mi piacevano talmente tanto che certe volte mi accadeva di associare quei personaggi alla realtà. 
-Ho deciso di prendere questa notizia con calma e razionalità,ma non posso negare di essere eccitatissimo- mi confidò Andrea
-Vale lo stesso per me... Ma è tutto così strano,impossibile direi- dissi continuando a credere che fosse un trucco o uno scherzo del cavolo
 - Incredibile,ciò che abbiamo sognato per anni si è appena avverato- disse Andrea con aria sognante.
-Completamente surreale- dissi storcendo le labbra
-Lester,come hai fatto a trovarci?-chiesi curiosa
-Noi satiri siamo in tutte le scuole del mondo per cercare semidei,ma con voi siamo arrivati in ritardo...-completai la sua frase
-...in genere,se non veniamo trovati,non superiamo i 12 anni-
-Esatto,ma come fai a saperlo?- chiese confuso
-Ho letto,cioè abbiamo letto, tutti i libri di Rick Riordan...che parlano del campo mezzosangue- rispose Andrea per me
-Ah,capisco. Quel simpatico mortale- disse sorridendo il satiro
-Scusami,ma come facciamo ad arrivare a New York?-chiese Andrea 
-Beh,non mi piace come idea...dobbiamo prendere il Labirino- disse impaurito
-Che cosa?!- esclamammo io e il mio amico insieme
-Esiste l'aereo- aggiunsi 
-Ma non possiamo rischiare di invadere il territorio di Zeus,a lui non piace...specialmente se uno di voi due è figlio di uno dei tre pezzi grossi- ribatté pensieroso
-Stupide convenzioni del cavolo- dissi aggiungendo qualche imprecazione
- Io l'ho preso per anni e sono ancora qui!-  esclamai infuriata
- Ringrazia Tyche- disse Lester guardando davanti.
Mi girai verso Andrea per cercare conforto,ma lui sembrava assente.
Potrei sembrare ripetitiva,ma continuavo a non crederci,non poteva essere reale. Mi pizzicai la pelle per provare a svegliarmi,ma ciò non accadde...stava accadendo tutto questo,per davvero.
-I nostri genitori?-chiesi cercando di stare al passo di Lester
-Non abbiamo tempo-disse guardando nervosamente dietro
-Potrete mandargli un messaggio iride quando saremo al campo...sono a conoscenza della vostra natura,questo momento sarebbe dovuto arrivare-ci spiegò 
-Ma perché non avevamo subito altri attacchi?-domandò il mio amico
-Questo non me lo spiego neanche io-rispose distratto
Continuammo a camminare per quelle che sembravano ore per le vie della mia città,svoltando in vicoli talmente piccoli che stentavo a riconoscerli. Lester andava di fretta,come se sapesse che qualcuno ci stava alle calcagna;spesso si girava e guardava dietro di noi e con una espressione colma di terrore si rigirava e aumentava il passo. Pensai a che cosa dire alle mie amiche,che presto si accorgeranno della mia scomparsa,chissà che cosa penseranno?! e come glielo avrei spiegato?oh,guardate,un ammasso di ferraglia ha tentato di arrostirmi viva e una capra mi fa da body guard...non mi sembrava l'approccio giusto,mi avrebbero presa per pazza,anche se probabilmente non le avrei più riviste. 
-Ci siamo-disse Lester sempre più preoccupato.
Da come si era presentato inizialmente pensai che fosse un felice e allegro satiro,invece era tutto il contrario:cupo e pensieroso. Forse non si era accorto del pericolo imminente?
-Avete delle armi?-chiese ansimando
-Ehm...no-Rispose Andrea
-Allora come avete fatto a difendervi dal toro?-Domandò appoggiandosi a un palo boccheggiando
Un breve gli spiegammo del trucco della lavagna e spalancò la bocca dallo stupore,era talmente sorpreso che per un attimo si scordò di correre verso l'entrata del Labirinto;ma si riprese subito e ricominciò la maratona.
-Siete stati abili-disse mentre zampettava 
-Già- rispose Andrea faticando a stargli dietro.
Lester si fermò improvvisamente e noi gli andammo addosso. Aprì l'ingresso del labirinto,una scala che sembrava infinita di proiettava verso il buio ignoto;io e Andrea ci guardammo ma fummo costretti a seguirlo.
Le scale sembravano non finire mai e,ma mano che scendevano,faceva sempre più freddo e si faticava a respirare. Lo spazio era troppo piccolo e mi dava le vertigini,proprio quando stavo per svenire di aprì in una sala immensa,che era tempestata di pietre preziose. Era meravigliosa,ma percepivo onde negative e ciò non mi piacque.
Lester fece per parlare,ma lo precedetti:
-Non prendete nulla-Annunciai
-È una sala delle tentazioni,se prendi qualcosa verrai punito.- disse cupo il satiro
-Come facciamo ad arrivare a New York?Conosci il Labirinto?- chiese Andrea
-Beh,percepisco l'odore della natura del campo a migliaia di Km di distanza e ciò mi aiuta a orientarmi- ripose il satiro 
Ero riluttante,non pensavo che l'olfatto di una capra potesse essere così sviluppato,ma decisi di non indagare.
