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Autore: loveless_fairy    28/03/2005    3 recensioni
Durante una partita di basket, Kaede Rukawa subisce un infortunio. Ricoverato al famoso ospedale "Yohei Mito" verrà affidato alle "amorevoli" cure di un'infermiera particolare: Hanamichi Sakuragi ^^.
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ospedale Mito.

<< Yohei! >> sbraitò Hanamichi spalancando con un calcio la porta dell’ufficio di Yohei Mito, primario, direttore nonché fondatore dell’ospedale (un pezzo grosso insomma… perché io sono solo l’infermiere è_é? NdH I reclami valli a fare alla Tokugawa ^O^! NdA è_é NdH.).
<< Ah! Ciao Hana! >> rispose il diretto interessato, senza alzare lo sguardo dal computer: << Maledetti pc! Perché cavolo non vogliono fare quello che voglio io? >>
<< Yohei dobbiamo parlare! >>
<< Hn? >>
Hanamichi aveva richiuso la porta alle sue spalle e si era seduto (sarebbe meglio dire stravaccato) sulla poltroncina davanti alla scrivania del compagno di ventura. Yohei lo aveva guardato sottecchi, con un sorrisino che, lo sapeva bene Hanamichi, non prometteva nulla di buono.
<< Sai Hana? >> aveva detto Yohei accendendosi una sigaretta: << La nuova uniforme ti sta molto bene! Solo che… beh dovresti ricordarti che non indossi i pantaloni… >>
Hanamichi arrossì violentemente e portò le mani al bordo della gonna nel vano tentativo di allungarla con stoffa inesistente.
<< Yohei! Si può sapere perché cavolo hai imposto quest’uniforme? Quei cretini dei pazienti non mi danno scampo! >>
<< Ma dai Hana, sai benissimo che è stata votata all’unanimità all’ultima riunione e poi ti sta molto bene. Te lo avevo già detto? >> ma Yohei, vedendo il compagno infuriarsi ancora di più, cercò prontamente di cambiare discorso: << Ehm… ma di che volevi parlarmi? >>
Hanamichi guardò incerto il compagno, poi il suo volto s’illuminò, prima di conoscenza, poi di rabbia.
<< YOHEI!!!!!!!!!!!!!!!! >> urlò il rossino alzandosi di scatto.
<< Cavoli Hana! Guarda che ci sento ugualmente se non urli! >>
Hanamichi si risedette con calma e con accortezza. Poi riprese a parlare:
<< Yohei! Tu sei il primario di quest’ospedale… e sei mio Grande Amico dai tempi dell’asilo. Quanti anni sono passati? >> Hanamichi sapeva di avere ottime chance utilizzando come argomento di battaglia la loro amicizia, così accentuò l’ultima frase: << Quindi non mi negheresti un favore, vero? >>
<< Se questo favore ha a che fare con Kaede Rukawa, allora devo negartelo! >>
<< Ti prego, Yocchan! Quel tipo è impossibile! >.< >>
<< Ma è anche un basketman di fama mondiale che ha richiesto di farsi seguire da te! Hana non possiamo in nessun modo lasciarci sfuggire un personaggio così importante. >>
<< Ma Yohei! >> provò a replicare Hanamichi, ma stranamente, senza neppure essersene reso conto, si trovò davanti all’ufficio del ragazzo.
<< Beh Hana! Ti auguro un buon lavoro! Ciao! >>
<< YOHEIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII! >>

