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Autore: ghostking    29/07/2016    1 recensioni
Amy Olsen è figlia di uno psicologo londinese e abita in Holland str. nei pressi di Kensington Garden, un luogo che la ragazza visita spesso. Abita da sola con suo padre e per colpa del suo carattere ha solo 2 amici: Tyler McPeak e Stephanie Greek, il nerd e l'eccentrica. Figlia unica con solo un carlino di nome Buster. Sua madre se ne andò quando aveva 5 anni e quindi non ricorda molto. Grazie all'affetto del padre e dei suoi amici riesce a non essere triste e a condurre una vita ordinaria tra libri, serie tv e passeggiate. Un giornò Amy vede uno strano ragazzo seduto nello studio del padre e sente che nella sua vita manca qualcosa. Amy non sarà più la stessa ed incredibilmente si interesserà a quel curioso ragazzo seduto in casa sua.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-1 ottobre-
 
Michael da quando era iniziata la settimana si presentava sempre in anticipo alle sedute per poter scambiare due parole con Amy o anche solo per guardarla con la coda dell'occhio quando erano in cucina ed aspettavano l'arrivo di suo padre.  Per loro era diventata come un'abitudine, un tacito accordo che si era stabilito andando avanti con il tempo.
Un giorno Amy si era svegliata positiva, come poche volte le era capitato e aveva preso una decisione che in altre condizioni non avrebbe mai preso. Saltò giù dal letto e si preparò in fretta, prese la sua bicicletta e corse fino a scuola con un sorriso stampato in faccia. Quando arrivò trovò Tyler ad aspettarla
«A cosa dobbiamo quell'enorme sorrisone?» disse aggiustandosi la montatura, Amy lo guardò terrorizzata -"Oh no e ora cosa gli dico?"-, lui la guardò alzando un sopracciglio e passandosi la mano tra i riccioli castani «Allora?»
«Nulla.» mentì lei
«Non scherzare, ti conosco troppo bene» Ty diede una leggera gomitata alla spalla della ragazza
«Non posso dirtelo» sussurrò guardandosi le scarpe
«Come mai?» domandò chinandosi su di lei
«Ti arrabbieresti» concluse tirando fuori il telefono per controllare l'orario, Ty raddrizzò le spalle riservandole una delle sue tipiche occhiate da mamma preoccupata
«Dimmelo»
«Non se ne parla» ribatté Amy incamminandosi verso l'ingresso della scuola, il ragazzo la afferrò per il braccio facendola voltare
«Amy» disse autoritario, lei scosse la testa divincolandosi
«Te lo dirò quando vorrò, ti prego non costringermi ad ignorarti, sei insopportabile quando hai questi scatti da adulto» Tyler la guardò con gli occhi spalancati e rimase a guardarla mentre si confondeva tra la folla, solo quando la campanella suonò per la seconda volta si decise ad entrare, rimanendo per tutto il tempo con la testa china.
La giornata passò senza che i due si rivolgessero un solo sguardo o una sola parola, forse Ty l'aveva fatta grossa.
 
--
 
Amy tornò a casa di pessimo umore, ma le tornò il sorriso appena scorse una chioma di capelli biondi ad attenderla sulle scale di casa. Perse un battito quando pensò a quello che di li a poco avrebbe fatto.
Michael alzò lo sguardo di scatto quando sentì scricchiolare la ghiaia del vialetto, gli venne da sorridere guardandola, teneva la bici con due mani e quando l'aveva visto gli aveva rivolto uno dei suoi soliti sorrisi timidi ma sinceri.
«Ehy Michael» disse quando gli fu abbastanza vicina, posando la bici al muro.
«Ehy» sorrise lui guardandola arrossire leggermente, parlavano ogni tanto quando lui andava li, ma ogni volta tra loro c'era un sottile strato d'imbarazzo, non era fastidioso ma sicuramente entrambi avrebbero preferito che non ci fosse. Amy rimase li al suo fianco senza muoversi, Michael la guardò quasi preoccupato.
«Qualcosa non va?» chiese piano, la ragazza si girò nella sua direzione alzando lo sguardo, in quel momento si accorse della notevole differenza d'altezza che correva tra lei e il biondo e si accorse di quanto fossero belli i suoi occhi: verdi e grandi.  Non ci aveva mai fatto caso e quella constatazione le costò l'ennesima figuraccia. Era rimasta imbambolata a guardarlo come una fessa.
«Amy..?» aveva domandato Michael perplesso, lei aveva scosso la testa e l'aveva abbassata rapidamente facendolo ridere.
«Scusa, io volevo solo...» mormorò mangiandosi le parole per la vergogna
«Volevi solo cosa?» la incitò lui, Amy si pizzicò le mani
«Volevo-chiederti-se-ti-andava-di-venire-in-un-posto-che-ho-scoperto-recentemente» disse più velocemente possibile, Michael la guardò più perplesso di prima e con un'espressione meravigliata stampata in faccia, aveva paura di non aver sentito bene, eppure la ragazza aveva detto proprio quelle esatte parole. Ci fu un silenzio che sembrò interminabile
«Oddio scusa non avrei dovuto dire nulla, ti prego dimentica tutto» Amy fece per inserire la chiave nella toppa quando una mano gentile la fermò
«E-ecco... per me va bene» sussurrò con la voce tremante Michael, lei si girò verso il suo viso con gli occhi spalancati
«Davvero?»
«Si» annuì portandosi una mano dietro la nuca mentre la guardava con la coda dell'occhio.
Amy cercò di nascondere un sorriso che si stava facendo strada sul suo volto.
«Allora facciamo domani?» chiese poi, lui alzò un pollice in risposta.
«Okay» si scambiarono un'ultima occhiata prima di entrare in casa e dividersi, uno nello studio e l'altra in camera.
Amy iniziò a saltellare per tutta la camera. Non era una ragazza che si emozionava facilmente ma quello la rese euforica.
Quando finì di gioire si accucciò davanti al comodino e sedendo a gambe incrociate prese a scrivere sul diario.
"Nome:Michael
Cognome:Clifford
Età:21/20 (quasi 21 a novembre)
Motivo della terapia:??
Altezza:??
Peso:??
Colore preferito:nero
Cibo preferito:pizza
Fratelli/sorelle:??
Scuola:finita
Hobby:suonare la chitarra
Ha una bella risata e degli occhi verdi stupendi, sa anche guidare la moto"
Aggiunse quel poco che aveva scoperto su di lui nel suo raccoglitore di informazioni riguardanti Michael e poi lo ripose accuratamente nel cassetto, sperando poi che gli sarebbe piaciuto quel posto.
Amy sentiva una certa affinità scorrere tra loro e stava rimanendo piuttosto perplessa da quella sensazione, non aveva mai incontrato qualcuno che sentisse così vicino a se.
Sorrise inconsciamente e chiuse gli occhi, abbandonandosi con la testa sul cuscino.
 
