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Autore: RedBeautyLove    19/07/2016    2 recensioni
Il frutto di un monumentale delirio.
Ruby è una ragazza normale, piuttosto normale, abbastanza normale, sufficientemente normale, quasi normale. Insomma, a parte il fatto che da quando un lupo mutante uscito da chissà dove l'ha morsa è in grado di trasformarsi in un lupo, è una tipa normale. E' anche follemente innamorata della libraia - già impegnata - del paese, Belle. Quando Belle, a causa di un criminale misterioso, perde la memoria, sarà in grado Ruby, facendo appello alle sue tanto denigrate capacità speciali, di aiutarla? O si ritroverà a dover rinunciare al suo sogno d'amore? Riuscirà a scoprire cosa l'abbia resa la persona che è e chi sia la causa e la fonte di tutti i suoi mali?
Genere: Azione, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Belle, Ruby/Cappuccetto Rosso, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E poi ci sono io che prendo le mie improbabili otp, le rianimo e le metto protagoniste di storie assurde. Ho in mente un'assurdità monumentale che progetto da tipo marzo e non so quando e se mai la concluderò. Questo è solo un piccolo tassello nell'universo che ho in mente.
Grazie a chi avrà voglia di leggerla.
Eventuali errori non corretti sono frutto del fatto che sono rimbambita e che sono le due meno venti di notte.

Oh, parte con rating arancione, ma probabilmente diventerà rosso in futuro.


Ruby Rubacuori e la Libraia Lacunosa
Capitolo 1
Ruby e Belle, alias I nostri personaggi principali

Gli abitanti di Storybrook erano ormai abituati allo strano lupo grigio che percorreva le strade cittadine. Erano abituati a guardarlo camminare con aria tranquilla lungo i marciapiedi, fermarsi ai semafori rossi e attraversare la strada sulle strisce pedonali.
Lo guardavano straniti fermarsi per guardare nelle vetrine dei negozi e accucciarsi davanti alla porta della libreria.

“Un lupo di biblioteca” commentava qualcuno passando, guardandolo lì, fermo a fissare dentro al negozio.

Sapevano che la proprietaria, una ragazza giovane con brillanti occhi azzurri, ogni tanto lo faceva entrare. Lo teneva lì, dietro al banco, mentre lavorava.
Il lupo non faceva altro che starsene accucciato in un angolo e lasciarsi accarezzare, poi, a una cert’ora - sempre la stessa, aveva notato Belle - cominciava a grattare sulla porta e si allontanava, sparendo tra i fitti alberi del bosco che circondava la città.

C’erano certo delle cose che, invece, gli abitanti di Storybrook non sapevano.

La prima, la più importante, era che quel lupo non era un animale qualunque e, soprattutto, non era solo un lupo.

Sembra incredibile a dirsi, ma quel lupo era solo l’alter ego segreto di un volto ben più noto di Storybrook.

Ruby Lucas aveva smesso di frequentare la scuola superiore all’età di diciassette anni. Era sparita per un paio di giorni e riapparsa priva di sensi tra i cassonetti dell’immondizia in una via trafficata. Era ferita, sanguinante e confusa.

All’ospedale avevano guarito quello che sembrava il morso di un cane - o di un lupo - prima che potesse fare infezione e l’avevano mandata a casa nonostante avesse qualche linea di febbre e un colorito cinereo che non faceva presagire nulla di buono.

Nel giro di qualche giorno la situazione era degenerata, precipitando quando, una notte di luna piena - per pura coincidenza - la nonna di Ruby, la sua unica parente in vita, aveva trovato nel letto della nipote un grosso lupo grigio, al posto della ragazza.

Dopo essersi ripresa dallo shock, Granny non aveva fatto altro che accarezzare il muso dell’animale, che la osservava con aria stranamente mansueta, aspettando seduta sul letto che una spiegazione sensata giungesse insieme alla luce dell’alba. Dopo diverse ore, al posto del lupo era tornata sua nipote, riemersa dalle spoglie del lupo, così come era sparita ore prima.

