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Autore: belikeunicorns    28/07/2016    0 recensioni
Lea, una ragazza di 15 anni, attende impaziente che il ragazzo giusto bussi alla sua porta. Dopo che Theo, un suo compagno di classe per cui aveva una cotta, le ha spezzato senza pietà il cuore, decide di arrendersi definitivamente e di cancellarlo una volta per tutte sia dalla testa, sia dal cuore. Ma basterà anche solamente un gesto dolce nei suoi confronti da parte di Theo a rovinare i suoi piani per dimenticarlo.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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La soluzione era fare ciò che avevo sempre fatto: Buttarmi a capofitto e fare ciò che il mio cuore si sentiva di fare.
Sapevo benissimo che con questo metodo, le cose non erano sempre andate per il meglio. Con Theo era finita in quel modo: con lacrime, risate, e infine, noi che non avevamo più il coraggio di rivolgerci la parola, o per lo meno, era lui che, dopo un rifiuto ritenuto "brusco", non voleva più rivolgermene.
Ma infondo se non c'era altra soluzione, non c'era motivo per tirarsi indietro.
Prima di potermene pentire, avevo scritto un biglietto e lo avevo nascosto nell'astuccio di Jake prima che rientrasse in classe dopo la fine della ricreazione.
Dopo pranzo al capannone di Fred, il giardiniere del parco. Ho bisogno di parlarti.
Ad esserne onesti, ancora non sapevo cosa volevo dire a Jake, sapevo solo che avevamo bisogno di parlare.
Io ne avevo bisogno.
Pur pensando di riuscire a trovare qualcosa di sensato da dirgli nelle tre ore che ancora mi rimanevano, nulla mi veniva in mente. E se qualche idea riusciva a venirmi in mente, era senza alcun nesso logico.
Non riuscivo a mettere insieme le parole in modo che ne uscisse qualcosa di sensato. Così avevo deciso di non pensarci più.
​Appena era rientrato in classe, avevo cercato di fare finta di niente, come se non avessi nè visto niente nè fatto nulla.
Nel momento in cui si era seduto al suo posto di fronte a me, inconsciamente mi ero messa a guardarlo.
Aveva aperto l'astuccio e vedevo il suo braccio muoversi e afferrare il biglietto che gli avevo scritto.
Era rimasto immobile per qualche secondo, e poi, senza dire niente e senza girarsi, aveva stropicciato il foglietto mettendolo in tasca.

Le tre ore erano passate velocemente, e il cuore aveva finito per accellerare il battito più del dovuto. 
Suonata la campanella che ci congedava dalle lezioni, l'idea di tornare a casa e aspettare il momento di uscire, mi dava solo più ansia, e quindi, senza nemmeno fermarmi per pranzare, avevo preso il mio zaino e mi ero avviata direttamente al capannone senza pensarci due volte. 
La strada non era molto lunga, infondo il parco, oltre a essere vicino a casa mia, era anche vicino a scuola, e camminare non mi dispiaceva così tanto dato che mi sarebbe anche servito per scaricare l'ansia.
Mentre camminavo, avevo cercato di non pensare a niente.
Arrivata al capannone, avevo preso le chiavi ed ero entrata chiudendomi dietro la porta dopo averle lasciate sotto il solito tappeto.
Non mi ero chiusa a chiave, questa volta non sarebbe servito. Dopodichè mi ero seduta sul materasso con la schiena poggiata al muro stringendo le gambe al petto e aspettando il suo arrivo.
Non sapevo ancora che cosa dire, non ci volevo pensare. Preparare le parole non era il mio stile.
Nell'attesa mi ero accorta che il mio telefono aveva il 2% di batteria, così avevo deciso di mandare un messaggio a mia madre in modo che non si preoccupasse o andasse di matto, dicendole che avrei mangiato fuori, che sarei stata a fare un giro e che quindi non c'era bisogno che mi aspettasse a casa.
Mi aveva risposto con un semplice 'Okay.'. Dopodichè, il mio telefono si era spento, morto e stremato a causa mia che non lo avevo messo in carica la notte prima, ma che lo avevo usato ugualmente.
I minuti passavano, e io non sapevo nemmeno che ore potevano essere. L'unica cosa certa era che il mio stomaco brontolava, ma non avevo intenzione di lasciare il capannone, Jake sarebbe potuto arrivare da un momento all'altro.
Non avevo nulla da fare, non potevo ascoltare la musica, e ovviamente non sarebbe stato il caso di iniziare i compiti, anche perché, essendo il penultimo giorno di scuola, non ne avevano assegnati per il giorno dopo, e per quelli estivi ancora c'era tempo.
Così alla fine avevo deciso di stendermi sul materasso e guardare il vecchio soffitto di legno.

Altri minuti passarono, o presuppongo fossero ore. Non so nemmeno quanto stavo aspettando.
Dalla finestrella della capanna riuscivo a vedere il cielo farsi arancione con quelle sue solite sfumature gialle. Il sole stava ormai tramontando, era sicuramente ora di cena, ma non volevo andarmene. 
Arriverà. Avevo pensato.
Ma appena il cielo si era fatto scuro e le prime stelle erano apparse, avevo capito che aveva davvero deciso di non venire.
   
 
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