Quando ero piccola, la mamma, prima di
addormentarmi, mi raccontava ogni sera una favola differente. Principi,
principesse, incantesimi e streghe cattive popolavano i miei sogni ad occhi
aperti. Di queste due avevano il potere di rendermi triste. Una era: La
piccola fiammiferaia.
Narra la storia di una bambina sfortunata, costretta a vendere fiammiferi in
una fredda serata d’inverno. La storia si concludeva tragicamente, ahimè, ed
ogni volta mi addormentavo piangendo……
Poi sono cresciuta… e finalmente ho capito…
<< Fiammiferi! Comprate fiammiferi gentili
signori! >>
Era una fredda sera di dicembre. La neve aveva iniziato a scendere sulla
città accompagnata dalle prime ore del mattino. In breve, la ridente
cittadina di Kanagawa, si era ricoperta di un soffice strato di bianca neve.
Le strade semi deserte erano calpestate da ricchi signori, protetti dai loro
pesanti giacconi caldi. Correvano veloci, certi che a casa ad aspettarli vi
sarebbe stato un fuoco scoppiettante.
<< Fiammiferi! Vi prego, comprate fiammiferi! >>
Ahimè non tutti però si allontanavano dalle strade fredde.
In un angolo della strada, invisibile agli
occhi, una povera fanciulla (ehi è_é! NdHisa)… ehm… scusate… volevo dire un
povero fanciullo, mendicava un po’ di compassione.
<< Fiammiferi! Comprate questi fiammiferi! >>
Ma la gente, incurante di lui, correva veloce, sperando di tornare a casa il
più presto possibile.
<< Maledetti spilorci! Cosa gli costa fermarsi a comprare una scatola di
fiammiferi? >>
Il tenero fanciullo lamentava l’indifferenza altrui. Il leggero vestitino
non era di certo adatto a quella serata invernale. Logoro e rattoppato in
più punti, lasciava trapelare il freddo della notte. Un maglioncino
rattoppato, una mantellina corta, una gonna scura e leggera era tutto ciò
che possedeva, uniti ad un cestino con molte scatole di fiammiferi.
<< Etchu! >> il freddo pungente entrava persino nelle ossa: << Maledizione!
È da stamani che sono fuori per cercare di vendere dei fiammiferi! >>
<< Ehi Mitsu! Che vuoi che si compri i tuoi fiammiferi? Non vedi come sono
più comodi gli accendini? >>
Il Signor Hotta era il figlio di uno dei più ricchi, nonché poco generosi,
signorotti della città. Impettito nel suo cappotto chiaro, il collo riparato
da una costosa sciarpa, metteva in mostra l’accendino d’oro con lo stemma
della facoltosa famiglia ricavato sui due lati. Il fumo della sigaretta
saliva in alto con piccole spire.
<< Ohhh! E questo cos’è? Il nuovo regalino di papino, eh Hotta? >>
Sfortunatamente per lui, Hisashi Mitsui non era solo uno sventurato
fanciullo costretto a vendere fiammiferi in una fredda notte d’inverno per
sopravvivere, ma era anche il figlio del più temuto criminale di tutta
Kanagawa, Tetsuo. O almeno lo era quando non perdeva le sue battaglie
davanti ad una bottiglia di buon sakè.
Dal padre Hisashi aveva ereditato la nomea di farabutto che faceva onore
alla sua antica famiglia di criminali e la sua aria da duro.
<< E’ proprio bello, sai Hotta? Ma sono sicuro che tu vorrai condividere
questo bel dono con il tuo caro e vecchio amico Mitsui, vero? E con esso gli
altri bei doni che tieni nascosti nel portafogli. >>
<< Ce- certo Mitsu! Con- con piacere! Prenditi pure tutto! >>
<< Vedo che sei ragionevole, Hotta. >> sorrise prendendolo per il colletto e
mettendo in mostra la sua cicatrice: << E ora torna a casa che “papino” sarà
in pensiero… >>
<< Sì sì… >> e scappò velocemente: << Questa me la paghi Mitsuiiiiiiiiiii!
>>
“Tsè! Stupido figlio di papà! Vediamo quanto ci ho guadagnato…. Uhm… un bel
gruzzoletto! Spero che a quella spugna bastino!”
