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Autore: yoo_bro    27/07/2016    4 recensioni
Non c’era nulla che potesse fare, nulla che avrebbe tirato fuori da quell'immenso groviglio di fili che era la vita, tutti loro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I sette della Profezia, Jason/Piper, Leo/Calipso, Percy/Annabeth, Talia/Luke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amiche di vecchia data, occhi grigi e cuori malandati.
 
 


We don't love anymore 
What was all of it for? 
Ohh, we don't talk anymore
Like we used to do...


Charlie Puth - We Don't Talk Anymore 


 


Essere ammessi alla Yancy Academy era secondo alcuni, un privilegio per pochi.

La prestigiosa scuola newyorkese, che imponente si stagliava sulla ventunesima strada, vantava infatti di ospitare solo coloro che un giorno sarebbero diventati grandi uomini e donne d’affari, dalle possenti famiglie alle spalle e conti bancari dai cinque o più zeri.
Tutti sognavano almeno una volta nella propria misera vita di poter varcare le grandi arcate di marmo bianche, visitare l’immensa biblioteca fornita di qualsiasi testo, passeggiare per il curato roseto e magari frequentare gli infiniti corsi con gli insegnanti migliori dello Stato.

Ma la Yancy Academy, restava un sogno per pochi, un edifico da guardare da lontano in tutta la sua massiccia ricchezza.
 
Nessuno però, era a conoscenza di ciò che accadeva tra gli immacolati corridoi del college più rinomato di New York, nessuno conosceva i segreti che quelle quattro mura avevano trattenuto per diverse generazioni.
 
Talia Grace camminava tranquilla tra questi ultimi, lo sguardo glaciale e fiero, osservando minuziosamente in cerca di un qualche cambiamento, ogni angolo di quella che per tanti anni era stata ed era ancora tutt’ora la sua scuola.

Giocherellava con i numerosi anelli che aveva alle dita mentre intorno a se, gruppi di ragazzi dal vociare rumoroso, entravano in massa pronti ad affrontare l’ennesimo primo giorno di scuola.
Talia, a differenza di quanto lasciasse trasparire, non lo era per niente.
 
Adorava la Yancy, che per tanti anni le aveva offerto un tetto sicuro sotto cui stare ed in passato anche qualche amico.
La stessa che le aveva permesso di riuscire a vivere lontana dall’ombra imponente di quello che ancora considerava ostinatamente suo padre.

Ora però mentre raggiungeva apparentemente indifferente il proprio armadietto, con le occhiate di numerosi studenti su di se a cui era da sempre soggetta, l’idea di affrontare quello che sarebbe stato l’ultimo anno sembrò materializzarsi concretamente per la prima volta.
Il peso dell’impero che la sua famiglia aveva costruito con tanto ardore, sacrificando ciò che non doveva essere sacrificato, sarebbe ricaduto una volta e per tutte sulle sue deboli spalle e su quelle di suo fratello Jason.
 
L’iperattività però non le consentì di soffermarsi a lungo sull’argomento e un divertito ghigno le spuntò sul viso quando una minuta ragazzina del secondo anno per sbaglio intaccò la sua strada sbattendole contro.
 
Talia la vide in una frazione di secondo scusarsi sotto voce mentre rossa in viso si affrettava a correre nella direzione opposta. Non poté fare a meno di allegrare quell’insistente ghigno, contenta di incutere anche quell’anno un certo timore.
 
Dal portamento regale continuò a sfilare lentamente tra i corridoi regalando di tanto in tanto qualche occhiatina di fuoco senza un apparente motivo.
 
Arrivata a destinazione, sfiorò con le dita sottili la fredda superfice rossa del proprio armadietto che le provocò una serie di piacevoli brividi. Velocemente inserì la combinazione mentre gli occhi, blu come la più scura delle notti senza stelle, scattarono alla piccola fotografia che da tanti anni custodiva attaccata con un magnete alla superfice metallica e che per un solo istante aveva completamente rimosso.
 
Un gruppo di nove ragazzi sorridevano felici all’obbiettivo. 
Talia con un sospiro tremante accarezzò la foto mentre dentro di se qualcosa sembrò per l’ennesima volta spezzarsi.
 
-Ho sempre odiato quella stupida foto..voglio dire, hai visto i mie capelli?- parlò divertita una voce fin troppo familiare alla sue spalle, che la fece voltare non prima di aver afferrato un libro a caso per poi richiudere frettolosamente e con un tonfo l’anta aperta.
 