Nonna e nipote avevano passato interminabili minuti a fissarsi senza proferire parola, giungendo a un accordo silente.

Ruby aveva iniziato a studiare a casa e non era andata al college una volta preso il diploma. Lavorava a Bed&Breakfast della nonna e sembrava non lasciare mai la casa. Poche volte e solo in casi eccezionali la si vedeva andare in giro per la città.

Aveva certo il sogno di andarsene, finalmente di liberarsi dagli occhi vigili dei compaesani e cominciare una vita nuova, ma la paura di quello a cui sarebbe andata incontro glielo impediva.

Come Bruce Banner era terrorizzata all’idea di perdere il controllo e liberare il mostro in situazioni inappropriate, come il dr. Jekyll viveva con l’incubo nascosto dentro di sé. Anche se col tempo aveva imparato a gestire questo “superpotere”, come lo definiva sua nonna, a volte era semplicemente troppo forte.

Aveva considerato un paio di volte di diventare effettivamente una sorta di super eroina, ma a Storybrook non succedeva nulla che richiedesse la presenza di una super eroina per le strade della città, oltre al fatto che non le piaceva l’idea di mordere le chiappe ai criminali. Così si era autonominata cane da guardia di Belle, la libraia misteriosa, di cui era segretamente, perdutamente innamorata fin dal principio, quando la ragazza aveva fatto il suo ingresso in scena per le strade del paese.

Belle era arrivata circa un anno prima in città, insieme al suo fidanzato, il signor Gold. Lui era un uomo d’affari dall’aria viscida che si vociferava avesse deciso di trasferirsi a Storybrook allo scopo di uscire dalla scena pubblica dopo aver fatto arrabbiare qualche uomo potente e pericoloso.

D’altronde quel paese era così insignificante che le mappe tendevano a non riportarlo, un po’ come Suolo Marina, la piccola isola nascosta sotto la A di Atlantico.

Agli occhi di Ruby, Belle era la più bella, affascinante, dolce, sensibile ragazza del mondo e l’idea che il viscido, magro, ambiguo signor Gold accarezzasse con le sue mani quella pelle candida le metteva i brividi. Quando la guardava al Bed&Breakfast  starsene seduta in un angolo sorseggiando il suo tè freddo non faceva altro che immaginare di parlare con lei e di conoscerla. Purtroppo nella pratica questo non succedeva mai.

Così aveva deciso che l’opzione migliore, anche per eludere la maniacale sorveglianza di Gold, dal quale aveva ricevuto - nella forma canina - più pedate che altro, fosse sfruttare il lupo e cercare di avvicinarsi a Belle in questo modo. Metodo che, effettivamente, era funzionato piuttosto bene.

La libraia era uno spirito fantasioso, distratto, sensibile. Più Ruby aveva modo di osservarla, più se ne innamorava e sua nonna, che era al corrente delle follie della nipote, le permetteva di farlo, nella speranza che, un giorno, la nipote avrebbe potuto avere anche solo un amico oltre a lei.

 


 

A Belle accadeva di sentirsi sola.

Suo marito, o meglio, il suo promesso sposo, circa una volta al mese, lasciava la città per alcuni giorni e lei, che non aveva amici a Storybrook ma solo clienti di fiducia e una specie di lupo domestico che adorava dormire nel suo negozio, sentiva la solitudine calare su di lei come una grande e gelida mano.

Quella mattina, tuttavia, dopo un risveglio faticoso e solitario, guardando fuori dalla finestra il sole splendere e fiori colorati rallegrare l’atmosfera, le sensazioni negative vennero spazzate via da un’ondata di positività.

Se non fosse vissuta in una città popolata solo da piccioni nervosi, probabilmente si sarebbe lanciata in piacevoli performance canore con un sottofondo di cinguettii ogni singolo giorno di primavera, come una vera principessa Disney.

