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Autore: cateca    21/07/2016    1 recensioni
<< Scusa, ti chiedo scusa. - mi dice, ma si vede che lo ha detto senza essere veramente dispiaciuto  - Accetto il tuo aiuto. >> dice semplicemente e mi guarda in attesa. 
Lo scruto cercando di ponderare la situazione: è un presuntuoso del cavolo ma dice di aver bisogno del mio aiuto in una materia della quale non gli frega un accidente. 
<< Va bene ti aiuto, ma sappi che non lo faccio per te. >>
< Classica frase da sedicente menefreghista. - Lo fulmino. - OK, la smetto. >>
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La penultima ora dell’ultimo giorno di scuola. Ormai nessuno presta attenzione a quello che ha da dire il prof di Inglese, tantomeno io, che sto intrecciando una piccola ciocca di capelli.

Stanotte, lasciato Michael sul prato, non sono riuscita a dormire, intervallando qualche momento addormentata e lunghi periodi sveglia, e le conseguenze di ciò sono delle oscene borse sotto agli occhi e una mancanza di vitalità che mi rendono un fantasma. Solo dopo un lungo minuto d’intreccio arrivo alla fine della ciocca e, osservando la lunghezza della treccia, penso che forse dovrei veramente tagliare la mia chioma.

Alzo lo sguardo verso i miei compagni che, assenti, fanno finta di seguire la lezione e non vedono l’ora che la campanella suoni. Mi tiro su con la schiena, poggiando i gomiti sul banco, e guardo fuori dalla finestra, pregustando la tanto desiderata libertà.

Finalmente la campanella suona, e tutti quanti scattano alla porta, per andare fuori in corridoio a parlare con la gente. Seguo la corrente di persone e appena esco dalla stanza incontro le mie amiche, con cui comincio a chiacchierare di cose futili, troppo esaltate.

Dopo poco ci dividiamo, andando ognuna al proprio corso ed io mi avvio per le scale, per scendere al piano inferiore dove c’è il laboratorio di scienze. Non faccio in tempo a finire la prima rampa che sono chiamata da una voce famigliare da sopra le scale.

Mi giro verso di Michael, che mi viene incontro, scendendo velocemente i gradini. Le sue pesanti occhiaie violacee e i suoi occhi stanchi tradiscono la notte insonne, forse anche peggiore della mia, data la sbronza che si è preso.

<< Sei vivo. >> attesto incrociando le braccia e lui fa una smorfia, inclinando la testa.

<< Solo per metà. Ho un mal di pancia… >>

Annuisco, come per fargli sapere che lo capisco.

<< Sai, proprio ieri ho letto che assumere alcool in grande quantità può avere effetti collaterali non piacevoli. >>

Lui fa un sorriso sghembo e per nascondere che sto sorridendo anche io ricomincio a scendere le scale e lui mi segue a ruota, per poi allungare il passo e mettersi davanti a me.

<< Che lezione hai? >> mi chiede e io so già che ha in mente di farmela saltare.

<< Chimica. >> rispondo, incrociando di nuovo le braccia per aspettare che mi chieda ciò che gli frulla per la testa.

<< Quanto conta, secondo te, l’ultima lezione di chimica dell’anno scolastico? – Alzo gli occhi al cielo, come volevasi dimostrare. – Tanto vi faranno fare qualche esperimento scenografico giusto per tenervi in classe. >>

<< Va bene, salto la lezione. – concedo e lui sorride. Mi giro, cominciando a salire sulle scale. – Andiamo sul tetto. >>

Michael obbedisce subito all’ordine e insieme percorriamo il corridoio per arrivare alle scalette che conducono al tetto.

Non so bene come comportarmi con lui dopo ieri sera, ormai i sentimenti di entrambi sono stati rivelati, ma ovviamente io non sono completamente sicura di cosa provo. Da una parte sento di volerlo con tutta me stessa, ma dall’altra so che la persona che si è mostrata negli ultimi giorni non è quella di sempre.

Saliti sul tetto, stiamo qualche secondo a osservare le città dall’alto e poi ci stendiamo per terra. Mi rivolgo con il viso al sole, chiudendo gli occhi e sperando di guadagnare qualche tonalità più scura sul mio viso albino.

<< Seph, io voglio parlare, una volta per tutte. >>

Apro gli occhi, lanciandogli uno sguardo. È sdraiato con le braccia incrociate dietro la nuca e mi sta fissando con quei suoi occhi che con tutto questo sole sono leggermente socchiusi. Non ho mai capito bene di che colore abbia gli occhi, sembra un misto di azzurro, vede e grigio, ma molto chiaro.

Torno a guardare il cielo, ispezionando le nuvole.

<< Comincia tu. >> gli dico e sento che si muove leggermente sul pavimento. Si mette di fianco e si appoggia su un braccio, così da poter incrociare il mio sguardo anche se sono distesa.

Prova a parlare, prende fiato, ma poi non esce nulla dalla sua bocca. Lo vedo che si sta scervellando quindi gli vado incontro.

<< OK, comincio io. – dico e lui fa un lungo respiro. Mi metto seduta e incrocio le gambe e lui fa lo stesso. – Io in questi giorni ci ho riflettuto tanto, ci ho veramente pensato su e ho capito cosa provo. Io ti voglio veramente bene, e stare con te sono, anzi erano, i momenti più belli della giornata… >>

<< Anche i miei! >> esclama Michael ed io lo guardo male, facendogli capire che mi deve far finire di parlare. Lui ammutolisce.
<< Ma mi hai dimostrato che la persona di cui mi sono innamorata – il mio cuore accelera quando dico queste parole e sento il respiro che si intensifica – era solo una piccola parte di te, io credevo di conoscerti del tutto ma in realtà avevo scoperto solo la punta dell’iceberg. Tu non sei la persona che credevo che fossi. >>

Michael è in silenzio e mi guarda con uno sguardo straziante, che uccide ogni singola fibra del mio corpo. A malincuore continuo a parlare, per dirgli tutto, finalmente.

