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Autore: channy_the_loner    13/07/2016    0 recensioni
Ogni storia d’Amore degna di essere raccontata comincia con il fiabesco C’era una volta.
Ma se vi parlassi di vampiri, spiriti, guerra, salvezza, maledizioni, sacrifici, tentazioni e paura, l’Amore sarebbe ancora così puro?
Loro non sono affatto innocenti fanciulle in attesa del principe azzurro; una giovane giornalista, una sorella protettiva, un’atleta ottimista, una superstiziosa combattente, una tenera fifona e una silenziosa malinconica, nient’altro che sei normali ragazze appartenenti a mondi totalmente diversi, ma accomunate dallo stesso Destino. Saranno costrette ad affrontare un viaggio attraverso l’Inconcepibile, dove tutto è permesso, per scoprire la loro vera identità; oltre il Normale, le certezze crollano e s’innalzano i dubbi, muri e muri di fragilità, ma dietro l’angolo ci sono anche motivi per abbatterli.
Si può davvero vivere per sempre felici e contenti, quando l’esistenza non è altro che un accumulo di dolore e lacrime? Quanto deve essere forte, l’Amore, per far nascere un sorriso nonostante tutto il resto? E infine, la Vita è un libro già scritto, o è il suo protagonista a prendere le redini del gioco?
-IN REVISIONE-
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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-LOST NOTEBOOK.

 

 

«Yui-chan? Sei sveglia? Dai, apri gli occhi...» disse una voce femminile.

Yui, come le era stato detto, lentamente, aprì gli occhi; si trovava su un letto molto soffice e comodo, con le lenzuola morbide che odoravano di lavanda e la luce del sole al tramonto che filtrava attraverso la finestra di quella camera che affacciava sulle montagne. «Dove sono? Non ricordo nulla...» disse con voce bassa e la bocca impastata, mentre si portava una mano alla fronte.

La ragazza che le stava accanto, seduta su una sedia accostata a quel letto, si inginocchiò a terra e si sporse verso Yui, ed iniziò ad accarezzarle i capelli. Quella ragazza aveva la pelle rosea, lunghi capelli mossi verde selva con una simpatica frangia, occhi color nocciola e il suo volto era cosparso di lentiggini; i vestiti comodi le ricadevano alla perfezione sul suo corpo snello e tonico. Le raccontò tutto ciò che era successo: dopo che Yui ebbe perso i sensi, le forze dell'ordine fecero irruzione nella villa e la trovarono su un divanetto di seta rosso; i medici la visitarono e decisero di mandarla a casa per farla riposare. «Tuo padre sarà qui a breve, tranquilla» concluse con un sorriso rassicurante ed energico allo stesso tempo.

«Grazie Harumi-san» rispose Yui flebilmente e, nello stesso momento in cui si mise a sedere, nella stanza irruppe un uomo di mezza età, robusto e vestito da prete.

«Yui, cara, come stai?!» esclamò l'uomo facendo per abbracciarla mentre Harumi si faceva da parte.

Yui sentì gli occhi pizzicarle mentre abbracciava l'uomo. «Papà...» sussurrò con le lacrime agli occhi.

Restarono abbracciati per qualche minuto, poi il padre della ragazza si scostò e si accorse che sua figlia aveva qualcosa di strano, qualcosa che non aveva mai avuto fino ad allora. «Cosa sono questi, tesoro?» chiese il parroco indicando il collo della ragazza. In quel punto indicato c'erano due piccoli puntini, simili a taglietti, arrossati; si trovavano sulla parte posteriore del collo, vicino alla nuca.

«Non me lo ricordo» mormorò Yui tristemente sfiorandoli. «Ma non mi fanno male.» Mentì spudoratamente: le facevano male, e molto, ma disse il falso perché non aveva intenzione di far preoccupare ancora di più il padre, che aveva altre faccende di cui occuparsi. I debiti, per esempio.

«Allora Kami-sama ha ascoltato le mie preghiere» disse il parroco sollevato. «Grazie anche a te, Harumi, per essere stata con Yui in mia assenza.»

