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Autore: loveless_fairy    28/03/2005    3 recensioni
Dopo l'ennesimo brutto voti, Akira e Hisashi vengono costretti a prendere ripetizioni rispettivamente da Kiminobu e Hiroaki. Tutto sembra andare per il verso giusto? Ma allora perchè tenere tutto segreto? E se la gelosia rischiasse di traaformare un'amicizia in un amore?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hiroaki Koshino, Hisashi Mitsui, Kiminobu Kogure
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< E’ inconcepibile! Come fai a prendere sempre questi brutti voti? >>
Seduto sul divano, raggomitolato su se stesso, Akira Sendo, la stella del Ryonan, non sembrava proprio il gigante di 190 e passa centimetri. In quel momento, di fronte all’ennesima sfuriata della madre, sembrava essere ritornato il bambino dei primi anni dell’asilo.
<< Akira! Se pensassi di meno a quella palla da basket e ti concentrassi di più sullo studio, forse i tuoi voti migliorerebbero! E, poi, devo forse ricordarti che se non ottieni tutte sufficienze niente campionato interscolastico? >>
<< Ma mamma! Non è colpa mia! >> provò a ribattere lui senza troppa efficacia.
<< Questa l’ho già sentita, Akira, e mi sono stancata di ascoltarla! Ho deciso: prenderai ripetizioni! >>
<< Chiederò a Hiroaki se… >>
<< Niente Hiroaki! Vi conoscete da quando siete nati e insieme non riuscite a studiare. Non voglio che, per colpa tua, si abbassino i voti di Hiro-kun. >>
<< Ma… >>
<< Niente ma! Ti ho parlato della mia nuova amica, no? Bene: lei ha un figlio che va al primo anno di università ed è molto bravo! Pensa che è uscito dal liceo con il massimo dei voti! Gli chiederò di darti qualche ripetizione. È un bravo ragazzo e sono sicura che accetterà. >>
Akira non ebbe il tempo di fermare sua madre. La vide alzarsi per telefonare e mettersi d’accordo con la sua nuova amica. La sentì un po’ parlottare al telefono mentre saliva le scale ed entrava in camera.
Si gettò sul letto pensando a che tipo potesse essere questo fantomatico genio. Sicuramente aveva gli occhiali, lo sanno tutti che i secchioni portano gli occhiali, giusto? E poi? Uhm…. Ci pensò un po’ su e iniziò a fantasticare con la figura creata nella sua mente. Basso, grasso, con le lentiggini su tutto il viso… alla fine, aggiungendo di qua e togliendo dal lato opposto, ne venne fuori un moderno Quasimodo, sprovvisto di gobba. L’immagine disgustò un po’ Akira che storse il naso, affondando ancor di più la testa nel cuscino.
Sentì sua madre bussare due volte alla sua porta ed entrare, con un sorriso così disarmante da poter concorrere con uno dei suoi.
<< Accordi presi: domani, dopo scuola, poiché gli allenamenti sono sospesi, ti recherai a casa della mia amica. Ho già una cartina, così eviti la scusa del “mi sono perso”. >> fece per uscire dalla porta, ma si fermò sulla soglia: << Akira? Vedi di non saltare la lezione e di comportarti bene e ricorda che, se vuoi partecipare ai campionati e soprattutto se vuoi “quella cosa lì” per il tuo diploma, ti conviene studiare per bene! >>
Irreprensibile come sempre. Sua madre era riuscita ad incastrarlo!
Sbuffò e allungò il braccio per prendere il cellulare sul comodino. Compose un numero e attese che qualcuno rispondesse.
<< Era ora che rispondessi! Mi hai fatto aspettare un quarto d’ora! >>
<< Sono appena uscito dalla doccia. E poi potevi pure chiudere e chiamare dopo! >>
<< Sei sempre troppo acido, signor Koshino! >>
<< Prego mi dia del lei! Allora mostro che vuoi? >>
<< E’ successa una tragedia! >> gli disse in tono lacrimevole.
<< Ti si è finito il tubetto di gel per capelli e tutti i negozi di Kanagawa sono chiusi? >> gli rispose lui tra l’acido e il divertito.
<< Ah ah ah! Divertente! Sto morendo dal ridere! >>
<< Tu forse no, ma io sì! >> ridacchiò: << Allora? Cos’è accaduto di così terribile al ragazzo dall’eterno sorriso? >>
<< Ricordi il compito di giappo? >> lo sentì rispondere con il solito hn: << Mia madre l’ha scoperto e mi vuole mandare a ripetizioni! >>
<< Beh è il minimo, visto che si tratta della quinta insufficienza in un mese! >>
<< Molto incoraggiante, grazie! >> gli rispose Akira piccato mettendosi a sedere: << Ma tu da che parte stai? >>
<< Da quella di tua madre, mi sembra logico! >>
Nulla di cui stupirsi naturalmente visto che parliamo di Mr Freezer, pensò Akira.
<< A che ora vieni domani a casa mia? >>
<< La mamma mi ha trovato un altro insegnante. È il figlio di una sua nuova amica, un secchione che va al primo anno di università. Dice che con te non studio e che non vuole che la tua media si abbassi. >>
<< In effetti…. Beh buona fortuna! >>
O_________________________________________O
<< Quoque tu Koshi! >> disse con fare melodrammatico portandosi una mano sul cuore, come se l’altro potesse vederlo.
<< Akira? >> lo chiamò stupito: << Io… io non potevo immaginare… non sai parlare neppure il giapponese e conosci qualcosa di latino? Capito! Hai visto il film sull’antica Roma che davano sul canale satellitare? >>
“Azz! Mi ha beccato subito >.< !” pensò Akira.
<< Non è questo il punto! Io ho sempre studiato con te… >>
<< Akira… tu non studiavi, copiavi! Cambiare insegnante ti farà bene! >>
<< Ma… ma… sei cattivo! >> piagnucolò senza ritegno.
<< Ora devo andare. Mia madre mi sta chiamando per la cena. Akira? Ci vediamo domani a scuola. Su con il morale! >>
E chiuse. Akira si ritrovò ad osservare scocciato il telefono. Anche il suo ultimo appiglio era stato divelto! Non gli restava che arrendersi al fato, ma lui era il grande Akira Sendo! Lui era il capitano del Ryonan! Che figura ci avrebbe fatto davanti ai suoi compagni di squadra se si fosse arreso così, alla prima marea!
Si alzò di scatto! Giammai! Avrebbe combattuto fieramente fino alla fine, come l’ultimo grande eroe. Non si sarebbe mai abbassato ad obbedire agli ordini del suo aguzzino e il primo passo della ribellione sarebbe stato… sì! Sarebbe stato lo sciopero della fame! Anche lo scorbutico di Koshino sarebbe stato orgoglioso del suo carattere di ferro!
Si sedette sul letto con un sorriso di soddisfatta volontà dipinto sul viso! Sua madre non l’avrebbe avuta vinta sicuramente!
Aprì la porta e scese le scale con l’andamento di un vero eroe. Il petto gonfio di orgoglio, la testa alta, le spalle innaturalmente dritte, lo sguardo deciso… sua madre avrebbe capitolato.
Entrò in cucina e…
<< Oh Akira! Dammi una mano! Sto preparando il riso al curry e le okonomijaki. Andresti ad apparecchiare la tavola? >>
Tutto sommato poteva iniziare lo sciopero della fame il giorno dopo, no?
Eh sì! Sua madre era proprio una volpe!

