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Autore: ohfirstmarch    26/07/2016    0 recensioni
Dal testo: 'E oggi è il 14 settembre. È il nostro anniversario.
Sono passati ben 4 anni da quando io e lui ci siamo conosciuti, ma sembra solo ieri.
Proprio io che non credevo nei rapporti duraturi e proprio il mio lui che con i sentimenti erano due opposti che non si erano mai incontrati.. siamo insieme.
Siamo insieme ad amarci come il primo giorno e siamo insieme ad affrontare i casini che la vita ci offre.
Sospiro soddisfatto e lascio un bacio leggero tra i suoi capelli color terra bruciata e lo stringo a me ancora un’po’. '
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Siamo distesi sul letto stretti l’uno nell’altro e ormai è già mattina.
E oggi è il 14 settembre. È il nostro anniversario.
Sono passati ben 4 anni da quando io e lui ci siamo conosciuti, ma sembra solo ieri.
Proprio io che non credevo nei rapporti duraturi e proprio il mio lui che con i sentimenti erano due opposti che non si erano mai incontrati.. siamo insieme.
Siamo insieme ad amarci come il primo giorno e siamo insieme ad affrontare i casini che la vita ci offre.
Sospiro soddisfatto e lascio un bacio leggero tra i suoi capelli color terra bruciata e lo stringo a me ancora un’po’.
Oggi entrambi siamo con le briglie sciolte dalla vita quotidiana e l’unico obbiettivo della giornata è quello di stare insieme.
A quel punto i suoi occhi color ghiaccio incontrano i miei, le sue labbra sono tese in un sorriso e con le guance imporporate e la voce tremante dall’imbarazzo mi dice “buongiorno amore, buon anniversario. Ti amo come il primo giorno e sarà sempre così”
A quelle parole, come sempre, i miei occhi iniziano a pizzicare e con la voce leggermente commossa rispondo “buongiorno piccolo, buon anniversario anche a te. E anche io ti amo come il primo giorno e anno dopo anno questo sentimento diventa sempre più grande ed è solo e solamente tuo.”
Lo sento ridacchiare e nascondere il suo splendido viso sul mio petto per poi lasciarmi un bacio quasi impercettibile proprio dove alloggiava il mio cuore.
Prendo un bel respiro profondo e cerco di regolarizzare il battito e poi dico “mio angelo, ma sai che in questi anni sei proprio cambiato? Ti ricordi quando ci siamo incontrati per la prima volta? E ti ricordi come te la tiravi?” lui ridacchia divertito e mi dice “e come dimenticare quell’incontro? Ripensandoci ancora oggi ho i brividi.”
Annuisco divertito e ritornando indietro a quattro anni e quattro mesi prima nella mia mente, come un film in HD rivivo il nostro primo incontro.
Era una sera tra le tante, dove quelli come me, i così detti ‘ragazzi clandestini’, ovvero coloro che per sopravvivere hanno trovato posto nel mondo dell’illegalità si recano per volere del capo in uno di quei palazzi maestosi della Londra perbene, dove le pareti erano rivestite da quadri, oro, platino e chi più ne ha più ne metta.
Quella sera, mi ero messo decisamente in tiro, capelli decolorati tirati ai lati con ciuffo ribelle sulla fronte, camicia bianca sagomata in modo da mettere in mostra il mio fisico ben allenato, jeans nero strappato e a completare l’opera giubbino in pelle nera e matita sbavata con cura a contornare i miei occhi.
Ricordo ancora che appena entrato nel salone tutte le ragazze presenti squittivano come tanti scoiattoli in calore e io per pietà accennavo un saluto con il capo, ma mentre sto camminando verso il centro della sala due occhi color ghiaccio mi folgorano.
Così con fiato sospeso scruto e cerco il padrone di quei occhi magnetici e lo trovo.
Trovo proprio lui in bella mostra. Capelli color terra bruciata, viso dai lineamenti angelici, camicia blu in perfetto stile con i suoi jeans blu notte che gli fasciavano perfettamente le sue gambe muscolose e facevano notare il suo bel culo sodo e..
Dio ricordo che quasi sbavavo, ma ricordo anche che il mio cuore ha perso un battito quando i suoi denti magnifici e bianchissimi sporgono dalle sue labbra perfettamente tirate in un sorriso.
Ho pensato che se davvero tu, dio greco misto a creatura angelica caduta in terra avevi posato i tuoi occhi nei miei doveva essere per forza un miracolo.
