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Autore: Made of Snow and Dreams    26/07/2016    2 recensioni
Strani eventi cominciano a disturbare la vita dei nostri killer: macabre scoperte, gente spaventata per un pericolo sconosciuto, corpi ammassati nella foresta. Cosa sta succedendo? Chi sta minacciando il territorio dei nostri assassini? Chi è il nemico?
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Un paio di avvertimenti è sempre meglio farli:
Il linguaggio, con la venuta di Jeff e l'alternarsi delle vicende, non sarà proprio pulitissimo.
Dato che il mio progetto include la presenza dei miei Oc (quindi ho detto tutto), saranno presenti scene di violenza varia con un po' di sangue (un po'? Credeteci pure...).
Spero vi piaccia.
P.S. Fate felice una scrittrice solitaria con una recensione, si sentirà apprezzata!
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Barriere infrante
 
 
 
 
 
 



Era svelto come una lepre, l’umano con la maschera.
Ma, a quanto aveva capito Eyeless Jack, era anche estremamente orgoglioso e facilmente irascibile; talmente tanto che aveva liquidato il suo compagno con il passamontagna con uno schiocco ben udibile e brusco del polso, per ammonirlo che non avrebbe tollerato alcuna sua intrusione in quella che, sembrava, si apprestava ad essere una lotta tra lui e l’essere con la maschera blu.

Meglio così, non credi? Una battaglia rende le cose ancora più appetibili ed eccitanti… li voglio. Li voglio!

‘Presto li avrai, non dubitare. ’ sibilò il cannibale, non perdendosi neanche il minimo scatto del corpo del rivale di fronte a lui, leggermente incurvato in avanti, che stringeva così saldamente la sbarra di metallo da aver fatto sbiancare le nocche di ciascuna mano.
La maschera sembrava essere divenuta improvvisamente troppo stretta, soffocante. La saliva aveva iniziato ad inondare il palato, preparatosi a gustare l’organo che la bocca avrebbe accolto tra non molto tempo - Jack ne era sicuro -, e i suoi sensi si erano amplificati due volte di più. La stanchezza, che aveva attanagliato la sua mente bisognosa del riposo dopo l’incontro con quella ragazzetta dalle guance scavate, si era dissipata, cedendo il posto ad una fame atroce e consumante e ad una scarica di adrenalina quasi insostenibile.

Ah, quel giovane uomo sarebbe stato un pasto praticamente perfetto!

‘Beh? Cosa aspetti, che tua madre ti faccia l’invito? A te la prima mossa. ’ sentì dire Eyeless Jack da sotto quella maschera bianca. Era una voce aggressiva e feroce, acuta, il tipo di tonalità che le sue orecchie mal sopportavano. Irritante e assordante.

‘Come desideri. ’

In un lampo il cannibale si gettò contro l’avversario, riuscendo quasi a sfiorare la stoffa serica dei suoi jeans consunti, prima che una fitta di dolore gli annebbiasse la vista e lo facesse retrocedere, dolorante e intento a massaggiarsi la nuca con la mano sinistra. L’altro ridacchiava sommessamente, felice di averlo colpito, dondolandosi leggermente in avanti con le ginocchia per parare e infliggere meglio i colpi che sarebbero certamente arrivati in seguito.

‘Fa male, non è vero? Lo so, lo so, lo so. Non saresti mai dovuto venire qui, tu e la schifosa melma che ti cola dal tuo schifoso muso. ’

Il verso che gli sfuggì dalle labbra di Jack assomigliava più a un ringhio che a un gemito di dolore; eppure, sebbene la voce gli avesse ordinato di rizzare la schiena immediatamente – e lui aveva obbedito senza indugiare oltre – per intimidire il nemico, quest’ultimo gli si era avvicinato pericolosamente sotto lo sguardo attento del compagno che, muto spettatore, osservava la scena senza fiatare, pur sfiorando di tanto in tanto il grilletto della pistola, pronto a correre in aiuto dell’amico in caso di necessità.
I suoi passi erano pesanti ma veloci, scattanti. Possedeva il triplo della forza posseduta dalla ragazzina deturpata, un’energia che derivava da una furia cieca e mal controllata.
Eyeless Jack capì che era giunto il momento di impugnare il manico del bisturi: la sua mano destra si intrufolò rapidamente nella tasca della felpa, fino a riconoscere il metallo – ora lucido, dato che il cannibale si era premurato di leccare le gocce di sangue che erano uscite dai graffi sulla gola della ragazza-, e fu quando la piccola arma fu visibile anche agli occhi dell’uomo, che questo scoppiò a ridere.

‘Cosa abbiamo qui? Oh, che arma insignificante, un bisturi! Cosa credi di poter fare con una cosetta del genere? ’

Jack sogghignò, rendendo la sua voce penetrante e cavernosa.