Casa Koshino, poco dopo la telefonata di Akira

<< Ma ne sei sicura? >> chiese Koshino alla madre: << Akira mi ha detto che la zia gli ha già trovato un altro insegnante per recuperare i brutti voti. >>
<< E infatti non mi riferivo ad Aki-kun. >>
La famiglia Koshino era seduta attorno al tavolo. La madre di Hiroaki era rientrata presto quel giorno dal negozio.
Mentre il figlio, di ritorno dagli allenamenti, si faceva un’altra doccia, la madre era rimasta in cucina a preparare quella che poi, Hiroaki, avrebbe denominato “la trappola della gola”.
Quando Hiro era sceso in cucina e aveva visto quelle belle e buone pietanze cuocere nelle varie pentole e tegami, aveva già intuito che qualcosa non andasse bene. Sua madre doveva chiedergli un favore e molto grosso, doveva solo aspettare l’ora di cena e lo avrebbe scoperto.
Solitamente erano il figlio o il marito a cucinare. Lei era una grande stilista, nonché la proprietaria di un’importante boutique d’alta moda e portare avanti l’attività le impegnava quasi tutta la giornata. Il signor Koshino, invece, era un famoso scrittore e quindi, quando non era in giro per il mondo a firmare copie dei suoi libri, solitamente restava a casa, a pensare al figlio, in attesa della grande ispirazione.
<< Mamma? Dove vuoi arrivare? >>
<< Ti ricordi quella mia amica? Minako… te ne avevo parlato se non sbaglio… >>
<< Pss… Hiro! >> si sentì chiamare il piccolo play del Ryonan: << Fossi in te me la darei a gambe. Quando tua madre inizia un discorso con quel tono… significa che sei rovinato! >>
<< Tesoro! Non mettere in testa certi discorsi a MIO figlio! Come ti stavo dicendo… questa mia amica ha un figlio. Un bravo ragazzo, sai? Purtroppo ha avuto un periodo di smarrimento, ma adesso è tornato sulla retta via. Beh arrivando al punto centrale, siccome lo scorso anno è stato bocciato, ma non è stata colpa sua, sai le amicizie sbagliate del passato… >>
<< Mamma arriva al dunque! >> quel discorso aveva qualcosa di familiare.
<< Sì…. Beh il succo è questo: siccome sua madre teme che quest’anno (sai è pure l’ultimo…) possa ripetere la stessa brutta esperienza, tu gli farai da insegnante privato! >>
Allora… se c’era una cosa che Hiroaki Koshino detestasse era la compagnia di qualcuno che non conosceva, se poi ci si metteva che sua madre avesse deciso per lui allora non poteva che infuriarsi e così fece, o almeno ci provò, fino a quando…
<< Tesoro se non sbaglio il nostro bambino fra poco compie gli anni… dovrebbe iniziare a prendere lezioni di guida, prima di comprargli la macchina… >>
Koshino valutò attentamente tutte le varie soluzioni:
         a)
 Mandare al diavolo lo sconosciuto, ma in tal caso avrebbe perduto la promessa della macchina.
         b)
 Fare contenta la madre e fare da insegnante ad uno sconosciuto, sicuramente pure un tipo pericoloso e mezzo teppista, ma così avere la macchina.
        c)
 Non fare da insegnante al tipo e mantenere un briciolo d’orgoglio e magari lavorare nel tempo libero per comprarsi la macchina (beh il grosso l’avrebbe chiesto al padre).
Hiroaki ci pensò un po’ su e decise. Fece un sospiro profondo. Quella per lui era una decisione importante. Già fare da “insegnante” ad Akira era faticoso, per uno come lui specialmente con poca pazienza e poca voglia di parlare, ma per lui faceva un’eccezione, perché… beh perché così aveva deciso. Ma il “futuro allievo” poneva la questione su altri binari. Non solo avrebbe dovuto parlare, ma pure spiegarli e il che avrebbe comportato un faticoso dispendio di parole.
Guardò fisso la madre. Sorrideva come sempre quando sapeva di avere la vittoria in pugno. Ma questa volta sarebbe stato diverso, questa volta….
<< Ok! Ma ad una… >> Koshino sollevò lo sguardo per incrociare quello di sua madre, ma non lo trovò: << Mamma! >>
Sua madre aveva sentito solo l’ok, prima di uscire dalla cucina e dirigersi verso il telefono.
Hiro sospirò rassegnato e si dedicò all’ultimo pasto da persona libera. Non dubitava di poter essere d’aiuto ad un ragazzo di terza, visto che erano in molti, nella sua scuola, a chiedergli una mano d’aiuto. Hiroaki, per sua immensa sfortuna, era dotato di un’intelligenza fuori dal comune. Non che fosse uno di quei geni che si laureavano da bambini, ma adorava studiare e, nel tempo libero, si dilettava a superare, con ottimi risultati, le simulazioni d’esame che trovava nei vari siti universitari. Quindi, benché detestasse parlare, spesso si trovava costretto a relazionarsi con gli “altri”, in particolare per dare un aiuto a qualche compagno di classe o di squadra. Naturalmente il primo della lista era, suo malgrado, Akira. Non che fosse particolarmente stupido, ma era svogliato e preferiva pescare o giocare a basket piuttosto che chiudersi in una camera a studiare. E così, all’ultimo minuto, si ritrovavano a studiare come forsennati, o meglio Akira si ritrovava a “subire le angherie” di Hiro che, apparentemente scocciato, era costretto ad aiutarlo a superare gli esami. Non gli dispiaceva, è vero. Akira era l’unico con cui riuscisse ad essere se stesso, a parlare con tranquillità e di ogni argomento. Le volte in cui si fermava a dormire a casa sua, quasi sempre durante i week-end, rimanevano anche una notte intera a parlare, sottovoce e privi di sonno.

