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Autore: dreamfanny    26/07/2016    1 recensioni
Non so nemmeno da dove mi sia uscita questo breve momento tra Mira e Laxus, probabilmente sono in astinenza visto che nel manga il caro Mashima li continua a tenere da parte. In ogni caso, il racconto che leggerete è ambientato in un tempo imprecisato, ma dopo l’arco corrente della storia originale: Mira e Laxus stanno insieme e hanno confessato il loro amore reciproco (si amano, non contradditemi). Dopo una giornata di lavoro, Mira è colta da un temporale sulla via verso casa e si ripara a casa di Laxus, mentre lui è via in missione... non posso aggiungere altro, vista la brevità della storia.
Buona lettura!
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luxus Dreher, Mirajane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a un temporale improvviso
 
 
 
 
 
 
«Ci vediamo domani, Master». Lo vide, barcollante, chiudere il portone della Gilda con una bottiglia di alcol in mano e sorrise incamminandosi lungo la via che portava verso il parco.
Era notte fonda, le strade erano quasi deserte. Le uniche persone ancora in vista erano gli avventori dei bar e dei ristoranti, i cui proprietari li stavano gentilmente accompagnando fuori per poter chiudere. Pensò al pomeriggio del giorno dopo, quando Laxus sarebbe finalmente tornato: voleva cucinargli qualcosa di buono e fargli una sorpresa, anche se non riusciva ancora a capire quanto le gradisse. Rise all’immagine della sua fronte corrugata e della sua bocca scocciata l’ultima volta che Ever, Bickslow e Freed gli avevano fatto un regalo di ritorno da una missione. Era un piccolo ciondolo a forma di fulmine, avevano detto di averlo visto nella vetrina di un negozio e di averlo comprato subito per lui. Laxus li aveva guardati per qualche secondo, con occhi confusi e da cucciolo smarrito, poi aveva preso il pacchetto e lo aveva aperto. Quando aveva visto il ciondolo aveva detto imbronciato «Non sono mica una ragazza!» e lo aveva messo in tasca, bevendo tutto d’un sorso il resto della birra nel boccale. Conoscendolo, nessuno aveva commentato e avevano cominciato a raccontargli del mago che avevano dovuto affrontare e sconfiggere. Il giorno dopo si era presentato alla Gilda per colazione e si era seduto al tavolo dove i Raijinshuu stavano chiacchierando con Elfman e Lisanna. Mira li aveva raggiunti appena l’aveva visto entrare, gli aveva dato un bacio e aveva preso la sua ordinazione, notando una catenina al suo collo da cui pendeva il ciondolo a forma di fulmine. Gli aveva sorriso e gli aveva dato un altro bacio, prima di andare in cucina e preparargli personalmente l’omelette che aveva chiesto.
Laxus era così: scontroso e burbero all’esterno, ma dolce e amorevole se osservavi con attenzione. Era cambiato molto dalla battaglia di Fairy Tail, aveva iniziato ad apprezzare sempre di più chi gli stava attorno, anche se non aveva ancora imparato bene come dimostrarlo. Mira rise di nuovo tra sé al ricordo dell’adolescente che era stato, mentre svoltava in una via laterale.
Dopo qualche metro alzò gli occhi e vide che il cielo si era rannuvolato, allora affrettò il passo per tornare a casa prima che cominciasse a piovere. Arrivata in una piccola piazza, però, una goccia cadde sul suo naso. «Maledizione…» sussurrò, iniziando a correre. Nel giro di pochi minuti la pioggia scendeva così fitta che riusciva a malapena a vedere dove stesse mettendo i piedi.
Si riparò sotto il balcone di una villa per riprendere fiato. Casa sua era ancora ad una decina di minuti da dove si trovava, ma quella di Laxus era solo dietro l’angolo. Non le piaceva l’idea di andare nel suo appartamento quando non c’era, soprattutto perché sapeva quanto gelosamente tenesse alle sue cose. Ma sarebbe rimasta solo il tempo necessario affinché il temporale smettesse, e non avrebbe curiosato in giro.