Talia fulminò con lo sguardo la ragazza che le stava di fronte.
-Cosa vuoi?- chiese burbera poco dopo, scrutandola intensamente.

Calipso però non ne fu particolarmente colpita. Sorridente e tranquilla passò una mano tra i lunghi capelli nocciola, lisciandosi successivamente alcune piccole pieghe della t-shirt bianca.
 
-Ne è passato di tempo non trovi?
Con un basso ringhio di gola Talia si voltò spedita, pronta a raggiungere la propria aula, ma la ragazza d’animo poco arrendevole la seguì, un sorriso furbo sulle labbra.
 
-Sbaglio o non frequenti nessuno dei miei corsi? - chiese, ogni singola fibra del suo corpo in tensione.
 
-Sei sempre stata così perspicace, l’avevo quasi dimenticato.- Calipso soffocò una mezza risata sotto il cipiglio severo della corvina che non accennava ad andare via.

Talia, imprecando, riprese il suo cammino.

-Non trovi anche tu che tutto questo sia una grande sciocchezza? - Calipso, dallo sfumato tono grave, le afferrò poi un braccio.
 
-Non ti sei ancora rassegnata vero?- sentenziò l'altra con disprezzo, le parole però non più distanti verso quella che per tanti anni era stata una delle sue migliore amiche. Un pezzo doloroso di un passato da cancellare.

-Quando abbiamo iniziato a far finta che non ci importasse più nulla dell’altro? – ribatté Calipso incurante dei troppi paia di occhi puntati su di loro.

In poche ore tutto ciò sarebbe diventato virale, pronto ad essere tramandato da bocca in bocca ma a Talia non era mai importato.
Troppi conti infatti erano stati lasciati in sospeso, troppe volte per codardia i muri di tante aule avevano trattenuto un dolore mai espresso.
 
-Cal.. – si arrese infine con un sussurro, gli occhi stanchi e prosciugati in quel momento di tutta la rabbia repressa ed un labbro saldamente stretto tra i denti.
Calipso testarda le si avvicinò, sorridendole come solo lei sapeva fare.

Per un solo istante, Talia sentì di aver finalmente trovato la pace. Un posto nel mondo che l'avrebbe accolta a braccia aperte.
 
-Jason sta bene? –chiese Calipso lasciando scivolare la mano in quella della ragazza stringendola lievemente.
Talia come se avesse toccato per sbaglio tizzoni ardenti lasciò subito la flebile presa.

-Non lo vedo da qualche mese. – confessò con voce affranta. –Ha passato l’intera estate lontano da casa, papà continuava con le troppe pressioni.-
 
Alle sue parole Calipso annuì con calma, metabolizzando la notizia.
Lei, che del gruppo era sempre stata l’anima candida, in grado di sedare gli animi e di rimettere con lucidità i tasselli al posto giusto ogni qual volta questi volassero via.
Calipso era stata per tanti anni una vera propria bilancia, mantenendo in equilibrio tutti loro.
 
-Non è stata quella che definirei un estate tranquilla per nessuno di noi Talia, questo è il nostro ultimo anno..- le ricordò infine con gentilezza, lo sguardo che vagava dalla corvina ad un punto impreciso. Solo poco dopo Talia si accorse di una figura a lei fin troppo familiare che da lontano le scrutava con aria critica.
 
-Non saresti dovuta venire, non avresti dovuto rivolgermi la parola. E' tutto finito, prova a fartene una dannata ragione.- Talia che di pazienza ne aveva sempre avuta poca guardò Calipso ancora una volta con aria truce, facendo trasalire quest’ultima per l’intensità con cui l’amica aveva pronunciato quelle parole e per il repentino cambio d'umore.
 
-Come puoi parlare cosi? – le chiese allora passando nervosa le sottili dita tra i lunghi capelli. Talia però non le rispose mentre continuava a camminare spedita verso la propria aula, lasciando a Calipso un immenso senso di frustrazione.
 
-Come puoi dimenticare tutto quello che abbiamo dovuto affrontare insieme? Talia siamo una famiglia, lo abbiamo promesso! – le urlò contro, lo sguardo di tutti puntanti su di loro. Talia si voltò solo un istante, attratta come da un magnete. Gli occhi caleidoscopio di Piper McLean le restituirono la felice occhiataccia, un misto tra delusione e rabbia.
 