Reparto Ortopedia, camera XXX

La tv accesa trasmetteva la replica di una famosa partita di campionato: Ryonan vs Shoyo.
Kaede Rukawa, conosciuto in tutto il mondo come la Stella di Ghiaccio, guardava con attenzione ogni singola scena. Il suo acerrimo rivale, nonché amico, Akira Sendo stoppava con disinvoltura e talento il gigante dello Shoyo: Hanagata.
La palla ricadeva leggera sul parquet e veniva subito afferrata saldamente dal capitano del Ryonan che, con il suo eterno sorriso sicuro, si lanciava alla conquista del canestro.
<< Ehi volpe! >>
Hanamichi entrò sbuffando nella camera. Rukawa si voltò immediatamente dall’altro lato. L’infermiere si avvicinò alla televisione e la spense, non prima di aver rivolto al paziente un sorriso soddisfatto.
Kaede Rukawa era stato portato in ospedale una settimana prima. Aveva riportato una slogatura alla caviglia durante un incontro con il Toyotama. Poiché quella sera il rossino era in servizio, gli fu imposto di occuparsi del facoltoso paziente. L’inizio però non era stato dei più entusiasmanti. Hanamichi aveva poca pazienza e s’infuriava subito. Era già stato trasferito dal pronto soccorso (dove aveva quasi preso a pugni un medico) al reparto maternità (dove era diventato l’infermiere più richiesto dalle future mamme e il più odiato dai futuri papà) e, infine, dopo alterne vicende, era giunto in ortopedia.
Yohei, suo grande amico, lo aveva salvato ogni singola volta, spostandolo da un reparto all’altro, ma sembrava proprio che il rossino si andasse a cercare tutti i guai.
Quello era stato proprio il suo primo giorno di lavoro nel nuovo reparto e si era ritrovato ad affrontare una rissa con il nuovo paziente.
Contrariamente a quanto si aspettassero, non solo Rukawa non aveva esposto denuncia, ma, anzi, aveva richiesto Sakuragi come infermiere personale.
<< Tsè! Fra poco te n’andrai! Non vedo l’ora! >>
<< Do’hao! >> sbuffò il moro.
<< Come osi stupida volpe! >>
“Calmati Hanamichi! Questa è solamente una provocazione e il Tensai è SUPERIORE alle provocazioni”. Prese la cartella in mano e iniziò a sfogliarla.
<< Ohi do’hao! Che stai facendo? >>
<< Non lo vedi stupido volpino? Sto leggendo le prescrizioni del medico. >>
Rukawa si mise seduto sul letto. Ad occhio e croce quell’idiota non aveva la più pallida idea di quel che doveva fare. Si passava una mano fra i capelli borbottando qualcosa di non udibile. Osservava la cartella medica come stesse guardando un libro in arabo.
Beh di carino era molto carino, anche di più, registrò la sua mente. Sicuramente se al suo posto ci fosse stato Akira, lui ci avrebbe provato immediatamente, salvo poi renderne conto ad Hiroaki, che l’avrebbe ridotto in briciole prima di sentire le sue scuse.