Entrò in camera sua sbuffando. Sicuramente sarebbero state le giornate più lunghe della sua vita da liceale…. Chissà com’era questo teppista redento. Ma perché gli sembrava di dover ricordare qualcosa?
Il cellulare trillò. Hiroaki si allungò svogliatamente verso il telefono. Lesse il messaggio e sorrise. Eh sì! Sarebbero state giornate molto lunghe, pensò il play del Ryonan mentre si addormentava, a poco a poco, immerso nelle coperte. Peccato che non vi fosse Akira…

Scuola superiore Ryonan, pausa pranzo.

Come da tacito accordo Akira e Hiroaki si trovarono soli nel terrazzo. Beh si trovarono… più che altro fecero la strada insieme, visto che stavano persino nella stessa classe.
Akira uscì nel terrazzo assolato sbuffando per l’ennesima volta. Hiro, dietro di lui, fece finta di non accorgersene e questo mandò su tutti i nervi il ragazzo più alto.
<< Uffa Hiro! Possibile che nulla riesca a smuoverti? >>
Hiro inarcò un sopracciglio, assumendo quell’espressione che Akira detestava, ma che, oltremodo, lo rendeva estremamente kawaii.
<< Insomma Akira! Conoscenze nuove non potranno che farci del bene, arricchendo il nostro bagaglio culturale di sempre più esperienze. >> disse convinto.
Akira lo guardò di sbieco e sorrise.
<< Come ti ha convinto tua madre? >>
<< Credo come abbia fatto tua madre: mi ha promesso la macchina. >>
<< E tu hai tradito la nostra amicizia per una scatoletta con le ruote? >> disse Akira con fare melodrammatico: << Io non mi sarei mai venduto per così poco. >>
<< Poche storie Akira! Tua madre ha chiamato la mia stamani e ho sentito tutto. Hai ceduto per un piatto di okonomijaki! >>
<< Beh… >> provò a difendersi imbarazzato: << e comunque era la macchina e gli okonomijaki di mia madre! E c’era pure il riso al curry! E poi l’ho fatto pure per te! >>
Koshino sollevò scettico il volto dal bento.
<< E io che c’entro? Guarda che la macchina è tua, non mia! Non vedo come possa entrarci io! E poi la macchina fa comodo! Lo sai che voglio fare lo scrittore e per questo ho bisogno di visitare luoghi e conoscere persone. Per questo ho bisogno della macchina, così potrò spostarmi in tranquillità ed essere indipendente! >>
<< Ma ti avrei portato io! Ti facevo io d’autista! >>
Hiro nascose il rossore d’imbarazzo voltandosi e prendendo una bottiglietta d’acqua nella cartella dietro di lui.
<< Non è questo il punto Akira. >>
<< E qual è? >>
<< Il punto è che… che la macchina mi fa comodo e basta! >>
Akira mise su il broncio. A volte Hiro sembra insensibile! Avevano sempre studiato insieme e l’idea di andare da qualcun altro lo infastidiva, anche se… anche se l’idea che “qualcun altro” andasse a studiare a casa di Hiro lo infastidiva molto di più. Però doveva ammettere che, neppure per Hiro, dovesse essere facile. Lui non parlava con quasi nessuno a scuola e l’unico di cui si fidava e al quale confidava tutto era proprio lui, per questo, si era ripromesso tanto tempo addietro, non avrebbe mai tradito la loro amicizia per niente e nessuno.
<< Chissà che tipi saranno…. >> chiese Akira per spezzare la tensione.
<< Non so. Mamma non è stata molto esplicita. Non so neppure che scuola frequentino. >>
<< Ehi Hiro… >> lo chiamò con un tono serio: << Se quel tipo ti fa qualcosa, vengo da te e lo prendo a pugni, capito? Da quel che mi hai raccontato potrebbe pure essere pericoloso… >>
Hiro spalancò gli occhi. Akira era sempre stato molto protettivo nei suoi confronti e se spesso gli aveva dato fastidio quest’atteggiamento (non era mica una ragazzina indifesa >.< !) adesso gli faceva piacere e non capiva neppure il motivo. Quindi si avvicinò ad Akira e… gli diede un pizzicotto così forte che per poco non gli staccò la guancia.
<< Ahia! Ma sei matto? >> si massaggiò la parte lesa.
<< Così impari a trattarmi come una ragazzina indifesa, lo sai che non lo sopporto! >.< >>
<< Uffa Hiro! Con te non si può essere gentili. >> gli rispose alzandosi in piedi e con uno strano sorriso sulle labbra: << Certo che non sei una ragazza, anche se… con abiti femminili stai benissimo! >>
Koshino spezzò le bacchette che aveva in mano, mentre Akira indietreggiava strategicamente. Maledizione! Sua madre riusciva a convincerlo a fare le cose più assurde, come vestirsi da ragazza, con tanto di parrucca lunga, trucchi, profumo alle rose, tacchi vertiginosi e quant’altro! Tutto perché quella stupida della modella si era ammalata prima delle prove fotografiche e lui era stato costretto, nel vero senso della parola, a prendere il suo posto…. Ma perché doveva avere una madre stilista >.< ? E, cosa ancora più umiliante, quel pomeriggio era arrivato pure Akira, nel bel mezzo delle prove fotografiche! Chissà come era capitato lì improvvisamente!
<< Ah Hiro! Stavi così bene! >>
<< Akiraaaaaaaaaaaaaaa! >>
Fortunatamente il servizio fotografico era stato veloce (O____O NdH. Non so come mi sia uscito, perdono! NdA. O_______O NdH. ^^’’’’’ Meglio filarsela mentre è ancora in stato comatoso NdA.). La modella si era ripresa presto, così, per le foto ufficiali, aveva ripreso il suo posto e Hiro aveva requisito le foto e negativi che teneva gelosamente conservati. Il problema era che Akira aveva la spiacevole abitudine di ricordargli spesso quello stupido episodio, come quando, fermi alla fermata del bus, aveva visto la foto di una modella giganteggiare sul muro di fronte e non era riuscito ad esimersi dal dirgli che lui sarebbe stato più carino. E di questi episodi Hiro ne conosceva tanti, come quando Akira gli aveva seriamente detto che, se non fosse riuscito a sfondare come scrittore, avrebbe potuto sempre fare il modello, vestito da donna naturalmente! Ed ogni volta lo scenario che si affacciava agli ignari spettatori era sempre uno: Akira che correva a perdifiato e con un sorriso soddisfatto, rincorso da un furente Koshino bordeaux in viso.
La campanella aveva salvato Akira da morte sicura e per il resto delle ore pomeridiane Hiro si era limitato a scoccargli occhiate malefiche.