Fu la campanella a spezzare poi quella strana attesa che albergava asfissiante per i corridoi e mentre a malincuore quasi tutti gli studenti si affrettavano a raggiungere le proprie aule, c’era chi come Talia, Calipso e Piper continuavano a lanciarsi sguardo a dir poco raccomandabili.
 
-Non cercarmi più. – concluse con tono sicuro. Calipso scoppiò in una grossa e falsa risata.
 
-Vorrei ricordarti che frequentiamo la stessa scuola, che viviamo nello stesso dormitorio e che sorpresa, le nostre famiglie si frequentano da decenni! – sbottò poi in tono derisorio che poche volte la corvina le aveva visto indossare.
 
Piper a pochi metri da loro scivolò silenziosa lungo la parete cercando di dare nell’occhio il meno possibile. Una volta arrivata a destinazione afferrò Calipso per un braccio riservando su Talia in un occhiata fugace tutta la sua disapprovazione.
 
 
-Che cosa diavolo state facendo voi due? Devo per caso ricordarvi che è vietato dare spettacolo per i corridoi di questa maledetta scuola prima che Yan lo annunci a tutta New York?- rimproverò le due, i suoi tratti cherokee contratti in un grande cipiglio.
 
-Stanne fuori McLean, non sono affari che ti riguardano. – ribatté Talia, facendo un passo indietro dalle due ragazze e chiedendosi quando era stata l’ultima volta in cui aveva donato loro un sorriso.

Talia odiava tutto quello, odiava sentirsi impotente e in balia delle proprie emozioni eppure c’era stato un tempo in cui ogni sua azione era stata dettata proprio da ciò, facendola etichettare come la persona più imprevedibile del mondo.
Adesso invece i ricordi sembrano riaffiorare dolorosi nei momenti meno opportuni e la maschera di ghiaccio che regale l’aveva consacrata, crollava in presenza di quelle persone che una volta avevano fatto parte della sua vita.
 
Calipso che ancora le stava di fronte le si avvicinò rapidamente ignara dello sguardo di disapprovazione che la cherokee portava alto in volto.
 
Anche Piper le mancava, più di quanto non riuscisse ad ammettere. Talia però accantonò quei pensieri dichiarati poco lucidi e con un gesto della mano poso notevole distanza tra lei e la ragazza le stava di fronte.
 
-Non puoi piombare qui dopo due anni di silenzi e pretende di rimettere insieme tutti i pezzi. Ragiona Calipso, quando qualcosa è destinato a durare nel tempo, dura sfidando tutto e tutti. – Talia che aveva smesso di dare per un attimo sfogo alla rabbia abbassò lo sguardo puntandolo sulle sue Convers bianche .
Non voleva mostrarsi così arrendevole e fragile, non voleva dar loro modo di vedere quanto tutto ciò la facesse soffrire consumandola lentamente dentro.
 
-Io e Pip ce l’abbiamo fatta, anche i ragazzi. Perché diavolo devi sempre complicare tutto? – la voce di Calipso uscì fuori in un sussurrò.
Talia invece inghiottì un groppo di saliva particolarmente amaro, che le ricordò ancora una volta quanto per davvero avesse complicato le cose.

La rabbia poi, che da tanto tempo controllava quasi tutte le sue azione prese il sopravvento ed il pensiero di essere stata lasciata sola in quegli anni contribuì ad allargare ancora di più il vuoto nel petto che da sempre portava con se.
Aveva saputo mesi addietro dalle sue attendibili fonti che non tutti loro avevano definitivamente tagliato i ponti con gli altri e ricordava bene il giorno in cui per la prima volta aveva versato una sola lacrima sentendosi definitivamente abbandonata.
 
-Andiamo via Cal! – Piper si intromise autoritaria, afferrando l’amica per un braccio ma quest’ultima si limitò a guardarla in cerca di aiuto.
 
-Su, forza, vai via. Ho già perso abbastanza tempo con te, con tutti voi! – Talia si voltò dando le spalle alle due ragazze, gli occhi blu notte scuriti dalla rabbia e velati dalle lacrime che però anche questa volta non avrebbe versato.
 
Si incamminò subito dopo, stringendo i pugni lungo i fianchi, ripensando alla foto che conservava nel proprio armadietto ma soprattutto nel proprio cuore.
Mentre si affrettava a raggiungere i bagni delle ragazze, di cui successivamente avrebbe preso a calci le porte, udì da lontano la voce di Calipso che stretta tra le braccia di Piper piangeva silenziosamente.
 
