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Autore: Jaredsveins    25/07/2016    6 recensioni
Castiel è caduto e adesso è umano. Ha solo Dean e Sam al proprio fianco, per questo non perde tempo a precipitarsi da Dean, quando gli chiederà aiuto.
E forse sarà l'ultima volta che lo farà.
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Hola! *saluta con la manina*
So che mi odierete dopo aver letto questa roba, so che mi vorrete uccidere ma io sono una stronza, e faccio sempre soffrire i personaggi. Quindi io vi avverto, soffrirete...e tanto. Quindi............grazie a chi leggerà e poi mi insulterà (lo farete, ne sono certa).
Un ringraziamento particolare va alla stupenda Howlingfang, che ha betato questa OS.
ADIEU.
-Feffe
Ps. So bene cosa è la roulette russa, ma l'ho manipolata al fine della storia. E incolpate Rihanna per questa OS, è lei che mi ha dato l'idea con la sua canzone (infatti le frasi in corsivo sono quelle della canzone). E mi riferisco a questa meraviglia: 
https://www.youtube.com/watch?v=ZQ2nCGawrSY


Russian roulette

Castiel ammirava in silenzio la vastità del cielo, come d'abitudine da quando era diventato umano. Stava immobile anche per ore, a guardare quel cielo da cui lui, quando era ancora un angelo, osservava l'universo. Le stelle, i pianeti, i satelliti..vedeva tutto. Adesso invece, l'unica cosa che vedeva era un'immensa distesa di stelle, che tinteggiava il cielo notturno. Gli piaceva, nonostante gli trasmettesse malinconia. Gli mancava essere un angelo, ma aveva scoperto che essere un umano non era poi così male. Sebbene il suo tramite fosse un semplice uomo, in precedenza non aveva mai prestato attenzione o avuto bisogno di accorgersi delle piccole cose. Adesso sapeva cosa volesse dire avere paura di bruciarsi nel prendere una padella, sentire il bisogno di mangiare, bere, dormire...il bisogno di un contatto fisico, per sentirsi al sicuro. Lo aveva notato nell'abbracciare Dean (subito dopo esser diventato umano), quando il suo cuore aveva iniziato a battere all'impazzata non appena lo aveva stretto a sé. Ed in quel momento aveva realizzato che il problema principale era un altro: i sentimenti.

Perché finché era stato un angelo aveva avuto la scusante per reprimere tutto. Ma adesso? Era difficile. Stare accanto a Dean era quasi distruttivo, perché sentiva di volergli dire cosa provava. Ma non poteva e non voleva farlo, sapeva fin troppo bene che Dean non lo avrebbe mai ricambiato. Di certo teneva a lui, glielo dimostrava sempre, ma non era la stessa cosa che Cas provava per Dean. Il suo era amore, non semplice voler bene.

Rimanendo in contatto tanto tempo con gli umani, era diventato umano anche lui.

Nonostante fosse ancora un angelo, non sentiva più di appartenere del tutto a quegli esseri perfetti e forti. E adesso che questa barriera era scomparsa del tutto, stava esplodendo.

Per questo motivo, quando il mattino seguente Dean lo chiamò al cellulare, Cas rispose senza pensarci due volte. "Dimmi."

"Ho bisogno del tuo aiuto. Devo occuparmi di un fantasma in Idaho, ma Sam non può venire con me. Potresti accompagnarmi? Sai, la strada è lunga e non mi dispiacerebbe avere qualcuno che mi dia il cambio per guidare.”

Castiel perse un battito. Dean gli stava davvero chiedendo aiuto di sua spontanea volontà? Era la prima volta che succedeva. Solitamente, quando Cas gli proponeva di partecipare alla caccia, dire che Dean lo insultava è poco. E poi, aveva sentito bene? “Qualcuno che mi dia il cambio per guidare”, quando Dean era gelosissimo della sua amata Impala? “Dean ma..sei sicuro? Di solito non vuoi che io-”
“E adesso voglio, dov'è il problema? Non rompere le palle e vieni qui, altrimenti sarò costretto ad andare da solo.”

Castiel fu percorso da un brivido. Da solo? Non esisteva. Da quando conosceva Dean, non c'era mai stato un momento in cui lui fosse stato solo quando cacciava. E se proprio capitava che Sam non potesse essere con Dean, Castiel lo teneva sempre d'occhio per poterlo aiutare, nel caso in cui qualcosa fosse andato storto. Quindi no, col cavolo che Dean sarebbe andato da solo.