Fine lezioni pomeridiane.

<< Allora ci vediamo domani Hiro-kun! >>
<< Hn. >>
<< Non sarai ancora arrabbiato per prima… >>
<< Hn! >>
<< Eddai Hiro! E’ troppo divertente stuzzicarti e prenderti in giro! >>
<< Hn! >>
<< Eddaaaaaaaaaaaaiiiiiiiiiiiiiiiii! >>
Sfortunatamente Hiro non riusciva proprio a tenere il broncio ad Akira, forse perché lo conosceva praticamente da quando erano nati o forse perché gli ricordava la madre, e la sua maledettissima dote di rivoltarlo come voleva.
Sospirò rassegnato, diede una gomitata ad Akira e se n’andò, facendogli un cenno con la mano.
Akira sorrise e s’incamminò, cartina in mano. Quello era il modo di Kosh di dirgli che era tutto a posto.

Casa X

Akira suonò titubante il campanello. Certo era stato più volte sul punto di buttare la cartina nel primo cestino della spazzatura che aveva incontrato, inventandosi una storia per la madre che avrebbe, altrimenti, richiesto la sua testa. Quella donna sembrava più la madre di Hiroaki che la sua. Suonò un’altra volta, prima che la porta si aprisse e due adorabili musetti venissero ad aprirgli.
<< Chi sei? >> chiesero allegre le due gemelline (vi ricorda qualcosa?).
<< Ami! Rei! Ve l’ho detto mille volte che non dovete andare ad aprire la porta. >>
<< Scì mamma! >>
La prima cosa che pensò Akira, vedendo quella donna, era che possedeva il sorriso più dolce che avesse mai visto.
<< Tu devi essere Akira. Accomodati. Tua madre mi ha molto parlato di te. >> gli fece segno di seguirlo e lo fece accomodare in salotto: << Mio figlio sarà qui a momenti. Ti andrebbe una tazza di the? >>
Akira assentì con il capo. La signora gli sorrise e andò in cucina. Quando svoltò l’angolo due testoline spuntarono da dietro il divano.
<< Tu sei l’amico di Mimi-kun? >> chiesero in coro.
<< Mimi-kun? >> domandò Akira.
Dalla cucina arrivò una voce allegra: << Ami e Rei, non traumatizzate Akira, mi raccomando. >> ma questo monito non fermò le due bambine che, in meno di cinque minuti, avevano riempito il ragazzo di domande, gli si erano comodamente sedute sopra e giocavano con i suoi capelli a punta.
Ma le bambine di tre anni sono così? Questa era la domanda che la mente di Akira si poneva, nel vano tentativo di arginare le continue richieste e domande della bambine. Proprio quando la speranza stava per abbandonarlo, si sentì una chiave girare nella serratura. Le bambine corsero verso la porta al grido allegro di “Mimi-kun”.
Akira sentì una voce allegra chiedere alle due pesti cosa avessero fatto di bello durante il giorno e una di loro, o forse entrambe alternandosi, aveva iniziato a raccontare la giornata all’asilo. Akira aguzzò l’orecchio cercando di capire di chi fosse la voce, magari in un angolo della sua memoria era racchiuso quel suono, ma non vi riuscì.
<< Tesoro sei arrivato. Aki, il figlio della mia amica, è già qui. >>
<< Ho fatto tardi, mi dispiace. >>
La signora entrò in salotto e appoggiò le tazze con il the fumante sul tavolino.
<< Voi due! Se continuate a restare aggrappate al collo di Min-kun dubito che riuscirà a togliersi la giacca! >> poi si voltò verso Akira: << Hanno una predilezione per il fratello. Una volta hanno detto che gli vogliono più bene che a me e al loro padre! Ah! I figli! >>
<< Ti prego di scusarmi per il ritardo, ma… >>
Un ragazzo, piuttosto alto rispetto alla media giapponese, entrò in salotto sorreggendo con le braccia le due bambine, ancora incollate al suo collo.
<< Ma tu sei Akira Sendo! >> esclamò.
Effettivamente anche lui aveva l’impressione di conoscerlo. Di certo era un ragazzo alto, probabilmente praticava il basket….
<< Lo conosci? >> chiese la madre.
<< Ma sì! Lui è il campione della squadra del Ryonan… >>
<< Ryonan? Ah! È quella squadra che avete battuto con difficoltà durante le eliminatorie dello scorso anno… se non sbaglio grazie anche ad un tuo canestro… >>
Bingo! Shohoku!
<< Ma certo! Tu sei Kogure, il vice capitano dello Shohoku! >>
<< Beh ex-vice. Adesso sono all’università… >> rispose intristito Kimi, sedendosi sul divano, o almeno provandoci, visto che le pesti non accennavano minimamente a voler allentare la presa: << E quindi sarà con te che studierò! Sai? Studiare in compagnia mi piace, perciò sono contento che tu sia qui in questo momento. >>
Akira sorrise, regalando il suo sorriso più sincero, quello che conosceva solo una persona. Bevvero il loro the e salirono in camera di Kiminobu per studiare.

Casa Koshino.

<< E’ in ritardo! >> sbottò Hiro guardando sua madre seduta accanto a lui sul primo scalino della scala.
<< Suvvia Hiro! Cosa vuoi che siano dieci minuti in confronto all’universo infinito? >>
<< Te la sei studiata stanotte? >>
<< No. Però era una vita che volevo dirla! >>
Hiro stava per ribattere spazientito, quando, finalmente suonò il campanello. Si alzò ed andò aprire. Che diavolo ci fa lui qui? Questa domanda, che apparentemente potrebbe sembrare uscire dai pensieri di Hiro, in realtà era stata espressa da entrambi i ragazzi che si trovavano uno di fronte l’altro, con un’espressione sbigottita sul volto.
<< Koshino? >>
<< Mitsui? >>
<< Che diavolo ci fai qui? >> domandarono in coro.
<< Se permetti ci abito! >> rispose Hiro per primo.
<< Io cercavo… non puoi essere tu! Beh scusa il disturbo! >> fece per andarsene quando fu preso per un braccio e trascinato in casa.
<< Tu sei il figlio di Minako? Però che bel ragazzo! Si vede che hai preso tutto da tua madre! >> disse candidamente la madre di Koshino, mentre i due ragazzi si voltavano a guardarsi.
<< Assolutamente no! >> risposero nuovamente insieme.
<< Oh bene! Rispondete persino in coro, sono sicura che andrete d’accordo! Dai a me la tua giacca, tu Hiro accompagnalo in camera tua, salirò fra un’oretta per la merenda! Buono studio! >>
E in men che non si dica, senza per altro capire il come, Hisashi si era ritrovato nella camera di Koshino, senza giacca, con la stampa di un bacio sulla guancia e con i libri già in mano.
Guardò Hiroaki in attesa di spiegazioni, ma lui si limitò a sbuffare e mormorare un “fa sempre così”, prima di invitarlo a sedersi ed iniziare a studiare, che tanto “non l’avremmo mai vinta con lei”. Certo che la signora Koshino era una forza della natura! Ma… ma… erano davvero parenti?
<< Allora? Prima di iniziare mettiamo in chiaro una cosa: nessuno dovrà sapere che studiamo insieme. >> disse Koshino.
<< Ci puoi scommettere! Se la scimmia rossa sapesse, mi prenderebbe in giro per l’eternità! >>
<< Perfetto! >> prese un libro e lo aprì: << Pensi di studiare in piedi o preferisci sederti? >>
Eh sì! Sarebbero state lunghe settimane!