<< Questi ultimi giorni mi hai dimostrato che non sei quello che credevo, e non ti voglio giudicare o criticare o quant’altro, semplicemente non mi piace questa persona. Non mi piace una persona che va con la prima che capita, che si sfonda d’alcool per aiutarsi a superare le difficoltà. Io ti amo ma non mi piaci. >>

Michael ha un viso che mi fa soffrire come non mai, ha degli occhi così afflitti che sento che mi si stringe il cuore, letteralmente. Vorrei solo accarezzargli il viso e abbracciarlo e non so come riesco a frenare le mie braccia.

Sento il groppo alla gola che mi preannuncia le lacrime.

<< Quella persona sono sempre io. >> sussurra e i miei occhi si appannano. Li sbatto forte, per cercare di schiarirmi la vista, inutilmente.

<< Si ma non lo sapevo. >> La mia voce si rompe e una lacrima scende sulla mia guancia.

<< Ma come fai? Mi dici che mi ami ma non mi ami del tutto. Che significa, io non capisco che vuol dire, come puoi amarmi solo un po’? >>
Michael alza leggermente la voce e io alzo gli occhi al cielo.

<< Non lo so, come potrei saperlo? >> gli dico, asciugandomi gli occhi.

<< Allora non mi ami. Perché non riesci ad accettare anche i miei difetti? Questo non è amore. >> ribatte lui.

<< Non lo so, so solo che non mi piace, come può piacermi che vai a puttane come se non fosse nulla? >>

La mia voce si alza senza che io me ne accorga e Michael si passa una mano nei capelli. Mi tiro indietro con la schiena, rendendomi conto che inconsciamente mi sono sporta verso di lui.

Michael fa un lungo respiro, scuotendo leggermente la testa.

<< Bene, vedo che chiarire con te è molto produttivo. Senti, fai una cosa, vai a sfogare le tue frustrazioni su qualcun altro e smettila di prendermi per il culo. Ti amo, non ti amo, ti amo solo una parte. Tu ami solo le parti che ti fanno comodo, e ti informo che questo non è vero amore, e questo tuo comportamento è molto meschino perché alla fine quello che sta male veramente sono io. Quello che è veramente innamorato sono io e non tu. >>

Rimango allibita alle sue parole e lo fisso mentre lui si alza e prende il suo zaino da terra.

<< Facciamo così, non vediamoci mai più, okay? È meglio per tutti. >>

<< Spero che tu stia scherzando. >> le parole mi scappano di bocca senza passare per il cervello. Mi alzo in piedi mentre lui mi fissa con uno sguardo di sfida.

<< Perché dovrei scherzare? >> mi chiede incrociando le braccia.

<< Io ti amo. >> lo urlo e penso mi abbiano sentito nel raggio di cinque kilometri, ma Michael è impassibile.

Sono io quella arrabbiata, sono io quella dispiaciuta e triste per questa situazione. Michael scuote la testa e comincia a camminare verso l’uscita.

<< Ti prego Michael… >>

Si ferma e si gira, alzando leggermente le braccia.

<< Cosa vuoi fare Phone? Cambiarmi? Lo sai che non mi adatto a nessuno. Tu mi devi accettare per quello che sono. >>

Le lacrime scendono piano sul mio viso, per fortuna oggi non mi sono truccata.

<< Non so come fare. >> quasi sussurro.

<< Non mi piace fare il melodrammatico, o dire quei cliché dozzinali ma a quanto pare non siamo fatti l’uno per l’altra. >>

<< Mi dispiace. >> soffio e lui alza le spalle.

Mi scosto i capelli che mi stanno venendo sul viso a causa del vento e lui tentenna un attimo prima di parlare di nuovo.

<< Ci vediamo. >>

Non rispondo, non ne ho la forza. Inerme, lo guardo andare verso la porta e cominciare a scendere le scale, sparendo dalla mia vista.
Solo adesso le lacrime cominciano a scendere intensamente, ed è quasi liberatorio. Mi siedo per terra, vicino alla mia borsa.

Guardo Michael uscire dal cancello di scuola, prima della fine dell’ora, e riesco solo a piangere più forte. Solo dopo qualche minuto riesco a smettere di piangere e cominciare a calmarmi. Sento la campanella suonare e l’aria si riempie di suoni di ragazzi che escono dalle loro classi. Aspetto che se ne vadano tutti, non ho voglia di vedere nessuno.

Non mi resta che piangere.







Hello.
Come ormai penso siano tutti i liceali, io sono in vacanza. e ciò provoca una pigrizia allucinante che non mi permette nemmeno di trovare la forza per alzare un braccio e scrivere la mia dannata storia.
Stanotte parto per la Grecia e sono elettrizzata a certi livelli, ma da ciò ne consegue che la prossima settimana non aggiornerò ma vi prego non mi lasciate hahah
Anche perchè forse ho in mente il finale da dare ai miei due personaggi, forse perchè oggi pomeriggio ho visto "Me Before You" e ho pianto per tre quarti d'ora incessantemente e quindi sono triste e quindi mi è venuto in mente cosa scrivere.
Bene, vado a vestirmi per partire alla volta di Fiumicino.
Tanti cari saluti e auguratemi che ci siano dei bei figoni nel posto in cui vado. Adios.

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Baci.

 
   
 
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