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Autore: momoko89    22/04/2009    6 recensioni
Breve OS Bunny. Butters adora Kenny, ma forse la relazione che hanno costruito insieme non gli basta più...
Dal testo:
“Ken, ho una domanda da porti.”
“Dimmi.”
“Noi… noi che siamo?”
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Butters Stotch, Kenny McCormick
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Profumi di buono

 

Era una bella giornata di sole, quel venerdì. La primavera era alle porte, impossibile non notarlo. Dopo giorni e giorni di cielo nuvoloso e nevicate, i raggi del sole stavano nuovamente facendo il loro ingresso, lasciando solamente delle piccole gocce d’acqua sulle foglie, tracce di quelle passate grigie giornate. Persino gli uccellini sembravano essersi accorti del profumo di primavera nell’aria. Appena il sole sorgeva, salutavano il nuovo giorno con il loro melodioso cinguettio che mi accompagnava durante tutto il tragitto da casa mia all’entrata della scuola, suscitando in me una positività unica.

Sì, era proprio una bella giornata quel venerdì, perfetta per dichiararmi.

Se si poteva parlare davvero di dichiarazione.

Non era proprio corretto definirla tale, poiché Kenny mi conosceva bene, anche troppo bene e anche se non fosse stato così, ero consapevole di quanto fossi trasparente per gli altri. Quindi, per un motivo o per l’altro, i miei pensieri erano sempre ben esposti e leggibili da chiunque. Non è mai stata una delle mie doti migliori, sinceramente. Anzi, era la peggiore, e uno dei tratti che avrei voluto cambiare del mio carattere. Ogni volta che sorgeva l’argomento, però, lui mi intimava di non farlo perché era il lato di me che lo attraeva di più ‘…un po’ come l’orso con il miele’ come usava dire, stordendomi col suo sguardo accattivante e leccandomi maliziosamente il collo. A quel punto era impossibile per me non ascoltarlo, appallottolavo il pensiero e lo gettavo nell’angolo più remoto della mia mente.

Kenny ha sempre avuto questo potere su di me, quello di farmi cambiare idea anche con poche parole. Era un mistero la forte influenza che aveva su di me, e forse era proprio questo il fatto per cui ne ero ammaliato. Il fare misterioso che lo avvolgeva era assolutamente disarmante, nelle sue mani diventavo qualsiasi cosa lui volesse, e sapeva che l’idea di oppormi non mi sarebbe passata nemmeno nell’anticamera del cervello.

A dispetto di ciò, c’era sempre un chiodo fisso nella mia mente che non riusciva a smuovere nessuno, nemmeno la maschera assolutamente sexy, che indossava ogni qualvolta volesse manipolare una persona (tecnica che assicurava il successo anche con gli etero convinti).

Io lo amavo. Lo amavo sotto ogni punto di vista, e lo volevo per me. Volevo essere l’unico ad avere il diritto di specchiarmi nel blu dei suoi occhi, di violare i suoi capelli con le dita. Volevo essere amato da lui, almeno quanto lo amavo io. Volevo stare con lui, e non solo per un’avventura passeggera.

Erano questi i pensieri che mi tormentavano ormai da un mese e mezzo. Sentivo la mia anima torturata dai miei stessi sentimenti egoistici, ma non riuscivo a dirglielo. Esprimere a parole le emozioni che mi suscitava dentro quando i suoi occhi incontravano i miei era troppo difficile. Troppo surreale, come quei momenti di contatto illusorio. Decisi, allora, di lasciarmi tutto dentro e far vivere a Kenny la libertà che lo aveva sempre contraddistinto, ma il sigillo che mi ero imposto non durò molto. Fu la semplice vista di Tweek e Craig a farmi tornare sui miei passi. Una sera ero sulla strada verso casa, in ritorno da uno dei miei soliti incontri con Ken, quando li incrociai insieme diretti verso il parco. Loro non mi riconobbero, perché quella volta, ecco… come dire… indossavo le vesti del mio alter-ego femminile ( mi vergogno un po’ a dirlo, ma Kenny aveva sempre sostenuto che il mio lato marjoriano smuovesse qualcosa d’incomprensibile dentro di lui che ai suoi occhi mi rendeva ‘…fottutamente appetibile ’, come amava dire) perciò ebbi modo di osservarli per qualche minuto senza farmi riconoscere. Vedere una coppia così vera, così affiatata come loro mi fece riflettere parecchio. Nella mia mente nacquero domande che avevano come riposta quell’unico biondo di cui davvero m’importasse.