-Se solo lei fossi qui.

 
 
 


 
 
 
 
Percy Jackson guardò per l’ennesima volta e con innata insistenza il proprio polso, nella vana speranza che quella tortura finisse al più presto.
Lui, che amante della matematica non lo era mai stato, quel giorno si sentiva più irrequieto del solito ed era solo la seconda ora, del suo primo giorno di scuola.

Con una penna iniziò a buttare giù qualche schizzo all’angolo del foglio ancora bianco, rendendosi conto poco dopo che il disegno, come tante volte i suoi amici gli avevano ricordato, non faceva parte dei suoi tanti talenti.
 
Istintivamente si voltò alla propria sinistra osservando il banco vuoto appartenente a Luke, con cui non avrebbe potuto condividere quel giorno quell'infinito strazio.
 
Percy sbuffò appuntandosi mentalmente di accetterei le offerte dell’amico nel marinare i primi giorni di scuola come tradizione e richiamando a se l’attenzione della Dodds.
 
La vecchia e decrepita professoressa, che per Percy non nutriva assolutamente compassione gli sorrise maligna mostrando i denti ingialliti dal fumo. Nel suo abito stretto di pelle nera, il viso magro e raggrinzito spaventava alunni da intere generazioni.
 
-Signor Jackson è sicuro di aver appuntano per bene ogni cosa?- la voce acuta dalla decrepita donna e il suo ghignò quasi malefico sembrarono prendersi gioco del corvino che pregustava già aria di imminenti punizioni. Subito dopo annuì svogliatamente lanciando un’altra occhiata veloce all’orologio.
 
-Molto bene Jackson, quindi, credo che non troverai nessuna difficoltà nel dimostrare ai tuoi cari compagni la prossima lezione?- l’insegnate gli sorrise mentre la gioia di averlo inchiodato per l’ennesima volta brillava palese negli occhi scuri come la pece.
 
Percy si morse violentemente il labbro inferiore indeciso sull’annuire passivamente e concedergli quella vittoria o mandarla a quel paese con tanto di capatina in presidenza.
Per il suo bene, scelse la prima, e quando la campanella suonò la maledì senza troppi giri di parole per averlo fatto troppo tardi.
 
Continuò in silenzio ad osservare i presenti uscire nel mormorio generale, troppo stanco per imitarli promettendosi di non seguire più Luke e Jason nelle loro feste che avrebbero dovuto in teoria celebrare il nuovo anno scolastico e non mandarli in coma etilico.
 
Percy con un sospiro affranto si lasciò andare sulla superfice liscia del proprio banco pronto a saltare la seconda ora nonostante biologia marina fosse l’unica delle sue materie preferite.

La porta però si aprì e un ammasso di ricci ruppe la dolce quiete che si era creata.
 
Leo Valdez gli sorrise furbamente pronto ad affondare senza alcuna pietà il coltello nella piaga.
-E così la vecchia e dolce Dodds colpisce ancora!- esclamò avvicinandosi al corvino, battendogli una sonora pacca sulla spalla.
 
-E’ la donna più inquietiate che io abbia mai conosciuto. Francamente ha un non so che di sinistro.- continuò divertito, sedendosi subito dopo con un agile balzo su un banco.
 
-Leo tutto per te ha qualcosa di sinistro.- Percy rise, alzandosi con grazia e spintonando con una spalla l’amico che per un solo istante perse l’equilibrio.
 
-Dovresti seriamente mettere su un po’ di muscoli amico.- lo prese poi in giro, sotto lo sguardo scettico del riccio.
Leo si passò una mano tra i capelli spettinati e lo raggiunse mentre insieme si affrettavano ad uscire dall’aula.
 
-Facile per voi, siete tutti così fottutamente perfetti nei vostri corpi intoccabili da adoni greci.- Leo sbuffò una risata, Percy lo imitò sotto lo sguardo di numerosi studenti.
 
Odiava essere al centro dell’attenzione, essere il destinatario insieme all’amico di tutte quelle occhiate curiose ma dopo anni, sembrava averci fatto l’abitudine.
Cosa avessero poi tutti loro da guardare era per lui ancora un mistero.
 
-Hai visto l’ultimo post pubblicato da Yan?- il tono quasi sempre scherzoso di Leo sembrò d’un tratto cambiare drasticamente, non appena dopo svariati minuti di futili chiacchiere, arrivarono agli armadietti di entrambi.
 