Era in effetti una giornata così radiosa e splendente da fare momentaneamente dimenticare al contempo i grandi mali del mondo e i piccoli imprevisti che si celano dietro a ogni angolo buio.

Ma questa non è una storia che parla di sole, primavera e gioia di vivere. Questa è la storia di come nasce un eroe. Una storia carica di pathos quanto l’incipit dell’Iliade. Per cui ovviamente ci dobbiamo aspettare che un antagonista sconosciuto ora attacchi la tipica D.I.D. - donzella in difficoltà, come ci insegna Filottete - e sproni un giovane eroe a scoprire la propria forza e a utilizzare le sue doti superiori per salvarla.

Detto ciò, dopo aver introdotto tutti gli ingredienti necessari, è giunto il momento di avviarci, con un balzo felino - o forse è meglio dire canino - nel vivo della narrazione.

 


 

Alle nove e mezza del mattino la libreria era vuota. Belle sistemava alcuni nuovi arrivi sugli scaffali, lanciando ogni tanto qualche occhiata al lupo sonnecchiante vicino alla porta d’ingresso.

“Ti piace proprio stare qui, eh?” mormorò, guardandola con un sorriso.

Si era accorta solo il giorno prima che l’animale era una femmina.

Il lupo si mise a sedere e inclinò la testa di lato, tirando fuori la lingua. Belle si mise a ridere. “Lo prendo come un sì.”

Appoggiò l’ultimo libro e si accucciò di fianco al “suo” lupo. Ormai la considerava tale. “Posso darti un nome? Non so… Tipo…”

Si interruppe per pensarci su, intanto si avviò verso il lato opposto del locale. “Dove ho messo la borsa?” cominciò a chiedersi. Doveva davvero imparare a essere meno distratta.

“Mah… i fantasmi ci sono qui attorno, non è possibile che perda sempre tutto!”

“Che ne dici di perdere la vita oggi, dolcezza?”

Perplessa, Belle si voltò. “Stai citando qualche film? Non le capisco le citazioni dei…”

Quello che vide davanti a lei però, non era un uomo che citava un film, era un tizio dall’aria losca con una pistola in mano, puntata proprio verso di lei. Mentre nella sua testa si chiedeva che fine avesse fatto il lupo, la ragazza si guardava attorno in cerca di una vita d’uscita.

“Senti, non trovo più la borsa, non posso… non… non so, non”

L’uomo aggrottò le sopracciglia. “Cosa?”

“O la borsa o la vita, no?”

“Ma cosa stai dicendo?!”

“Non lo so, non so cosa si debba dire quando uno sconosciuto ti punta contro una pistola!” Belle teneva le mani in alto, sentendosi in ostaggio.

All’improvviso, un ringhio minaccioso ruppe il silenzio teso tra vittima e carceriere.

“Aaaaaaaah ecco dov’eri finitaaaa!” gridò Belle trionfante, mentre, colto di sorpresa, il rapinatore finiva a gambe all’aria sparando colpi a caso.

La libraia corse verso il bancone per fare una telefonata e consegnare il manigoldo nelle mani della giustizia quando, non vedendo la borsa per terra a pochi metri da lei, ci inciampò sopra e cadde a terra, picchiando la testa.

Dopo un forte dolore, tutto quello che vide fu nero, poi il silenzio ottunse i suoi sensi.

Quando si risvegliò, era sdraiata sul pavimento, con una borsa del ghiaccio sulla fronte. Seduta su una sedia poco distante da lei, c’era una ragazza con lunghi capelli neri e ipnotici occhi chiari, che si guardava attorno.

“E tu… chi saresti? Cosa ci fai qui? Cosa ci faccio io qui?” Belle scosse la testa. Sentiva la testa annebbiata e confusa, c’era qualcosa che non riusciva a ricordare.

