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Autore: soffio di nebbia    15/07/2016    2 recensioni
"Quando pensi di tornare?"
Shun aveva dovuto lottare con tutte le sue forze per mantenere ferma la propria voce.
"Non lo so."
La solita risposta. La stessa di ogni volta.
"Forse tra due settimane, forse tra due mesi..."
E alla fine erano trascorsi più di due anni senza che Ikki facesse ritorno.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Shun, Pegasus Seiya, Phoenix Ikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maybe someday I will come back


Il ricordo di quel giorno era ormai sfocato nella mente di Shun. Era una lastra di vetro trasparente su cui si muovevano disegni dai colori sbiaditi, immagini che il tempo aveva fatto svanire mentre anche il dolore si trasformava. Quello che all'inizio era stato per Shun un acuto bruciore nel petto che aveva reso le sue notti insonni, aveva lentamente lasciato il posto ad un dolore più diffuso e meno appariscente che aveva l'amaro sapore della rassegnazione. Era un dolore leggero e meschino, come il delicato profumo di un fiore, un profumo innocuo, ma capace di causare l'emicrania con la sua persistenza. E mentre la mente di Shun viaggiava a ritroso nel tempo, ecco che riappariva quella sofferenza, fredda e asettica come la coltre di neve che nel giro di una sola notte aveva ricoperto l'intero parco di Villa Kido. E i frammenti dei ricordi ripresero a danzare di fronte ai suoi occhi.
Rivedeva Ikki che si muoveva da una parte all'altra della propria stanza, raccogliendo alcuni effetti personali. Rivedeva le ante spalancate dell'armadio, che lasciavano scoperto un misero caos, e il solito borsone da viaggio già pronto sul letto che aspettava soltanto di essere chiuso. E rivedeva se stesso, in piedi sull'uscio, mentre assisteva impontente a quella scena che si ripeteva per l'ennesima volta. Nessuno dei due aveva proferito parola per tutto il tempo. Quando era arrivato il momento di chiudere il borsone, il rumore della cerniera era risuonato come lo strappo di una ferita, secco come un colpo di frusta sulla schiena. Solo allora lo sguardo di Ikki aveva osato posarsi sul fratello.
Ti prego, non guardarmi così.
Mentre pronunciava quelle parole, Ikki aveva già afferrato il suo bagaglio per le maniglie, pronto a partire un'altra volta per chissà dove. Sarebbe bastato che Shun si allontanasse dall'uscio e Ikki sarebbe sparito ancora una volta lasciandolo solo.
Come a chiedergli silenziosamente il permesso di lasciarlo andare, Ikki aveva mosso qualche passo verso di lui.
Quando pensi di tornare?
Shun aveva dovuto lottare con tutte le sue forze per mantenere ferma la propria voce.
Non lo so.
La solita risposta. La stessa di ogni volta.
Forse tra due settimane, forse tra due mesi...
E alla fine erano trascorsi più di due anni senza che Ikki facesse ritorno.
E dopo più di due anni, Shun aveva imparato a convivere con la sua assenza.
Eppure, c'erano ancora giorni in cui tutto tornava ad essere vuoto senza di lui, giorni in cui Shun non poteva fare a meno di chiedersi cosa avesse fatto Ikki in tutto quel tempo.
Anche ora, mentre passeggiava solitario nell'aria fredda dell'inverno, mentre i suoi passi continuavano ad affondare nel manto immacolato tracciando un percorso indefinito, Shun non riusciva a pensare che a lui. E nella sua mente tornava a ripetersi la stessa accusa di sempre, un'accusa feroce che a volte non lo faceva dormire:
È colpa mia.
Man mano che Shun camminava, mille spilli di aria gelida si scontravano sulla sua pelle, pizzicandogli gli occhi e le narici. Sentiva il viso bruciare e l'intero corpo intorpidito dal freddo, una sensazione di dolore diffuso che lo stringeva a sé senza veramente ferirlo. Era come se l'inverno fosse diventato per lui un cuscino in grado di soffocare ogni pensiero, e Shun si sarebbe abbandonato volentieri su quel cuscino. Si sarebbe lasciato cadere su quel manto nevoso facendosi cullare fino alla primavera.
«Shun!»
Un richiamo concitato lo fece voltare. Vide Seiya correre nella sua direzione e, prima ancora che potesse rendersene conto, Shun si ritrovò avvolto da un pesante cappotto.
«Sei pazzo ad uscire con questo freddo senza nemmeno coprirti?!» lo rimproverò vivacemente Seiya. Rivoltò l'amico come se avesse a che fare con una bambola e finì di sistemargli il cappotto, avvolgendolo infine con una grossa sciarpa di lana.
«Hyoga deve averti dato un brutto esempio!» scherzò «Che ti è saltato in mente?»
Shun guardò l'amico senza replicare nulla. Il giovane sembrava scomparire sotto il pesante strato di indumenti. Rimase in silenzio con un velo di tristezza ad offuscarne appena lo sguardo smeraldino.
L'espressione di Seiya si fece preoccupata.