Certo era un po’… come definirlo… rozzo, anche se, più che rozzo, sembrava… un bambino. Sì. Questa parola gli si adattava perfettamente. Bastava guardare come si muoveva, con quelle ciabattine da infermiera o il cerotto che aveva sul ginocchio. Cos’era? Un panda o un gatto? Da quella distanza non si capiva bene. E poi era una testa calda, almeno quanto lui. E quei capelli! Come poteva, un giapponese, avere i capelli rossi? A completare il quadretto c’era pure l’uniforme…
<< Uhm… qui c’è scritto che ieri hai avuto la febbre…. Su volpe! Mettiti seduto che ti misuro la temperatura. >>
… com’è che indossava un’uniforme femminile?
Kaede si mise seduto sbuffando. Hanamichi agitò con tal forza il termometro che gli cadde a terra e fu costretto a chinarsi per prenderlo.
Eh sì! Avevano avuto un’ottima idea quelli dell’ospedale…. Chissà cosa indossava sotto…
Era da un bel po’ che ci pensava. In fondo si trattava di un’uniforme femminile, no? Tutto lasciava pensare che indossasse anche biancheria femminile…
Per sua sfortuna Rukawa non perdeva molto tempo a riflettere, così, quando Hanamichi si avvicinò con cartella e termometro in mano, lui allungò una mano e gli alzò l’uniforme. Con sua gran delusione scoprì che il ragazzo indossava dei comuni, e diciamocelo pure, poco attraenti, boxer bianchi a strisce azzurre, simili alle uniformi dei carcerati ^^.
<< Uhm… questa è un’uniforme femminile, do’hao! Non te l’hanno forse detto? Invece di quei boxer dovresti indossare candida biancheria intima… >>
Fortunatamente Rukawa aveva riflessi pronti, così riuscì a schivare il potente destro di Hanamichi che si schiantò contro il muro, frantumandolo!
<< Stupida volpe pervertita! Si può sapere che cavolo ti prende? Io sono un maschio, un maschio! Forse non te ne sei accorto? >>
<< Ma indossi un’uniforme femminile e, in quanto tale, dovresti indossare anche biancheria femminile! Tutto qui. >>
Hanamichi gli si scagliò contro, prendendolo per il colletto del pigiama.
<< Ma io ti disfo, stupida volpe! >> ma Kaede rimase impassibile: << Tu e la tua stupida idea da pervertiti! >>
<< Su su… i giovani che si amano non dovrebbero litigare… dovrebbero trascorrere il tempo in modo più piacevole ^-^! >>
A malincuore Hana lasciò la presa attorno al collo dell’odiato volpino, per difendersi dall’avance di un attempato vecchietto che, approfittando dell’occasione, stava tranquillamente palpando il fondoschiena dell’infermiere.
Hana scattò indietro imbarazzato, portandosi entrambe le mani a coprirsi la parte lesa.
<< Ma insomma! >> borbottò al culmine.
<< Su su! Che vuoi che possa fare un innocuo vecchietto come me? >>
“Innocuo vecchietto un corno è_é!” pensò Hanamichi.
<< Sono solamente venuto a vedere come stava con la nuova uniforme! >>
In preda alla quasi totale disperazione, il rossino prese il vecchietto e se lo caricò sulle spalle.
<< Aspetta qui volpe! Torno subito! >>
Certo non potremo dire che il vecchietto si lamentò di tale trattamento, visto che, con le braccia lasciate libere dalla presa, toccava tutto ciò che riusciva a vedere.
“Stupido do’hao…”