E non mi ricordo esattamente come, ma mi ritrovo di fronte a te deciso a fare una sola mossa che mi avrebbe fatto capire se ci stavi e se eri della mia sponda.
Quindi mi sporgo verso di te con la scusa di prendere un bicchiere di champagne.
 Non ci stacchiamo gli occhi di dosso neanche per mezzo secondo e il poco spazio che c’era tra di noi si andava via via annullando.
Come due calamite i nostri corpi si attraggono e potevo sentire il suo petto alzarsi e abbassarsi sempre più velocemente al passare di ogni secondo.
Ho subito le risposte, attrazione reciproca senza alcun dubbio.
ero tentato dall’idea di baciarti ma c’era troppo pubblico e non era il contesto giusto per fare certe cose, quindi fermo questa attrazione che molto probabilmente sarebbe stata fatale e sorridendo ti sistemo il colletto della camicia e faccio un passo indietro.
Quando ho sfiorato il tuo collo con la punta delle dita hai perso un respiro, è una conferma in più di quello che sospettavo, bene, va più che bene dicevo tra me e me.
Sorrido malefico e dico “piacere sono Frederic, ma puoi chiamarmi Fred” tu fai un piccolo suono con la lingua e i tuoi occhi mi analizzano dall’alto verso il basso e con voce rauca dici “io sono Gabriel ma devi chiamarmi Gab”
 Scoppio a ridere per quel ‘devi’ e portandomi le mani nelle tasche posteriori dei mie jeans e dandoti le spalle dico “scendi dal piedistallo Gabriel, non sono uno dei tuoi tirapiedi e solo se voglio ti chiamo Gab” poi cammino lentamente verso il balcone.
Ero certo che mi avresti seguito e io volevo ma più che altro avevo bisogno, di un luogo appartato per provocarti a dovere.
Quindi con calma esco fuori nel balcone fiorito e mi piazzo su uno dei lati in penombra e aspetto la tua comparsa con le spalle poggiate al muro.
Non devo neanche aspettare molto, forse un paio di minuti e poi eccoti spuntare.
Passo calmo, controllato, elegante e altezzoso e con un’andatura che era ammaliante.
Ricordo che rimanesti interdetto per qualche secondo, ti aspettavi di trovarmi in bella vista, ma non ero così stupido e volevo tirare un’po’ la corda.
Quindi dopo averti lasciato scrutare in giro mi schiarisco la voce e dico sicuro “cercavi forse me, Gabriel?” e sottolineo bene il tuo nome tanto per innervosirti al punto giusto.
Ti vedo sorridere divertito e questo ricordo che mi provocò dei brividi viscerali, lo spettacolo più bello era vedere nei tuoi occhi un velo d’incazzatura che veniva confermato dalla tua mandibola che pulsava contratta.
Ricordo che ti avvicinasti a me con una eleganza tale da far perdere la testa pure ai fiori di quel balcone e ti leccavi le labbra in maniera provocatoria.
Eri perfettamente di fronte a me.
Portasti  una tua mano tra la mia spalla e la testa a bloccarmi, come se io volessi scappare.
A dire il vero questa ipotesi neanche mi sfiorava minimamente il cervello.
Comunque punto il mio sguardo verso i tuoi occhi provocandoti silenziosamente.
Accorciasti ancora una volta la restante distanza, portasti la tua gamba destra tra le mie gambe in modo da bloccarmi definitivamente e da provocare le mie viscere ulteriormente.
Ricordo anche che portasti la tua mano sinistra sul mio viso e con il pollice sfiorasti le mie labbra e le schiudesti delicatamente.
La vista di me così inerme a te ti era molto gradita anche perché ricordo che dalle tue labbra uscii un ringhio e sapevo perfettamente come dare il via a tutto.
Con fare languido ti baciai il pollice e poi lo intrappolai tra le mie labbra simulando quello che nel giro di qualche secondo sarebbe accaduto tra la mia lingua e la tua.
Il tuo respiro accelera in un secondo e il tuo corpo iniziava a fremere ed ecco che togliesti il tuo dito dalle mie labbra e con foga riempisti l’assenza con le tue di labbra.
Ci scambiavamo baci confusi e vogliosi di qualcosa di più e i nostri corpi si scontravano continuamente.
Scambiavamo le posizioni tra un bacio e l’altro e sbattiamo contro il muro più volte.
