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Autore: RoyMustang_HarleyQuinn    20/07/2016    3 recensioni
Un disco rotto che ripete in loop la stessa strofa dalle note aspre, ecco cosa sono Grey e Juvia.
Una miserabile tragedia teatrale su cui non cala mai il sipario, su cui nessuno dei due vuole far calare il pesante tendone rosso, perché infondo a loro piace così.
Le pagine ingiallite di un vecchio libro, quello che ti spreme il cuore mozzandoti il respiro in modo doloroso, ma che non puoi evitare di leggere ancora e ancora...
Così quella notte si ritrovano lì, come tante altre notti passate, uno davanti all'altra sulla soglia di quella stanza.
Avanti, ripetiamo i nostri sbagli un'altra volta ancora.
Juvia's POV
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Lluvia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sei freddo al tatto e nella parola, schivo ed ermetico quelle poche volte che mi concedi attimi della tua presenza, per poi abbandonarmi a metà conversazione, congedandomi brutalmente e lasciandomi sola a guardare là dove i tuoi piedi hanno toccato il pavimento, allontanandosi da me. Come fossi carta da parati, stinta e ingiallita, mi ignori passandomi davanti, raramente i tuoi occhi incontrano i miei, ma quando lo fanno si piegano sempre in un'espressione quasi seccata. A volte, in frivole conversazioni da Gilda, dalla bocca di amiche e nakama vien fuori che dovrei trovare di meglio ma la verità è che per me non esiste nessuno più grande di te, un sole ineclissabile sulla mia uggiosa e solitaria persona, che ragione avrei altrimenti di lasciarti trattarmi come fai?
Per non parlare della gelosia che come veleno endovena si propaga in tutto il corpo, cocente e insopportabile, ogni volta che le tue attenzioni si rivolgo ad un'altra. Perché non puoi guardare me? Perché non puoi parlare con me? Perché quel sorriso furbo e gioioso non può essere mio soltanto?
Perché deve fare tanto male?
Ed è quando la malinconia mi divora le interiora e la pioggia ricopre tutta Magnolia che mi ritiro nella mia stanza, pensando miseramente che se ti ignoro allora posso fingere che il gioco sia nelle mie mani e non nelle tue.

E adesso eccoti, è notte fonda e tu sei appena tornato da un lavoro di cui, come sempre, non mi hai informata. Dovrei sbatterti la porta in faccia reclamando quella briciola di amor proprio che forse mi è rimasta, ma tu sembri stanco e solo, con le mani infossate nelle tasche e lo sguardo basso. Non dici niente, sai che non serve, sai che con me non hai bisogno di frasi di scuse o promesse ammalianti perché sappiamo tutti e due che qui io sono la tossica e tu l'eroina, mi inginocchierei sui vetri rotti per l'ennesima "ultima dose" di te.
Un sorriso amorevole mi piega le labbra quando alzi il capo verso di me e a passi lenti entri nella stanza, mi sembra un sogno ogni volta che lo fai. Le dita cominciano a tremarmi quando nella mente mi vaga la parola "soli" in modo ossessivo, creandomi sudori freddi lungo la schiena
-C-come è andata la missione?-  chiedo cercando di trattenere la voce tremante. A grandi falcate raggiungo il piccolo frigorifero tirando fuori quei ghiaccioli che compro solo perché so che ti piacciono tanto, chissà che magari lo stare con me ti suoni più dolce grazie a loro.
-Come sempre- rispondi finalmente e la tua voce profonda mi vibra nel petto facendomi tremare le gambe
-Capisco- dico porgendoti la confezione del dolcetto alla menta ma tu scuoti la testa.