-No e non ho assolutamente intenzione di farlo. Qualcuno dovrebbe seriamente mettere fine a tutta questa ridicola storia.- Percy con un tonfo chiuse l’anta di ferro, stretto in una mano il proprio tomo per la lezione successiva.
 
Leo sospirò, sembrava stanco e oppresso, due cose che al ragazzo succedevamo molto raramente.  –Avresti dovuto.-
 
Percy lo fissò confuso in attesa di una risposta. Qualcosa però dall’altro lato del lungo corridoio sembrò attirare la sua attenzione ed i suoi occhi verdi si scontrarono con la figura di una ragazza dai capelli tremendamente biondi e dal capo basso mentre osservava un foglio ben stretto in una mano.
 
Percy sentì il cuore battere senza ritegno, ma fu un attimo e la ragazza andò via senza che lui potesse confermare tutti quei dubbi che in pochi minuti lo avevano assalito.
Possibile che dopo due anni fosse tornata?
 
-Percy va tutto bene?- Leo lo scosse per un braccio, un lampo di preoccupazione gli attraversò il viso.

Il corvino annuì per niente convinto della propria riposta e con lo stomaco che ancora sembrava fare i doppi salti mortali.

-Ne sei sicuro? Hai un colorito decisamente pessimo.- gli chiese ancora Leo giocherellando con qualcosa che teneva stretto in una mano.
 
-Amico ho solo avuto un lieve capogiro, smettila di fare da mamma chioccia ogni tanto.- Percy riuscì a sorridere nonostante la mente altrove.
 
-Allora, cosa stavi dicendo a proposito della Yan?-
 
Percy che da sempre aveva maturato un odio viscerale nei confronti di quel blog segreto, si ritrovò a chiedere ancora una volta di esso ricordando amaramente quante volte questo avesse ridotto la propria fama ad un mucchio di cuori infranti, quando andare per i corridoi con i suoi compari di sempre dispensando amorevoli sorrisi era stato un passatempo degno di qualsiasi altra cosa.
 
-E quindi sono corso da Luke, ma sembrasse troppo interessato a guardare il soffitto per darmi anche solo ascolto..- Leo che intanto aveva iniziato il suo monologo, proprio come ogni qual volta fosse nervoso, trasse un sospiro pronto a sganciare la bomba.
 
-Percy..questa mattina le ragazze si sono scontrate nei corridoi.- il riccio abbassò il capo alle sue stesse parole, la tristezza che trapelava dal suo basso tono di voce.
 
Tutto intorno a Percy, sembrò girare velocemente, il silenzio ad attanagliargli la gola e la mente che gli ripresentava davanti vivide e dolorose le immagine delle tre ragazze che sorridenti lo abbracciavano.
 
Due anni era stato il tempo che aveva impiegato per riuscire a sopravvivere alla loro assenza, settecentotrenta le notti che aveva passato insonne al fianco di un Luke silenzioso.
Due anni che però non erano bastati e che ogni giorno gli ricordavano quante cose fossero cambiate, quanto lui fosse cambiato.

Piper gli mancava, con la sua voce rassicurante e quegli occhi sempre pacifici che sembravano cambiare ogni secondo colore. 
Calipso e il suo dolce sorriso gli davano il tormento per i corridoi, ricordandogli quanto bene al cuore gli avesse fatto un tempo stare tra le accoglienti braccia di quella minuta ragazza.
Di Talia invece sentiva il bisogno manicale di averla affianco, di sbraitarle contro e di stringerla quando quelle poche volte si concedeva di crollare.
 
Le sue amiche, quelle che da sempre aveva etichettato come sorelle mai avute, erano state per tanto tempo fonte di gioia per tutti loro.

-Cosa hanno combinato?- la voce gli uscì più dolente di quanto avesse voluto, gli occhi verdi colmi di nostalgia.
 
-Pare che Calipso sia andata a cercare Talia e gli dei solo sanno perché deve sempre complicare le cose.- Leo che in realtà con la castana non era arrabbiato per niente gettò le braccia in aria, un chiaro gesto di stizza nei confronti di tutta quella situazione complicata che aveva dal primo istante odiato.
 
-Il verdetto finale sono state tre porte del bagno delle ragazze al primo piano completamente sfasciate e Calipso avvistata in lacrime. – continuò con lo sguardo basso.
 