“Va bene, sto arrivando.”

“Perfetto, ti invio l'indirizzo per sms.”

E prima che Cas potesse ribattere, Dean riattaccò.

Che strano.

 

Siccome era a piedi, Castiel arrivò al luogo di incontro mezz'ora dopo. Quando si rese conto di trovarsi in un posto isolato e con un solo garage abbandonato, non poté fare a meno di aggrottare le sopracciglia. Avanzò verso la saracinesca alzata e si guardò attorno, storcendo il naso alla puzza di benzina che lo assalì non appena entrò dentro.

Era tutto vuoto, c'era soltanto l'Impala di Dean (che gli confermò di essere al posto giusto), e un tavolo al centro della stanza, su cui c'era una pistola.

“Finalmente sei arrivato!” Dean si parò davanti Cas, apparendo dal nulla.

Ma che diavolo..?

“Sono venuto a piedi, sai che non ho la macchina.”
“Lo so, dovremo provvedere prima o poi.” Dean fece cenno a Cas di seguirlo, e lo portò al centro della stanza e lo fece sedere a tavola, sedendosi poi di fronte a lui.

“Come mai hai scelto questo posto? Non potevamo vederci nel bunker?”

Dean non rispose più e abbassò il capo, iniziando a ridere piano. Ma Cas si rese conto che non era la sua solita risata, era più bassa e..cattiva. Le sue spalle tremavano, ed i pugni erano stretti talmente tanto da far sbiancare le nocche. Dean mosse le spalle per sgranchirsi un po', e poi alzò lo sguardo.

E Castiel credette di poter morire lì, su quella sedia.

Gli occhi di Dean erano neri.

“Fai sempre domande stupide.”

“Ma come è possibile..” Cas era incredulo, sapeva bene che Dean aveva tatuato il simbolo anti possessione, per cui era impossibile che un demone lo possedesse.

Il demone sbottonò la camicia e sorrise soddisfatto, mostrando al moro che al posto del tatuaggio adesso c'era un'ustione.

Castiel sgranò gli occhi e cercò subito di alzarsi dalla sedia per reagire, ma si trovò piantato lì, senza potersi muovere. Quel demone che stava possedendo Dean era forte. In quel momento avrebbe tanto voluto essere un angelo, per riuscire ad affrontarlo.

“Lascia in pace Dean.” Sibilò.

“Altrimenti?”

“Altrimenti ti uccido.” Tuonò l'ex angelo, stringendo i pugni davanti l'espressione divertita e malefica del demone. Era tremendo, non lo aveva mai visto così. Al massimo lo aveva visto arrabbiato, deciso, preoccupato, triste..ma mai così cattivo.

“Oh tranquillo, a quello ci arriveremo presto. Anche se credo che quello a morire sarai tu. E forse anche Dean..” Il demone si alzò e iniziò a girare attorno al tavolo, tamburellandovi sopra con le dita. “Avevo pensato di ucciderti con questo tramite, ma poi mi sono detto: perché non lasciar scegliere il povero angioletto? Sarà divertente.”

Castiel tremò sul posto e strinse i pugni, cercando ancora di alzarsi ma invano. Quel demone lo aveva messo in trappola, e non sapeva se sarebbe riuscito ad uscirne. Ma non poteva lasciarlo vincere così facilmente, non poteva credere che Dean non lo sentisse.

“Dean, se sei lì, combattilo!” Sbottò il moro. “Combattilo e non lasciarlo vincere, va bene? Sei più forte di lui.”

“Oh, per favore!” Il demone rise di gusto. “Se fosse stato forte io non mi troverei qui dentro.” Si toccò la fronte con un dito. “Non credi?”

Castiel lo ignorò e piantò gli occhi su quelli di Dean, sospirando. “Dean, ti prego..”

Il demone alzò un sopracciglio e poi scoppiò a ridere, negando con il capo. “Porca miseria, dovresti sentire quante me ne sta dicendo il tuo amato cacciatore. E' disperato!”