Il resto del tempo trascorse lento per l’infermiere, veloce invece per il basketman.
Mentre il secondo cercava di avvicinarsi, con atteggiamenti più o meno velati, al rossino, quest’ultimo sembrava sempre più sull’orlo di una crisi di nervi e le risse, invece di diminuire, aumentavano a dismisura.
Alla fine, i medici non sapevano neppure come, Rukawa fu dimesso, con gran gioia del rossino che lo salutò con un gelido:
<< Spero di non vederti più, stupida volpe! >>
Benché atti e parole non lasciassero adito a dubbi, Rukawa, scortato dagli sguardi adoranti di infermiere e pazienti, decise di non lasciare spazio al rossino e cercò di mettere a punto un piano che gli avrebbe consentito di conquistare il rossino mantenendo intatta la sua salute fisica.


Qualche sera dopo, casa di campagna di Koshino.

<< No, fammi capire: hai incontrato un tipo simile e ci hai solo fatto a pugni? >>
Beh messa così, pensò Kaede, sembrava la trama di una commedia americana, in cui lui interpretava l’idiota di turno. Sendo, dal canto suo, non riusciva a capacitarsi.
Come ogni giovedì si erano ritrovati nella casa di campagna di Hiroaki a chiacchierare e rilassarsi come meglio potevano. Quella sera, poi, festeggiavano la guarigione di Kaede e la sua uscita dall’ospedale. C’erano proprio tutti ed erano, più o meno, impegnati a trarre il meglio da quella serata.
<< Proprio non ti capisco Kaede. Fossi stato in te… >> ma una voce, che gli procurò brividi di terrore lungo la schiena, lo interruppe.
<< Fossi stato in lui… >>
<< Ehm ^^’’ non avrei fatto nulla certamente… Hiro-kun… >>
<< Attento Akira… >> disse Hiroaki andandosi a sedere accanto a Kaede, di fronte al koibito: << … o stasera dormi sul divano, e non solo stasera! >>
<< Ma Hiro-kun! >> pigolò l’altro: << Lo sai che spesso parlo senza pensarci! Io non voglio nessun altro oltre che te… perché ti sei seduto lì? >> chiese infine allarmato.
Hiroaki, sbuffando, si alzò e andò a sedersi accanto al porcospino umano. Se c’era una cosa alla quale non sapeva assolutamente resistere era l’espressione da cucciolo abbandonato che metteva su Akira, quando lo faceva arrabbiare. Sentiva sempre un dolore lancinante al cuore. Akira lo sapeva e ne approfittava spudoratamente, finendo per incidere in ogni decisione. La settimana scorsa era stato costretto a rinunciare a tagliarsi i capelli, perché Akira aveva iniziato a piagnucolare che gli stavano bene così com’erano (furto d’idea preso dal manga “Dear myself”, lo adoro! Grande Belial! NdA.). Per non parlare di quella volta in cui aveva dovuto rinunciare a fare visita agli zii ad Osaka. Beh in quel caso non era stata una rinuncia così fastidiosa, ma ciò non toglieva che Akira riuscisse a trovare sempre il modo per fargli fare tutto.
<< Ci stai prendendo gusto, vero? >> disse il piccolo play cercando di divincolarsi dalla stretta di ferro del compagno.
<< A fare cosa, Hiro-kun? >> miagolò l’altro.
E Kaede decise di alzarsi prima di essere investito da un fiume di smancerie e di melassa.
Provò allora ad andare nel giardino, ma lì c’erano Maki e Nobu sull’altalena che parlavano abbracciati. Pensò di andare a fare una passeggiata nel boschetto, ma vi rinunciò quasi subito, dopo aver visto lo sguardo minaccioso di Hisashi che, come lui, aveva avuto la stessa idea. Così decise di tornare al divano. Lì però trovò solo Akira e cinque dita stampate sulla guancia, ma non si sorprese neppure tanto.
<< Hiro non ha proprio il senso dell’umorismo! >>
<< E scommetto che quel che gli avrai detto non ha contribuito al suo umorismo, giusto? >>
<< Beh diciamo che gli avevo fatto una piccola proposta… ^//^ >>
<< Sei sempre il solito! >>
Akira, Hiroaki e Kaede si erano conosciuti durante il campionato interscolastico liceale. Militavano in due squadre rivali, ma avevano imparato a conoscersi meglio durante il ritiro della nazionale juniores, quando tutti e tre erano capitati nella stessa camera.
La convivenza al principio era stata difficile, specie fra Kaede e Hiroaki. Quest’ultimo vedeva nel ragazzo un possibile rivale e nelle continue sfide dei due, atte a stabilire chi, fra loro, fosse semplicemente il migliore, vedeva un possibile allontanamento di Akira. Fortunatamente si era risolto tutto in breve. Lo stato apatico-comatoso in cui ricadeva Kaede al di fuori degli allenamenti e dal discorso basket in generale, e la fedeltà assoluta del porcospino umano, lo avevano alla fine tranquillizzato e questo aveva contribuito a creare un’atmosfera più rilassata.
Alla fine del ritiro, inoltre, avevano iniziato a frequentarsi spesso e ora il loro rapporto poteva essere benissimo definito d’amicizia.
<< Comunque per me ha ragione Akira, per quanto non mi piaccia ammetterlo. >>
<< Hiro-kun! Siediti qui vicino a me! >>
Sia Kaede che il diretto interessato sbuffarono ormai rassegnati. Benché non lo desse a vedere Akira era il perfetto prototipo del ragazzo geloso e possessivo o, come diceva lui, del ragazzo innamorato. Fortunatamente per lui e per la sua gelosia, Hiro era, se possibile, innamorato di lui ancor di più di quanto immaginasse e questo faceva di loro una delle coppie più blindate del mondo del basket.
<< Dico sul serio, Kaede! Finalmente trovi qualcuno che riesce a scuoterti dall’apatia e che fai? Rinunci? Almeno provaci. Non puoi mica passare il resto della vita con una palla da basket! >>
Per un attimo Akira provò ad immaginarsi Kaede in frac accanto ad un’enorme palla di basket con tanto di velo nuziale, ma distolse subito il pensiero inorridito.
<< Ascolta: domani vai lì e riprovi e se non dovessi riuscirci riproverai il giorno dopo. La tecnica dello sfinimento è assolutamente brevettata! >>
<< Già! E io te lo posso assicurare. È così che io e Akira ci siamo messi assieme ^_^! >>
<< Ma Hiro-kun!!!!! >>