Lunghe settimane che, comunque, nonostante il terrore iniziale, stavano trascorrendo veloci e senza troppi intoppi.
Akira e Hiroaki avevano evitato di dilungarsi troppo sulla descrizione dei rispettivi “insegnante e alunno”, mascherandosi dietro un “non lo conosci” che doveva essere monito all’eventuale altra domanda.

Tutto procedeva con tranquillità.

Hisashi aveva imparato il significato della parola puntualità. Hiro odiava il ritardo e ogni volta che sgarrava sull’orario lui lo puniva dandogli un brano da tradurre dall’inglese o 30 esercizi di matematica in più. Sashi, nonostante l’imbarazzo iniziale (Koshino era pur sempre più piccolo di lui) aveva ingranato bene e, doveva ammetterlo, si trovava  bene con lui. Avevano caratteri molto simili. Erano poco inclini alla gentilezza, sorridevano con altrettanta costanza e non amavano molto la compagnia. Spesso si fermavano a chiacchierare dopo la sessione di studio e la madre di Hiro, denominata da Hisashi il tifone umanoide (^^), lo invitava a cena e lui restava volentieri. Koshino era un insegnate severo, ma davvero formidabile. Capiva sempre quando si trovava in difficoltà e gli spiegava, non senza aver sbuffato qualche volta (ma lui ormai ci si era abituato ed aveva capito che si trattava di un suo modo per nascondersi), con semplicità ogni concetto. Gli aveva insegnato il “metodo di studio” e, a poco a poco, i suoi voti erano migliorati.

Akira si trovava da re in casa Kogure. La signora Aiko era deliziosa e le piccole gemelline erano delle adorabili pesti. Ogni giorno la signora Kogure preparava delle merende favolose, con torte fatte in casa o biscotti al cioccolato che lui adorava e spesso riusciva a farsi convincere a restare a cena. A lui non sembrava vero, ma temeva sempre di disturbare. Anche il signor Kogure era una persona in gamba. Si vedeva che adorava la famiglia e, nonostante l’aspetto severo, era un buon interlocutore. Kiminobu era un ottimo insegnate. Non si arrabbiava mai, al contrario di qualcuno che sbuffava sempre spazientito, e studiare con lui era piacevole. E non solo studiare! Kiminobu era un ragazzo con il quale veniva facile parlare. Con lui si poteva parlare di tutto. In effetti avevano caratteri simili.

Quella sera i signori Koshino erano stati invitati ad una cena di lavoro. Erano usciti presto e all’ora di cena, Hisashi aveva avuto l’idea di andare a mangiare qualcosa fuori.
<< Eddai Koshino! Conosco un locale bellissimo e dove si mangia bene! Ci vado spesso e ti assicuro che i cuochi sono eccezionali! >>
<< Senti ma perché non mangiamo qui? Mio padre ha lasciato tutto pronto in forno, dobbiamo solo riscaldare. E poi… a parte il locale di Uozumi, non mi piace andare a mangiare fuori. >>
<< Ha paura signor Koshino? >>
Ormai Hisashi aveva imparato che, se voleva davvero ottenere qualcosa dal suo “insegnante” doveva o incastrarlo (ma in questo doveva ammettere di non essere bravo come sua madre) o provocarlo, categoria nella quale era un maestro! Lo sapeva bene la scimmia rossa!
<< Paura io? >> rispose l’altro socchiudendo gli occhi.
“E’ fatta!” pensò Mitsui prima di dire: << Beh sai… il rispettabile Koshino con il teppista Mitsui… cosa direbbe il porcospino? >>
<< Si dà il caso che io non debba rendere conto a nessuno! >> rispose indispettito Koshino alzandosi ed avvicinandosi all’armadio: << Dieci minuti e sono pronto! Aspettami giù! >>

<<… così, visto che sia i miei che i tuoi non ci sono, che ne diresti di andare a cena fuori? Conosco un locale bellissimo e dove si mangia egregiamente! >>
Kiminobu ci pensò un attimo su. I genitori di Akira erano andati a cena fuori, i suoi erano partiti per andare a trovare la nonna, portandosi dietro Ami e Rei. Certo avrebbero potuto cenare lì, ma… è reato uccidere gli ospiti con piatti poco commestibili? Non è che non sapesse cucinare, diciamo che… diciamo che l’ultima volta aveva dato a fuoco a due presine, bruciato una padella e riempito la casa di fumo, solo per cucinare delle uova. Non era proprio portato per la cucina. E non avrebbe neppure potuto chiedere ad Akira di cucinare, come glielo avrebbe spiegato? ^^
<< Ok! Dammi dieci minuti e andiamo! >>

