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Autore: tbhhczerwony    17/07/2016    2 recensioni
"I due rimasero per un po’ in silenzio, poi presero a ridere fragorosamente insieme.
«Allora è un segreto tra noi? Mi prometti che non lo dirai a nessuno?».
«Te lo prometto».
"
[rolandshipping one-sided - best friendih /?/] [Antemia scrittrice di romanzi e fanfiction sui suoi amiKi] [accenno alla absintheshipping]
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Antemia/Shauntal, Mirton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Okay, premetto che ho pensato a questa fanfiction mentre lottavo con Antemia e mi sono detto "ma ciò che scrive sono praticamente fanfiction ma nella sua vita?". E poi c'è Mirton, il curioso di turno che prende il posto dei miei amici curiosi quando scrivo storie.
Andando avanti nella fanfiction vedrete vari riferimenti, alcune coppie accennate sono alcune che mi stanno indifferenti e altre che shippo anche se, secondo me, Corrado e Vulcano sono canon solo grazie a lei che ha scritto una fanfic su Corrado e l'altra su Vulcano (ma dice che sono solo pezzi di romanzo, chissà cosa c'è dopo uhmm).
E buh, buona lettura e spero vi possa piacere. ;_;

 



Conosci la mossa Fulmine? Chiese l’uomo, quasi a guisa di saluto. Il suo nome lo seppi solo a fine lotta. Si chiamava Remo.
Luccica l’Acquanello a testimonianza dei legami intrecciati tra Pokémon e Allenatore…
Questo mondo non esiste solo per te. Vuoi sapere il perché?
Il piccolo, grande Pokémon si prepara ad affrontare il nemico più forte. Guarda l’Allenatore, con occhi velati di timore. E sorride… un piccolo, dolcissimo sorriso.
Ehi, tu! La prossima volta usa Vampata! Così disse l’Allenatore di Pokémon fuoco prima di andarsene. Con la sua chioma avrebbe anche potuto sferrare la mossa Ricciolata.
Vai, Volcarona! Ora usa Ondacalda! Così ordinò con voce ferma al Pokémon che in qualche modo assomigliava al suo primo compagno.
 
Erano tutti pezzi di romanzi che aveva scritto Antemia. Diceva che adorava scrivere storie sugli Allenatori che incontrava o che sfidava, solo che non faceva leggere a nessuno i suoi racconti, come se fossero un sacco di diari segreti che non voleva mostrare a nessuno. A Mirton questa cosa dava fastidio, lui voleva sapere che cosa scriveva la sua amica, dato il suo animo curioso e bungustaio letterario, quindi le due cose si accoppiavano perfettamente.
A volte Mirton andava a casa di Antemia, parlavano di varie cose, anzi, parlavano di tutto tranne i romanzi della ragazza. Qualche volta la vedeva scrivere al computer e non le chiedeva nulla, ma quando ce l’aveva davanti o uscivano insieme lui chiedeva sempre «Ma il tuo romanzo?», e lei non sapeva mai cosa rispondere se non «Ah, sì, sta andando alla grande, tra un po’ lo finirò». E lui allora per provare a farle raccontare qualcosa diceva, «Buono a sapersi. Me lo fai leggere poi? Di che parla?» e lì Antemia, con una risatina imbarazzata e un sorriso gli diceva sempre «Sì, sì, un giorno te lo farò leggere… un giorno o l’altro», non accennando nulla sulla trama o su quale fosse il titolo.
Ma quel giorno, lo specializzando di tipo Buio dei Superquattro ebbe un’idea. Antemia gli aveva già anticipato per messaggio che doveva andare a fare la spesa – dato che stavano chattando su PokéApp – quindi, sapendo che sarebbe uscita poteva fare irruzione a casa sua; fortunatamente l’amica viveva al piano terra ed era quindi facilissimo arrampicarsi. Aveva un piano perfetto e, dato che erano vicini di casa poteva benissimo vedere in che momento usciva.
Era affacciato alla finestra e, non appena vide Antemia passare per strada, la chiuse e si diresse nella porta d’ingresso, uscì, chiuse la porta e scese le scale, andando verso l’uscita del palazzo. Non appena uscì, vide che la ragazza era già poco lontana da lui, così corse subito verso il condominio in cui viveva l’amica, andando verso una delle finestre di casa sua, quella che portava alla camera da letto - come al solito - dimenticata aperta; Mirton se l’aspettava da lei.
