Titolo: Le
apparenze ingannano.
Personaggi: Aquarius
Camus, Scorpio Milo
Contesto: Ipotetico
post-Hades con i Gold vivi
Prompt: Bottiglia
da vino dal collo lungo
Sentimento
Dominante: Rabbia
«Come hai
potuto!!!»
All’Undicesima Casa dello
Zodiaco un grido agghiacciante
stava mettendo sotto sopra l’ordine del silenzio che vigeva
in quel luogo. Cosa
che rispose a quella voce sforzata da graffiare le corde vocali; non
importava
quanto il timbro di Scorpio Milo potesse raggiungere decibel
insopportabili
all’udito, Aquarius Camus non avrebbe mai dato ascolto a
quelle parole che lo
accusavano… di cosa, poi? Non lo aveva ancora ben chiaro.
«Mi hai tradito! Chi
è?! Con chi mi hai messo le corna!!!
Traditore doppiogiochista!!!»
«C-come?»
Il francese aveva abbandonato la sua
aria altezzosa e
distaccata perché quelle accuse sputategli addosso dal greco
lo lasciarono
esterrefatto; lui… cosa?!
«È Shura? No,
improbabile. È troppo ligio al dovere per
potersi “distrarre” dai suoi allenamenti.
È Aphrodite? Ah! Oh, Athena!!! Mi
rifiuto anche solo di pensare di essere stato cornificato da quella
primadonna
isterica!!! È Shak… perché lo sto
considerando??? Sono messo male!? Eh!!! Non
sarà mica Saga…?»
Raggiunto il limite di sopportazione,
Camus afferrò ambedue
gli spallacci dorati della Gold Cloth di Scorpio, interrompendo
quell’imbarazzante monologo. Fissò i suoi occhi
indaco in quelli di ghiaccio
del greco, assumendo un’aria autoritaria e che non ammetteva
repliche.
«Di che diavolo stai
parlando?»
Come se quelle parole potessero
essere uno Scarlett Needle,
il volto del Saint dello Scorpione assunse un’aria ferita e
incredula; il
labbro inferiore venne stretto dagli incisivi, mentre le sopracciglia
parvero
divenire un’unica arcata tanto si avvicinarono. Il volto si
allontanò da quello
del compagno, come se quella vicinanza minasse il suo stato mentale o
gli
portasse via l’ossigeno.
«Allora è
Saga…»
Allo sguardo impassibile al
movimento, se non fosse stato
per il sopracciglio sinistro che si inclinò verso
l’occhio, Milo scattò: la
sclera(1) iniziò a divenire di un
rosso intenso, probabilmente nel
tentativo di trattenere quelle lacrime che gli stavano pizzicando gli
occhi,
insistendo nell’uscire. La fronte si aggrottò e
sulle tempie apparvero due vene
che pulsavano talmente con vigore che il francese temette che sarebbero
potute
scoppiare. Le labbra dapprima tenute serrate si stirarono in una
smorfia
canina, digrignando i denti e facendoli quasi stridere tale era la
forza
impressa nel morso. Le guance tinte di un’intensa
tonalità cremisi, seconda
solo alla Scarlett Needle di quell’uomo. Era in arrivo una
scenata isterica
tipica di uno Scorpione (lo scorpione che conosco io è
incredibilmente
permaloso ed egocentrico N.d.A.), e Camus se ne accorse immediatamente:
lasciò
la presa e fece qualche passo indietro, prima che i suoi timpani
venissero
distrutti dall’urlo disumano del greco.
«Con Saga?! Complimenti!!!
I traditori stanno bene con i
propri simili!!! Razza di filibustiere come ti sei permesso di farmi
questo?!
Non te la perdono! Non con Saga!!! Che ha più di me a
parte qualche cm di
altezza?! È forse più bravo a
baciar-»
«Milo! Di che
parli?»
«DI QUELLE!!!»
L’unghia scarlatta
dell’indice destro si puntò sulle labbra
gonfie e rosee del francese, che in quel momento comprese
tutto… e si portò una
mano alla bocca per evitare di scoppiare a ridere in faccia al greco.
Ma quanto
poteva essere geloso?
Calmatosi
dall’ilarità, si ricompose e si rivolse al
compagno che aveva la testa che gli fumava talmente tanto che poteva
essere
usata come piastra per affumicarci il salmone.
«1- Che prove hai per
accusarmi? 2- Non pensavo soffrissi di
complessi di inferiorità. 3- Lo conosci il significato della
parola
“filibustiere”? Non mi pare centri molto con la
questione… 4- Aspettami qui;
torno subito.»
Dettò ciò si
diresse all’interno del corridoio che conduceva
agli alloggi privati del Guardiano del Tempio, per tornare con in mano
un
oggetto di vetro che mise davanti agli occhi esterrefatti del greco.
Notando il
completo smarrimento del compagno, Camus si decise a svelare
l’arcano.
«Beh, non la riconosci?
È con lei che ti ho messo le corna.»
«UNA BOTTIGLIA?!»
«Beh, oggi era una giornata
particolarmente calda e la
scalata per giungere sino al mio Tempio mi aveva messo molta sete. Lei
era
sulla mia scrivania, ma non era accompagnata dal solito bicchiere (che
avevo
messo a lavare) così ho bevuto dal collo stretto, a canna,
tutto d’un fiato.
Per via dell’apertura piccola e della foga con cui ho bevuto,
le labbra mi si
sono gonfiate ed arrossate per il mio gesto davvero barbaro…
quindi il mio
bacio l’ho dato a lei.»
Se avesse potuto, la mascella di Milo
si sarebbe staccata.
(1): parte
bianca dell’occhio.
Angolo
dell’Autrice:
Beh, questa
cosa era da un po’ che mi frullava in testa, e purtroppo
questo è un aneddoto
della mia fortunata vita; per carità, se mi capitano
cavolate simili faccio i
salti di gioia, ma se sono all’ordine del giorno diventano
alquanto fastidiose…
comunque spero di avervi fatto divertire un poco.
Ah, la
bottiglia incriminata è accanto a me ;)
Ciao a
tutti.
Questa
storiella
è stata scritta il 24 gennaio 2016. La raccolta è
un modo per farmi perdonare
per la mia improduttività di questo ultimo periodo;
necessito urgentemente di
una vacanza.