<< Ti odio! >> borbottò Hiro stretto nella giacca.
Hisashi ridacchiò soddisfatto: << Ma che vuoi che sia una cena fuori? >>
<< Io odio essere imbrogliato! Ci pensano già mia madre ed Akira! >>
<< Ah già! Dimenticavo! Prendere in giro Hiroaki Koshino, nonché imbrogliarlo, è assoluta competenza del porcospino umano, giusto? >>
<< Molto divertente! >>
A quell’ora della sera, le strade di Kanagawa si svuotavano progressivamente di uomini e si riempivano di macchine con la stessa cadenza.
Le auto viaggiavano veloci sulla via principale.
Qualche moto, ogni tanto, sfrecciava lasciando dietro di sé una scia bianca di fumo e rumore.
<< Io adoro le moto. Finito il liceo voglio comprarmene una. Sto già studiando per il patentino. >> l’aveva buttata lì Hisashi mentre si perdeva in contemplazione del blu intenso della notte.
<< Le macchine sono più comode. >>
<< Ma la moto mi dà… un senso di libertà. A cavallo di una moto è come se tutto fosse possibile. Dovresti provarci, lo sai? >>
<< Hn. Non m’interessa. Preferisco la comodità della macchina. E dimmi… Kogure è d’accordo con te? A lui piacciono le moto? >>
<< Ne abbiamo parlato spesso e a lui affa… aspetta un attimo! Che diavolo c’entra Kimi-kun? >>
<< Kimi-kun, eh? Non proprio il nomignolo appropriato per un amico… >> sorrise sornione Hiro: << E lui lo sa? Quando hai intenzione di dirglielo? >>
<< Non lo sa ancora… però…. Accidenti! Mi hai fregato un’altra volta! >> sbottò Hisashi allungando il passo.
Koshino lo seguì ridacchiando e sistemandosi al suo fianco. Vivere 18 anni con una madre come la sua doveva servire pur a qualcosa, no? Sua madre era abilissima nell’estorcergli confessioni improbabili, ma anche lui non era da meno!
<< E Akira? >>
<< Akira cosa? >>
<< Non fare il finto tonto con me, Koshino! Tua madre mi ha detto che sei stracotto di Akira! >>
Hiroaki divenne rosso e Hisashi non seppe capire se per rabbia o imbarazzo.
<< Sai non mi aspettavo che tua madre fosse così aperta… >>
<< Mia madre non si fa mai gli affari suoi e comunque sia lei che la madre di Akira hanno sempre fantasticato su di noi, ma fra noi non c’è nulla! >>
Quello che a tutti sarebbe apparso come un monito intimidatorio ad Hisashi parve, invece, un invito a continuare.
<< Ma tu sei innamorato di Sendo, no? >>
<< Shhhh! Idiota! Siamo in mezzo alla strada e se qualcuno ti sentisse? >>
<< Che male c’è? Tu sai che mi piace Kimi… non dovresti preoccuparti troppo della gente. >>
<< Io non mi preoccupo, solo…. >> ma Hisashi lo fermò e gli fece cenno di entrare.
<< Siamo arrivati! Stasera mangerai la cena più buona della tua vita! >>
Hiro sbuffò annoiato e varcò la soglia, ma appena dentro si accorse che c’era qualcosa che non doveva esserci o meglio qualcuno….
<< Che diavolo… ? >>

<< Siamo arrivati! >>
L’ex vice capitano dello Shohoku osservò con attenzione l’insegna luminosa: il “Black Shadow”. Beh era un nome alquanto insolito per un ristorante.
Kiminobu seguì Akira all’interno del locale.
Non era molto grande e più che un ristorante dava l’idea di una graziosa sala da the, con le luci un po’ basse e i camerieri che si affaccendavano fra i tavolini.
<< Ah Kimi! Mangerai benissimo! Parola di Akira Sendo! >>
E detto questo il porcospino si sedette al suo tavolo preferito, facendo segno a Kogure di sedersi davanti a lui e porgendogli il menù.
<< Ordina quello che vuoi! Stasera pago io! >>
<< Ma sei sicuro? >>
<< Stasera mi sento insolitamente allegro. E non ti preoccupare: questo locale è di un mio zio! Mi farà un prezzo speciale! >> disse ammiccando.
Kimi si sedette di fronte ad Akira e sorrise. Loro due si assomigliavano molto. Erano sempre gentili, sorridenti e allegri. Come avevano fatto ad innamorarsi di due “musoni acidi”? Forse aveva ragione Hanamichi quando diceva che gli opposti si attraggono. Certo lui e Kaede erano tutto fuorché simili ed ora che ci pensava poteva dire la stessa cosa di Maki e Kiyota, Fujima e Hanagata e persino di Fukuda e Jin. Erano coppie senza dubbio ben equilibrate e invidiabili.
Respirò profondamente dando un’occhiata all’amico seduto di fronte. Certo sarebbe stato più semplice innamorarsi di Akira, quanto meno era sicuro che gli piacessero i ragazzi.
Scosse la testa. Questo era un discorso assurdo. Sarebbe stato solo un surrogato. E comunque neppure Akira era messo meglio.
<< Sei proprio sicuro di non volerlo dire a Koshino? >>
Akira sollevò lo sguardo dal menù: << Sei matto? Come minimo mi prenderebbe a pugni! Non che io creda che lui sia in qualche modo razzista, ma sono sicuro che reagirebbe così. A lui non piacciono i ragazzi e comunque non è innamorato di me. Rischierei solamente di perdere la sua amicizia e per me è la cosa che più conta. >>
<< Piuttosto che perderlo preferisci tenerlo vicino a te come amico, giusto? >>
Akira annuì con il capo. Perché non si era innamorato di Kogure? Come se si potesse decidere di chi innamorarsi! E non solo si era preso una cotta per un ragazzo, ma per Koshino che, oltre ad essere il ragazzo più scorbutico di Kanagawa (beh divideva la prima posizione con Kaede Rukawa) era anche il suo migliore amico.
In quel momento il campanellino appeso alla porta del locale tintinnò. Akira sollevò lo sguardo e i suoi occhi si spalancarono incrociando quelli del nuovo avventore. Kogure si voltò verso la porta e si rivoltò velocemente verso il tavolo. Che ci faceva lui lì?

<< Ragazzi! Che bella sorpresa! >> disse Akira facendo loro cenno di avvicinarsi.
<< Che diavolo ci fai qui Akira? >> domandò Hiro appoggiando una mano sul tavolo: << E da quando vi conoscete? >>
<< Sai Hiro? Potrei farti le stesse domande? >>
Kogure si sistemò accanto ad Akira e invitò gli amici a sedersi con loro. In fondo erano tutti venuti a cenare, che male c’era? Nessuno. Ma allora perché si sentiva a disagio e in colpa?
<< Hisashi… così conosci Koshino…. >> aveva affermato Kogure imbarazzato.
<< Mi aiuta con i compiti di scuola… >> aveva risposto gelido l’altro.
Hisashi aveva puntato i gomiti sul tavolo e il viso sulle mani, così da fissare negli occhi il “piccolo” megane. Kiminobu aveva distolto lo sguardo cercando fra i vari piatti qualcosa di gustoso da scegliere. Cosa quasi impossibile visto che guardava ormai da dieci minuti inoltrati la lista dei vini.
<< Allora è lui il figlio dell’amico della zia! Il teppista redento! Ecco perché mi sembrava familiare la storia! >> esclamò Akira distogliendo l’attenzione di Hisashi.
<< E suppongo che Kogure sia l’universitario che ti dà ripetizioni, giusto? >> aveva chiesto Koshino non curante, richiudendo il menù e chiamando un cameriere.
<< Eh sì! Piccolo il mondo non trovate? >>