«Ehi... che ti prende, Shun?» disse in modo gentile.
Fu solo in quel momento che Shun parve ridestarsi dai propri pensieri. Scosse il capo e fece cadere il proprio sguardo sulle scarpe. Al loro interno, i piedi stavano congelando e il pantalone si appiccicava fradicio alla pelle fino a metà gamba. Il suo abbigliamento non era decisamente dei migliori per quella passeggiata.
«Va tutto bene, Seiya» biascicò «Avevo solo voglia di prendere un po' d'aria»
«Beh... direi che ne hai presa abbastanza!» esclamò Seiya «Guardati, stai tremando!»
«Sto bene, davvero...»
Seiya attirò l'amico a sé, circondò le sue spalle con un braccio e cominciò a ricondurlo verso casa.
«Perdonami, Shun, ma non ti credo»
I due camminavano fianco a fianco in direzione della villa che, in mezzo all'immensità del parco innevato, appariva come un giocattolo dimenticato lì da un bambino.
«Cos'è questa storia, eh?» riprese Seiya, con tono morbido «Eri tutto sorridente fino a mezz'ora fa e adesso ti ritrovo qui a vagare in mezzo al freddo come un cucciolo smarrito, che succede?»
Shun infossò la testa nella sciarpa che lo avvolgeva.
«Sono passati più di due anni, Seiya» disse con un filo di voce «A volte mi chiedo se tornerà mai»
Non ci fu bisogno di specificare altro. Seiya aveva capito benissimo a chi si riferiva.
«Beh, Shun... nessuno è mai riuscito a capire con certezza che cosa passasse per la testa di tuo fratello, ma di una cosa sono certo: eri la persona che più amava a questo mondo e non importa quanto tempo sia passato, tu continui ad essere la persona che più ama a questo mondo. Non potrebbe sopportare di non rivederti mai più, quindi certo che tornerà!»
Improvvisamente, Shun si liberò dalla presa di Seiya, in un impeto rabbioso.
«E quando allora?!» esclamò.
«Shun!»
«Quando tornerà?»
A quell'ultima domanda, Shun non riuscì a soffocare un flebile singhiozzo. Le sue spalle vennero scosse da un pianto sommesso.
Seiya lo guardò per un lungo istante, senza sapere cosa rispodere. Abbassò il capo con espressione sconfitta.
«Questo non lo so» mormorò.
Shun si strofinò gli occhi con la mano, asciugando le lacrime che avevano cominciato a rigargli le guance arrossate dal freddo.
«Mi dispiace» disse «Non volevo trattarti così»
«Non preoccuparti, va tutto bene»
La spessa coltre di neve rendeva ovattato il suono delle loro voci. Nel resto del parco, il silenzio era totale. Nell'immensità di tutto quel bianco, era come essere isolati in una gelida dimensione di candore e purezza.
I due ragazzi ripresero a camminare.
«Forse dovrei semplicemente rassegnarmi una volta per tutte» disse Shun.
«Non dire così, Ikki non potrebbe mai farlo»
«Il tempo cambia le persone» fu la replica di Shun.
Seiya si voltò a guardarlo.
«Che vuoi dire?» disse.
«Quello che ho detto. Nel bene o nel male, tutti siamo cambiati. Io sono cambiato, tu sei cambiato... perchè Ikki dovrebbe fare eccezione?»
Fu proprio mentre udiva quella frase, mentre osservava l'espressione di disincantata vulnerabilità dipinta sul profilo di Shun che teneva lo sguardo fisso davanti ai propri passi e mentre analizzava una ad una le risposte che gli attraversavano la mente, che Seiya si rese conto della verità di quell'affermazione.
Scosse la testa cercando di tornare in sé. Sospirò.
«Perchè Ikki è ed è sempre stato un grandissimo disgraziato!» esclamò «Non potrebbe mai diventare peggio di come già è, te lo dico io!»
Per qualche istante, a quella risposta seguì solamente il rumore inconsistente della neve che veniva spostata dai passi dei due amici. Poi, Shun affondò maggiormente il viso nella la propria sciarpa e dalle sue labbra si liberò una risatina sommessa.
«Lo vedi? Nemmeno io sono cambiato più di tanto!» disse Seiya, ridacchiando di rimando «Sono sempre il solito idiota anche in queste situazioni!»
Shun volse per un attimo il viso verso di lui e Seiya fu felice di vedere di nuovo, per un istante, il suo sguardo brillante e sorridente.
«E nemmeno tu sei cambiato tanto come credi» aggiunse con dolcezza.
Shun mantenne il suo sorriso per un istante, poi una sfumatura di malinconia tornò ad offuscare il suo sguardo.
«La verità, Seiya, è che mi sono stancato di aspettare. Non ce la faccio più. Ma in fondo è solo colpa mia se mi ha lasciato, quindi non dovrei avere il diritto di lamentarmi...»
La villa era ormai a non molti metri di distanza. Seiya si piazzò davanti a Shun e lo prese per le spalle.
«Che razza di discorsi stai facendo, Shun? Ti ascolti quando parli?»