Sentivo le tue mani intrufolarsi nella mia camicia e le tue dita sfioravano il mio basso ventre con maestria tale da farmi sussultare e io tra la foga lasciavo che le mie dita vagassero sopra la tua camicia torturando i due pezzetti di pelle posizionati sopra i tuoi pettorali ben scolpiti.
Ricordo che entrambi perdemmo un ringhio e sapevamo di aver bisogno di andare oltre, di fare fuori questi vestiti troppo stretti e di liberare altro.
A quel punto tendo le mie labbra sul tuo collo e ti impregno di baci e gli sussurro all’orecchio “dobbiamo trovare un posto adatto” tu ansimasti e ringhiasti frustrato e mi dicesti “il problema è che non voglio fermarmi e voglio scoparti ora e qua”
Credo di aver riso per lo shock ma alla fine, dopo pochi secondi, mi riprendo e ti bacio profondamente tanto da farti vacillare.
Ti facevo proprio un bell’effetto anche allora, devo ammetterlo.
E ricordo fin troppo perfettamente il momento in cui ti stavo sganciando la fibbia della cintura.. ricordo perfettamente il primo incontro con quel vecchio signore che ti afferrò per la spalla e ti colpì con uno schiaffo in pieno viso.
Ricordo che la mia bocca si spalancò in maniera sconvolgente e per la prima volta in vita mia e per la prima volta per te provai quel senso di rabbia e in quel momento ricordo che sentivo la necessità di proteggerti da quel vecchio.
Ma ahimè ricordo anche che mi fermasti dall’intervenire, ti ricomponesti, ti lasciasti insultare e colpire più volte senza fiatare e poi con quel sorriso triste mi dicesti un silenzioso arrivederci.
E poi.. dio ricordo che poi sparisti.
Ricordo che sparisti per almeno due settimane.
Quei giorni lasciati in sospeso furono un maledetto inferno e la mia testa e il mio cuore mi riportavano sempre a te e a quella sera.
Ma ricordo anche quando tornasti nella mia vita.
Era un martedì erano le quattro del mattino e io avevo appena vinto la mia gara in moto.
Quella sera non mi importava dei soldi vinti, il mio premio eri tu.
Se non erro, corsi da te come un cretino e ti baciai con foga.
Tu mi prendesti in giro ma eri in estasi quanto me.
Ricordo che quando il parco fu vuoto mi buttasti sul prato, ci siamo spogliati con foga e poi ci abbiamo dato dentro come mai in vita mia avevo fatto.
Fu una delle scopate migliori che il mio cervello aveva registrato fino a quel momento.
Ridacchio divertito al ricordo provocando la tua curiosità e con un pizzicotto mi riporti alla realtà.
Io ti guardo rosso in viso e ti dico borbottando “auch! Che c’è?” tu alzi gli occhi al cielo e mi dici “si può sapere a che pensi?” e io fuggendo dal tuo sguardo ti dico “beh.. pensavo alla prima volta che io e te l’abbiamo fatto, nel parco ricordi?” a quelle parole scoppi a ridere pure tu e mi dici “dio sembravamo due conigli in calore secondo me.”
Effettivamente eravamo molto presi dalla foga, forse troppo però ammetto che quella sera non la ricordo solo perché lo avevamo fatto per la prima volta, ma la ricordo perché ti ho invitato a casa da me e fu la prima notte tra le tante in cui rimanesti a dormire da me.
E la ricordo anche per il risveglio traumatico dettato dalla tua assenza e dal sentimento che troppo forte e inspiegabile mi legava a te.
Ricordo anche che dopo altri due giorni passati insieme tu sparisti.
Questa volta eri sparito definitivamente.
E mi ricordo bene che avevo perso la testa davvero.
Non ero più io, non ero più in grado di controllarmi e quella sensazione di me in quel modo mi provoca un lamento di sofferenza che ti fa scattare subito seduto.
Mi guardi preoccupato e io cercando di cancellare quei ricordi ti trascino di nuovo sul mio petto e ti dico accarezzandoti i capelli “non è niente, ricordavo solo alcune cose meno piacevoli” ma non ti avrei mai detto cosa.
So che quel mese fu  un inferno per te e non avrei mai e poi mai risollevato in te quei ricordi.
Sospiro e torno a quei ricordi di quei eventi che pur essendo spiacevoli beh devo dire che alla fine ci hanno uniti visceralmente.