E così pensando si diresse verso la vecchia casa dai sottili muri di carta
di riso e dal tetto diroccato. D’inverno dovevano fare i salti mortali per
apportare anche piccole modifiche per impedire alla neve e alla pioggia di
entrare. Lavori che, naturalmente, venivano affrontati tutti da lui, quando
non andava in giro a rubare i piccoli negozianti e terrorizzare i ragazzi
delle superiori. Il padre solitamente si ritrovava a correre dietro qualche
gonnella, quando non trascorreva le sue giornate nella vicina prigione.
Ma torniamo a noi.
Quella sera, felice di aver fatto bottino prima di assiderarsi, Mitsui era
rientrato fischiettando in casa.
<< Ehi vecchio! Possibile che ti ritrovo sempre ubriaco? Guarda qua che ti
ho portato! >> gli disse mostrandogli il portafoglio.
Lo sguardo di Tetsuo passò lentamente dal cestino pieno di fiammiferi al
portafoglio pieno di soldi.
<< Figlio ingrato! E credi che quei soldi bastino? Vai a vendere i
fiammiferi che abbiamo altre bottiglie di sakè da comprare! >> detto questo
lo gettò gentilmente fuori casa.
La neve cadeva con sempre più intensità. Il
piccolo fiammiferaio girava fra la città deserta in preda al freddo. Faceva
scivolare in basso e in alto le mani attorno alle braccia cercando di
trovare sollievo al gelo sempre più penetrante.
“Se non trovo un modo per riscaldarmi questa è la volta buona che ci lascio
le penne”.
Fu allora che gli venne in mente un’idea.
Prese dal cestino una confezione di fiammiferi e prelevò un cerino.
<< Certo non potrà riscaldarmi a fondo, ma almeno mi darà l’illusione di
stare al caldo. >> e lo accese.
La piccola fiammella tremolò agitata dalla furia del vento prima di iniziare
a divorare la vita di quel piccolo legnetto.
A quel punto gli apparve una visione.
Vide un bel ragazzo dal sorriso gentile. Guardava verso di lui sorridendogli
e non era un sorriso di scherno né di quelli che gli rivolgevano i ragazzini
sperando di farselo amico. No. Era un sorriso differente. Era… pieno di
calore e gentile.
Il ragazzo, dapprima di profilo, si voltò interamente, salutandolo con la
mano.
<< Ma tu chi sei? >> chiese il piccolo fiammiferaio non riuscendo a
distogliere lo sguardo dalla visione.
<< Sono Kiminobu, il tuo angelo custode. >>
Hisashi rimase a fissarlo basito mentre il fiammifero, consumatosi del
tutto, si spegneva. Chi era? Un’allucinazione dovuta al freddo? Forse il
congelamento provocava stati allucinatori, però… era stata una visione così
piacevole….
Era davvero il suo angelo custode?
“Maledizione devo accenderne un altro!” cominciò a rovistare nel cestino che
si riempiva di neve.
<< Ah! Eccolo! >> e lo accese.
Beh se si trattava di una visione non era proprio male! C’era il ragazzo di
prima e si stava… ma lo stava facendo davvero O_O? Ma… ma… era impossibile
vero? Però… cavoli si stava davvero slacciando la camicia!?
Maledizione! Ma perché non aveva tenuto quell’accendino? E perché i
fiammiferi dovevano durare così poco?
Ne prese un altro e lo accese…. Oh Kami sama! Quel ragazzo… come si
chiamava? Ah già… Kiminobu… Kimi… che bel nome e non solo quello a quanto
poteva notare…. La camicia, poco prima slacciata, scendeva, infatti, lungo
le spalle di quell’angelo. La pelle chiara come la neve, sembrava brillare
in contrasto con essa.
Hisashi si sentiva terribilmente esaltato da questa paradisiaca visione,
peccato però che i fiammiferi avevano la spietata abitudine di spegnersi nei
momenti inopportuni e lui era così stupido che perdeva troppo tempo per
prenderne un altro ed accenderlo. Ma perché diavolo gli dovevano tremare le
mani? In questo modo le scatole di fiammiferi gli cadevano a terra e i
cerini si disperdevano sulla neve e lui era costretto a piegarsi e cercarli
in fretta. Non poteva di certo sprecarne! Neppure uno!
Dopo l’ennesimo fiammifero dato infine per disperso (aveva tante scatole,
no? Perché concentrarsi solo su di un fiammifero?) ne aveva acceso un
altro…. La camicia, nel frattempo, aveva terminato la sua corsa fra le
braccia di quell’angelo che l’aveva lasciata cadere a terra….
Fiammifero spento.
Imprecazione di Hisashi.
Altro fiammifero acceso.