Continuammo a camminare,i nostri passi riecheggiavano nei saloni e nelle gallerie del Labirinto. Sembrava vuoto e fin troppo silenzioso,ciò lo rendeva ancora più inquietante.
-Da quando è morto Dedalo il Labirinto è cambiato ulteriormente ed è possibile orientarcisi e usarlo come mezzo per "viaggiare". Tante creature che prima vi si rifugiavano sono scomparse,o semplicemente se ne sono andate...ma ciò non vuol dire che non sia pericoloso- disse sfiorando la mano una roccia,come se potesse aiutarlo a trovare la strada giusta.
Crack,qualcosa scricchiolò dietro di noi e ci girammo di scatto. Era talmente buio che,a primo impatto, non vidi nulla.
-Oh,m***a!-Imprecò  Andrea
-Per tutti gli dei- Esclamò Lester
Quando guardai meglio vidi un enorme occhio rosso che ci scrutava,mi si strozzarono le parole in bocca dalla paura. 
-Non fate movimenti bruschi,i Ciclopi non hanno una vista particolarmente sviluppata- Sussurrò Lester
"Ciclopi" pensammo io e Andrea e ci scambiammo un occhiata colma di panico. Per la seconda volta nell'arco di tre ore ci attaccarono e eravamo disarmati. La bestia annusava l'aria e lentamente si avvicinava a noi,che indietreggiavamo cauti. Ad un certo punto sentii un sonoro crack,Lester aveva pestato un legnetto. Il Ciclope emise il suo urlo da battaglia e partì alla carica nella nostra direzione,usando l'olfatto e l'udito come guide. Lester scagliò frecce con il suo arco,ma al mostro gli facevano solo il solletico; Andrea stava abilmente confondendo mono occhio correndo a zig zag tra le sue gambe,ma il trucchetto non sarebbe durato per molto e,dopo aver schiacciato Andrea con il piede,si sarebbe sicuramente diretto verso di me,così agii di impulso: raccolsi pietra appuntita da terra e la scaraventai in direzione dell'occhio della bestia,la punta colpì il bulbo nel centro esatto e il Ciclope emise un terribile grido di dolore. Ero esterrefatta per ciò che avevo appena fatto,ma non ebbi tempo per pensarci troppo perché iniziammo a correre come danari dietro il nostro satiro accompagnatore. Seminato il mostro ci fermammo a riprendere fiato,mi sedetti di una pietra e mi sventolai il viso con le mani,sembrava di stare in una sauna:
-Complimenti ragazzi,siete stati fantastici,se non fosse stato per voi sarei già morto. Avete ancora dimostrato il vostro valore- disse felice ma deluso di se  stesso
-Come hai fatto?- mi chiese Andrea sbigottito 
-A fare cosa?- domandai
-Era un lancio difficilissimo,eri lontana e la pietra era rozza e pesante,ma hai centrato perfettamente l'obbiettivo.- Rispose Lester
-Io n-non lo so...l'ho fatto e basta- spiegai guardandomi le mani,come a cercare una risposta alla mia precedente azione
-E tu...hai dei riflessi straordinari,una persona normale sarebbe morta schiacciata nel giro di pochi istanti- Il satiro si rivolse al mio amico
-Era come se il mio cervello agisse da solo,non me ne rendevo neanche conto- rispose Andrea confuso
-Fatto sta che siete sopravvissuti a due combattimenti mortali,che avrebbero ucciso qualsiasi semidio non addestrato- ci disse Lester.
La conversazione si troncò così e ricominciammo a camminare. Attraversammo enormi saloni pieni di ricchezze,corridoi strettissimi e catacombe,per poi finire in enormi anfiteatri. Lester sembrava sicuro della direzione e questo mi confortò:
-Che follia- dissi ad Andrea
-È proprio come nel libro,cambia in continuazione ed è assolutamente imprendibile. Ancora non ci credo di appartenere a questa realtà- disse euforico
-Già...assolutamente incredibile. Però la nostra diventerà una vita dura,colma di pericoli e non saremmo mai più dei normali adolescenti. Ho rischiato di farmela nei pantaloni un paio di volte e
ho sudato freddo per ore...non sono sicura che mi piaccia,ma di una cosa ne sono certa: mi affascina- dissi con aria alquanto sognante e poetica
-Bel discorso,lancia oggetti- Sdrammatizzò Andrea
-Fortuna che me la cavo con l'Inglese- dissi pensando che non d'ora in avanti avrei dovuto parlare questa lingua
-No,io me la cavo. Tu lo parli molto bene - disse assorto nei suoi pensieri,come sempre d'altronde.
-Non esagerare Andre...- probabilmente sorrisi come un ebete,adoravo ricevere complimenti e reagivo sempre così.