Ricordo che ti trovai seduto ad una caffetteria ed eri irriconoscibile.
Labbro tumefatto, occhio livido, e alcuni punti sulla fronte. Ricordo di aver provato tantissima paura per e mi sono fiondato al tuo tavolo.
Ti ho detto cose del tipo ‘ora vieni via con me perché so che questo è opera di quel vecchio spregevole nonché tuo nonno.’ E poi ricordo di averti preso per mano e ti ho trascinato a casa mia al sicuro.
E da quel momento come mai avevo fatto in vita mia ti do tutto l’amore e la dolcezza che possedevo.
Solo che da quel momento per noi iniziano i primi problemi.
Tuo nonno ci cerca ovunque, ci manda i primi avvertimenti e io gli mando un messaggio ben diretto stendendo uno dei suoi paggetti in nero ma un giorno mentre io e te siamo per strada ci fa venire a prendere da alcuni bodyguard.
Me lo aspettavo ed ero pronto a difenderti con le unghie e con i denti.
Avevo già un paio di strategie ed ero pronto pure a fare a pugni.
Ricordo con disgusto che i suoi uomini me le hanno date ma alla fine ne sono uscito io vincitore non riuscendo però a difenderti da tuo nonno..
Ti colpi col suo maledetto bastone e sanguinavi e il mio cervello si era trasformato in pappa per cani.
Vengo colpito anche io dal suo bastone ma visto che non mi faceva paura e che il mio unico obbiettivo era proteggerti e portati al sicuro, ricordo di aver detto al vecchio che mi ero alleato con i suoi nemici e che se provava a farti del male ancora una volta sarebbe finito all’inferno molto presto e da quel momento abbiamo risolto il problema di tuo nonno.
In più ricordo che per festeggiare la libertà da quell’essere ci abbiamo dato dentro come non mai e in più.. dio! Il ricordo più bello in assoluto è solo uno.
E proprio mentre sto per andare a rifugiarmi nel ricordo più bello tra i tanti che ho con te, tu, mio dolce angelo mi precedi e mi dici “sai però per me quale delle nostre unioni è stata la più bella in assoluto?” io tremo in attesa della risposta che dopo una manciata di secondi risuona nelle mie orecchie “la mia prima volta con te.”
E dio si! Aveva ragione!
È stato uno dei momenti più belli della mia vita.
Il tuo donarti a me in maniera incondizionata e il mio prenderti del tutto con estrema cura è stato magico.
Da quel momento io e te siamo diventati un tutt’uno ed è stato così emozionante farti mio.
La tua voce mi dice “sai.. sono contento, fiero e..insomma ti ringrazio per avermi fatto tuo con amore e cura. Non dimenticherò mai quei momenti.” Io ti rubo un dolce bacio a fior di labbra e ti sussurro “e io non finirò mai di prendermi cura di te e sono tremendamente e follemente innamorato di te non devi ringraziarmi.”
Diventi un pomodoro rossissimo e con fare impacciato ti stringi a me e dici pianissimo “e se per esempio io avessi una sorpresa per te? In modo da dimostrarti quanto ti amo?” io ti scombino i capelli dolcemente e ti dico “io non ho bisogno di dimostrazioni amore, lo so e basta”
A quel punto vedo che riacquista il controllo perso, si fa serio, mette la sua maschera da tipico dominatore e mi dice “ssssh ci penso io” e il tutto si trasforma in un secondo.
Mi benda con la sua cravatta viola, mi lega i polsi alla tastiera del letto e io leggermente in crisi dico “a-amore, G-Gabriel, ma che intenzioni hai?” nessuna risposta da parte sua, solo le sue dita a sfiorarmi il ventre e a farmi rabbrividire.
Ecco che questo è solo l’inizio perché quello che accade dopo è oltre il mio immaginario.
Infatti le sue dita vengono sostituite dalle sue labbra roventi, le sentivo ovunque e mi facevano impazzire.
Incomincia a stuzzicare le mie parti più sensibili e in breve riesce a farmi eccitare alla grande.
Vorrei poterlo toccare, ricambiare e fargli provare lo stesso godimento che provo io ma so che non devo interrompere il suo piano malefico.
Quindi mi abbandono a lui totalmente e dopo ansimi, torture piacevolissime, coccole, baci profondi ad accarezzarmi l’anima lo sento mettersi a cavalcioni su di me, la cravatta dai miei occhi scompare ed ecco che la vista che mi si para davanti è stupenda.