La cena era stata silenziosa e molto lunga, quasi infinita per Akira e Kiminobu che continuavano a fissare le lancette dell’orologio. O il tempo aveva preso a scorrere con una lentezza esasperante o l’orologio del negozio, ma guardando meglio pure il suo e di Kogure, si era fermato.
Per la prima mezz’ora sia lui che il compagno al suo fianco avevano cercato di intessere un minimo di conversazione, ma né Hiro né Hisashi sembravano intenzionati ad aiutarli. Avevano provato persino a parlare di basket, ma i due interlocutori avevano risposto a monosillabi. Così all’ennesimo tentativo di instaurare un minimo di discorso, Akira aveva gettato la spugna e si era dedicato al suo dolce al cioccolato. Meno male che la cena era giunta ormai al termine! Guardò sconsolato Kiminobu. Avrebbe voluto fargli assaggiare la cena più buona della sua vita, ma neppure lui aveva gustato fino in fondo tutte le pietanze.

Quello sguardo sfuggevole non era di certo sfuggito né ad Hiroaki, che per poco non si era strozzato con l’acqua, né ad Hisashi, che aveva quasi distrutto il cucchiaino.
Possibile che quei due stessero insieme, pensavano i due ragazzi.
Certo lui e Kogure non si frequentavano più assiduamente, ma abitando vicino aveva la possibilità di incontrarlo spesso e, anzi, alcune volte avevano persino fatto la strada assieme. Perché non gliene aveva parlato? Pensava l’ex teppista.
Ma il più furioso era Hiroaki. Così era Kogure l’insegnante fantastico che lo aveva aiutato a superare gli ultimi compiti in classe! Perché Akira non gliene aveva mai parlato? Cosa nascondeva? Certo quei due si assomigliavano molto, ma, a dire il vero, aveva sempre pensato, già da prima di conoscere Hisashi, che lui e Kogure stessero insieme. Ora che conosceva Mitsui poteva affermare che così non fosse, ma… davvero quelle scintille che aveva notato fra loro derivavano solo dall’amicizia? E se Akira e Kogure…. No! Non doveva assolutamente pensarci!

Al momento dei saluti, Akira si offrì di accompagnare Kiminobu a casa.
<< Non c’è alcun bisogno. Io e Kogure abitiamo vicini, faremo la strada insieme. >> aveva troncato così l’argomento Hisashi.
Kimi salutò Akira e Koshino e, insieme ad Hisashi, si diresse verso casa.
<< Uhm…. Non credi che fosse strano Mitsui? >> chiese Akira voltandosi verso Hiro, ma non lo trovò. Si era voltato appena Kogure e Hisashi li avevano salutati e se ne era andato.
<< Hiro-kun aspetta! >>
Nonostante i suoi non intenzionali sviamenti (Seeeeee! Nda.), Akira riuscì a raggiungere il suo gelido compagno di squadra. Non era da Hiro non rivolgergli la parola per una serata intera. Sicuramente aveva combinato qualche guaio senza neppure rendersene conto.
Camminando al suo fianco, Akira cominciò a valutare gli eventuali “errori” che poteva aver commesso con Hiro, ma non ne trovò neppure uno. Forse… forse si era arrabbiato per aver scoperto così chi era il suo insegnante? Ma neppure lui era stato sincero! Perché non gli aveva detto che studiava con Mitsui?
Attraversarono il parco in silenzio. Vi erano ancora alcuni bambini, aggrappati alla mano delle madri di ritorno a casa e Akira pesò subito alle due pesti.
<< Sai che Kimi ha due sorelline di tre anni? Sono delle pesti gemellari! ^__^ >>
Kimi? Da quando lo chiamava Kimi?
<< Hn! >> si limitò a rispondere Hiro scocciato.
<< Hiro! Si può sapere perché ce l’hai con me? >>
<< E me lo chiedi pure? >> alzò la voce Hiro.
Akira si voltò attorno preoccupato, ma fortunatamente non vi era nessuno in giro. Prese Hiroaki per un braccio e lo trascinò in una zona più riparata, dove sarebbero stati più tranquilli.
<< Certo che te lo chiedo visto che è una serata che mi tieni il muso! >>
<< Oh mi scusi signor Sendo. Le ho rovinato la serata romantica con Kimi! >> disse sarcastico Koshino.
Akira sollevò un sopracciglio. Poteva… noooooo! Non era certamente gelosia. Era impossibile!
<< Hiro ma non sarai mica geloso? >> non riuscì ad impedirsi di chiedergli.
<< IO? >> quasi urlò Hiro, arrossendo: << Co-come ti saltano in mente queste scemenze? Io geloso di te? Non stiamo mica assieme noi due! Solo… potevi pure dirmi di Kimi! >>
<< Sai che potrei dirti la stessa cosa? Neanche io sapevo nulla di Hisa! >> disse calcando volutamente e con tono ironico l’ultima parola.
Koshino sbuffò infastidito. Più che per l’essere stato colto in fallo, era arrabbiato con se stesso per essersi scoperto troppo. Figuriamoci se Akira Sendo poteva guardarlo come un ragazzo. Lui era e sarebbe rimasto solo un amico. E a lui andava bene pure così.
<< Hiro! Ma dove vai! >>
Akira seguì Hiro rimanendo qualche passo indietro. Possibile che fosse davvero geloso? Beh c’era comunque un solo modo per scoprirlo. Doveva tentare, anche se… anche se così avrebbe rischiato di distruggere pure la loro amicizia. Il fatto era che ormai non gli bastava più. Lui voleva altro e voleva Hiro-kun. Non voleva essere considerato SOLO un amico, ma voleva stare sempre al suo fianco e non scherzava quando diceva di voler prendere la patente per lui.
Quando la madre lo aveva incitato a scriversi ad una scuola di guida, Akira aveva subito accettato e il suo pensiero era corso ad Hiroaki. Così avrebbe potuto accompagnarlo ovunque volesse. Questo era stato il suo primo pensiero.
Cosa doveva fare? Se davvero quella di Hiro era gelosia, sarebbe morto di vecchiaia nell’attesa della sua prima mossa, ma se si fosse sbagliato….
Akira fece un respiro profondo, allungò il passo e si avvicinò a Hiroaki. Lo prese per un braccio e lo fece voltare. Hiroaki strabuzzò gli occhi, incapace di muoversi. Era stata un’azione troppo repentina e adesso non sapeva che fare.
Akira lo strinse a sé. Con un braccio gli circondò i fianchi e con l’altro gli accarezzò il viso. I loro volti erano così vicini che poteva sentire il calore del respiro di Hiro sulla sua guancia.
<< Forse tu non eri geloso, ma io di te sì. >> e detto questo lo baciò.
Fu un tocco leggero e lungo. Non certo i baci ai quali era abituato, ma pensandoci bene gli altri baci non avevano mai emanato quel calore….
Hiro, come in trance, gli circondò il collo.
Quando si staccarono, il piccolo play si voltò e fece qualche passo in avanti.
Akira sapeva che, in quel momento, Hiro stava combattendo una guerra contro se stesso. Una guerra che avrebbe deciso il loro futuro e, proprio per questo, non lo avrebbe lasciato solo.
Si avvicinò e lo abbracciò da dietro.
<< Ai shiteru. >> gli sussurrò nell’orecchio.
Hiro si voltò nel suo abbraccio e gli sorrise.
<< Anche io. >> gli rispose prima di baciarlo nuovamente.
<< Pensi che loro ce la faranno? >> chiese Akira incerto.
<< Lo sapremo domani, no? >> gli sorrise Hiro, poi lo prese per una mano e si incamminarono verso casa.