Percy fece per rispondere ma il suo sguardo incrociò due familiari occhi grigi proprio dietro il capo di Leo che però in un attimo sparirono lasciando il ragazzo per la seconda volta, con una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
 
-Jason è andato da lei?- balbettò subito dopo poco convinto. Non che la faccenda non gli interessasse, anzi, ma qualcosa quel giorno dentro di lui sembrava non andare e quei due occhi grigi gli davano costantemente il tormento.
 
-Talia è sparita per tutto il resto delle lezioni ma so che ha incrociato Piper poco dopo la fine della prima ora e immagino tu capisca come sia andata a finire. –dichiarò scollando le spalle lievemente irritato.
 
Percy annuì metabolizzando le parole di Leo.
Non c’era nulla che potesse fare, nulla che avrebbe tirato fuori da quell’immenso groviglio di fili tutti loro.
Erano quindi destinati a restare così, sospesi in un limbo di cose pensate ma mai dette, di gesti che avrebbero potuto fare la differenza e di parole sotterrare sotto cumuli di orgoglio.

I due amici in balia di tutte quelle dolorose emozioni, ripreso in silenzio il proprio cammino.
 
Leo convinto che prima o poi tutta quella storia sarebbe crollata precipitosamente, non lasciando intatto nessuno sotto troppo dolore da dover sopportare e Percy con l’immagine di due occhi grigi che da tutta la mattina gli tormentavano l’anima,che in fondo una soluzione ce l’aveva ma era troppo lontana.
 

 
 
 
 
 


 
 
 
 

Piper odiava da sempre i rinfreschi, soprattutto se questi erano organizzati a favore dei ricchi sostenitori della Yancy Academy.
 
Il primo anno, quando era ancora un’ingenua matricola, aveva persino creduto che saltare le restanti lezioni pomeridiane per abbuffarsi ad un ricco banchetto mentre i diplomandi si ubriacavano sotto il finto sguardo vigile dei professori, fosse una delle cose migliori che la scuola potesse offrisse.
 
Poi però tutto aveva preso una cattiva piega con il passare del tempo e anche quell’anno, che per lei sarebbe stato l’ultimo, Piper sentiva di doverlo passare in quell’amorevole limbo di angoscia che le bloccava regolarmente il respiro.
 
Piper, che da anni escogitava le migliori messe in scena, anche quel giorno aveva cercato di fingersi indisposta con tanto di finta influenza.
Aveva afferrato infatti il proprio baule dei cosmetici e aveva fatto in modo che la sua carnagione scura e perennemente abbronzata assumesse un colorito verdognolo, si era creata delle finte occhiaie e aveva in breve tempo perfezionato i suo finti coniati portandosi teatralmente una mano sullo stomaco come se da un momento all’altro avrebbe potuto rilasciare fuori anche quello.
 
Piper si era sentita soddisfatta e quanto Calipso era uscita dalla doccia con un sorriso dispiaciuto credeva addirittura di averla fatta franca, ma la gioia del momento era durata decisamente troppo poco e con l’aria di una condannata a morte adesso camminava silenziosa al fianco dell’amica.
 
Calipso era raggiunte nel suo abito azzurro, i capelli nocciola legati in un traccia libera sulla spalle destra e gli occhi d’orati pieni di vita. Guardava spesso Piper e il suo finto broncio, soffocando di tanto in tanto qualche risolino.

La cherokee, sull’orlo di una crisi di nervi, passò una mano tra le lunghe ciocche cioccolata maledicendo se stessa per essersi fatta ancora una volta convincersi.
 
Varcarono la soglia del cortile anteriore e Piper dovette sforzarsi per reprimere un imprecazione a voce alta. La bellezza e la vastità di ciò che le stava di fronte non la toccò minimamente a differenza di Calipso che dopo anni ancora rimaneva meravigliata dalle bellezze che un misero giardino potesse offrire.
 
Un piccolo palchetto, dai tendoni rossi e oro, si ergeva al centro del giardino con una cinquantina di piccoli tavoli da aperitivo tutti intorno.
 
-La preside Burke cambierà finalmente discorso di inizio anno o dovremmo sorbirci ancora la storiella su quanto siamo fortunati a varcare ogni giorno la soglia della Yancy?- Calipso le sorrise pronta a scommettere, sfilando con grazia tra i tavoli. Piper per un attimo rivide in quell’espressione furba l’immagine riflessa di Leo e l’aria per un attimo sembrò abbandonarle del tutto i polmoni.
 