Ne approfittò ed entrò dalla finestra, che poi richiuse dietro di sé, andando poi a procedere nel percorso, dirigendosi verso il salotto, dove c’era il piccolo computer portatile nero poggiato sul tavolo; chiuso, ma non spento, in stand-by. Si sedette sulla sedia davanti al tavolo e aprì il PC, accendendolo, ma qualcosa in particolare gli fece raggelare il sangue.
Inserire la password”.
C’era scritto ciò sul riquadro bianco, mentre la tastiera attendeva i comandi. L’icona dell’account era una semplice foto di Antemia dove sorrideva insieme al suo Chandelure e il denominativo dell’account era semplicemente il nome e il cognome dell’amica. Ma il problema in quel momento era la password del computer.
Provò con un sacco di parole che la rappresentassero, era passato troppo tempo per lui, si stava già arrendendo; ma vide qualcosa di bianco sbucare fuori da sotto il computer. Alzò delicatamente il computer, prendendo quello che sembrava un foglietto, e in effetti lo era. Spiegò il foglietto, dove c’era scritta una password infinitesimale e incomprensibile, piena di lettere e numeri. Sospirò, poi mise il foglio sul tavolo e la mano destra sulla tastiera del computer, mettendo l’indice della mano sinistra su ogni lettera della password che scriveva.
Dopo aver finito, aveva libero accesso al desktop e a tutte le cartelle che erano lì presenti. Esultò internamente, mentre girava per le cartelle del computer, però ne trovò una abbastanza interessante: “Romanzi”.
Ridacchiò tra sé e sé, finalmente l’ho trovata pensò. Aprì la cartella e lì c’erano un sacco di file RTF, ODT e DOCX, tutte con un titolo diverso, o alcuni erano gli stessi ma accompagnati da “capitolo” o “parte” e un numero.
Ne lesse alcune, e i racconti erano abbastanza normali, però con una bella trama e scritti in un modo che riteneva dannatamente favoloso. Solo poco dopo si accorse di una cartella chiamata “Ispirati ad amici”, che aprì immediatamente. I file erano tutti con titoli differenti e abbastanza vaghi, non si capiva esattamente a chi si ispirava, così decise di aprirli tutti uno alla volta, leggendoli, naturalmente. Ne lesse uno che si chiamava “Fuoco fulmineo” dove c’erano Corrado e Vulcano, che lottando e passando un po’ di tempo insieme, scoprono di avere dei sentimenti l’uno per l’altro; dato che l’aveva letto un po’ di fretta non capiva esattamente il succo della storia, era confuso, ma gli piaceva.
Poi ne lesse un’altra, “Il ghiacciolo perduto” ispirata a Silvestro e Bianca, una storia romantica tra due Capipalestra specializzati nello stesso tipo ma di due regioni differenti; quasi l’aveva commosso quella storia. Oltre a quelle ne aveva lette altre, alcune con un’ambientazione differente dalla loro, altre romantiche, altre spinte, altre angoscianti e malinconiche.
Le aveva lette quasi tutte e non aveva trovato neanche una storia dedicata a lui, che era il suo migliore amico; che tristezza, pensava. Ma ne trovò una che lo attirò particolarmente: il file era denominato “Nero”. Antemia sapeva bene che il colore preferito di Mirton era il nero, esattamente come il buio, come i Pokémon che allenava. Decise di aprire il file e cominciò a leggere.
Improvvisamente sentì la porta aprirsi e il suono di una busta che cadeva per terra con tutta la roba dentro. Già, Antemia era rientrata a casa e Mirton era ancora davanti a quel computer, senza aver avuto nemmeno un po’ di tempo per leggere almeno l’inizio della storia.
La ragazza si avvicinò velocemente a lui, che si voltò verso di lei con uno sguardo spaventato e con una risatina imbarazzata, «N-non è quello che pensi!» esclamò, balbettando. Antemia guardò lo schermo, poi voltò lo sguardo verso l’amico, fulminandolo con lo sguardo «Lo è eccome», gli disse. «Che ti salta in mente a frugare tra i file del mio computer?!»
«E-ero curioso…».
Antemia guardò bene il file che stava per leggere Mirton, subito dopo si voltò di nuovo verso di lui, «La curiosità uccide, meno male che non hai avuto il tempo di leggerla!»