E lo era davvero. Dean era cosciente, sapeva cosa stava succedendo. Ma non riusciva a muoversi, non riusciva a fare altro se non urlare. Non aveva il controllo del suo corpo, della sua mente..non era in grado di fare nulla. E lui sapeva cosa stava pensando quel demone, e non gli piaceva per niente. Infatti sperò con tutto se stesso che Castiel agisse nel modo corretto. Perché, se solo fosse finita come Dean immaginava, non se lo sarebbe mai tolto dalla testa. Adesso Castiel era lì e il cacciatore percepiva quanto stesse soffrendo dal suo sguardo. Ormai conosceva Castiel e sapeva bene quando stava male. Aveva imparato a comunicare con lui senza parole, solo con gli sguardi e la cosa stava funzionando anche in quel momento. Castiel lo supplicava e Dean cercava di inviargli il suo dispiacere, ma quel sentimento era coperto dal velo di cattiveria del demone, ormai padrone del corpo del cacciatore.

“Lascialo andare. Prendi me se proprio vuoi uccidermi..ma lascia stare Dean.”

Dean divenne ancora più debole dopo quelle parole, se possibile. Avrebbe voluto urlare a Castiel di smetterla, di non dire stronzate. Aveva sempre rimproverato al suo amico di smetterla di considerarsi così inutile, a tal punto da credere che la sua morte non fosse nulla di grave. Cas lo aveva aiutato tante volte, gli aveva spesso salvato la vita..e aveva bisogno di lui. Ormai era come un membro della famiglia..o forse anche di più. Dean si era sempre rifiutato di cercare di capire cosa provasse per l'angelo, convinto che ci fosse altro a cui pensare. Ma adesso lo vedeva: tra loro non c'era amicizia, non c'era fratellanza..ma c'era altro.

“Io riesco a sentire i pensieri di Dean, lo sai?” Il demone parlò, interrompendo i pensieri del cacciatore che si arrese e rimase a guardare. Era consapevole di non poter far nulla, se non tacere. “Sono così profondi e..umani.” Sputò per terra, avvicinandosi poi a Castiel e lo prese per il collo della camicia. “Tu cosa vuoi da Dean?”

Castiel deglutì e non rispose, distogliendo lo sguardo da quello del demone (di nuovo nero).

“Non me lo dirai, vero?” Sorrise. “Beh, allora ti dico cosa vorrebbe Dean da te.” Avvicinò il viso a quello di Castiel e, senza tante cerimonie, lo baciò con voracità.

Dean, lì dentro, avrebbe voluto urlare a quel bastardo di smetterla, di non fare una cosa del genere a Cas. Dean sapeva bene cosa provava il suo amico per lui, e immaginava cosa avrebbe comportato quel gesto.

Castiel si sentì umiliato e gli occhi si inumidirono, ma non pianse. Non pianse perché non avrebbe mai dato quella soddisfazione al demone; perché non poteva permettersi di essere debole in quel momento; perché, alla fine, un bacio di Dean era quel che aveva sempre voluto. Ma sapeva bene che a baciarlo non era stato Dean. E Cas non voleva questo, non voleva essere accontentato. Perché nella sua vita da angelo era stato già accontentato dai suoi fratelli, quando seguivano i suoi ordini, e niente era andato per il verso giusto. Lui voleva che anche Dean lo volesse, che anche Dean lo guardasse come lui lo guardava..che anche Dean lo amasse come lui lo amava.

“Ecco cosa vuole Dean da te.” Sibilò il demone, lasciando andare malamente l'ex angelo che strinse i pugni, senza rispondere. “Perché lui non ti ha mai visto come un semplice angelo irraggiungibile. Oh no, troppo facile. Dean ti sbatterebbe sulla prima superficie, solo per essere violato da te. Dean sta morendo per averti, ma tu non te ne sei mai reso conto. E adesso te lo sto dicendo io visto che non avrai più l'opportunità di saperlo.”

Figlio di puttana. Dean divenne sempre più irrequieto e si dimenò nei meandri della sua persona, tentando in tutti i modi di riuscire a vincere su quel demone. Ma era tutto inutile, era troppo debole. Non era mai stato posseduto prima di quel momento, non sapeva come fare per cacciarlo via. Non sapeva come fare prevalere la sua forza su quella di quel bastardo.

“Sta' zitto.” Sibilò Castiel, nella sua impotenza. “Devi tacere. Non devi dire nulla per conto di Dean, non ne hai il diritto.”