Si voltò con ansia, perlustrando il perimetro in cerca di qualche vecchia faccia amica.
Poco lontano da lei, Clarisse e Chris Rodríguez pomiciavano felici in un angolo semi nascosto dal palco stesso. Nico Di Angelo e Will Solace  si tenevano per mano sotto un tavolo convinti che nessuno avesse potuto scoprire il loro segreto.
 
Piper si lasciò scappare un sorriso malinconico, lasciando che l’atmosfera si distruggesse non appena il viso perfetto di Drew Tanaka entrò nella propria visuale.
 
La cherokee imprecò sotto lo sguardo confuso di Calipso mentre Drew poco lontano da lei, le regalò un sorriso colmo d’odio.
 
-Cercavi qualcuno?- il tono curioso dell’amica la ripotò bruscamente alla realtà facendo sì che le guance le si tingessero di rosso. Anche solo per un attimo, Piper aveva sperato di incrociare gli occhi di Jason e Calipso non aveva perso tempo nel smascherarla.
 
-Perché dovrei?- mentì spudoratamente, le mani che giocherellavano frenetiche tra loro.
Calipso, sotto i suoi occhi caleidoscopio, scoppiò in una fragorosa risata e Piper per niente tranquilla sbuffò sedendosi al primo tavolo che gli capitò a tiro.
 
Un cameriere nella sua rigorosa uniforme nera le sorrise offrendo alle due ragazze un bicchiere di pregiato champagne a cui dopo i diplomandi potevano accedere.
 Piper bevve il suo in un solo sorso e quando Calipso gli passò il proprio fece lo stesso.
 
-Ho la sensazione che avrai bisogno di più alcool per affrontare questa giornata.- la beffeggiò sorridente prima che un ombra di fastidio le oscurasse il candido volto.
 
-E così la nostra piccola Pocahontas è diventata un alcolizzata, complimenti regina dei cassonetti, un altro punto a tuo favore! – Drew gli si avvicinò felina nel suo tubino aderente, le labbra dipende di un rosso intenso e la propria figura che trasudava perfezione da tutti i pori. Puntò gli occhi scuri sulla figura della cherokee, osservando con disgusto il semplice abito turchese che indossava quella mattina.
 
-Carino, dov’è il cassonetto da cui l’hai tirato fuori tesoro?-
 
Drew era davvero bella e Piper non l’aveva mai messo in dubbio, ma c’era qualcosa nello sguardo di quella ragazza che raggelava chiunque. Drew era cattiva e i suoi occhi scuri lo avevano dimostrato più di un volta.
 
-Sai Drew, non trovi anche tu, che dovrebbero decisamente smetterla di accettare chiunque abbia alle spalle solo un conto a quattro zeri e non un cervello funzionate in questa scuola?- Piper le sorrise posando i gomiti sul tavolo e appoggiandoci sopra il capo lievemente voltato. Calipso non soffocò per niente una delle sue eclatanti risate lasciando quindi aumentare l’irritazione di Drew.
 
-Sei così patetica McLean! So che vorresti ogni singola parte della mia vita.- sbottò quest'ultima mentre stringeva i pugni lungo i fianchi.  Subito dopo però sul suo viso perfetto si aprì un sorriso maligno, pronta a sferrare con il suo repentino cambio d’umore il fatidico colpo di grazia.
 
-So che vorresti tutto quello che è sempre stato mio, compreso Jason. Ma ahimè Piper, certe cose sono destinate ad essere guardate da lontano.- sussurrò con un ghigno sulle labbra prima di voltare velocemente le spalle alle due, incamminandosi con passo aggraziato verso il gruppo dei nuovi arrivati.
 
Calipso allungò dispiaciuta un braccio verso la ragazza che le stava di fronte. Le prese una mano, stringendola in una stretta calda e rassicurante che però non riuscì a calmare il vortice di sensazioni che stava dilaniando a poco a poco Piper.
 
-Non starla a sentire.- mormorò con mal celata rabbia Calipso quando gli occhi della cherokee si fecero lucidi.
 
Piper con tutte le sue forze, trasse un profondo respiro e ricambiò la stretta.
Non c’era nulla che potesse fare per alleviare le sue pene, per cancellare quel sentimento che da tanti anni portava segreto nel cuore.
Jason Grace era sempre stato il suo punto debole, l’unica cosa per cui Piper si sarebbe data la colpa.
 