Per questo motivo la mattina di quel venerdì, nell’esatto momento in cui suonò la campanella, mi diressi verso il retro della scuola. Se prima ero nervoso al solo pensiero di ciò che stavo per attingermi a fare, vederlo nell’ombra nel pieno della sua magnificenza mi provocò uno starnuto, perché sì, l’agitazione ha lo strano effetto su di me di pizzicarmi il naso, come l’allergia.

“Siamo nervosetti stamattina, eh?” trasalii al suono di quella voce.

Dall’alto del suo fascino accattivante, Kenny poggiò il suo sguardo su di me, provocandomi un’ondata di brividi nella schiena. Vederlo appoggiato al muro mentre dava qualche tiro alla sigaretta lo rendeva ancora più irresistibile ai miei occhi. Sentii un imminente starnuto prendermi le narici, ma stavolta riuscii ad evitarlo.

“Sei tenero quando cerchi di trattenere lo starnuto, sai?”

“Etciù!”

L’ombra di un sorriso si fece strada tra le sue labbra, accarezzate dal fumo. Caspita, questo ragazzo è un Dio!

“Allora, dimmi, qual è il problema?”

Il mio sguardo vacillò a quella domanda. Che stupido, non mi ero preparato nemmeno un discorso! Cercai di prendere tempo e trovare le parole giuste, ma il turbine di emozioni che cresceva dentro di me smorzava la mia lucidità. Lui fu più veloce.

“Mh...” si scompigliò i capelli, pensieroso “Hai un’ interrogazione?”

Scossi la testa, in forma di negazione.

“Hai fatto qualche danno?”

No.

“Sei implicato in qualche guaio involontariamente?”

No.

“I tuoi genitori ti hanno messo in punizione?”

No.

“Cartman?”

No.

“Ursula ti ha rubato la voce ed ora ti devo baciare per recuperarla?”

Sentii le mie guance scaldarsi, “No.”

“Cavolo” esclamò, buttando fuori il fumo con fare tremendamente sexy. A ben pensarci, ogni mossa che faceva affermava la sua eleganza. Lasciò andare la sigaretta con le dita e la spense con il piede, “Allora sono io, il problema.”

Annuii, troppo teso per parlare.

“Cos’ho fatto?”

Cercai di tranquillizzarmi e focalizzare, “N-non sei direttamente tu.”

“Chi allora?”

“…siamo noi.”

Mi fissò impassibile, in attesa che continuassi.

“Ken, ho una domanda da porti.”

“Dimmi.” mi chiese, il suo tono ora più solenne.

“Noi… noi che siamo?”

Aspettò un po’ a rispondere, anche troppo. Durante l’attesa riuscii ad evitare tre starnuti contemporaneamente. L’agitazione mi stava divorando dentro.

“Butters.” C’erano almeno quattro metri tra noi due, ma lui ridusse la distanza a venti centimetri, percorrendo solo due passi, “Tu stai bene con me?”

“C-cioè?”

“Quando siamo insieme..” mi cinse il bacino con le braccia, tirandomi a sé. L’odore di fumo mi invase le narici, “…tu sei felice?”

“Sì, lo sono.”

In quel momento i suoi occhi mi obnubilavano completamente ogni capacità di ragionare e le sue dita -che accarezzavano la mia schiena- erano la causa diretta della mia tachicardia. Avrebbe potuto chiedermi qualsiasi cosa, gli avrei comunque risposto affermativamente.

