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Autore: Generale Capo di Urano    19/07/2016    1 recensioni
{Prussia/Fem!Austria}
Dort am Klavier
lauschte ich ihr
und wenn ihr Spiel begann
hielt ich den Atem an

***
Lì dietro c’è un vecchio pianoforte a coda che non è più in grado di suonare, scordato e sporco, un tempo fonte di una musica celestiale, ora spento sepolcro di un amore finto ed illuso.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Nyotalia, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sie sagen zu mir
schließ auf diese Tür
die Neugier wird zum Schrei
was wohl dahinter sei
Mi dicono
apri questa porta
la curiosità diventa un urlo
cosa potrebbe esserci dietro
 
Ti senti sbattere contro la parete e per un paio di secondi non vedi più nulla, la vista annebbiata e la testa che rimbomba per la botta e le urla dell’uomo che ti tiene inchiodato al muro. Nello schiudere con fatica le palpebre riesci a stento a scorgere il suo volto deformato dall’ira e i suoi occhi colmi di un odio che un tempo non credevi potesse esistere.
Distogli lo sguardo, incapace di sostenere oltre la vista di quel volto adirato e di quegli occhi, così spaventosamente viola e brucianti di rabbia. Viola, come i suoi.
Da dietro alla sagoma dell’uomo proviene un singhiozzo, e una voce preoccupata e rotta dal pianto ti prega, ti supplica. Apri quella porta, aprila.
La donna si copre il viso sottile con un fazzoletto, i suoi lineamenti ormai segnati da un’età più o meno avanzata tradiscono una bellezza sfiorita ma non del tutto scomparsa; i capelli lunghi legati in una crocchia, di un castano scuro e lucido probabilmente non naturale, ma del tutto simile a quello che un tempo doveva vantare. Le dita affusolate stringono la stoffa, le unghie un tempo lunghe ed eleganti rovinate da morsi di nervosismo e disperazione.
Identica alla figlia, doveva averlo ripetuto più volte la gente nel vederle assieme passeggiare per le strade e lanciare sguardi alle vetrine dei negozi. Tanto, troppo tempo prima.
 
Hinter dieser Tür
steht ein Klavier
die Tasten sind staubig
die Saiten sind verstimmt
Dietro questa porta
c’è un pianoforte
i tasti sono impolverati
le corde sono scordate

 
 
Stringi la maniglia con mano tremante e sudata, ma non è paura la tua: non sai cosa sia.
I tuoi occhi sono vacui, le fauci secche, un grido di orrore bloccato nella gola da settimane ormai; e non vuoi aprire quella porta, non vuoi vedere ciò che c’è dall’altro lato, come se tenendola serrata potessi ancora illuderti che nulla sia successo; come se negare la verità a te stesso e agli altri potesse cancellarla.
Non è successo nulla, finché quella porta rimane chiusa; come il gatto di Schrödinger, che è sia vivo sia morto fino a che non si apre la scatola e non lo si rivela, così dietro quella porta di castagno potrebbe esserci qualsiasi cosa, ma nulla che valga la pena di scoprire.
Cosa c’è, cosa c’è lì dietro?
Lì dietro c’è un vecchio pianoforte di legno pregiato, un tempo strumento divino in grado di produrre le più belle melodie, ora lasciato a sé stesso e impolverato, scrostato, rovinato. Come impolverato, scrostato e rovinato è il tuo animo che ormai non sa più cosa pensare, non sa più esistere.
Lì dietro c’è un vecchio pianoforte a coda che non è più in grado di suonare, scordato e sporco, un tempo fonte di una musica celestiale, ora spento sepolcro di un amore finto ed illuso.
La mia bambina, c’è la mia bambina?
Bambina? Hai mai conosciuto una bambina?
Nella tua mente si affacciano solo le immagini di una donna, giovane, bella, cinica.
 