-Fa ancora così male Pip?- Calipso si slanciò verso l’amica che l’attimo dopo stringeva tra le braccia.
 
-Non così tanto.- mentì per la seconda volta in quella giornata, il capo poggiato sul petto della castana mentre ascoltava i battiti del suo cuore.
 
Passarono svariati minuti prima che la preside Burke salisse sul palco nel suo solito discorso annuale, le due che ancora si tenevano strette tra le rispettive braccia.
Nel suo tono solenne e autoritario, con indosso uno dei suoi costosissimi completi, annunciò per più di un interminabile ora i nuovi corsi, le attività extrascolastiche e la ristrutturazione a breve di alcuni dormitori.
 
Piper l’ascoltò distrattamente con Calipso che al suo fianco era diventata d’un tratto irrequieta.
 
-Credo proprio che quest’anno seguirò la tradizione!- esclamò piccata non appena la preside ebbe fine il proprio discorso. Subito dopo afferrò Piper per un braccio e la trascinò con se verso il tavolo degli alcolici prontamente modificati da qualche anonimo studente dell’ultimo anno.
 
Piper le rivolse uno sguardo confuso.
 
-E’ il nostro ultimo anno Piper ed io non lo sprecherò perché sono circondata da idioti.- borbottò, gli occhi d’orati scuriti dal dispiacere.
 
-Mi sono persa qualcosa?- chiese in un sussurro Piper , ricevendo subito dopo un gesto stizzito dalla ragazza che liquidò così la faccenda.
 
Le due amiche quindi, afferrarono i rispettivi bicchieri.
Svariati minuti e bicchieri colmi di brandy dopo, Piper e Calipso ridevano spensierate in un angolo nascoste dagli occhi indiscreti degli insegnanti.
 
Piper sentiva la testa leggere, lontana da tutti quei pensieri che quella mattina le avevano tormentato l’anima. Calipso che aveva il capo poggiato sulla sua spalla era invece decisamente andata ma il suono cristallino della sua risata aveva fatto così bene al cuore della cherokee che aveva deciso di non farglielo notare.
 
Per pochi istanti Piper aveva incrociato gli occhi gentili di Percy, anche lui nascosto e con un bicchiere vuoto tra le mani. Gli aveva sorriso sinceramente, tra le mancanze ed il rammarico che quella situazione aveva portato con se.
 
-Adoro tutto questo Pip! – Calipso le schioccò un sonoro bacio sulla guancia tra le risate che non riusciva a contenere.
Piper la guardò senza trattenere un dolce sorriso che non svanì quando vide Talia dirigersi nella loro direzione.
 
La corvina che regale sfilava tra le matricole annoiate e qualche studente dell’ultimo anno troppo ubriaco, stringeva tra le mani una bottiglia di vodka e quando finalmente le raggiunse Piper credette per un attimo di aver visto un sottile sorriso nascere sul volto glaciale.
 
-E così la regina dei ghiacci ci ha degnato della sua presenza! – Calipso che aveva notato la ragazza si scostò barcollando da Piper, sbuffando sonoramente.
 
Talia nei suoi stretti jeans ghignò offrendo ad entrambe un bicchiere.
 
-Non farmene pentire raggio di sole, sono troppo ubriaca per restale da sola in un angolo a scolarmi tutto questo ben di Dio.- borbottò senza però il solito tono burbero, puntando i suoi illeggibili occhi blu su Piper in attesa di una sua reazione.
 
In un qualsiasi altro frangente, Piper era sicura della propria reazione, e avrebbe riversato su Talia tutte le sue pene rifiutando la sua mezza proposta di compagnia.
Ma proprio come gli altri la corvina le mancava ed un momento con lei, anche se da ubriaca, a Piper sembrò oro da toccare.
 
Quindi sorrise alla ragazza. –Stappa quella dannata bottiglia Grace.-









 
Per chi non mi conoscesse, salve io sono Yoo!
Per chi invece ha già avuto la sfortuna/fortuna (sta a voi decidere) di avermi già incontrato
si, lo so,
sono ancora qui.
Nuove idee comportano nuove storie e una mente non va mai limitata.
Francamente non so cosa aspettarmi da questo progetto ne posso stabilire i futuri esiti.
Spero che tutto ciò vi piaccia,
che mi aiutiate a portare avanti questa nuova avventura
e che mi facciate sapere se col tempo mi sono arrugginita a meno ahaha.
Ci vediamo presto, un bacio,
la vostra Yoo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
  
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