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Autore: Il_Genio_del_Male    17/07/2016    8 recensioni
Jongin è un musicista affermato, Sehun il suo più grande fan.
[Pianist!AU]
Genere: Commedia, Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kai, Kai, Kris, Kris, Sehun, Sehun
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Quei fagiani maledetti'
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Nel crudele e selettivo mondo della musica classica, il nome di Kai riscuote plausi e critiche positive ovunque lo si pronunci. In Cina lo paragonano all’estroso e potente Lang Lang, in Italia all’elegante Ludovico Einaudi. Negli Stati Uniti si sprecano le similitudini con Liberace, per l’eguale disinvoltura nel mescolare sacro e profano, pop dal sapore barocco alle delicate note di Chopin, con un pizzico di jazz contemporaneo. Indiscutibile talento a parte, non guasta che Kai sia davvero un bell’esemplare di sesso maschile, appetibile per età e lineamenti.

L’adagio popolare insegna che la fama è fugace; non è questo il caso. Il ragazzo miete consensi e apprezzamenti da estimatori di qualsiasi ceto sociale e orientamento sessuale, musicofili e non. I suoi dischi si piazzano ai primi posti delle classifiche internazionali, e all’annuncio di un suo prossimo concerto si registra ogni volta il tutto esaurito. Kai è una star moderna, con l’allure sottilmente malinconica di un artista d’altri tempi.

Ma si sa: da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Sotto la patina scintillante della notorietà e dei soldi a palate si celano tutti gli inconvenienti del caso, in primis il problema dei fan molesti. Kai, il cui vero nome è Kim Jongin, potrebbe parlare per ore degli agguati subiti nel corso della propria relativamente breve ma sfolgorante carriera. Tra ragazzine e signore mature riuscite ad intrufolarsi nella sua camera d’albergo per fargli proposte di un certo tipo, uomini infoiati che più di una volta hanno cercato di saltargli addosso direttamente sul palco e persone mentalmente instabili fissatesi con lui al limite dell’idolatria isterica, gliene sono capitate di cotte e di crude.

Lui, però, detesta lamentarsi. Lo trova ipocrita: ha il lavoro dei suoi sogni, è famoso e amato, guadagna bene. Inoltre c’è una persona che, con la sua dedizione, lo ripaga dell’infanzia sacrificata per esercitarsi al pianoforte, delle invasioni di privacy, degli orari folli, degli ultimi anni trascorsi in trasferta perenne e con una valigia in mano. Il suo nome è Sehun. Si autodefinisce un suo fan sfegatato e Jongin può darne conferma. Non ricorda un concerto a cui Sehun non abbia presenziato, per poi aspettarlo all’uscita del teatro di turno per chiedergli un autografo. Richiesta che il pianista ha sempre soddisfatto, scrivendo il proprio nome -nonché una dedica affettuosa- su custodie di cd in edizione deluxe, pagine di quaderni, foto scaricate dal suo sito ufficiale, fazzoletti, tovaglioli di carta; una volta persino su un foglio di carta igienica a sette veli.

 

 

Sennonché arriva una sera, dopo un’esibizione applauditissima alla Scala di Milano, in cui tutto cambia. Jongin è in camerino, intento a levarsi dalla faccia il cerone di cui la sua truccatrice personale lo ha cosparso, quando sente dei colpi alla porta.

“Guarda chi è, per favore” si rivolge a Yifan, una delle guardie del corpo.

L’uomo esegue. “Buonasera, signor Oh” saluta amichevole e pacatamente divertito. Conosce Sehun, gli sta simpatico. “Mi stupisco di vederla comparire così presto”.

“Sa com’è: aspettare in strada, con questo caldo, non è il massimo” replica l’altro con un sorriso. “Mi chiedevo, se non è troppo disturbo-” accenna al bloc notes che tiene in mano.

“Entra pure, accomodati” Jongin si volta a guardarlo, finalmente struccato. Non lo ammetterebbe nemmeno sotto processo perché poco professionale, ma il volto di Sehun gli ispira un certo languore nei lombi.

Yifan, mangiata la foglia, si dilegua oltre la porta.  

“Grazie, e scusa ancora” Sehun rimane in piedi, facendosi aria con il programma. Indossa una camicia sagomata e dei jeans attillati, forse eccessivi per il caldo di luglio. E’ anche vero, però, che alla Scala l’aria condizionata non manca mai.

“Figurati” Jongin si alza, in segno di cortesia. “Vuoi che ti firmi…?” cerca una penna nel taschino della giacca.

“No” Sehun lascia scivolare a terra il ventaglio improvvisato.

“No?” Jongin potrebbe giurare che la temperatura nella stanza sia aumentata di colpo. “E allora dove?”

“Stavolta ho pensato a qualcosa di diverso” mormora l’altro con voce roca e sensuale (solo nelle intenzioni). Prima che il musicista possa fermarlo, si strappa la camicia di dosso. I bottoni saltano e lui rimane con il tessuto squarciato a metà, penzolante e sfilacciato; tartaruga e capezzoli rosa scuro sono in bella vista.

“Cosa” scandisce Jongin, come un automa. E’ talmente sconvolto da non riuscire neanche a perdere la calma.

“Vorrei un tuo autografo sui miei addominali” Sehun gli si avvicina, ancheggiando felino. “Se non hai da scrivere va bene lo stesso, puoi usare la lingua”.

“Cosa”.

Sehun lo accerchia in modo tale da bloccarlo contro il muro. “Oppure potresti, non lo so…” con una mano inizia a slacciarsi la zip dei pantaloni, mentre l’altra si posa sulla guancia in fiamme dell’altro. “Che ne dici di firmarmi Sehun junior? E’ lungo e largo abbastanza, non preoccuparti” gli strizza l’occhio.

Jongin non capisce. Chi è questo maniaco sessuale che ha rimpiazzato il suo fan numero uno, tanto gentile e disinteressato, cortese e asessuato? Che fine ha fatto Sehun?

“COSA” grida, la favella andata ormai a puttane.

Yifan, sentendolo urlare, si precipita nel camerino. “Jongin, stai be- oh. Oh” nota i due, in posizione compromettente ed altamente equivoca. “Capisco. Scusatemi tanto, non era mia intenzione interrompervi. Darò istruzioni affinché nessuno vi disturbi” si esibisce in un compitissimo inchino e richiude la porta dietro di sé.

Sehun si lascia andare ad una malvagissima risata da signore del male. Jongin, invece, sviene.

 

 

 

 

Jesus, quante puttanate scrivo. Perdoname madre por mi vida loca.

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