«È stato un piacere, signor-» Si bloccò per un attimo. «Don Komori» disse sorridendo. «Ora devo andare a casa, se permettete.» Poi si rivolse a Yui: «Ciao, Yui-chan!», e uscì.

«Ciao, Harumi-san» salutò Yui, ma la verde era già fuori dalla camera.

«Ti porto un tè? O preferisci una camomilla?» chiese l'uomo accarezzando una spalla della figlia.

«Una camomilla, grazie» rispose lei. «Favorisce il risposo, e domani devo tornare a lavoro.»

«Così presto? Non vuoi restare un po' di tempo in più qui, a casa?»

Yui scosse la testa in segno di negazione. «Sarei soltanto un peso qui, e poi in ufficio potrei scrivere meglio l'articolo.»

Si guardarono per qualche secondo, poi Don Komori sospirò. «Come preferisci, cara.»

 

 

***

 

 

Entrò in redazione e un'ondata di aria condizionata le schiaffeggiò il viso. Mentre alcuni suoi colleghi la salutavano con sorrisi dolci e comprensivi, Yui si avviò alla sua scrivania e appoggiò la sua borsa di fianco al monitor del vecchio PC. Aveva abbastanza informazioni per scrivere un articolo di giornale su quella villa inquietante, perciò sorrise sicura di sé e mise una mano nella borsa per prendere il suo taccuino. Ma poi il suo sorriso si spense.

Non c'era.

Il suo taccuino non era nella sua borsa. Era sicura di aver preso tutti i suoi attrezzi, ed infatti era così. Il taccuino non l'aveva perso, e non lo aveva neanche dimenticato a casa sua. Il suo block-notes era rimasto nella villa misteriosa, ne era certa. E lei doveva riprenderselo.

«Qualcosa non va, Eve?» le chiese un ragazzo poco più alto di lei, con la pelle pallida, occhi di un colore tra il violetto e il verde, capelli neri e con un basco rosso in testa.

«Sto bene, Azusa-kun, grazie» rispose lei con un sorriso tirato. «E, per favore, non chiamarmi con quel soprannome.» Eve, infatti, era il soprannome che gli impiegati del giornale davano a Yui in quanto, come impiegata più giovane, era sempre al centro delle attenzioni del capo redattore, che la trattava sempre come la donna più importante della casa editrice, prima donna: Eve, appunto.

«È impossibile non chiamarti Eve, Eve» le disse di rimando il ragazzo mentre accennava ad una risata lieve.

Lei sbuffò e decise di non dargli retta.

 

 

***



«Eccomi di nuovo qui» disse Yui ad alta voce, mentre era ancora incredula per aver avuto quell'idea per niente costruttiva.

La scelta migliore sarebbe stata quella di lasciar perdere tutto e scrivere solo ciò che ricordava di aver scritto; tuttavia, su quel taccuino c'erano scritte informazioni riguardanti anche altri articoli e, alcuni di esse, avevano richiesto tempi di ricerche lunghissimi.

Entrò di nuovo in quel giardino, percorse di nuovo quel vialetto di ghiaia, entrò di nuovo in quell'edificio. «Permesso?» disse ad alta voce.

Sentì dei passi e poi rivide uno di quei volti che aveva scorto la sera prima. «Piccola ficcanaso, sei tornata per concludere il lavoretto di ieri sera?» disse il ragazzo con gli occhiali e la voce seria.

«Ecco... Voi avete il mio...»

«Bitch-chan, ti mancavano le mie carezze?» miagolò il ragazzo dalla voce allegra.

Arrossì. «Non--»

Stava per continuare a parlare, quando venne interrotta di nuovo. «Oi, Chichinashi! Cercavi questo?» disse il ragazzo dagli occhi color smeraldo mentre sventolava in aria un piccolo quaderno.

«Allora lo hai preso tu!» esclamò Yui, anche se non era molto sorpresa. Anzi, se lo sarebbe aspettato che l'avesse preso proprio lui, il suo taccuino. «Potrei riaverlo?» chiese avvicinandosi lentamente.