“Oh, ecco che arriva con i suoi soliti discorsi. Castiel, devi aprire gli occhi!” Il demone alzò la voce e diede un pugno sul tavolo, facendo sobbalzare inaspettatamente Cas. “Perché credi che siamo qui? Perché credi di essere qui? Tu hai annullato te stesso, il tuo essere, per un umano a cui non è mai importato nulla di te. Ti ha sempre tenuto per i suoi sporchi scopi, non gli sei mai servito veramente. Non sei importante per lui, non lo sei per nessuno. Se tu morissi, nessuno piangerebbe. E se tu non ci fossi mai stato, noi non saremmo mai arrivati qui. Perché il mio unico scopo è porre fine a questa messinscena visto che ci avete causato già abbastanza problemi. E poi mi annoiate. E io combatto la noia con il dolore, e in questa stanza ce n'è e ce ne sarà in abbondanza.”

Castiel non resisté più e una lacrima scese lungo il suo viso; perché quel demone aveva detto tutto ciò che Cas pensava di se stesso. Non si sentiva utile, non si sentiva importante nonostante Dean e Sam gli ripetessero di tenere a lui. Quando era un angelo, forse, poteva servire a qualcosa..ma adesso? Era solo un umano, e non c'era niente che potesse fare per aiutare i suoi amici. E l'essere immobile, alla mercé di quel demone, ne era la dimostrazione.

“Quindi voglio farti un regalo.” Il demone si sedé di fronte Castiel, spingendo verso lui la pistola che era sul tavolo. “Conosci la roulette russa? Io ho deciso di giocarci, ma con le mie regole, decisamente più semplici. Renderanno tutto più breve.” Si schiarì la voce e sorrise. “In questa pistola c'è un solo colpo, destinato a uno di noi due.”
No.

“Tu dovrai scegliere a chi sarà destinato. Se a te..”

No..

“Oppure al tuo amato cacciatore.”

NO!

Dean iniziò ad urlare, dimenandosi e cercando di liberarsi da quella forza oscura che lo aveva ormai inghiottito. Diede calci, pugni, gomitate, urlò con tutte le sue forze ma niente. Niente del genere sembrava scalfire il demone che adesso sorrideva maligno, soddisfatto della sua trovata malvagia.

“E se io non volessi farlo?” Chiese Castiel.

“Allora sarò io stesso a bucare il cranio di questo inutile umano, con le mie mani. E, se sei informato almeno un minimo sulla possessione demoniaca, sai bene che io sopravvivrò in ogni caso, appena abbandonato questo corpo.” Il demone sorrise e prese la pistola, portandosela alla tempia.

Castiel scattò in avanti e fu ancora trattenuto da qualcosa, ringhiando di frustrazione. Non era possibile, non poteva lasciare che accadesse qualcosa a Dean. Allora iniziò ad urlare, disperato, dimenandosi sul posto per cercare di liberarsi da quelle mani invisibili che lo stavano tenendo sul posto.

“Hai perso, fattene una ragione.” Ringhiò il demone, caricando il colpo e rimanendo con la canna sulla propria tempia. “Quale vita vale di più? La tua, o quella di Dean Winchester?”

Castiel si fermò, senza forze, e non rispose. Abbassò lo sguardo e pianse. Pianse tutte le lacrime che aveva in corpo, sentendo le forza abbandonarlo sempre di più. Non aveva nemmeno il coraggio di alzare lo sguardo, perché sapeva cosa avrebbe visto. E sapeva che gli avrebbe fatto solo più male. Ma lui poteva capovolgere la situazione, prendendo quella pistola e togliendosi la vita. Sembrava davvero l'unica soluzione.

“Dean può salvare tanta gente, ma tu cosa puoi fare? Una vita, che può salvarne centinaia, per una che non ne salverà mai nessuna. Perché, anche adesso, non puoi salvare entrambi. Quindi, prendi fiato e fallo profondamente. Calmati e, se giochi, fallo sul serio.” Il demone allontanò l'arma dal viso di Dean. “Prendi la pistola..e conta fino a tre.”

Castiel alzò lo sguardo e, con mani tremanti, prese l'arma e la guardò con occhi lucidi, trattenendo i singhiozzi. Era consapevole che uno dei due sarebbe dovuto morire, e non voleva che fosse Dean. Dean aveva tanto da dare ancora al mondo: c'era Sam, c'erano tante persone da salvare, c'era tanta carne sul fuoco. Invece lui cosa aveva da dare? La risposta era proprio tra le sue mani, ed era un proiettile.

