Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: _Joanna_    24/07/2016    1 recensioni
One shoot incentrata sui pensieri Cersei negli attimi appena successivi alla 6x10
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"Mentre le fiamme verdi danzavano, annientando i suoi nemici, incendiando i suoi occhi anch’essi di smeraldo, Cersei pensava"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LONG LIVE THE QUEEN

 

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Tutto era finalmente compiuto.
Da quel giorno in cui si era incontrata con lord Stark, minacciandolo, supplicandolo di abbandonare l’onore in nome dell’amore materno, sembravano passati secoli.
A quei tempi era solo una madre, una donna che desiderava null’altro che il meglio per i suoi figli. Ma adesso quei figli non c’erano più e a lei era rimasta solo una corona.

 Mentre le fiamme verdi danzavano, annientando i suoi nemici, incendiando i suoi occhi anch’essi di smeraldo, Cersei pensava.

 Pensava a suo padre, l’algido, integerrimo lord Tywin Lannister, signore inflessibile, consigliere capace, comandante implacabile. E, pur essendo tutto questo, morto, e nel più infame dei modi, ucciso dal sangue del suo sangue, un sangue maledetto, rinnegato tante, troppe volte.

 Pensava a suo fratello, Jaime, lo splendente cavaliere dorato, copia perfetta di lei, spadaccino formidabile, alto, avvenente, ambiguo. Era stato il suo amante, il suo primo e ultimo amore. Ma anche lui era stato spezzato, mutilato, ucciso, benché il suo cuore continuasse a battere in quel petto su cui tante volte lei si era lasciata cullare nel sonno, guscio ormai vuoto, mera ombra dell’uomo che un tempo era stato.

 Pensava anche all’altro fratello, Tyrion, il mostro, il matricida, il regicida, il parricida. La scimmia demoniaca di Castel Granito che gli aveva strappato via tutto.

 Pensava a suo marito, l’imponente re Robert, guerriero fiero, forte, temibile, passionale, tutto quello che una fanciulla avrebbe potuto desiderare, ma a cui lei mai avrebbe potuto, avrebbe voluto, anelare.

 Pensava ai suoi figli, Cersei, i figli che con l’inganno aveva generato, che aveva difeso contro tutti e contro tutto, il cui destino era già stato scritto anni prima, in quella caverna maleodorante, dove la strega aveva risposto alle sue domande di ragazzina ingenua e sognatrice.

 “D’oro saranno le loro corone e d’oro i loro sudari”

 Joffrey, il suo amatissimo primogenito, mediocre, sadico, specchio dell’orrore e della malvagità che lei stessa aveva nell’animo, era morto tra le sue braccia, avvelenato dal Valonqar, lo stesso su cui Maggy La Rana, la strega dei boschi, l’aveva messa in guardia.
Era morto, la sua dorata corona rotolata sugli scalini del Trono di Spade e il suo corpo, freddo e nero, avvolto in un dorato mantello.

 Poi Myrcella, la sua unica figlia, buona, bella, di una bellezza delicata, immagine di tutto ciò che Cersei avrebbe potuto essere e che non mai stata, che, dopo anni di lontananza, finalmente era tornata, vestita delle sete dorate che tanto amava, anche lei fredda e morta.

 E infine Tommen, un bambino, costretto a crescere in fretta e poi manovrato, manipolato, ingannato.
Quel figlio fragile e ingenuo che, dopo essere stato conteso tra due regine, lei, Cersei, e Margaery, quella più giovane e bella, che la predizione minacciava le avrebbe portato via ciò che di più caro aveva, si era infine strappato, ed era lì ora, gelido e immobile, come gelida e immobile era Cersei, lo sguardo fisso, impassibile, mentre osservava il tragico compimento di quella fatidica profezia.

 Sarebbe stata regina, come aveva promesso la strega, regina come mai nessuna donna era stata prima di lei.
E assisa sul trono avrebbe atteso. Avrebbe atteso il ritorno del suo ultimo nemico: il Valonqar.

 Quello che Cersei non poteva sapere era che lui, il fratello minore che avrebbe chiuso le mani attorno alla sua gola bianca, era già ritornato e che ora, proprio in quell’istante, la stava guardando.


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