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Autore: LittleMissMaddy    21/04/2009    3 recensioni
Un treno, due ragazze impegnate in un continuo ricercarsi, e una nevicata improvvisa.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Genere Romantico; Generale.
Rating Verde.
Personaggi Storia autobiografica. Dice niente?
Disclaimer Il titolo è preso dalla canzone 'Buona notte Fiorellino' di Francesco de Gregori.
Dedicata a te che, prima o poi, mi farai morire ( dalle risate, dalla stanchezza, d'amore ).



Tra il telefono ed il cielo



Il biglietto è stato controllato e la bottiglietta d’acqua ormai giace sul sedile accanto al suo, solitaria. Il treno si infila nell’ennesimo tunnel nero, e al largo finestrino si affaccia il volto di una ragazza decisamente sconvolta. Gli occhi scuri portano le tracce di una stanchezza causata sicuramente dalla sveglia che questa mattina le ha dato il buon giorno. La bocca è piegata in una smorfietta capricciosa, infantile, che non può far altro che confermare l’impressione iniziale: ha sonno, fame e sete. Queste tre ore di viaggio le hanno steso addosso un velo di noia che le dà anche più fastidio che vedere i propri capelli, di un colore che oscilla tra il nero ed il violetto, sparati in ogni direzione possibile ed immaginabile.
« Giuro che è l’ultima volta. »
Lo zaino nero la osserva, impassibile, mentre l’i-pod sembra sbeffeggiarla sparando proprio ora nelle sue orecchie una risata sonora, sarcastica. Perfino il suo cellulare dà il suo contributo alla beffa, ronzando follemente in un avviso che per un po’ passa inosservato. L’udito sazio di musica e gli occhi impegnati a fagocitare il panorama che è appena sbucato al di là della finestra, a tunnel concluso, non l’aiutano ad accorgersi di quel piccolo, insignificante messaggio che le è arrivato. Scivola contro lo schienale e si stringe nel suo enorme cappotto nero, guardando fuori.
« Che cazzo. » sbuffa. Un signore, ad un sedile di distanza, le rivolge un’occhiata interrogativa che non viene colta. Lei si lamenta e sbuffa e scalpita senza accorgersi di essere circondata da altri esseri viventi – e probabilmente pensanti. Non è tipo da preoccuparsi di certe faccende. Ma di una cosa si accorge, anche se con un secondo di ritardo: con la coda degli occhi, solitamente distratti e tediati, cattura uno scintillìo bianco nel cielo nuvoloso. Prima li assottiglia – quegli occhi scuri ed assonnati – e poi li sgrana, bizzarramente. Le labbra cedono ad un movimento di sorpresa, rinunciando alla piega imbronciata per aprirsi in un’espressione meravigliata.
Le cuffie scivolano via, tirate da mani eccitate, e mentre si schiaccia contro la finestra non solo riconosce i contorni di una mèta agognata, colorata da fiocchi di neve, ma si accorge anche, e finalmente, del ronzìo insistente del suo cellulare. Afferra lo «stupido aggeggio», distrattamente, ed il messaggio si srotola sotto il suo naso, su uno schermo illuminato che richiama la sua attenzione e la costringe a lasciarsi alle spalle la neve - bianca, fredda, inavvicinabile, mai vista, non prima d’ora.
“Nevica.”

E’ un messaggio diretto, secco, lapidario.
Un benvenuto degno della ragazza che l’aspetta in stazione. La stessa ragazza che, tra non molto, la stringerà tra le braccia, le bacerà quelle labbra imbronciate, e le dirà: « Resta » con decisione, dolcemente, « Prometto che farò nevicare ogni giorno. »
Chissà che questa volta non riesca a convincerla a rimanere davvero.
  
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