“Io sono Ruby, lavoro alla tavola calda e tu non mi conosci.” le rispose la ragazza, sorridendole. “Tu… sei nella tua libreria. Hai avuto un incidente, ma per fortuna sono accorsa io e ti ho eroicamente salvata. Forse hanno cercato di rapinarti, il tipo aveva fatto un bel casino, ho ripulito tutto io mentre eri qui svenuta” spiegò sinteticamente la nostra beniamina.

Belle inclinò la testa. “Io… la mia libreria… okay, ho una libreria, e mi chiamo…” In un placido momento di perplessità, una realizzazione inquietante discese su di lei. “Non lo so” mormorò, più a se stessa che a Ruby, che tuttavia la sentì ugualmente. (Merito dei sensi di lupo, come noi ben sappiamo).

“Cosa non sai?”

“Come mi chiamo.” Rispose Belle, con l’aria imbronciata di un bambino di tre anni.

La ragazza di fronte a lei roteò gli occhi. “Come no”

“Non ricordo nulla.”

“Nulla?”

“Nulla.”

“Ah…” la sua salvatrice annuì un paio di volte. “Cazzo.”

“Già.”

“Beh… abbiamo un problema dunque.”

“Suppongo.” Belle congiunse le mani senza sapere cosa aggiungere. Decise, per qualche ragione, di cambiare argomento. “Come hai detto che ti chiami tu?”

“Ruby, piacere di conoscerti” le rivolse un sorriso amichevole. “E tu sei Belle.”

“Ci conoscevamo prima di oggi?” Belle storse il naso. Questa Ruby era strana. Non avrebbe saputo dire in che modo, ma le sembrava strana. E famigliare.

“Ehm… no, no, mai viste prima.”

“Allora come fai a sapere come mi chiamo?” Domandò Belle, sospettosa.

Ruby sorrise “Beh,” inclinò la testa con un sorriso “Qui a Storybrook tutti sanno tutto di tutti. Tranne te e il tuo boyfriend, voi vivete reclusi come due monache di clausura.”

“Ho un boyfriend?” indagò Belle.

“Sì, un aitante, affascinante uomo che avrà il doppio dei tuoi anni.” spiegò la ragazza. “Va beh, visto che mi sembra tu abbia vissuto una mattinata abbastanza intensa, se ti va di porto al Bed&Breakfast da mia nonna. Bevi un tè freddo, ti rilassi, cerchiamo di farti ricordare qualcosa.”

La smemorata libraia socchiuse gli occhi, osservando il viso di Ruby in cerca dell’inganno. “Mmm… Non è che mi vuoi rapire?”

“Io?” replicò l’altra, indicandosi con aria incredula. “Nah, io non faccio certe cose, io sono difendo i più deboli dai criminali” affermò ridendo.

“Ah beh, allora mi sento tranquilla.”

“Fai bene. Andiamo ora, va bene?”

Detto ciò si alzò e si avvicinò all’altra ragazza, porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi. Belle, tenendo fermo il ghiaccio con una mano, afferrò con l’altra la mano di Ruby e si sentì sollevare con estrema facilità. “Wow, sei forte”

“Eh, ore e ore di palestra” disse Ruby con aria sarcastica.

Dopo di che chiusero la libreria e si avviarono lungo il marciapiede verso la loro destinazione.

Nonostante una ferita sanguinante ben nascosta dai vestiti e lo spirito inquieto per un imminente pericolo, Ruby era felice di aver finalmente rivolto la parola a Belle e, se avesse avuto una coda anche in forma umana, sicuramente avrebbe scodinzolato.

 


 

“Allora, ho un fidanzato di nome signor Gold, che al momento è fuori città e che non si sa di che cosa si occupi”

Ruby annuì  “Esattamente”

“Ah… bene” sorseggiò il suo tè con aria assorta nei propri pensieri “Non ho mai rivolto la parola a nessuno?”