‘Ora lo vedi, cosa intendo fare…’

Con uno scatto ancor più veloce del precedente, Eyeless Jack puntò a bloccare il braccio sinistro del nemico: glielo afferrò con fermezza, senza adoperare tutta la sua forza corporea, e glielo strinse talmente tanto che l’altro, con un suono simile a un singulto, lasciò cadere la sbarra a terra.
Da sotto la maschera blu, il ghigno di Jack si allargò a dismisura per il trionfo ottenuto. Approfittando del vantaggio, calò il bisturi sulla spalla dell’uomo con decisione, e non si fermò fino a quando tutta la lametta fu affondata nelle carni dell’altro, che emise un ringhio di dolore.

‘Bastardo… tu e la tua maschera farete una brutta fine…’ sibilò con astio, con la vista offuscata dalle fitte di dolore provenienti dalla zona colpita.

‘Ma come? Non sei felice di poter combattere con me? ’ rise Jack, badando di mantenere salda la presa su entrambe le braccia. ‘Eppure prima mi sembravi così risoluto…sembravi forte. Che delusione. ’

A quelle parole seguì un istante di assoluto silenzio, scandito dai risolini derisori del cannibale e dai respiri pesanti e instabili dell’altro. Un istante in cui i due si fissarono negli occhi, per quanto le rispettive maschere potessero permetterlo. Un istante che fu spezzato bruscamente da Masky, che artigliò la gola di Jack e gliela graffiò con ferocia, per costringerlo a mollare la presa.
Un bruciore fastidioso fece digrignare i denti a Jack, e la sua rabbia aumentò a dismisura quando qualcosa di viscoso e freddo gli colò dai graffi: quando si carezzò il collo con due dita, constatò che era la stessa roba che gli fuoriusciva in continuazione dalle sue orbite oculari.
Masky riprese la sbarra con la destra, assottigliando gli occhi per l’intrusione del bisturi nella sua spalla. Azzardò a lanciare un’occhiata a Hoodie, che, silente, continuava ad osservare l’intera scena senza espressione, a braccia conserte. Eppure lui era certo per chi stesse facendo il tifo l’amico, nella sua tranquillità quasi serafica: quella stessa calma che lo contraddistingueva da tutti gli altri proxy gli permise di recuperare un po’ di lucidità e controllo, che gli servì a strappare via il bisturi e a scaraventarlo per terra.
Doveva dimostrare a lui e a Hoodie - e a Mr. Rogers, il codardo! - che il posto d’onore a fianco di Slenderman gli apparteneva e gli era sempre appartenuto, nonostante l’intrusione di quell’inutile vigliacco balbettante. Doveva riguadagnarsi la stima di Hoodie. Doveva vincere lo scontro e cacciare quella creatura dal loro territorio, impedendogli di proferire parola.

Per Jack, invece, era una vendetta.
Il fatto che il lezzo di carne umana bruciata fosse così forte, lo aveva indotto a convincersi che i responsabili di tutto fossero loro. La pira di corpi, ammassati senza un ordine ben preciso, accanto al falò, per lui erano già una prova sufficiente: erano loro che gli stavano trucidando le vittime!
Oh, e magari il bigliettino trovato era solo un metodo per depistare i sospetti. Magari lo avevano messo loro nella schiena di quel viso anonimo insanguinato.
Bene, la sua ricerca era finita!