«Perché? Parla di me?!» domandò lui, sorridendo, con gli occhi lucidi.
«No.» rispose secca lei, cercando di non far capire che quella storia parlava davvero di lui, e anche di Artemisio. Lo fece alzare dalla sedia, chiuse il file e anche tutte le altre cartelle aperte, rimettendo in stand-by il PC, poi si rialzò, andando a prendere la busta della spesa caduta e chiudendo la porta di casa. «Suppongo che tu sia venuto qui solo per leggere la mia roba, non è così?» domandò Antemia, mentre metteva a posto la spesa tra vari scaffali e il frigorifero. Mirton ridacchiò, «Ma no, cosa te lo fa pensare?» — «Andiamo, lo sai che mi dimentico sempre di chiudere la finestra in camera mia, chiunque sarebbe potuto entrare, specialmente tu, che sei stato così stupido da chiudere la finestra e non udire i miei passi quando stavo arrivando».
Il ragazzo voltò lo sguardo tra destra e sinistra, poi ridacchiò nuovamente, mettendo un indice nel colletto della sua maglietta e tirandolo appena, «Ehm… già…»
«E poi, dopo avermi rotto le scatole per tutto questo tempo hai voluto fare un piano perfetto per irrompere in casa mia, e mentre ero a fare la spesa hai voluto compiere il crimine perfetto!».
Mi ero dimenticato che lei scrive anche dei gialli… pensò. «Quindi? Quante ne hai lette?» chiese improvvisamente lei.
Mirton non sapeva cosa rispondere, «Oh, beh… stavo per leggere quella, ma tu non mi hai dato il tempo…»
«Non ho chiesto quale stavi per leggere, ho chiesto quante ne hai già lette.», il ragazzo non voleva certo dire che le aveva lette quasi tutte e di fretta, così preferì mentire, «Ma sì, ne ho letta una… poi stavo per leggere quella ma tu non me l’hai fatta leggere…».
Antemia lo guardò negli occhi: sapeva bene che mentiva, a lei sembrava impossibile che nel lasso di tempo in cui era fuori casa lui non ne avrebbe approfittato per leggerle tutte e curiosare sulle fantasie che si faceva sui suoi amici o le sue amiche. Se vedeva due persone bene insieme, ci scriveva su, un po’ come faceva lo stesso sulle serie tv, ma nella realtà. «Bugiardo» gli disse.
Mirton sospirò, «E va bene, le ho lette quasi tutte… poi stavo per leggere quella… ma mi spieghi perché non me l’hai fatta leggere? Sono sicuro che è ispirata a me e tu non me la vuoi far leggere perché mi hai accoppiato con qualcuno».
Colpito e affondato. La ragazza non voleva assolutamente dirgli su cosa trattava la storia, «Questo è irrilevante» — «Se lo è allora fammela leggere» le disse lui, sorridendole. «Scordatelo» rispose lei, fulminandolo nuovamente con lo sguardo. «Va bene» esordì il ragazzo dopo qualche minuto, sedendosi su una delle sedie del tavolo, «Rimarrò qui».
Me l’aspettavo pensò lei. «Okay» disse solamente, finendo di mettere a posto della roba che rimaneva dentro la busta. Subito dopo si voltò verso di lui, «Se vuoi restare qui a rompere allora preferisco raccontarti tutto».
Mirton sorrise, «Ti ascolto».
«Alcune storie parlano di te, e oltre a te in quelle storie ci sono Marzio e Artemisio… sei accoppiato con uno di loro due in differenti storie».
«Io lo sapev-» si bloccò, non appena aveva sentito il nome Artemisio si spaventò, «Con lui?! Con Artemisio?! Quell’Artemisio?!».
«Sì…? Ce n’è un altro e non me l’hai mai detto?»
«Oh cavoli» sospirò Mirton; certo, Artemisio è suo amico, ma non sopporta i Pokémon che allena, «Proprio con il riccioluto fissato con gli insetti?».
Antemia ridacchiò, «Beh, anche i tipi Lotta battono il tipo Buio».
«Non è questo il punto. È che a me non piacciono i tipi Coleottero».
I due rimasero per un po’ in silenzio, poi presero a ridere fragorosamente insieme.
«Allora è un segreto tra noi? Mi prometti che non lo dirai a nessuno?».
«Te lo prometto».
   
 
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