Cominciò di nuovo a correre, arrivando dopo pochi secondi di fronte al portone di una casa a due piani. Aprì la borsa, rimproverandosi per non aver pensato di prendere le chiavi quando era all’asciutto sotto il balcone. Quando finalmente le trovò, le girò nella toppa e spalancò la porta entrando con il fiatone. La richiuse subito, buttandosi in ginocchio sul parquet. Era talmente bagnata che ci vollero solo pochi secondi perché si formasse attorno a lei una piccola pozzanghera. Starnutì e si alzò a fatica, togliendosi le scarpe prima di andare in cucina per mettere sul fuoco la teiera. Aveva freddo. E non aveva dei vestiti di ricambio. Forse si sarebbe fatta una doccia e avrebbe preso una delle camicie di Laxus, magari avrebbe potuto dormire giusto un’oretta e poi tornare a casa. Non ci sarebbe stato nulla di male, in fin dei conti quando Laxus era a Magnolia passava la maggior parte delle sere insieme a lui. E se non erano in quel appartamento, erano a casa sua. Difficilmente passavano la notte da soli. Si coccolò al pensiero del calore del suo corpo vicino al suo. Avrebbe voluto un suo abbraccio in quel momento.
Si alzò in punta di piedi per prendere la teiera in una delle mensole in alto. «Perché non ho acceso la luce… accidenti» si disse, mentre cercava con le dita il metallo di cui era fatta. «Eccoti!» esultò quando finalmente riuscì a stringerla nella mano. La tirò verso di sé e poi la riempì d’acqua. Laxus non amava molto il tè, a dire il vero non gliene aveva mai visto bere una tazza. Accese il fornello e la mise sul fuoco. La prima volta che era venuta nel suo appartamento, ricordava che gli aveva detto di non avere nemmeno la teiera. La seconda volta, però, era arrivata e ne aveva trovata una sul fuoco. “Ti ho messo il tè a bollire…” le aveva detto, dopo averla salutata con un bacio.
Starnutì di nuovo. Tirò su con il naso. E starnutì ancora. «Fantastico…» sussurrò con voce nasale. Sentiva l’acqua scendere dal suo abito, avrebbe dovuto ricordarsi di asciugare il pavimento prima di andarsene. Si soffiò il naso con un fazzoletto preso dalla borsa e si sedette al tavolo in cucina.
«Tieni…»
Sussultò sentendo una voce venire dietro le sue spalle, ma si tranquillizzò quando la riconobbe. Si voltò e vide Laxus appoggiato al corrimano della scala e con il braccio teso a porgerle una delle sue magliette.
«Sei tornato prima» gli disse, saltandogli addosso e baciandolo.
«Cosa ci fai qui?» le chiese, staccando le labbra dalle sue.
Mira fece per poggiare i piedi a terra, ma le mani di Laxus si strinsero sulle sue cosce e la sollevarono. La poggiò sul bancone della cucina e cominciò a baciarla di nuovo. Gli passò le dita tra i capelli, stringendosi di più a lui e poi si allontanò appena. «Sta piovendo, casa tua era più vicina».
«Ho capito» disse assorto, fissando le sue labbra. «Ti preparo un bagno caldo, se vuoi» aggiunse, dopo qualche secondo di silenzio.
«Davvero?». Lo chiese con un misto di stupore e sospetto. «Ti devi far perdonare qualcosa?» gli chiese alla fine ridendo. Scese dal bancone, aiutata da Laxus, e andò verso il bagno al primo piano.
«C’è bisogno di un motivo per essere carino con te?» fu la sua risposta, mentre saliva le scale seguendola.
Quando Mira entrò nella stanza, la vide illuminata da centinaia di candele. La vasca era piena di acqua calda e piccoli fiorellini galleggiavano sulla superfice. Si voltò verso Laxus quasi in lacrime. Li aveva comprati qualche settimana prima per fare un bagno insieme, ma lui non era in vena di romanticismo e avevano finito per litigare non parlandosi per il resto della serata.
«No… non farlo! Lo vedi perché non faccio queste cose?» disse quando notò i suoi occhi. Imbarazzato dalla sua reazione, si girò verso la porta dandole le spalle.
«Scusa, scusa… è che mi sei mancato!». Mira lo abbracciò, inspirando il suo profumo.