Kaede decise di mettere in pratica i consigli degli amici e il giorno dopo si ripresentò in ospedale, con la scusa di un controllo.
Passò incolume attraverso lo sguardo allucinato di gran parte delle infermiere e delle pazienti e si fermò alla reception, per chiedere informazioni.
Non aveva una tecnica precisa. Lui era un tipo di poche parole, quindi avrebbe conquistato il do’hao con la sua decisione! Certo se Hanamichi fosse stato malleabile, come chi gli rivolgeva sguardi ammirati, sarebbe stato un passo in più, ma forse, valutò, gran parte del suo fascino sarebbe andato perduto. Ciò che gli piaceva era il fuoco liquido che gli scorreva sottopelle. Era per lui qualcosa di magnetico.
Fortunatamente a quell’ora si trovava nella sala infermiere, per una breve pausa.
Fece un respiro profondo, diede una controllatina al piccolo pacco in tasca ed entrò… per uscirvi neppure cinque minuti dopo, pieno di lividi ed escoriazioni.
Dove aveva sbagliato?
Ripensò a quel che era accaduto ma non riuscì a trovare falle nel suo comportamento.
Allora… appena entrato aveva trovato il do’hao seduto attorno ad un tavolino intento a leggere una rivista. C’era stato il familiare scambio di saluti…
<< Ohi do’hao! >>
<< Stupida volpe pervertita che ci fai qui? >>
Beh tutto era filato liscio no? Allora aveva deciso di passare alla seconda parte del piano. Gli si era avvicinato, l’aveva preso per un braccio e l’aveva fatto alzare. A quel punto aveva seguito alla lettera le indicazioni di Akira: con un braccio l’aveva stretto alla vita e con l’altro aveva avvicinato il suo volto e l’aveva baciato.
Poi era passato alla terza parte del piano. Mentre era ancora in visibile stato di shock (dovuto all’amore, pensava lui, ma in realtà dovuto semplicemente alla sorpresa), gli aveva dato il regalo, così come aveva suggerito Kiminobu. “Magari potresti presentarti da lui con qualcosa di carino, accompagnandolo ad una frase gentile”, così aveva detto. E lui aveva seguito alla lettera i consigli del senpai e aveva accompagnato il piccolo pacco con “E’ per te do’hao!” (il massimo della gentilezza, no?) e quando Hanamichi aveva guardato incredulo il pacco, aveva pensato di aggiungere la chicca finale e con estrema dolcezza aveva continuato: “Cos’è sei diventato monco improvvisamente?”. Andava bene, no? Beh forse era stato un po’ brusco, magari Hanamichi era stato solo preso dall’emozione e lui l’aveva forzato. Però, alla fine, il do'hao aveva aperto il pacchetto, non senza prima rivolgergli uno sguardo d’astio che Kaede aveva opportunamente evitato di vedere e considerare.
Ecco a quel punto erano iniziati i problemi. Il rossino non aveva reagito come aveva tanto fantasticato, gettandogli, cioè, le braccia al collo e baciandolo con passione e trasporto. Quello strano ragazzo era diventato rosso e lo aveva preso a pugni! Beh lui non era stato di certo a guardare, ma la reazione l’aveva ferito, inutile negarlo. Non aveva neppure avuto la possibilità di replicare perché il rosso lo aveva buttato fuori dalla stanza, intimandogli di non farsi più vedere.
Ma dove aveva sbagliato? Non riusciva a capacitarsene, eppure aveva seguito i consigli di Akira e del senpai alla lettera. Era stato gentile e gli aveva persino comprato un regalo…
Dove aveva sbagliato? Forse non era stato abbastanza sicuro?
Decise di andare a giocare a basket al campetto vicino. Sicuramente rilassarsi l’avrebbe aiutato a riflettere.