“Penso solo per dare consigli sui libri” replicò Ruby, ripensando a tutte le volte in cui aveva ascoltato Belle suggerire letture ai propri clienti, parlando di ogni singolo libro con gli occhi luccicanti. Avrebbe voluto poterlo dire a Belle quanto la trovasse bella.

“Mmm… Bene” Belle rimase ferma a osservare Ruby guardarla, chiededosi perché quella ragazza la fissasse con quello sguardo. Aveva la strana sensazione di conoscerla e che Ruby la conoscesse meglio di quanto non le facesse credere e questo la disturbava.

“Senti, possiamo uscire un attimo? Ho bisogno di una boccata d’aria.” Si sentiva oppressa dai pensieri confusi che non le davano pace.

L’istinto di Ruby le diceva che uscire non fosse un’ottima idea, ma non era in grado di rispondere di no a Belle e a quegli occhi azzurri che la fissavano in quel modo. “Va bene”

Appena uscirono, l’uomo di quella mattina riapparve. Se i ricordi Belle erano sfumati e confusi - ammettiamolo pure, erano inesistenti - quelli di Ruby erano ben impressi nella sua mente e nella sua spalla, che faceva terribilmente male, anche se lei si ostinava a fare finta di nulla.

“Tu! TU devi venire via con me ora!” gridò quell’uomo misterioso.

Ruby era pronta a scattare. “Lei non viene da nessuna parte” Disse, mettendosi davanti a Belle per impedire che lui la toccasse.

“E tu chi cavolo sei? Il maggiordomo?”

“Ma che cosa stai dicendo?!”

In quel momento, la porta del Bed&Breakfast si spalancò. “Vi sembra il luogo adatto per fare tutto questo casino? Si levi dalle scatole e lasci in pace mia nipote!” strepitò la nonna di Ruby, con un vassoio vuoto in mano e l’espressione più minacciosa che le sue adorabili fattezze da dolce nonnina le permettessero di sfoggiare.

Il tizio, dopo un momento di confusione, se ne andò zoppicando. Sulla sua chiappa destra, era evidente il morso ancora fresco di un grosso cane, o forse, di un lupo.

Granny, con un sopracciglio alzato, fece cenno alle due ragazze di rientrare.

“Ruby! Cosa diavolo sta succedendo?”

Ruby percorse a passi larghi e eleganti l’ingresso della tavola calda, approdando su uno sgabello di fronte a sua nonna. “Abbiamo una stanza per Belle, nonna?”

“Una stanza per chi…?!” esclamò l’anziana signora, guardando la nipote confusa “Ruby, quella è…! Non puoi rubare la ragazza al signor Gold!”

Ruby arrossì furiosamente. “Rubare la che?! Cosa stai dicendo?” si interruppe per balbettare sillabe inconsulte alcuni istanti prima di riuscire a formulare una frase. “Ha bisogno di aiuto! E’ solo per un paio di giorni”

“AH! Ha bisogno di aiuto eh? Quel losco individuo era qui per lei?”

“Ha già cercato di… assalirmi stamattina, credo. Ho picchiato la testa, non mi ricordo nulla.” spiegò Belle, avvicinandosi alla signora.

Sentì gli occhi di Granny perforarle il cranio alcuni minuti. “Ti hanno assalita?”

Ruby e Belle annuirono contemporaneamente. “Tu l’hai salvata, eh Ruby?”

“Io sono solo capitata nel posto giusto al momento giusto.”

“... Sì, certo” guardò la nipote sorridendo. “Penso che dovresti portarla nella tua stanza, Ruby. Se qualcuno la sta cercando non dovrebbe stare da sola”

Mentre Ruby si irrigidiva, Belle annuiva. “Ha senso. Per me va bene… E’ un problema per te, Ruby?”

La ragazza aveva gli occhi fuori dalle orbite. “Sì… sì.. va bene. Va bene. Ho un letto grande e comodo. Grande e comodo.”

“Benissimo allora.” esclamò Granny. “Benvenuta, Belle.”


 



 
   
 
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