I pantaloni scivolavano lentamente lungo le
gambe tornite e chiare del ragazzo. Scivolavano come la pioggia sui tetti,
d’inverno. Scivolavano con lentezza esasperante, pensava Hisashi, mentre il
cuore accelerava i battiti e, ma questo non riusciva a spiegarselo bene,
improvvisamente la morsa del gelo non solo si era rallentata, ma era quasi
scomparsa, soppiantata dalla sensazione del fuoco nelle vene. Come quella
volta che era andato sulla costa a sud e si era sdraiato sulla sabbia
bollente. O forse assomigliava più a quella volta in cui a scuola, mezzo
addormentato, aveva appoggiato una mano per sbaglio su una piastra
incandescente, nel laboratorio di chimica. Solo che entrambe le volte lui
aveva strillato come un matto e tentato di uccidere tutti quelli che avevano
iniziato a ridere. Beh non poteva assicurare la salvezza di quel povero
disgraziato che, ipoteticamente, fosse venuto a distrarlo in quel momento
particolare… però quel calore era ben diverso. Era piacevole, molto
piacevole.
Sentiva un formicolio nel corpo che gli procurava immenso piacere e lo
stesso calore gli faceva desiderare di assaporarne di più.
Fiammifero spento.
Altra imprecazione di Hisashi.
Nuovo fiammifero acceso.
Il ragazzo si abbassò per sfilarsi le calze e Hisashi evitò di perdersi ogni minimo movimento di quell’angelo tentatore.
Fiammifero spento.
Nuova imprecazione di Hisashi.
Altro fiammifero acceso.
Ma quanti abiti aveva? Possibile che vi mettesse poi tutto questo tempo per denudarsi? E perché diavolo i fiammiferi terminavano subito? Uhm… forse avrebbe dovuto smettere di sbavarci di sopra. Sì ma come si faceva a restare impassibili? E infatti non ce la faceva.
Fiammifero spento.
Evitato per un pelo un infarto letale al povero Hisashi.
Fiammifero acceso.
Già però di fiammiferi ne restavano pochi e
quel ragazzo era dannatamente tentatore. L’aveva già detto? Questo non
cambiava i fatti!
Gli abiti solcavano le linee morbide del suo corpo sì con grazia ma anche
con troppa lentezza. Le cose erano due: o gli veniva un infarto aspettando
che concludesse quel piccolo strip *_* o moriva soffocato dalle sue stesse
produzioni liquide.
Dopo l’ennesimo fiammifero spento, Hisashi
diede un’occhiata al cestino. Ormai era quasi vuoto e attorno a lui vi era
un’ecatombe di fiammiferi arsi. Ve ne erano anche alcuni sani, ma
inutilizzabili in quanto la neve li aveva bagnati.
Doveva prendere una decisione, una decisione da duro!
Poteva tornare un attimo in casa sperando che il vecchio dormisse e rubare
qualche altra scatola di fiammiferi o magari dare fuoco alla casa stessa
(dopo aver fatto uscire il padre s’intendeva ^^’’’). Con un falò simile
chissà che cosa avrebbe visto!
Ma nel frattempo che cosa sarebbe accaduto al suo angelo? Nella migliore
delle ipotesi si sarebbe stancato di aspettare e si sarebbe rivestito di
tutto punto; nella peggiore delle ipotesi O___O…. No no! Si rifiutava
persino di pensarlo! Ma… ma se fosse arrivato un demone approfittatore e
lussurioso e gli fosse saltato addosso? No e poi no! Quello era un suo
privilegio! Era o no il suo angelo? Quindi toccava a lui e SOLAMENTE a lui
privarlo dell’ultimo indumento *ç* e… saltargli addosso!
Ehm… dove era arrivato?
Che nessuno poi provasse a fargli notare che quell’angelo era appunto un
angelO, un ragazzo e non una ragazza. Che male c’era? A lui piacevano i
ragazzi e allora?
Ad essere sinceri non vi aveva mai fatto caso, forse perché gli importava
ben poco delle “preferenze sessuali” di qualcuno o forse perché non gli era
mai capitato di rimanere imbambolati a guardare qualcuno, uomo o donna che
fosse, sempre che si escludessero le volte in cui restava a fissare il padre
per cronometrare quanto tempo impiegava ad ubriacarsi e cadere ubriaco dalla
sedia. Ma quello non contava, vero?
Beh ad ogni modo una decisione doveva essere
presa. Come diceva quella frase letta in quel diario che aveva rubato da
poco? Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare.
