Storie originali > Comico
Segui la storia  |       
Autore: Growl    25/07/2016    3 recensioni
In una classe di venti studenti, le divergenze tra questi portano la preside a fare una scelta rivoluzionaria; dividere gli alunni in quattro Fazioni: La Teocrazia del Sol'Rosa, l'Unione dei Moderati, la Repubblica delle Banane e l'Anarchia della Fattanza. Divisi in gruppi, gli studenti non danno problemi e rimangono tranquilli, e tutti pare andare per il meglio.
Il terzo anno, però, si unisce un nuovo studente al gruppo, Filippo. Con una vita sociale pari a quella di una lucertola nel deserto, una madre estremamente vendicativa e la capacità di tollerare il genere umano ormai persa da tempo, come farà a sopportare i suoi nuovi stravaganti compagni di classe senza contemplare il suicidio? Inoltre, c'è in palio la vincita di una gita in America, e gli studenti sono così ansiosi di "fare esperienze" all'estero da ricorrere ad atti estremi... Non stupitevi se la storia finirà con una tragedia.
--
Mi raccomando, ci tengo tanto alla storia, quindi se vi capitasse di leggerla, magari lasciateci anche una piccola recensione? ;P
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Vita di Fazioni 
in una classe disastrata 


Le feste a sorpresa dovrebbero essere divertenti
 
Vedo le diverse classi: quarta G, quinta G, prima H, seconda H… sembravano tutte classi formate da persone normali che vivevano una vita normale. Purtroppo io sono dovuto nascere proprio nel 1999, quindi adesso frequentavo il terzo anno di scuola superiore; quelle classi non erano destinate a me.
La porta della classe è chiusa, ho fatto già ritardo, penso. Ma poi, riflettendo su quello che mi è successo in questa unica ora di mattina capisco qualcosa che può salvarmi la vita: una storia. Esattamente, realizzo che una volta che aprirò quella porta non so cosa ci sarà, se un inferno moderno, oppure un aula con dentro barbari e altarini dedicati a dei improbabili, ma anche se non mi sconvolgesse l’arredamento, sono sicuro che sarò, diciamo, colpito dai miei compagni di classe, e non dico solo psicologicamente, ma anche fisicamente. Che ne so io se hanno qualche strano rito d’iniziazione che mi porterà a perdere un occhio? Le premesse sembravano puntare ai sacrifici visti in quegli horror di registi amatoriali, quindi in linea con suddetti film, devo tenere appunti di ciò che accade –dato che non ho una telecamera- e potrò sia salvarmi che esporre al mondo quello che avviene dentro le mura della terza H, in modo che i sani di mente di questa classe, ovvero io e con alta probabilità io solo, possano vivere una vita tranquilla e non avere incubi per il resto della propria vita.
Incubi, uhm, in terza elementare mi ricordo di un mio compagno, ma era così fesso che mi sono scordato anche il suo nome, che faceva tantissime domande sulla lingua italiana… ma ovviamente ciò non lo rendeva intelligente, infatti un giorno chiese alla maestra: «se fare un sogno si dice sognare, fare un incubo si dice incubare? Se è così povere galline, ogni volta che si siedono sopra un loro uovo chissà che brutte esperienze che hanno!» La professoressa gli spiegò che non era così che funzionava, ma lui continuò ad elencare avvenimenti «poveri bambini, quelli che nascono prematuri… li mettono nell’incubatrice! Poi non dobbiamo stupirci se si hanno i traumi infantili!»
La professoressa lo cacciò dall’aula.
Gli disse di non riprovare più a parlare se non interpellato. Lui aveva tutte le rotelle fuori posto, ma alle elementari era l’unico, adesso mi trovavo a fare i conti –letteralmente, durante le ore di matematica- con almeno il decuplo di studenti come lui, e dico almeno il decuplo solo perché non mi viene in mente come si dice venti volte di più e venti volte di più suona malissimo.
Mi rendo conto che pensare alle mie esperienze mi ha fatto rimanere davanti alla porta chiusa completamente immobile, e vedo che due ragazzi mi stanno osservando da una delle classi vicine; sono sicuro che pensino sia un alunno della 3°H, dati gli standard della classe in cui sto per entrare.
Apro la porta, chiudendo gli occhi per cercare di evitare l’inevitabile.
«SORPRESAAAAA» sento, dal mio orecchio destro.
Apro gli occhi e non c’è nessuno alla cattedra, ma vedo dieci ragazzi in classe; una di loro è Elisa.
«Ehi, ci rivediamo, Filippo!» dice lei. «Hai fatto la tua scelta?»
«Nelle elezioni puoi anche non votare.»
«Ma queste non sono elezioni!» risponde lei. «Qui ci sono i miei compagni della Teocrazia, e dall’altra parte la Repubblica delle Banane.»
Quei pazzi che ho incontrato prima. Per un attimo ho creduto che non fossero veramente miei compagni.