Mi chiedo cosa dovrei dire, cosa ti farebbe piacere sentire, cosa ti farebbe restare ancora un po' di più ma nulla esce dalle mie labbra, impaurita che sbagliando tu possa seccarti e sparire di nuovo. Mi stropiccio le dita riversando in quel piccolo gesto tutto il mio nervosismo
-J-juvia è contenta che Grey-sama sia tornato- dico piegando la testa da un lato e sorridendo teneramente. Tu sposti il peso da un piede all'altro e levandoti un ciuffo di capelli corvini dalla fronte accenni ad un mezzo sorriso di cortesia, ed è allora che mi rassegno. Come sempre tu non vuoi parlare, come sempre ti presenti qui con uno scopo solo e riversare su di me tutte le frustrazioni e le sofferenze che fuori da questa stanza nascondi dietro un muro di ghiaccio. Allora mi avvicino, un passo e poi un altro concedendoti ancora una volta di agire e far di me ciò che meglio soddisfa il tuo ego, facendo di questo amore scheggiato la ragione dei miei giorni.
E proprio mentre mi stringi le tue mani si riscaldano del calore del mio corpo, così come le tue labbra quando t'impossessi della mia bocca cercando disperato affetto, e io ci ricasco, liquida e duttile sotto le tue cure. Perché tutto questo deve significare qualcosa, no? Il modo in cui non smetti mai di abbracciarmi mentre facciamo l'amore o il tuo accarezzarmi i capelli mentre mi baci il collo e infine il modo in cui ti svuoti dentro di me guardandomi dritto negli occhi, soffiandomi il respiro strozzato sulle labbra mentre il piacere intenso abbandona i nostri corpi in onde sempre più flebili. Me lo fai credere sempre in questo modo, che anche per te io sia importante e che nel tuo cuore di ghiaccio ci sia davvero un posto speciale per la signora della pioggia, dandomi le palpitazioni di un contatto fisico intenso che sa di bisognoso. Forse l'unico modo di aprirti a me è proprio questo o forse è di nuovo la mia mente arrovellata a trovar ragioni illusione con l'unico scopo di sollevare un po' la mia mestizia.

La tua testa giace sul mio ventre, il gelido acciaio della tua collana mi solletica l'ombelico mentre ti accarezzo i capelli. Non provo nemmeno a trattenere il sorriso pieno e gioioso pregando che questo momento duri in eterno, "resta" penso chiudendo gli occhi, come fosse caduta una stella o stessi spegnendo le candeline del mio compleanno, "resta" penso solo. Ma la realtà mi sbatte di nuovo addosso, pesante come un macigno quando ti alzi
-vai via?- chiedo, consapevole del mio tono implorante
-già- rispondi asciutto, tirandosi su la zip dei pantaloni con un movimento secco.
E così ricominciamo da capo, io con il cuore a pezzi e tu intonso e glaciale come la scultura di ghiaccio che sei
-Juvia desidera che Grey-sama resti- dico senza nascondere le lacrime che bagnano il mio visto. Abbottonandoti l'ultimo bottone della camicia ti basta voltarti verso la finestra per capire cosa mi hai fatto ancora una volta
-Dio Juvia, perché devi sempre rendere le cose così difficili?- mormori esasperato e a denti stretti prima di uscire dalla porta, senza salutare o anche solo rivolgermi uno sguardo.
Sola e spezzata come un ramoscello secco gli occhi mi balzano su un piccolo peluche alla base del letto, spinto via in malo modo durante l'amplesso. Osservo la lana nera a fare da capelli al pupazzo, gli occhi di bottone e la linea dritta della bocca
-perché devo amarti così tanto?- chiedo all'inanimato giocattolo prendendolo in mano e stringendolo al petto in una patetica e infantile coccola. Le palpebre si fanno pesanti mentre, su un fianco, scruto la porta chiusa "chissà quale giorno arriverà prima: se quello in cui resterai o quello in cui io non ti lascerò più attraversare questa porta" mi chiedo, illudendomi che almeno una delle due opzioni possa veramente accadere e ,stringendomi ad una versione più morbida e piccola di te, mi lascio nel sonno, cullata dal picchiettio delle gocce atmosferiche contro la finestra. 

-Harley.

   
 
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