“Allora…” cominciò, avanzando fino a bloccarmi sul muro. Ero in trappola, “...che importanza ha...” schiavo della sue mani, “…sapere...” succube della sua voce, “…cosa siamo?” vittima delle sue labbra, che torturavano le mie in un incontro ravvicinato stile ‘sfioriamo ma non assaporiamo’ che durò un’eternità. Mi stava letteralmente facendo impazzire. Solo una parola ronzava nitida nella mia mente. Una parola dettata dal desiderio.

“Amami.”

Percepii il suo corpo irrigidirsi all’istante, i suoi occhi cambiare totalmente luce. Non li avevo mai visti così. All’improvviso ebbi il timore che se la prendesse con me, e di certo non era l’effetto che speravo. Volevo tutto, tranne che Kenny mi odiasse.

“Ken, per favore…”

“Io..” m’interruppe con un tono talmente inflessibile che mi pietrificò. Kenny era sempre stata una persona vivace, alla mano, che metteva allegria tra la gente. Erano poche le volte in cui assumeva un tono simile, e quando lo faceva significava che a dettare le regole, da quel momento in poi, sarebbe stato lui.

“Butters, ascoltami. Io posso toccarti…” mormorò, mentre le sue mani serpeggiavano sotto la mia maglietta fino a… “…fino a farti rabbrividire. Posso mangiarti.” continuò, mordendomi il collo e aumentando ancora di più il contatto. Ormai spalmato sul muro, facevo fatica a respirare, “Posso violentarti e farti impazzire sino alla perdizione.” finì. Spinse il suo bacino contro il mio, dando un ulteriore stimolo alla mia erezione. Ero letteralmente sotto il suo incantesimo, privo del controllo del mio stesso respiro, “Posso fare qualsiasi cosa per te, tranne una.” I suoi occhi diventarono puro ghiaccio, “Non chiedermi di amarti, perché non ne sono in grado.”

Un vento gelido m’investì insieme a quelle parole e, per un attimo, ebbi solo l’illusione di quei raggi primaverili regali. Mi sciolse dalla sua morsa e mi lasciai scivolare sul muro fino a terra, col petto che andava su e giù. E stavolta non per l’eccitazione.

“Forse è meglio finirla qui…”

Finirla?

“..non voglio che…”

“No.” La mia voce era un sussurro sfinito, “Non voglio smettere di vederti. Io… non voglio.”

Alzai gli occhi su di lui, la mia vista cominciava ad offuscarsi ma mi trattenni. Odiavo farmi vedere così da lui, perché quando Ken si trovava in situazioni simili, non sapeva come comportarsi. Volevo evitargli l’imbarazzo di sentirsi in dovere di fare qualcosa, quando in realtà poteva fare ben poco. Eppure si inginocchiò e mi osservò negli occhi con fare comprensivo, mentre con una mano mi accarezzava delicatamente la guancia.

“Povero piccolo Butters...”

Il suo sguardo prese le sembianze di un mare d’affetto. Troppo affetto per un giocattolo, troppo poco per un amante corrisposto.

Appoggiò le labbra sulla guancia “Profumi di buono, lo sai questo, vero?”

Un dolce sibilo che suonava come una nota amara. Mi morsi il labbro e annuii, sapendo di non potermi aspettare altro da lui.

“Tu profumerai sempre di buono per me.”


Angolino mio <3

Non mi sono preparata esattamente un commento per questa fiction (chi mi conosce ormai è abituato).
Una sera avevo voglia di Bunny (strano ma vero) ed ecco qua il risultato. Il particolare dello starnuto l’ho inventato, mi è venuto spontaneo :) Comunque, questa fiction la dedico con tanto affetto a Setsuka, che ha avuto la pazienza di farmi da beta <3 Grazie mille Jess >__<
  
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