Dì una preghiera per te stesso. Chiudi gli occhi..a volte aiuta.” Ghignò il demone, per poi proseguire. “Guarda, sono buono oggi. Lascerò che Dean ti dica addio.”

Castiel serrò la mascella e si trattenne ancora dal singhiozzare, sperando che il demone scherzasse. Perché, se così non fosse stato, sarebbe stato ancora più difficile premere quel grilletto.

Aveva paura di morire? Decisamente.

Aveva paura che Dean morisse? Anche di più.

Dean, che ormai era vicino a piangere per la frustrazione, si sentì più leggero e riuscì a vedere Cas nitidamente, capendo di avere il controllo del proprio corpo e di poter parlare con il suo amico. “Cas..”

Il moro gemette quando capì e negò con il capo, tappandosi le orecchie con le mani, dopo aver fatto cadere l'arma sul tavolo con un tonfo. “No..”

“Cas, per favore..”

“No, no, no, no!” Urlò l'uomo, guardando finalmente Dean negli occhi e un singhiozzo gli sfuggì, nel riconoscere finalmente lo sguardo di Dean..era proprio il suo. Era lui. E si odiò, perché in quel momento avrebbe voluto non provare niente e premere quel maledetto grilletto.

“Non farlo.”

“Zitto..”

“Cas per favore, non farlo!” Urlò Dean.

“Zitto!” Urlò più forte il moro, dando un pugno sul tavolo. E crollò, iniziando a tremare e singhiozzare ininterrottamente. Stava impazzendo, non riusciva a guardare il cacciatore negli occhi senza stare peggio, sapendo che avrebbe dovuto dirgli addio. E Dean lo guardava con dolore, con una tristezza così profonda che Cas si sentì spogliato di qualsiasi diritto di rimanere in vita. Era colpa sua se Dean era lì, se adesso era a rischio, se non era con Sam a risolvere uno dei soliti casi. Era colpa sua, era sempre colpa sua.

“Non te lo lascerò fare.” Ringhiò il cacciatore, prendendo la pistola e la allontanò da Castiel. Ma quando provò a gettarla per terra, si sentì di nuovo inghiottire da quell'oblio che lo stava tenendo immobile. Dean urlò disperato, vedendo Cas che diventava di nuovo sfocato ai suoi occhi. Lo vide prendere la pistola; lo vide singhiozzare, portare l'arma alla tempia e fu troppo da sopportare. Chiuse gli occhi e serrò la mascella, sentendo una lacrima rigargli il viso. E il demone l'asciugò con rabbia, sbottando. “Basta con queste buffonate, o ci penso io!”

Castiel smise di singhiozzare e deglutì, schiudendo le labbra non appena sussurrò quattro parole. Quattro parole che avrebbe dovuto dire tanto tempo prima.

Ti amo, Dean.

E premette il grilletto, diffondendo il rumore dello sparo per il garage.

Dean, a quel punto, non si vietò più di vedere: il corpo di Castiel cadde dalla sedia, a causa del proiettile che penetrò nella testa, facendo schizzare del sangue.

Era morto.

Appena il demone se ne andò con una grande nuvola nera, Dean si sentì di nuovo libero..e lo lasciò lì, davanti il corpo senza vita di Castiel. Eppure era come se qualcosa lo stesse ancora tenendo fermo, perché non riusciva nemmeno a muoversi. Non batté le palpebre nemmeno una volta, mentre vedeva il sangue di Cas sulle sue mani. Così trattenne il respiro e le guardò incredulo, iniziando a negare con il capo mentre si alzò di scatto, facendo cadere la sedia indietro.

“No, non sei morto.”

Dean corse da Castiel e lo prese tra le braccia, ma fu solo peggio: gli occhi azzurri di Cas erano sgranati, avevano perso la vitalità che li caratterizzavano, non erano più gli stessi. Il suo corpo era tiepido, ma rigido e pesante.

“Cas no..” La voce di Dean tremò, quasi non la riconobbe come propria. “No, no..” Portò il corpo di Cas al suo petto e lo strinse con forza, vedendo il rosso del sangue macchiargli la camicia. E, in quel sangue, vide gli occhi distrutti di Cas mentre gli sussurrava di amarlo.

Ti amo, Cas.

  
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