Quando Masky lo attaccò, sollevando la sbarra con entrambe le braccia, Jack scivolò verso destra, eccitato dal sentore che la ferita inferta all’altro continuava ad emanare, e, scostando di poco la maschera - il tanto che bastava per scoprire la bocca -, azzannò il medesimo squarcio.
Una scarica di dolore dieci volte più intensa della precedente paralizzò il proxy, rendendolo inabile nello sferrare un contrattacco; il sangue zampillò dai lembi di pelle aperti e maciullati dalle zanne del cannibale dietro di lui che, intanto, avendo sentito quel sapore tanto bramato, aveva socchiuso le palpebre per il piacere improvviso.
Sentendo il compagno gridare in quel modo, Hoodie si riscosse e puntò la pistola contro quella creatura, ma quando si avvicinò al suo obbiettivo per assicurarsi di non ferire Masky in nessun modo, quest’ultimo gli rivolse uno sguardo intriso di furore e odio: era sicuro che il suo vero volto fosse pallido per lo sforzo e per il sangue perso - che gli imbrattava la giacca lentamente -, ed era altrettanto sicuro che stesse boccheggiando disperatamente per incamerare aria e resistere a quel dolore. Eppure, continuava ostinatamente a non volergli permettere di aiutarlo.
Le braccia di Jack avvolsero entrambi gli arti di Masky e, impiegando stavolta tutta la sua forza, torse quello sinistro.
Masky spalancò entrambi gli occhi e gridò quando l’osso si fratturò, e, in un ultimo tentativo di scrollarsi di dosso il nemico, si girò di scatto, battendo la schiena più e più volte contro il tronco dell’albero più vicino.
I colpi di certo non erano molto forti, visto che le sue energie andavano ad esaurirsi velocemente, eppure bastarono a far perdere la presa del cannibale sulla sua schiena e sulla sua spalla sanguinolenta, facendolo cadere per terra.
Sforzandosi ulteriormente, Masky si abbassò per riafferrare la sua arma e, velocissimo, colpì Eyeless Jack una, due, tre volte, con tutta la forza che aveva.
E fu un attimo. Quando l’estremità della sbarra infierì per la quarta volta il collo e il viso di Jack, si udì uno scricchiolio, seguito da un ringhio: la maschera blu si era rotta nella parte inferiore, mostrando la pelle grigia - segnata con due striature nere da una sostanza indefinibile - e dei denti acuminati e rossastri per il sangue da poco gustato.
Le mani di Jack si arrampicarono come ragni sul collo e poi sul viso per metà scoperto. Le labbra si torsero in una smorfia di stupore e rabbia e, quando la sostanza nera colò anche sul collo e sulla felpa, Masky rimase talmente attonito da non riuscire a infliggere dei colpi ulteriori.
Jack non ci credeva, non voleva crederci: quel bastardo gli aveva davvero rovinato la maschera cosicché il suo volto fosse visibile a chiunque lo avesse visto? Come… come aveva osato! Come… poteva essere rimessa apposto? Come

Vuoi aspettare davvero un secondo di più? Sei davvero così patetico da non riuscire a battere un umano? E tutte le persone che hai ucciso fino ad ora, eh, cosa penserebbero se vedessero il tuo volto vero? Eh? Cosa urlerebbero, cosa griderebbero, dove scapperebbero? Sei un mostro! Non sei umano!

Chernobog!

Hai avuto pietà per questo umano, ed ecco il risultato. Ora tutti scapperanno da te. Sei destinato a morire! Sei destinato a diventare l’oggetto preferito degli esperimenti per gli scienziati! Sei destinato a restare solo, senza neanche un amico, per colpa del tuo aspetto ributtante!

Vieni, grande Signore Chernobog!

Se non avessi avuto pietà verso di lui, ora non ti ritroveresti con la maschera rotta. Guardalo, guarda come ti sta fissando! Sei un mostro. Lo sta vedendo fin troppo chiaramente. Ti disprezza. Ti vuole uccidere. E tu vuoi permetterglielo? Tu, proprio tu? Se lo eliminassi, avresti un’occasione in più per provare a farti almeno un amico umano, uno che non ti giudichi. Guardalo, guardalo! E’ disgustato!

Chernobog, vieni! Vieni! Vieni! Grande Signore Chernobog! Vieni!

Sei più debole, non trovi? Sei già un mostro, e sei pure debole. Non credi sia giunto il momento

Masky si ritrovò sbattuto a terra e con Jack sulla sua schiena, mentre irrigidiva le dita di entrambe le mani e le puntava all’altezza dei suoi reni, incurante dei gemiti di paura e di sofferenza dell’altro, che continuava a dimenarsi senza successo.

di fargliela pagare, per quello che ti ha fatto? Non credi sia giunto il momento di

‘No, fermo! ’

di tirargli fuori i reni, e divorarli? Diverresti sicuramente più forte, e potresti ricominciare da zero. Senza nessuno a vederti, ad additarti, a giudicarti, ad accusarti.

Hoodie agguantò i capelli di Jack con violenza, come se li volesse strappare, e puntò la canna della sua pistola contro la sua tempia.
Eyeless Jack si fermò.

‘Lascialo stare. O ti trasformo il cervello in poltiglia. ’

Hoodie era pronto a sparare, non si sarebbe fatto problemi. Aveva permesso a Masky di sfruttare l’occasione per incollare i pezzi del suo stupido orgoglio, aveva resistito all’istinto di correre ad aiutarlo quando ne aveva l’occasione, ma non avrebbe permesso all’amico di scegliere una fine così insensata per sputare fuori la sua frustrazione.
Non gli avrebbe permesso di lasciarlo solo, con Toby e il loro capo.
Non gli avrebbe permesso di abbandonarlo.
 
Lo vedi? Lo vedi? Hai sprecato tempo. Sei inutile! Sei inutile anche per quello che sei! Non servi a nulla, non vali nulla! E ora, che intenzioni hai? Vuoi farti uccidere, eh? Sai il male che ti farà uno di quei proiettili conficcati nel cranio? Eh? Eh?
Scappa via. Corri. Salvati. Ho bisogno di te, sei il mio servo. Sei il mio ospite. Sei il mio involucro. Ora alzati e corri.