Hinter diese Tür
sitzt sie am Klavier
doch sie spielt nicht mehr
ach das ist so lang her
Dietro questa porta
lei siede al piano
ma non suona più
oh, è stato tanto tempo fa
 
I lineamenti sottili e delicati di Katharina sono ancora vividi nella tua memoria, anche se vorresti dimenticarli; e rimangono marchiati a fuoco nella tua mente, sono la tua dannazione, la tua rovina. I suoi occhi viola e altezzosi ti squadrano e paiono giudicarti, freddi e impietosi.
Non ti è chiaro il motivo per cui riaffiora quello sguardo a tormentarti, quell’espressione che ti aveva rivolto inizialmente e che credevi di aver dimenticato tempo fa. Chiudi gli occhi, nella speranza di rivedere ancora le sue palpebre socchiuse e rilassate, il sorriso appena accennato che le spuntava involontariamente sulle labbra mentre le sue dita affusolate si muovevano spedite sui tasti bianchi e neri.
Una bella donna, nessuno avrebbe potuto dire il contrario.
Cerchi di ricordare i boccoli bruni che le ricadevano in morbide ciocche sulle spalle delicate, la veste vaporosa che le sfiorava le caviglie sottili e il piccolo neo sul mento che in qualche modo evidenziava quella sua aria elegante e nobile; provi a riportare alla mente le sue mani vellutate che ti accarezzavano il viso e il sorriso lascivo che ogni tanto anche lei si lasciava sfuggire, quelle rare volte in cui la ricordi alzare lo sguardo dal suo amato pianoforte.
Il pianoforte, oh, il pianoforte! Sia maledetto, quello strumento del demonio, che con le sue note soavi e mendaci ti illudeva di un amore sconfinato e sereno. Trattenevi il respiro e chiudevi gli occhi, ammaliato, stregato come un bambino dalla musica di un pifferaio dalla dubbia morale.
E pareva che quella musica angelica e dannata fosse solo per te, solo per te quelle melodie dolci e armoniose. Ancora una volta il tuo egoismo ti aveva tradito, presuntuoso d’un uomo, ingenuo amante con poche pretese.
 
Sie sagte zu mir
ich bleib immer bei dir
doch es hatte nur den Schein
sie spielte für mich allein
Mi disse
resterò sempre accanto a te
ma sembrò solo
che lei suonasse solo per me
 
Il Notturno di Chopin risuonava sognante nella stanza, e lei non alzava neppure gli occhi dalla tastiera, ormai dello spartito appoggiato sul leggio non ne aveva più bisogno; e forse non aveva bisogno neppure degli occhi, poiché le sue mani parevano muoversi da sole, leggiadre, sui tasti, senza che lei le guidasse.
Le palpebre socchiuse e le ciocche scure legate in una treccia a cascata di modo che non le ricadessero sul volto, ora libero e scoperto in tutto il suo fascino e la sua grazia da signora. I piedi di Katharina si spostavano e premevano sui pedali in movimenti quasi automatici, come se non avesse una melodia da seguire ma fosse lei stessa a crearla e a comporla ogni volta.
E mentre lei teneva il viso abbassato sullo strumento tu, borioso, lo alzavi al cielo con gli occhi chiusi e ascoltavi quella musica che in quei momenti pareva essere stata scritta solo per te, solo per te veniva suonata con tale incanto e magnificenza. Eri il solo e unico, eri innamorato ed eri l’unico amore, così credevi, ignaro e illuso sognatore.
« Katharina, liebst du mich? »
Ella non ti disse mai quelle tre parole che tu tanto ti aspettavi, quelle tre parole che a te sembravano così semplici e naturali. Non ti disse mai che t’amava; ma tu t’illudesti comunque, reputandola troppo timida e orgogliosa per dire chiaramente e con sicurezza quelle poche sillabe.
« Ti resterò sempre accanto » mormorava invece, le labbra rosee e sottili appena schiuse, e forse non mentiva. Ma mentre stava accanto a te e per te suonava pensava a un altro uomo, a un altro viso, e le tue manie di protagonismo non seppero accettarlo.
 
Ich goss ihr Blut
ins Feuer meiner Wut
ich verschloss die Tür
man fragte nach ihr
Ho versato il suo sangue
nel fuoco della mia rabbia
ho chiuso la porta
chiesero di lei

 
 