E il suo turno era arrivato! Adesso poteva essere un duro (niente doppi
sensi per favore -///- NdA.)!
Fece un respiro profondo. Raccolse gli ultimi
cerini rimasti nel cestino e rimase a guardali per un tempo indefinito.
“E’ fatta! Adesso tocca a me assaporare il mio attimo di paradiso!”
Fece scivolare i fiammiferi lungo la
superficie ruvida della parete esterna di una casa e… la visione si accese.
E che visione!
La luce non più flebile inondò il corpo candido di Kiminobu. Il ragazzo lo
osservava un po’ preoccupato nella sua posizione languida e sensuale.
Era seduto a terra, le braccia ritte lungo i fianchi e le gambe divaricate
(ragazze l’immagine è quella, perciò non pensate che sia impazzita in una
volta sola ^////^ NdA.).
Innocente come un angelo, tentatore come un diavolo.
La visione ebbe su Hisashi lo stesso effetto di un fulmine a ciel sereno.
L’estatica visione gli procurò un’esplosione dei sensi, un piacere così
forte da non riuscire a sopportarlo e ad imprigionarlo.
Kiminobu lo osservò con sguardo interrogativo, preoccupato probabilmente
dalla copiosa epistassi di cui, improvvisamente, il suo protetto era stato
vittima.
<< Stupendo! >> riuscì ad esclamare Hisashi prima che la fiamma dei
fiammiferi si consumasse.
Cadde a terra, ancora travolto da quelle incontrollabili emozioni e non si
rialzò più.
Il giorno dopo una piccola e curiosa folla si
radunò attorno ad un cumulo di neve, dal quale fuoriusciva una mantellina
rossa. Scavando, il corpo senza vita del teppista Hisashi fu ritrovato con
ancora gli ultimi fiammiferi in mano.
Sakuragi e Yasuda osservarono commossi il corpo freddo del loro teppista
preferito.
<< E’ morto a causa del freddo! >> diceva qualcuno.
<< Povero ragazzo! >> esclamava qualcun altro al suo fianco.
<< Ha cercato di riscaldarsi con dei fiammiferi ma non ce l’ha fatta! >>
continuava un altro.
Per tutto il giorno e per quelli a seguire, la
cittadina di Kanagawa fu sconvolta da quella morte assurda. Hisashi, da
teppista pericoloso, si trasformò in una vittima dell’indolente freddo e
tutti piansero la sua prematura morte.
Tutti.
Ma nessuno sapeva.
Nessuno immaginava.
Nessuno poteva immaginare…
………………………………………
… che in Paradiso la vita era tutt’altro che terminata e ben che meno triste.
San Pietro Anzai, custode delle chiavi del
Paradiso e allenatore della cittadina squadra di basket degli “Angels”
detentore del titolo di campione dell’altro mondo, osservava la scena
sbigottito.
Mai fino a quel momento gli era capitato di osservare qualcosa di simile.
Il suo angelo prediletto, Kiminobu, era inseguito dal suo protetto, un tale
Hisashi Mitsui, morto per assideramento (almeno così affermavano le fonti
ufficiali) nella cittadina di Kanagawa.
Il suddetto ragazzo, con tanto di aureola in testa, aveva appena afferrato
la tunica del povero angelo, visibilmente imbarazzato.
<< Su avanti Kiminobu… >> gli ripeteva mentre lo inseguiva fra distese di
candide nuvole, completamente nudo e per nulla intenzionato a lasciarsi
scappare il ragazzo: << Ora che sono qui… riprendiamo da dove abbiamo
lasciato ^/////^! >>
<< E lasciami Hisashi! Questo non è né il posto né il momento giusto! >>
<< Non fare il timido Kimi! Abbiamo tutta l’eternità! >>
<< Che qualcuno mi aiutiiiiiiiiiiiiiiii! >>
Quel che accadde dopo lo lasciamo alla vostra immaginazione. Quel che è certo è che, da quel giorno, Kiminobu non fu assegnato a nessun altro caso “terrestre” perché, ma queste erano solo voci, si diceva che insieme a lui si aggirasse un oscuro angelo teppista che allontanava tutti coloro che cercavano di allontanare Kimi da lui.
Ma queste sono solo voci………
Termina qui un’altra favola. Io mi ritiro nel mio antro della strega a cercare un’altra di quelle verità che ci hanno sempre nascosto. Sperando di lavorare bene, nonostante i “rumori” provenienti dall’alto ^///^.