«Mi sei mancata anche tu» le sussurrò, voltandosi verso di lei e avvolgendola con le braccia. Le diede un bacio sulla fronte e la portò vicino alla vasca «Ma non piangere, ok? Non sopporto…». Interruppe la frase cominciando a slegarle il vestito, e Mira rimase con il viso appoggiato al suo petto. Amava quando si prendeva cura di lei in quel modo, sarebbe potuta restare così per il resto della vita. Per il resto della serata, si corresse sorridendo. Aveva in mente altri modi di passare il tempo con Laxus.
Si allontanò leggermente e sentì le sue mani correrle lungo le spalle e i fianchi, finché il vestito non cadde a terra. «Vado a prepararti il tè» le disse, dandole un intenso bacio e uscendo subito dopo.
Osservò le sue spalle scomparire, desiderando toccarle ancora una volta. Sospirò con un sorriso finendo di spogliarsi. Si immerse nell’acqua calda e, chiudendo gli occhi, cominciò a rilassarsi. Laxus era stranamente taciturno e gentile pensò, ma forse era solo stanco per via della missione. Doveva essere tornato da poche ore ed essersi addormentato appena arrivato a casa.
«Ecco…» la voce di Laxus la ridestò dallo stato di dormiveglia in cui era scivolata. Le porse una tazza bollente.
«Grazie» gli rispose con un sorriso, accarezzandogli il viso. «Hai avuto problema con la richiesta di quel commerciante?» gli chiese poi, mentre sorseggiava del tè.
Laxus la guardò quasi offeso, si sedette di fianco alla vasca e le rispose «No, con chi credi di parlare ragazzina?»
«Ehi!». Mira lo spruzzò con dell’acqua, quando sentì chiamarla con quell’appellativo. C’erano stati anni in cui non faceva altro che provocarla rivolgendosi a lei con tono di scherno. “Ragazzina, non penserai mica di riuscire a sconfiggere quel mostro vero?”. Rise ricordando l’espressione di disprezzo misto ad ammirazione di Laxus. Solo dopo molto tempo aveva capito che il suo atteggiamento burbero e arrogante nascondeva tanta solitudine e poca pratica nelle relazioni. Con il Master come nonno e Ivan come padre… gli passò una mano tra i capelli, accarezzandoglieli.
Quanto ci era voluto perché entrambi comprendessero che provavano la stessa cosa. «Perché non mi raggiungi?» gli chiese, desiderando sentirlo più vicino.
Laxus voltò la testa verso di lei e la osservò per qualche minuto in silenzio. Poi le prese il viso tra le mani, la baciò con passione e «La prossima volta…» le disse con un sorriso teso e alzandosi. Uscì dal bagno lasciandola da sola, senza aggiungere altro.
Mira fissò la soglia della porta stupita. «E da quando rifiuta una proposta del genere…?» sussurrò. Posò la tazza sul bordo della vasca e uscì, avvolgendosi in un asciugamano che Laxus aveva lasciato su una sedia vicino al lavandino. Si strizzò i capelli e andò nella camera da letto.
Lo vide seduto alla scrivania, con la testa tra le mani e gli occhi fissi su un sacchettino di raso nero. Quando si accorse che lo stava osservando, lo nascose in uno dei cassetti e si alzò.
«Tutto bene?» gli chiese, preoccupata.
«Sì». Le posò le mani sui fianchi e la baciò. «Hai già finito?» le domandò nervosamente.
«Laxus, cosa succede?». Mira si allontanò per guardarlo meglio, angosciandosi ancora di più quando lui le voltò le spalle. «Laxus…» bisbigliò.
«Io…»
«Hai incontrato un’altra?» gli chiese all’improvviso, dando voce ai timori che aveva accumulato in quei pochi minuti di tensione. Non ricordava chi delle ragazze lo avesse detto… “Se il tuo fidanzato si comporta in maniera più strana del normale, sta nascondendo qualcosa” le parole di Laki le rimbombarono nelle orecchie.
«Cosa?». Laxus si girò di scatto, guardandola sconvolto. «No! Da dove ti esce una cosa del genere?» le chiese con tono offeso, quasi gridando per la sorpresa di quella domanda.
«Mi hai preparato il bagno… e il tè… e non hai voluto entrare nella vasca con me…» si spiegò con mezze frasi Mira, asciugandosi le lacrime che le offuscavano la vista. La fissò confuso e poi scoppiò a ridere. Travolta dalla sua reazione, Mira si strofinò furiosamente il viso con il palmo della mano e incrociò le braccia sul petto. «Cosa ci trovi di tanto divertente?» gli disse con tono seccato.