Nel frattempo, all’ospedale Hanamichi si era ritrovato nuovamente nell’ufficio di Yohei.
<< Allora Hana… a quando le nozze? >>
Yohei era stato, per anni, membro di una temutissima banda di teppisti, all’epoca del liceo. Aveva affrontato parecchi incontri e n’era uscito vincitore. Questo aveva creato in lui una sorta di istinto della sopravvivenza che, negli anni, gli aveva salvato molte volte la vita. Come in questo caso. Infatti, ringraziando i suoi anni da teppista, era riuscito a schivare la potente testata di Hanamichi.
<< Su Hana… scherzavo…. Non c’è motivo per prendersela così, no? E’ che mi hanno detto del ritorno di Rukawa e così ho pensato… >>
<< Hai pensato semplicemente male >///>
Hanamichi era senz’altro molto agitato e nessuno meglio di Yohei poteva comprenderne i motivi.
Il rossino era passato da una disavventura amorosa all’altra. Benché fosse un bel ragazzo, era ancora un po’ impacciato e forse troppo ingenuo, con il risultato che intimoriva le ragazze e creava idee perverse nelle menti dei ragazzi. Insomma volente o nolente aveva collezionato 50 rifiuti, prima di richiudersi in se stesso. Yohei e Haruko avevano provato a presentargli amici e amiche, ma senza risultato. Hanamichi s’irrigidiva al solo pensiero e spesso era preda di vere e proprie crisi di stress. Poi, quando tutto sembrava perduto, era arrivato Rukawa, il silenzioso e poco cordiale giocatore di basket. Erano state scintille fin dal principio, sia dall’una che dall’altra parte.
Hanamichi aveva infranto il muro di ghiaccio che impediva al moro di relazionarsi con “l’altro” e Kaede aveva sciolto i dubbi e le paure del rossino, facendolo sentire, per la prima volta dopo tanto tempo, se stesso, in pace con gli altri.
Eppure non tutto era andato come Yohei e Haruko avevano sperato. Le scintille si erano trasformate in pugni e calci e l’ovvietà si era mascherata da avversione. Hana aveva evitato ogni contatto possibile con lui, oltre al necessario, e aveva eretto un muro fra loro.
<< Su Hana qual è il problema? Ne abbiamo già parlato, no? Lui ti piace, tu piaci a lui… è fatta no? Avevi promesso che ci avresti almeno provato! >>
<< Ma… ma… guarda che non è colpa mia! È colpa di quella stupida volpe! >>
<< Ti ha portato pure un regalo, no? Qual è il problema? >>
Il rossino fece un respiro profondo e rispose:
<< Qual è il problema? Ti faccio vedere io quale è il problema! >> ed estrasse dalla tasca il fantomatico “regalo”.
<< Ti rendi conto di cosa mi ha regalato? Della… della… >>
<< Biancheria intima! >> rispose per lui Yohei: << Mi sembra che abbia avuto un’idea geniale! Ha pensato al vostro futuro! Questa è la volta buona che ti lasci andare! >>
<< Ma è bia… bia… >>
<< Biancheria… >> gli sorrise Yohei accendendosi una sigaretta.
<< Ma è femminile! >>
<< Beh in fondo indossi un’uniforme femminile…. A parte gli scherzi Hana, magari il regalo non sarà dei migliori, ma sono sicuro che ci abbia messo il cuore per comprartelo. Lui ha fatto il primo passo, il secondo spetta a te. Non vuoi vivere di rimpianti, vero? >>
E anche quella volta Yohei l’aveva fregato!