«Muoviamoci con le formalità, non voglio stare troppo tempo vicino a questi blasfemi.» fa un ragazzo basso, con occhi azzurri e capelli biondi. Elisa mi dice che lui è Gabriele, l’Arcivescovo della Fazione. A fianco a lui ci sono tre ragazze. Non m’interessa conoscerle, ma Elisa non si ferma e ripenso al giudizio che ho dato su di lei qualche minuto prima: sarebbe un’ottima aggiunta per un call center. Alla destra di Gabriele c’è Angela, il Vice-Arcivescovo, Anche lei ha i capelli biondi, a detta della mia guida lavati ogni giorno con shampoo di prima qualità, ed è più bassa di Gabriele, sembra un metro e sessanta, più o meno. Ha gli occhi verdi.
«Passa un sacco di tempo con Gabriele nella Sgabuchiesa! Eh… chissà che fanno lì dentro.»
«Sgabuchiesa?! E’ uno sgabuzzino che avete trasformato in chiesa?...»
«Esattamente! Ma non posso dirti dove si trova, è un segreto della Fazione.»
Le spiego che non me ne può fregare di meno.
«Alla sinistra invece si trovano Federica e Teresa.»
La prima è alta un metro e sessantacinque o qualcosa del genere. Ha un viso tondeggiante ma è magrissima. Elisa mi dice che è una buona amica, ma è molto misteriosa e spesso scompare senza preavviso.
«E non sospettate che sia in qualche giro di brutte persone?»
«Nah, l’Anarchia della Fattanza conosce tutto ciò che c’è da sapere sui malviventi della città, e non hanno mai visto Federica.»
Più tempo passa e più sono convinto che gli alunni di questa classe debbano essere mandati tutti alla centrale di polizia più vicina.
Teresa invece è di media altezza, ha occhi eterocromatici –che significa di più colori, in questo caso marroni e grigi- ed Elisa me la definisce come “emotiva (forse troppo), vivace (forse troppo) e paranoica (senza dubbio troppo), è però una buona amica (se non la offendi) pronta ad aiutarti (se le dai qualcosa in cambio).” Improvvisamente la ragazza si avvicina a me e dice:
«Ciao, nuovo amico! Io sono Teresa, saremo super-amici da oggi! Devo dirti un sacco di cose importanti su di me!»
Prova ad abbracciarmi, ma penso che in realtà voglia stritolarmi e succhiarmi l’anima quindi mi sposto immediatamente.
«Ti vedo distante, non devi fare così! Le emozioni sono importanti e devi esternarle al mondo! Prova un emozione!»
«In questo momento non so se sto provando odio oppure terrore.»
«E’ comunque un buon inizio!» fa lei, ridendo come un vibratore.
«Basta con voi, è il nostro momento.» annuncia solennemente un’altra voce femminile.
Mi sembra di essere come a un red carpet, circondato da paparazzi che vogliono il mio autografo e farsi un selfie con la loro celebrità preferita. Io però non ho intenzione di sfilare su nessun red carpet nella mia vita, e tantomeno di fare selfie perché nelle foto esco sempre malissimo, nonostante mia madre dica il contrario. Io sono ancora convinto che le foto brutte siano parte del suo piano di vendetta.
«Io sono Paola, e la Presidentessa della Repubblica delle Banane, la Fazione più elegante della classe.»
Dietro di lei, una ragazza è vestita con dei pantaloni strappati nelle regioni delle ginocchia e proprio a fianco dell’inguine, ha un cappellino nero con la scritta “OBEY”.
E sta mangiando una banana.
Sì, una banana. Chiquita per essere precisi.
«Lei è Carolina. Non è certo la miglior rappresentante della nostra Fazione. Ma è simpatica.»
«Muoviamoci… chomp… con questchomp… cosa. Chomp.»
«Una vera e propria spalla comica. Heh.»
«Vedi? Già iniziamo bene! Poi ci sono Alberto, Marco e Claudia!»
Il primo è un ragazzo di media altezza, con una corporatura robusta e capelli castani, uno sguardo vispo che sinceramente mi spaventa e non poco, e un sorriso a trentaquattro denti. Ho già capito che tipo è. Marco è quello di prima, il gigante barbuto. La ragazza invece ha capelli biondi che sembrano degli spaghetti, occhi azzurri e un vestito che preferisco non descrivere nel dettaglio per non sconvolgere gli eventuali lettori giovani, per fortuna non l’ho vista prima.
Paola è a quanto pare una brava osservatrice, e mi dice sogghignando: «Sta sempre all’ultimo banco, quindi i professori non notano mai il suo outfit!»
Io annuisco facendo dei passi indietro.
«Vieni da noi se ti vuoi divertire!» mi dice Alberto. «Saresti ben apprezzato!!»
Posso giurare che l’ho visto con l’acquolina in bocca e dopo ciò, sono sicuro che non sarò al sicuro insieme a queste cinque persone. Sicurissimo. 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: Growl