«Diciamo che lo riavrai soltanto quando ti sarai sottoposta al grande Ore-sama!» rispose lui alzando il braccio in aria, in modo che Yui non riuscisse a prenderlo, data la sua bassa statura.

«In che senso sottoposta?» chiese mentre tentava, inutilmente, di raggiungere, saltellando, il libretto che il ragazzo sventolava in aria sopra la propria testa.

«Non l'hai ancora capito? Certo che sei proprio stupida» disse il ragazzo dai capelli bianchi e gli occhi rossi.

«Di cosa state parlando?» Yui era parecchio confusa: insomma, che razza di persone erano?

«Se non te ne fossi accorta, noi siamo vampiri» disse il ragazzo con i capelli neri mentre si sistemava meglio gli occhiali sul ponte del naso.

La ragazza sgranò gli occhi. Tutto si fece più chiaro: i loro spostamenti, le loro frasi, quello che le avevano fatto la sera precedente, le leggende metropolitane e... Quello. «Allora...» Si toccò il collo nello stesso punto dove si trovavano quei due taglietti. «Siete stati voi» disse con voce flebile.

«In realtà sono stato io a fartelo» le disse il ragazzo dai capelli rossi che teneva in mano il suo piccolo quaderno.

Yui si sentì morire: era stata morsa da un vampiro, ma solo da un vampiro? «Quanti altri morsi ho?» chiese mentre le si inumidivano gli occhi.

«Nessun altro» le rispose il ragazzo dai capelli biondi, quello che stava ascoltando la musica anche la sera prima.

«Volevo morderti anche io, ma Ayato me l'ha impedito» disse l'unico ragazzo che mancava all'appello, quello che parlava con l'orsetto di peluche. Infatti si rivolse proprio a lui: «La volevi mordere anche tu, ne Teddy?»

«Quindi quello che si racconta in giro a proposito di questo posto è vero» sussurrò Yui asciugandosi una lacrima fugace.

Fece per correre via - al diavolo il taccuino -, ma il ragazzo dai capelli bianchi glielo impedì. «Tu non te ne andrai più da qui» le disse in un orecchio mentre le stringeva con violenza i fianchi.

«Lasciami!» urlò lei dimenandosi, ma fu tutto inutile.

«Oh, no, non ti lasceremo, Bitch-chan» disse il ragazzo con il cappello.

Tutti i sei la circondarono di nuovo, pronti a tornare all'attacco ma, questa volta, l'attacco finale, quello che le avrebbe tolto la vita. Yui lo sapeva, era convinta che fosse davvero finita. Sentì le gambe farsi pesanti, le palpebre abbassarsi e le forze abbandonarla. L'oscurità stava per dominare la sua anima da brava ragazza. Sarebbe durato tutto pochi minuti, poi avrebbe finalmente trovato la pace in un altro mondo, in un mondo migliore.

«Che diavolo sta succedendo qui?!»

 

 

 

Angoletto dell’Autrice!!

Eccomi col secondo capitolo ^^ Ho deciso di lasciare la suspance, siete contenti? *persone a caso urlano NO, BAKA*

Kou: In effetti diventi più cattiva ogni giorno che passa.

Sì, è il mio mestiere U.U Passando al capitolo: sì, Yui è tonta anche nella mia storia, oltre che nell’anime. Anzi, più che lei sono tonta io, dato che mi serviva un motivo per farla tornare in quel bel posto soleggiato.

Kou: Perché c’è Azusa ad un certo punto?

Perché sì. Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, e ribadisco: anche le neutre e le critiche sono ben accette e noi ci vediamo al prossimo capitolo! Saluta, biondino.

Kou: Alla prossima ;D

-Channy


Post Scriptum: Nella parte dove c'è Azusa (che chiama Yui "Eve") ho spiegato il motivo per cui la chiama in quel modo, tuttavia non sono convinta di aver reso l'idea, perciò ve lo spiegherò qui. Secondo la nostra religione la prima donna creata da Dio è Eva (Eve), perciò Yui, essendo l'impiegata del giornale più giovane, è come se fosse la "preferita" dei superiori, che la trattano come la donna più importante, "la prima donna in assoluto" (appunto, Eve).

  
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