Shun chinò il capo e continuò a parlare senza osare incrociare lo sguardo di Seiya.
«Mi sono sempre comportato come un bambino alle sue dipendenze» disse con un filo di voce «Ho sempre dato per scontato che lui fosse quello forte, che nulla potesse farlo crollare, e mi sono crogiolato nella stupida convinzione che mi avrebbe sempre protetto, senza accorgermi di quanto anche lui potesse avere bisogno di qualcuno che lo aiutasse a superare i suoi fantarmi»
Seiya non riuscì a replicare nulla di fronte a quella confessione. Era questa, dunque, la conclusione cui era arrivato Shun per spiegare quegli ultimi due anni senza suo fratello?
«Gli ho fatto pesare ogni suo attimo di allontanamento con le mie lacrime, da bravo egoista...» continuò «Se solo fossi riuscito a dimostrargli che anche lui poteva contare su di me, se solo avessi accettato tranquillamente che qualche volta poteva aver bisogno di stare solo, lontano da me, forse a quest'ora sarebbe già tornato, invece sono solo riuscito a farlo fuggire definitivamente»
La voce di Shun si incrinò, ma egli si morse le labbra in un categorico rifiuto di mettersi di nuovo a piangere. Seiya rimase ad osservarlo mentre tremava visibilmente, sopraffatto da sensi di colpa che fino ad allora non aveva mai sfogato con nessuno.
«Shun, forse tu non ti rendi nemmeno conto di quante volte tu l'abbia salvato anche solo con la tua presenza» disse Seiya, ravviandogli una ciocca di capelli. Shun scosse il capo.
«Non è abbastanza» replicò «Devo imparare una volta per tutte come si sta al mondo, a cavarmela da solo perchè, se un giorno Ikki dovesse tornare, voglio che capisca che non sono più un bambino, che non ho più intenzione di essere un peso sulle sue spalle e che può contare su di me. Non deve più sentirsi soffocare per colpa mia»
Seiya non rispose nulla. Rimase a lungo ad osservare le labbra tremanti di Shun mentre si torturava con le proprie accuse. Lo strato di indumenti gli aveva messo addosso lo faceva apparire ancora più piccolo e fragile di quanto in realtà fosse e Seiya, in quel momento, avrebbe dato qualsiasi cosa per vederlo sorridere un'altra volta, anche se capiva quando dovesse essere difficile per lui.
All'improvviso, il suo sguardo venne attirato da un movimento lontano alle spalle di Shun. Una sagoma scura si distingueva sulla distesa innevata, una sagoma che si muoveva nella loro direzione.
Shun si voltò, seguendo lo sguardo di Seiya. Man mano che si avvicinava, la sagoma prese le sembrianze di un uomo alto e robusto. Indossava un giaccone pesante e in una mano teneva quello che sembrava essere un borsone. Quando fu ancora più vicino, si poterono meglio distinguere i capelli scuri e i lineamenti squadrati del volto.
Shun si sentì mancare il respiro. Spalancò gli occhi, incredulo. L'uomo davanti ai suoi occhi era Ikki. Era davvero lui. Per un attimo, Shun venne colto dal timore che quella visione potesse scomparire da un momento all'altro.
Quando fu a pochi metri dai due ragazzi, Ikki si fermò. Le sue labbra si allungarono in un leggero sorriso.
«Ciao, Shun» disse soltanto.
Shun non rispose nulla. Ikki fece cadere a terra il proprio borsone da viaggio. Osservò il fratellino dalla testa ai piedi. Era un po' diverso dall'ultima volta che l'aveva visto.
«Sei cresciuto...» mormorò. Aveva uno strano modo titubante di parlare e di muoversi, come se un senso di colpevolezza lo bloccasse.
Shun rimaneva immobile, il respiro appena accelerato, le mani appena tremanti.
Ikki sospirò tra sé. Abbassò il capo e quando lo risollevò, nei suoi occhi parvero brillare due lacrime. Un'inflessione commossa alterò la sua voce.
«Non mi vuoi abbracciare?»
Trovandosi di fronte a quella scena, Seiya non poté fare a meno di pensare a quanto diversi apparissero i due fratelli dall'ultima volta che li aveva visti insieme, Shun nel suo autocontrollo, Ikki nella sua nuda vulnerabilità.
Shun aveva ragione: entrambi erano cambiati.
Subito dopo, Shun si portò una mano al viso. I suoi occhi si riempirono di lacrime.
Si fece strada di corsa i mezzo allo spesso manto di neve e si gettò tra le braccia del fratello.
Affondò il viso contro il suo petto, il corpo completamente scosso dai singhiozzi. Ikki lo tenne stretto a sé, accarezzandogli i capelli. Lo stringeva come se non volesse più lasciarlo andare, in una morsa salda e possessiva che avrebbe potuto proteggerlo dal mondo intero.
«Perdonami» sussurrò.
Il calore di Ikki avvolse completamente il corpo di Shun e per quello che parve un istante infinito, l'inverno parve scomparire.
Shun aveva torto: nessuno dei due era davvero cambiato.

 

Febbraio 2015

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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