Hanamichi scese le scale che dal terzo piano portavano al secondo, ripensando a ciò che Yohei gli aveva detto. Sapeva che il suo amico aveva ragione, ma aveva paura. Doveva rischiare, affondando le mani in una relazione che aveva meno possibilità di riuscita di tutte le altre messe insieme. Guardiamo la realtà, dagli occhi di Hanamichi: Kaede era bello, affascinante, magari con monotematici interessi, ma pur sempre una persona fuori dal comune; occhi blu, capelli neri e carnagione pallida che facevano di lui la perfetta rappresentazione reale di un vampiro. Inoltre era ricco e famoso. Hanamichi invece com’era o meglio come si sentiva? Un tipo qualunque, poco spigliato, non abbastanza carino… una persona normale, a parte i capelli completamente rossi. In più faceva l’infermiere e aveva una passione per le risse. Detestava ammetterlo ma, a parte quest’ultima cosa, non aveva molto in comune con Rukawa. Inoltre non si poteva dire che fosse ricco, se tralasciamo le brutte figure, capaci di renderlo miliardario -.-.
E poi caratterialmente la situazione certamente non migliorava: l’uno musone, silenzioso, sputa sentenze e con il pessimo gusto nella scelta dei regali; l’altro allegro, gioviale, combina guai, rumoroso persino quando camminava.
Hanamichi sospirò. Non ci sarebbe stata una coppia peggio assortita di loro in tutto il mondo. Però… però quando gli sarebbe capitato di trovare qualcuno che riuscisse a conquistare il suo mondo, che riuscisse a rompere la sua maschera di assoluta e apparente felicità? Rukawa era giunto dove nessuno aveva mai osato addentrarsi e aveva trovato lui, così com’era e non ne era rimasto disgustato, anzi… lo aveva accettato e amato.
Hana sospirò nuovamente, ma stavolta un sorriso leggero increspò il suo viso. Certo avrebbe dovuto sopportare una volpe silenziosa e saccente per chissà quanto tempo (forse per sempre?) ma a questo si sarebbe abituato. Era o no un Tensai?
Tornò in sala infermiere per riposarsi un attimo, prima di tornare a casa.
<< Sakuragi? >> lo chiamò la capo-infermiera e per un attimo il rossino pensò di aver sbagliato nuovamente qualcosa: << Il dottor Yohei mi ha detto di darti questa busta. >>
Il rosso aprì la bustina bianca e vi trovò un biglietto da visita. Yohei avrebbe pagato pure quella!

Casa Mitsui/Kogure

<< Ma sei sicuro di aver seguito il mio consiglio alla lettera? >>
All’ennesimo dubbio del megane-kun, Kaede rispose abbassando e rialzando impercettibilmente la testa.
<< Deve essere stato il consiglio di quell’hentai di Sendo! >> sentenziò Hisashi al fianco del koi.
<< Beh non mi sembrava così male… >> borbottò pensieroso Kiminobu.
<< Kimi-kun! Non dovresti frequentare troppo Sendo! Ha una pessima influenza su di te! >>
<< Strano… ieri sera non la pensavi così! ^^ >>
<< Ma… ma… devo ricordarmi di uccidere Sendo è///é !!! >>
Il megane sorrise vedendo il volto del proprio ragazzo inondarsi d’imbarazzo. Gli diede un bacio veloce sulla guancia e tornò a concentrarsi sull’amico.
<< Allora deve essere stato il mio consiglio. Mi dispiace davvero Kaede… >> sospirò affranto: << Scusa Ede… una curiosità: ma cosa gli avevi regalato? >>
Per poco i due ragazzi non caddero dalla poltrona quando seppero in cosa consistevano il regalo e le parole dolci. Hisashi si schiaffeggiò la fronte, mentre Kimi scoppiò a ridere.
<< Ma ti sembra un regalo da fare ad un ragazzo? E per giunta biancheria femminile! >>
Kaede grugnì qualcosa d’incomprensibile. Che male c’era a regalare ad un (sicuramente futuro proprio) ragazzo della biancheria (che, sottinteso, indosserà solo per te, come nei migliori sogni hentai ^^)? Nessuno? Ma allora perché i senpai non la smettevano di ridere?