Il mio splendido dio greco dalla pelle bronzea, con il viso rosso per l’eccitazione, il fiato corto e i muscoli in allerta del momento tanto atteso.
Ed eccolo che arriva.
Afferra con cura la mia intimità, vi si posiziona sopra e piano, come una lenta e dolce tortura si cala su essa.
Il mio respiro si smorza.
Chiudo gli occhi, spingo la testa sul cuscino e inarco la schiena senza fiato.
Sono completamente dentro di lui e lui e completamente sopra di me e io..
Il paradiso, lui è il mio paradiso.
Si muove piano e ansima, poi si avvicina con il viso e ci scambiamo un bacio intimo, dolce e lento e io mi muovo sempre più velocemente dentro lui colpendo il suo punto speciale che lo fa urlare senza contegno dentro la mia bocca.
Andiamo all’unisono con foga, con una passione tale che mi fa rabbrividire e la stessa passione nel giro di poco ci porta all’esplosione di un piacere intenso e immenso.
Piano si sfila da me, si accascia sul mio petto e sfinito mi slega i polsi e io lo stringo forte cullandolo.
Era da parecchio che non stava lui sopra e il modo in cui si è dato può sembrare assurdo, perché quello legato ero io ma in realtà è la conferma del suo più totale abbandono a me.
È vero, ero legato ma lui mi ha riempito di baci, coccole e carezze abbandonando la sua maschera da dominatore e lasciando che il freddo e precedente Gabriel andasse via, per sempre direi.
Poi il suo mostrarsi in pieno, desideroso, il suo darsi a me totalmente non solo fisicamente ma emotivamente è la conferma silenziosa della più totale fiducia in me e sono commosso da ciò.
Ci lasciamo cullare dalla beatitudine più totale e non abbiamo bisogno di parole sappiamo e ci siamo detti già tutto.
Ci lasciamo semplicemente scorrere.
Poi ci facciamo una doccia insieme e dopo aver finito con il finto tono di dominatore, Gabriel mi ordina “amore adesso vai sul letto ho ancora una sorpresa per te. Rimani con gli occhi chiusi quando sei la dentro.” Io ridacchio divertito e stupito da tutte queste sorprese, perché solitamente sono io quello che fa queste cose ma obbedisco curioso e non dico altro.
Mi siedo sul letto che sa ancora di noi, chiudo gli occhi e rimango in allerta per parecchi minuti e poi eccolo.
Sento i suoi passi fare capolino nella stanza e vorrei spalancare gli occhi per la curiosità, ma amare è fiducia e saper aspettare quindi attendo le parole di Gab che mi diano il consenso a guardare.
Devo attendere altri minuti ma poi la sua voce mi dice “amore adesso apri gli occhi” io li apro e..
E rimango a bocca spalancata.
C’era davanti a me il mio splendido dio greco in mutande con in mano un mazzo di tulipani bianchi e una scatolina rossa di velluto tra le mani.
Boccheggio senza riuscire a dire o fare nulla e quando il mio amore mi porge i fiori io li prendo con fare automatico senza riuscire a connettere.
Poi si inginocchia davanti a me con occhi lucidi, mi sorride, apre la scatolina rossa che conteneva uno splendido anello di platino tutto sfaccettato con un cuore minuscolo al centro e poi con voce tremante mi dice “mio dolcissimo e preziosissimo amore, vuoi sposarmi e passare il resto della tua pazza vita con me?”
Delle lacrime varcano la soglia delle mie palpebre e buttandomi tra le sue braccia e schiantandoci a terra gli dico singhiozzando “si amore mio, si! Tutta la vita e per sempre”
Così entrambi in lacrime ci scambiamo gli anelli e infine ci diamo un tenero bacio.
Sono la persona più fortunata del pianeta e rifarei tutto altre mille volte.
Ti amo da morire mio splendido Gabriel.
Sospiro ancora commosso e incredulo e lo racchiudo tra le mie braccia cullandolo piano e dolcemente.
L’amore esiste e il paradiso anche e tu, mio splendido e amatissimo Gabriel, sei per me sia l’uno che l’altro.

______
Salve a tutti lettori!
Spero la storia vi piaccia e non deluda troppo le vostre aspettative.
E' la prima oneshot che scrivo e niente.. grazie a chiunque legga.
Fatemi sapere in tanti ciò che ve ne pensate! Un bacio a tutti!

 
  
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