«Io… niente, niente…». Laxus si avvicinò e la strinse a sé, continuando a ridere silenziosamente. Non ricambiò l’abbraccio, rimase con le braccia serrate e il viso imbronciato. Ma poco dopo lui le diede un bacio sulla fronte e le sollevò il viso per poterla guardare negli occhi. «Credi ancora che potrei stare con qualcuna che non sia tu? Te l’ho già detto… ti amo, e non smetterò mai di farlo» le disse con un sorriso che le scaldò il cuore. Come poteva continuare ad essere arrabbiata dopo quelle parole? Si alzò in punta di piedi e lo baciò, cancellando in un secondo i timori di poco prima.
«Allora dimmi perché sei così pensieroso…» gli ordinò sedendosi sul bordo del letto, mostrandosi ancora offesa.
Laxus respirò a fondo, la fissò per qualche secondo e poi andò a prendere il sacchettino che aveva riposto nel cassetto della scrivania. «Mentre ero via, sono passato in un villaggio. Aveva un unico negozio in cui potevi trovare qualsiasi cosa, dalla frutta ai chiodi. C’erano persino dei vecchi cappelli pieni di piume» sorrise, probabilmente ricordando il loro buffo aspetto. Mira lo ascoltava attenta. «Insomma, mi sono fermato per prendere qualcosa da mangiare e per chiedere indicazioni… sì, mi ero perso» precisò leggermente seccato, quando notò l’espressione divertita di Mira. «Stavo cercando qualche cosa per Freed, Bickslow ed Ever… niente di speciale, solo… comunque, ho finito per trovare una cosa per te». Si avvicinò a lei prima di proseguire «Mentre tornavo a Magnolia, però, ho cambiato idea e ho pensato che non avrei dovuto dartela…». Si fermò, schiarendosi la gola e deglutendo a fatica. Era così insicuro e vulnerabile in quel momento che Mira dovette reprimere con forza l’impulso di abbracciarlo. «Poi stasera sei arrivata a casa mia. Ti ho osservata mentre prendevi la teiera, mentre accendevi il fuoco… ti muovevi in cucina con così naturalezza. E ho capito che avrei voluto vedere quello ogni giorno… capisci?». Laxus la fissò negli occhi in attesa di un gesto di consenso. Mira assentì, con il cuore che le batteva ad ogni secondo più forte. «Ecco… io… voglio questo… voglio te nella mia vita, per il resto dei nostri giorni. Voglio trovarti a casa quando torno da una missione. Voglio tornare da te, ogni volta». Il suo sguardo vagava per la stanza, in cerca delle giuste parole. Si bloccò sul viso di Mira. «So di non essere il massimo… probabilmente potresti trovare qualcuno migliore di me, anzi sicuramente lo troveresti. Ma io sono fatto per te, lo capisci?» la guardò di nuovo, cercando approvazione nel suo volto. Lei lo ascoltava con un enorme sorriso, le sue mani erano raccolte sul petto e i suoi occhi erano illuminati da ciò che le stava dicendo. Laxus deglutì e arrossì appena prima di proseguire «Quello che voglio dirti… chiederti… è…». Si inginocchiò davanti a lei e tirò fuori dal sacchettino, che aveva tenuto nervosamente tra le mani durante il discorso, un anello di oro bianco su cui risplendeva un piccolo diamante. Mira cominciò a piangere di gioia.
«No… non…» farfugliò Laxus, ma prima che potesse finire di lamentarsi, gli si buttò tra le braccia, facendogli perdere l’equilibrio e cominciando a baciarlo.
«Chi altro potrei trovare migliore di te? Sì, sì, sì» gli disse tra un bacio e l’altro.
Laxus la osservò quasi sorpreso dalla sua risposta e ricambiò il bacio. «Non dovrò mica chiedere li consenso ad Elfman, vero? Perché quello non lo faccio» commentò, improvvisamente preoccupato.
Mira scoppiò a ridere all’idea della scena che si sarebbe potuta godere. «Decisamente, devi farlo» gli disse, baciandolo di nuovo «Altrimenti non ti sposo».
«Maledizione…» imprecò, cominciando a ridere anche lui. 
   
 
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