Casa Sakuragi

Il telefono squillò tre volte, poi scattò la segreteria. Come da copione Hanamichi riattaccò velocemente. Perché quella stupida volpe non era in casa?
Ricompose il numero. Non che parlare con la volpe sarebbe stato più semplice, ma parlare ad una segreteria telefonica lo aveva sempre innervosito. Quella poi non era molto ospitale. La voce era metallica, di quelle in dotazione dal fornitore, e chiedeva solo di lasciare messaggio e numero. L’avrebbe richiamato?
“Ehm… ecco… so-sono Sakuragi… mi chiedevo se domani… ecco… se domani potessi venire in ospedale… alla fine del mio turno però… verso le 18.”
In quel momento scattò il bip finale. Sakuragi si sentì così stupido. Riattaccò convinto che, con ogni probabilità, Rukawa non lo avrebbe neppure ascoltato.
Si addormentò quasi subito, merito della stanchezza accumulata quel giorno.
Contrariamente, però, a quanto pensasse, Rukawa non solo ascoltò il messaggio, ma lo riascoltò ancora, fino a quasi consumare il sottile nastro.
Forse non era tutto perduto, pensò.

Così il giorno dopo, alle 18 in punto (attese spasmodicamente chiuso in macchina nel parcheggio sotterraneo), si presentò alla reception, cercando Sakuragi.
La grassa infermiera dal sorriso di Medusa (la capo-infermiera per capirci ^^ NdA), gli disse di salire al terzo piano e di bussare all’ufficio del direttore Mito.
Kaede Rukawa bussò due volte, come di rito, ma non udendo risposta entrò di soppiatto. L’ufficio era pressoché deserto, eccezion fatta per la presenza di Hanamichi, seduto in una delle poltroncine davanti alla poltrona del direttore.
<< Allora do’hao… >>
Il rossino era visibilmente nervoso e rosso in volto. Guardava in basso e aveva le mani appoggiate al bordo dell’uniforme.
<< Ho sentito il tuo messaggio in segreteria… ieri… >> continuò il volpino.
Hanamichi si alzò e fece un unico passo in avanti.
<< Ehm… ecco io… volevo dirti che… >> come fare a spiegargli? << Ecco… >> simbolismo aveva suggerito Yohei, qualcosa che gli facesse capire: << Volevo ringraziarti per il regalo… >> ecco così andava bene sicuramente, Kaede aveva spalancato gli occhi, aveva sicuramente compreso ciò che di profondo voleva dirgli: << E… ecco… io ho pensato di… >>
<< L’hai indossata? >> chiese Kaede incapace di pensare ad altro.
Senza attendere risposta si avvicinò al ragazzo e gli alzò l’uniforme.
<< Che… che cosa stai facendo stupida volpe? >>
<< L’hai fatto… >>
Kaede rimase un attimo incredulo. Cosa significava il gesto di Sakuragi? Sicuramente aveva accettato la sua “proposta” accettando il regalo, ma l’averlo indossato… forse intendeva qualcosa di più? Beh non ci pensò a lungo su e decise di seguire nuovamente il consiglio di Akira: “agisci di più e pensa di meno” e gli si gettò addosso.
<< Stupido volpino che diavolo stai facendo? >>
<< Do’hao… perché parli sempre troppo? >>
<< Hentaiiiiiiiiiiiiiiiiiii! >>

Quel giorno l’ufficio di Yohei rimase chiuso a lungo. Il direttore fu costretto a spostare i suoi affari nell’ala opposta alla sua.
“Alla fine… tutto è bene quel che finisce bene, no?” pensò Yohei fumando l’ennesima sigaretta del giorno: “Però almeno potevano lasciarmi prendere le chiavi di casa -.-!”

  
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