E fu ciò che Eyeless Jack fece.
 
 
 
 
 
 
 
Avevano scoperto l’esistenza di quel piccolo casolare abbandonato tempo prima, quando lui non aveva dato loro alcuna mansione da svolgere. Camminavano senza una meta ben precisa, osservando le fronde degli alberi altissimi, finché quel paesaggio infinito non era stato interrotto da un cumulo di mattoni, qualche sbarra in legno e qualche tegola a fungere da soffitto.
Era un valido rifugio contro il freddo invernale, ma i due proxy lo utilizzavano per conservare gli oggetti trovati addosso alle vittime: portafogli, banconote, spiccioli, anelli, collane, giubbotti ancora utilizzabili, bende e tanto altro; inoltre il luogo era perfetto per riposarsi senza essere disturbati, soli con i propri pensieri.
Entrambi i proxy erano accovacciati contro una delle pareti. Masky era riverso sul pavimento, con la schiena e la nuca appoggiati su un logoro materasso trovato chissà dove, e Hoody era rannicchiato al suo fianco, intento a bendargli la spalla e a immobilizzargli l’arto rotto.

‘Ma che bravo, Brian. Bendami pure il braccio, così quando Slenderman mi vede impossibilitato a compiere il mio dovere, mi uccide all’istante. ’

Brian gli rispose con uno sbuffo, osservandogli finalmente il volto scoperto. Erano rare le occasioni in cui entrambi potevano togliersi la maschera e il passamontagna e potevano trovare conforto anche nel semplice contatto con gli occhi, senza alcun impedimento.
Ed era piacevole vedere il volto di Tim stanco, arresosi alla semplice evidenza dei fatti. Era umano, aveva un limite, e sforzarsi di superarli nel modo che faceva lui era solo folle, insensato. O almeno così la vedeva lui, che continuava imperterrito a fasciare la spalla, il braccio e parte del busto del compagno con delicatezza.

‘Non ti preoccupare per lui. Tratta bene Toby quando sta male, lo lascia in pace quando non può muoversi, e vedrai che farà lo stesso con te. Ci parlerò io. ’

‘Dovrei ringraziarti, mammina? ’ sbuffò Tim, con una nota di divertimento e arrendevolezza negli occhi e un sorrisetto ad addolcirgli i tratti.

Brian sorrise di rimando. ‘Sì, dovresti. Come dovresti evitare di parlare più del dovuto con Slenderman, evitare di provocare Toby e me, evitare di cacciarti in guai seri come è successo oggi con quella creatura. Hai preso le pillole, piuttosto? ’

Tim socchiuse le palpebre e annuì, guardando un punto indefinito del soffitto in assoluto silenzio, cercando di godersi il momento.
Una volta terminato il lavoro, Brian si adagiò contro lo stesso materasso su cui riposava il compagno e chiuse gli occhi, provando piacere nel percepire i respiri - ora calmi, rilassati, profondi - di Tim sul collo, e rilassandosi in uno dei loro rari momenti di serenità.

In quel momento non erano più Masky e Hoodie.

Erano solo Tim e Brian.
 
 
 
 
 
 
 
 


Ce l’ho fattaaaaaaaa!!!!!!!
Orsù dunque: al nostro povero Jack è andata male stavolta, e solo per l’intervento disperato di Hoodie, che copre le spalle al suo boy in ogni.maledetta.occasione.  E fa anche bene!            
E’ andata di lusso - relativamente - anche al nostro povero Tim, che ha avuto la geniale idea di sfidare chi? Ma Eyeless Jack, che ha la forza di un demone! E che ha avuto la genialata di far arrabbiare!
E non sapete quanto mi sia dovuta trattenere nello scrivere l’ultima scena, così coffcoff- intima- coffcoff tra i nostri proxietti adorabili. Ma poi mi sono detta: ‘Ma no, Snow, quelle scene verranno più avanti! Intanto, friendzone a palate, che dici? ’
Quindi ecco qui.
Scusate se non ho avuto il tempo di rispondere alle vostre recensioni, provvederò subito!
Spero che la storia vi stia intrigando (e vi garantisco che E. J. sarà… leggermente furioso nel prossimo capitolo, causa maschera distrutta e incontro con… mmm. Lo dico o non lo dico? Anzi! Indovinate voi! Ha un olfatto molto sviluppato visto che la sua vista è scarsa - o al meno così l’ho interpretato io -, quindi, dato che gli umani hanno di regola un odore… a voi le conclusioni in merito.) e ci vediamo al prossimo capitolo!
Alla prossima!
 

Made of Snow and Dreams.
 
  
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