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Autore: sabdoesntcare    16/07/2016    0 recensioni
"Caro John". Sherlock inizia il suo post con queste due parole. E le ripete, quasi bloccandosi su di esse, perché forse racchiudono tutto quello che ha provato da quando ha conosciuto quel piccolo, fragile, fortissimo medico militare. Cerca di andare avanti, di tirare fuori ciò che quelle parole significano, ma è come cercare di togliere una spina dal cuore: è per il tuo bene, ma ti senti morire ogni volta che ci provi.
La storia inizia da qualche giorno dopo il matrimonio di John e Mary, tuttavia lei non è incinta.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Il rotolare di una sfera di legno sul pavimento di marmo.
Lo scrosciare della pioggia al di là delle finestre.
Il primo lieve ma glaciale respiro di una mattina di gennaio.
Sento tutto questo. Le sensazioni mi servono, rendono il palazzo mentale vivo, rendono me vivo. Se la logica non mi porta dove serve ecco che accorre la memoria a soccorrermi; la memoria emotiva, visiva, sensoriale. Ho bisogno di tutto, tutto per arrivare alla soluzione.

“Sherlock, mi ascolti?”
Lestrade mi riporta alla realtà, dove un omicidio di nessuna importanza è stato consumato e che come al solito Scotland Yard cerca di rendere più complicato di quanto sia.


“No. Dicevi?”
Sbuffa, esasperato. Davvero, dopo tutto il tempo che mi sta facendo perdere?
“Stavo dicendo che questa donna è morta bruciata in casa sua, le porte del vicinato sono segnate col sangue e il marito ha confessato, tuttavia-“
“Simbolismi che richiamano chiaramente una vendetta, il marito ha addirittura confessato e ti chiedi ancora chi l’abbia uccisa? Andiamo Lestrade, questo è troppo anche per te.”
“Tuttavia è in stato confusionale e non riesce a spiegarci perché o come si sia procurato il sangue per le porte. Non è della donna, è sangue d’agnello.” Conclude alzando leggermente la voce, come se avesse raccontato qualcosa di assolutamente inspiegabile.
Sospiro profondamente, ho promesso a John di non trattare male nessuno almeno fino a che non sarà guarito ma lo rendono davvero difficile.
“Ascoltami. Potrei listarti tutte le malattie mentali che conosco se solo ne avessi il tempo, ma mi limiterò a farti sapere che anche in caso di malattia mentale non grave o curabile è comune avere dei ricordi rimossi, non importa quanto recenti. Ora considera quanto sano di mente possa essere un uomo che, con una probabilità del novanta percento, ha scoperto una scappatella della moglie e reagisce mischiando simboli della Bibbia ad attacchi di piromania. Quando hai tratto le tue conclusioni fammi sapere, io torno a casa.”
“Ma Sherlock…”
Chiamo al volo un taxi senza fargli finire la frase, dal finestrino lo vedo roteare gli occhi e tornare dalla Donovan. Mi chiedo se stare con lei ed Anderson non lo stia davvero rendendo più stupido.

“Dove la porto sir?”
Rispondo all’istante, seppur con voce incerta.
“Mi porti al 76 di Camptown Road.”
Una porta di legno massiccio verniciata di verde e circondata da un giardino fiorito è la barriera tra me e il mio più grande imbarazzo. Conosco l’indirizzo da sempre, eppure è la prima volta che vengo qui.
Dovrei davvero bussare?
Tento di spiare dalle finestre l’interno. Sembra ben arredato, certo non sono ricchi ma evidentemente Mary ci tiene alle apparenze, anche se non eccede. Non vedo nessuno in ogni caso, saranno usciti.
Certo che non sono usciti, la macchina è qui davanti.
Mi obbligo a bussare.
Nessuna risposta.
Il telefono intanto squilla e come nei miei peggiori incubi sul display appare il nome di Lestrade.
“Cosa c’è adesso?”
“Quattro km più avanti ci sono altre case segnate col sangue!”
“E con questo?”
“Non è strano secondo te?”
“Quell’uomo ha una macchina e quattro km sono nulla, stava delirando, smettila di rendere tutto miste-“
“Sherlock, sei tu!”
All’improvviso la porta si apre ad accogliermi con un sorriso forzato c’è Mary, che tenta di far sembrare la sua delusione una piacevole sorpresa.

Chiudo il telefono in faccia a Lestrade, iniziando anch’io la mia recita.
“Mary! Da quanto tempo!”
Sorrido più che posso, mi avvicino per abbracciarla e poi… no. Decisamente non è il caso – almeno credo – così decido di recuperare dandole pacca sulla spalla.
Imbarazzante.
“Eh già, non ci vediamo da quando John… beh, lo sai. Vuoi entra-“
“Sì! Mi… mi farebbe molto piacere, intendo. Passavo di qui per delle indagini.“
“Non pranzerai con noi quindi?”
“No, assolutamente.”
Entro in casa praticamente sorpassandola, sta ancora dicendo qualcosa ma sono troppo occupato a girarmi attorno per ascoltare.
Quindi è qui che vive John: una piccola casa con giardino arredata esclusivamente dalla moglie, riviste da donna, nessun animale e un sacco di libri sul giardinaggio. Noioso.
C’è così poco di loro, quasi come se non ci vivessero, quasi come se John non esistesse e lei fosse uno stereotipo senza profondità. Eppure non sembra così vuota, perché vuole rendersi mediocre agli occhi altrui?

“Sherlock?”
“Oh scusa, sono un po’ distratto. Dicevi?” Non so come ma sono arrivato di fronte alla loro libreria interamente sul giardinaggio, senza accorgermene stavo accarezzando col pollice le lettere in rilievo sul dorso di un manuale.
Mary indica qualcosa dietro di me, sento il battito cardiaco aumentare lievemente.

“Ciao John. Come stai oggi?”
Non appena lo vedo mi assale una strana sensazione: qualcosa in lui non è come al solito. Lo guardo negli occhi, e ogni dettaglio che riesco a scorgere all’interno di essi sembra non presagire nulla di buono.
Ha lo sguardo perso, non sembra davvero ascoltarmi.
“Bene, bene. Io… sto bene, sì.”

Allarme rosso.
Poche altre volte ho visto il mio dottore così lontano dallo stare “bene” e, considerando che l’ultima volta che ci siamo visti era appena sopravvissuto all’incontro con un folle omicida, c’è per forza di cose un pezzo mancante.
Mi sono perso qualcosa durante questo mese di assenza, qualcosa di grave, qualcosa che non so cosa sia.

E francamente, odio non sapere.



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Nota dell'autrice: Mi dispiace far passare secoli e secoli da un capitolo all'altro, mi dispiace davvero. A mia difesa posso dire che è stato un periodo movimentato, ho dovuto preparare l'esame d'inglese e l'esame di stato quasi contemporaneamente, e ora che sono diplomata sto frequentando quotidianamente la scuola guida. Aggiungeteci relazioni amorose, amicizie, obblighi sociali e la frittata è fatta: quelle volte in cui ho del tempo libero il mio cervello si rifiuta di produrre. In ogni caso se ancora seguite questa storia vi meritate una medaglia al valore per la pazienza, grazie davvero per il supporto, espresso e non. Siete fantastici, a presto.
   
 
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