<< Beh sono arrivato. >>
Incredibilmente quel tragitto immenso era avvenuto nel più assoluto silenzio.
Kiminobu si era voltato spesso verso Hisashi e aveva visto sul suo volto l’alternarsi di diverse emozioni, tutte più o meno non piacevoli.
Hisashi, che si era reso conto del suo atteggiamento infantile, non aveva avuto il coraggio di chiedere scusa a Kogure. In fondo che diritto aveva lui di interferire nella vita di Kiminobu? Nessuno, però… però Sendo non era il ragazzo adatto a lui! Era troppo svagato, esuberante… per lui ci voleva un tipo come Koshino. Scosse la testa. Il fatto era che con Kiminobu, nonostante tutti i suoi pensieri, vedeva bene solo se stesso.
<< Ti va di entrare? >> aveva chiesto Kimi un po’ titubante: << I miei sono partiti… >>
Hisashi annuì con il capo. Kimi entrò e gli fece cenno di seguirlo. Lo accompagnò in salotto e lui sparì in cucina, a preparare del the.
Hisashi rimase un po’ da solo, a pensare, poi si alzò e seguì Kimi in cucina.
<< Tu e Sendo… >> iniziò, facendo sobbalzare il ragazzo: << … state assieme? >> chiese continuando a guardarlo negli occhi.
Kimi arrossì. La teiera sbuffò e lui fu costretto a distaccare lo sguardo puntandolo sul the.
<< No. >> tanto valeva andare a fondo: << Lui è innamorato di Koshino. Io…>>
Come gli diceva sempre sua madre? Se devi levarti un dente, fallo subito!
<< Tu… >>
Kimi sobbalzò. Quando si era avvicinato Hisashi? Com’è che non lo aveva sentito e soprattutto… perché era così vicino?
Kimi si sentì avvolgere da una fiamma di calore (Tes! Non è il guanto da cucina che prende fuoco >.< ! Nda.).
<< Tu… Kimi… >>
<< Io sono innamorato di un’altra persona. >> disse quasi sillabando la frase.
Hisashi non indietreggiò. Rimase fermo, davanti a lui, così vicino che i loro corpi potevano quasi toccarsi.
<< E io sono innamorato di te. >> disse infine prima di avvicinarsi ancora di più e abbracciarlo.
Kimi lasciò cadere il guanto ancora in mano. Appoggiò la testa sulla spalla di Hisashi, lo abbracciò, e si lasciò cullare da lui e da quel momento che aveva sempre sognato.
<< Kimi… >> fece per dire Hisashi quando il ragazzo si staccò da lui.
<< Shhh…. >> gli sfiorò con un dito le labbra: << La persona di cui sono innamorato sei tu. >>
Hisashi sorrise. Il primo sorriso dopo quella sera infinita e piena di dubbi.
Sorrise e lo baciò, per la prima volta, gustando quel sapore che aveva sempre agognato.

<< Credi che sia andato tutto bene fra loro? >> chiese Kimi staccando la testa dal petto di Hisa.
Erano seduti sul divano, assaporando quel the gustoso, l’uno fra le braccia dell’altro.
Hisashi guardò il suo ragazzo, beh adesso poteva chiamarlo suo, no?
<< Non so. Tutto dipende da Akira e dalla sua intraprendenza, perché se aspetta che Hiro faccia il primo passo…. >>
<< Comunque vada lo sapremo domani… >> disse Kimi un po’ rattristato.
<< Domani? Perché aspettare tanto? >>
Hisashi prese dalla tasca della sua giacca il cellulare e compose il numero di casa Koshino.
<< Chi chiami? >>
<< Sto chiamando Hiro al numero di casa. >>
Il telefono squillò molte volte. Alla fine una voce scocciata rispose. Non era proprio quella di Hiroaki. No. Quella sembrava più la voce di un certo porcospino umano.
Hisashi chiuse e rise soddisfatto.
<< Allora? >> domandò curioso Kimi.
<< Allora… beh credo che da domani in poi faremo i compiti tutti e quattro insieme. >>

<< Chi era? >> chiese Koshino dal divano.
<< E che ne so! Qualcuno senza dubbio con un sacco di tempo da perdere! >> borbottò Akira infastidito sedendosi sul divano, dietro a Hiroaki e abbracciandolo.
<< Dove eravamo rimasti? >> chiese baciandogli l’incavo del collo.
Hiro scoppiò a ridere. Akira sollevò lo sguardo e lo fissò su di lui.
<< Perché stai ridendo? >>
<< Perché… >> disse Koshino cercando di calmare i singulti provocati dalla risata: << Perché quello era sicuramente Hisashi e, se tutto è andato come credo, da domani saremo in quattro a studiare insieme. >> e detto questo lo baciò.
Akira si staccò malvolentieri dal suo ragazzo, dovevano pur riprendere fiato…. Aveva il volto in fiamme e gli occhi che gli brillavano. Non aveva mai visto Hiro così… così raggiante ed era felice di sapere che era lui la causa di quella luminosità.
Sorrise e lo abbracciò. Senza rendersene neppure conto stava mantenendo la promessa che gli aveva fatto da bambino: non lo avrebbe mai fatto soffrire.

  
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