Non ricordi come successe. Non ricordi neppure il modo in cui lo venisti a sapere.
Eri folle, inumano, accecato dall’ira, e in quel momento i tuoi occhi di brace parvero davvero lo specchio del demonio; urlavi e scuotevi la testa, forse piangevi. Da quanto tempo non versavi lacrime? Non lo sai, ma negli ultimi giorni hai recuperato la disperazione di una vita.
Anche lei urlava, i suoi bei capelli scompigliati a circondarle il volto come i serpenti di Medusa, i lineamenti aristocratici distorti in un’espressione a metà tra l’orrore e la rabbia. Dov’erano finite, la sua grazia e la sua ipocrita dolcezza, la sua pacatezza e la sua armonia? Dov’era la donna che tanto amavi?
Non c’era, non era mai esistita, o meglio non era esistita per te.
Chi è, chi è?
Sbraitavi come un pazzo, i pugni serrati e pronti a distruggere una volta per tutte il viso di chi te l’aveva strappata. « Chi è? », ma ella non dava risposta, strillava di spavento e furore; teneva le mani incrociate sul petto e aveva gli occhi lucidi di pianto, ma ormai non distinguevi più la vera angoscia dalla menzogna.
Non era tua, la dama che ti stava davanti, non erano per te le amabili melodie che ascoltavi con il fiato sospeso ed il cuore in mano; e questo non potevi sopportarlo. Di chi sarebbe stata, se non tua?
E fu lei a trattenere il respiro, quella volta, mentre la tua collera scemava in squilibrio ed insania e la tua ira gelosa diventava follia. E piangesti e gridasti, mentre per l’ultima volta sfioravi quel collo snello e accarezzavi quella pelle candida e adultera. Poi ti allontanasti, e alla rabbia si sostituì l’orrore e il tormento.
Lo stesso orrore che ti assale nel socchiudere debolmente quella maledetta porta di castagno. E un unico urlo di più voci si alza dallo stretto corridoio.
 
Man löst sie vom Klavier
und niemand glaubt mir hier
das ich todkrank
von Kummer und Gestank
La prendono dal pianoforte
e nessuno qui crede
che sono gravemente malato
per il dispiacere e il puzzo
 
Il pugno che ricevi sul naso è nulla in confronto al dolore che provi da troppo tempo ormai e che hai persino cercato di nascondere. Porti una mano al viso e nel scostarla la trovi sporca del sangue che ti esce dalle narici; la fissi con occhi vacui, quasi non ti rendessi conto di ciò che sta accadendo.
Alzi lo sguardo e a spaventarti è la furia letale dell’uomo che alza di nuovo il pugno serrato; ma non è tanto la paura di una botta a bloccarti quanto il fatto che la fiamma iraconda nei suoi occhi viola possa essere la stessa che infiammava i tuoi, in quel momento che non riesci a ricordare ma neanche a dimenticare.
Ma la sua collera è fondata, mentre la tua era solo pazzia.
Altri uomini dietro di lui lo trattengono, egli ti urla qualcosa e le sue grida si confondono con quelle angosciate della madre che, dentro la stanza, piange sul corpo esanime della figlia riversa sul pianoforte. Ma tutto ciò che riesci a sentire è un Notturno di Chopin che ti risuona nella testa, accompagnato dalla voce suadente di una donna. « Ti resterò sempre accanto », dice, e tu come un bambino ti accasci contro la parete e scoppi a piangere.
Nessuno crederà mai al tuo dolore, pazzo d’un uomo, e il tuo pianto disperato rimarrà solo come l’ultimo atto di un folle omicida e le tue iridi cremisi come gli occhi del diavolo. Piangi, uomo pazzo e malato, perché non ti libererai mai di quelle immagini che torneranno a tormentarti in eterno.
E ogni volta tratterrai il respiro e chiuderai gli occhi, come quando quella dolce melodia ti scaldava il petto con un amore bugiardo e che ora ti brucerà il cuore con il rimorso di un miserabile.
 
Dort am Klavier
lauschte ich ihr
und wenn ihr Spiel begann
hielt ich den Atem an
Dort am Klavier
lauschte sie mir
und als mein Spiel begann
hielt sie den Atem an
Là al pianoforte
la ascoltavo
e quando cominciava la sua esecuzione
io trattenevo il respiro
Là al pianoforte
lei mi ascoltava
e quando cominciò la mia esecuzione
lei trattenne il respiro





 
Angolino depresso
Perché questo, PERCHÉ? 
Soffro da sola. Anche perché dopo la ventesima volta che ascolti "Klavier" dei Rammstein (https://www.youtube.com/watch?v=-u0hD6drLq4) è un po' difficile non soffrire- sì moglie, sto guardando te e ti sto guardando male. (<3)
E so che questa roba è orribile. E l'OOC per Gilbert lo metto perché lui è un povero cinnamon roll e PERDONAMI PER QUESTO PICCOLA PATATA SLAVATA C.C
Mi piace pensare che l'amante di Katharina sia Male!Ungheria. Oppure Spagna *ed ecco che partono le ship random*
Ok, ok sparisco. Moi!

 
   
 
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