-Chissà quali sono i nostri genitori divini- dissi incredula,dato che non realizzavo ancora cosa stava succedendo.
-Già...ma una cosa mi fa sorgere una domanda spontanea,ho un padre e una madre,quindi:quale è il mio genitore adottivo?- si chiese
-È una cosa inquietante- cercai di scherzare,ma lui sembrava triste
-È tutto così strano che mi sembra di sognare e mi ostino a darmi pacche per vedere di svegliarmi- disse malinconico
-Cos'hai?- chiesi preoccupata,ormai lo conoscevo abbastanza bene per capire le sue sensazioni.
-Sono confuso e non ci capisco più nulla,ho un terribile mal di testa- rispose calciando una pietra,che rotolò rumorosamente verso l'ignoto.
-Ti capisco- lo assecondai
Lester aveva un aria più allegre e felice e aveva cambiato direzione repentinamente.
Rividi la luce del sole,un corridoio piccolo ci accompagnò fino all'uscita e fui talmente felice di essere fuori che abbracciai il satiro. Ci trovavamo a New York,già nell'infernale traffico della grande mela. Taxi gialli sfrecciavano per le strade e macchine di tutti i tipi correvano lungo le corsie. Ci trovavamo in Time Square,era enorme e bellissima; le luci dei cartelloni mi abbagliavano e le vetrine dei negozi erano eccezionali,alcune avevamo persino i manichini umani. Davanti a tutto questo mi venne un enorme complesso di inferiorità e sorridevo allibita guardandomi in torno.
-Benvenuti a New York- annunciò Lester
Ripresi dalla shock e iniziammo a camminare per la piazza e mi fermai improvvisamente,ricordando che non era una turista:
-Come ci arriviamo al campo,Long Island è lontanissima da qui!- urlai per farmi capire,dato che il rumore del traffico e dei clacson intuivano le mie parole.
- Autobus,mia cara- rispose Lester trotterellando felice,come se l'idea di prendere un mezzo pubblico lo eccitasse.
-Ma non ci dovrebbe essere un ingresso del Labirinto al campo?- chiese Andrea
-Siete preparati eh...comunque si- 
-Allora perché non abbiamo usato quello?- domandò il mio amico come se fosse ovvio
-Perché non è sicuro,molto persone che ultimamente l'hanno usato si sono ritrovate in Russia o in Australia- rispose Lester sempre più contento,dato che aveva individuato l'Autobus di linea che si dirigeva a Long Island.
Salimmo sul mezzo e trovammo posto sui sedili in fondo,un unico blocco da quattro posti. Era così assurdo che mi trovassi a New York assieme a un uomo con la parte inferiore di una capra e che per arrivarci avessi attraversato un Labirinto colmo di pericoli che un mal di testa improvviso mi scoppiò in testa,come se Efesto me la martellasse per aprirla.
-Quindi esistono tutti i personaggi del libro?- chiese il mio amico allibito ma incredulo
-Uhm uhm- riposo Lester mentre divorava una lattina e interpretammo la risposta come un si.
-È così bizzarro che fino a poche ore fa eravamo a scuola ad annoiarci ed invece ora siamo a New York a fare mostri a pezzi- disse Andrea appoggiando la testa al cuscinetto del sedile con fare disinvolto,come se si fosse abituato alla situazione
-O sono loro a fare a pezzi noi- ironizzai e ci mettemmo tutti e tre a ridere,anche il Lester.
Il viaggio proseguì tranquillo,vidi Manhattan scomparire alle mie spalle. Intravidi la baia di Long Island e tutta la bella natura che la ricopre. Passammo grattacieli,parchi,edifici sportivi e enormi centri commerciali,per poi addentrarci nella verde baia. Resort e campi da golf sorgevano in mezzo alla natura e vi erano sentieri da trekking affollati da turisti che seguivano le guide con facce meravigliate e scattando foto con le gigantesche macchine fotografiche. Ero talmente distratta da tutti quei particolari che quasi non mi accorsi che i miei compagni stavano scendendo:
-Accipicchia!- esclamò Lester sgranchendosi,quelle che presunsi fossero zampe. 
Seguimmo Lester per i sentori del bosco,costeggiati da alti alberi e bizzarri animaletti. Eravamo sempre più vicini e questa consapevolezza mi provocò un mal di stomaco da eccitazione e poi,in attimo,eccoci li,sotto quell'arco che aveva coronato i nostri sogni: Camp-half blood. 
-Pronto Andre?- gli chiesi sorridendo
-Sono nato pronto- rispose lui in fremito
Quando vidi quel paesaggio sublime,mi sentii le ginocchia molli e una lacrima mi scese per la felicità. Nonostante tutto era contenta di essere nel luogo di fantasia che da sempre sogno,è surreale ma così tremendamente bello è frustrante, pericoloso ma affascinante. Ho sempre adorato il pericolo ed ebbi l'impressione che quella parola,da oggi in poi,sarebbe diventata il mio motto.
   
 
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