 
Finita la seduta di Michael, Amy sentì bussare alla porta della sua cameretta.
«Aspetta papà, mi sto cambiando» disse infilandosi la maglia del pigiama.
Non ci furono risposte ma solo altri colpi sul legno e quando Amy finì finalmente di vestirsi si girò verso la porta «Ora puoi entrare» aspettò che quella si aprisse per  far entrare niente di meno che Michael.
«Penso di essere troppo giovane per fare il padre» asserì il ragazzo portandosi una mano sulla testa per sistemare la frangia.
«Non pensavo fossi tu»
«Mi sembrava evidente» sorrise lui guardandosi intorno, gli occhi curiosi e vispi.
«Che ci fai qui?» chiese Amy alzando un sopracciglio, lui sembrò svegliarsi di colpo.
«Devo chiederti una cosa» disse comprimendo le labbra «Dove andremo domani si può suonare?» domandò continuando a scrutare la stanza della ragazza, Amy portò la testa da un lato ma non si fece domande e rispose semplicemente di si.
«Va bene, allora ci vediamo domani» sorrise Michael tornando con lo sguardo su di lei
«A domani» disse imbarazzata Amy rendendosi conto solo in quel momento cosa aveva indosso.
Un paio di shorts verdi e una maglietta enorme dei Panic! At the disco logora e consumata, acquistata al loro primo concerto in Inghilterra. Michael fortunatamente non sembrava avergli dato peso, ma ovviamente Amy dovette ricredersi quando il ragazzo uscì per poi rientrare velocemente nella stanza indicandola.
«Bella maglia comunque» borbottò per poi scomparire nuovamente dietro al muro. Amy alzò le spalle accennando un mezzo sorriso, almeno gli era piaciuta.
 
--
 
Il giorno dopo a scuola il tempo passò lento e noioso, scandito dall'orologio attaccato al muro della classe. Appena arrivata Amy aveva salutato con la mano l'amico.
Era fatta così, non avrebbe mai potuto tenergli il broncio per troppo tempo, quindi aveva saggiamente deciso di fare il primo passo. Inoltre conosceva fin troppo bene Tyler e con le scuse non era mai stato bravo.
Quando finalmente le lezioni terminarono Amy si scordò addirittura di salutare Effy, che era la sua compagna di banco, per poter sfrecciare alla tettoia dove stava parcheggiata la sua bicicletta.
Pedalò fino a casa con la musica a basso volume nelle orecchie sperando di trovare Michael sulle scalette del viale, e sorpassata la siepe che le ostruiva la vista del suo giardino notò piacevolmente che il ragazzo era li ad aspettarla con una chitarra acustica in braccio e un fodero scuro ai suoi piedi.
«Mike» esclamò la ragazza portandosi subito dopo una mano alla bocca -"Come ti è venuto in mente?"- pensò tra se e se, il ragazzo parve dare voce ai suoi pensieri.
«Come ti è venuto in mente Mike?» chiese spostando lo sguardo dal manico della chitarra alla ragazza che stava ferma davanti a lui a pochi metri di distanza.
«Ti prego non me lo chiedere, scusami, non so nemmeno i-» lui la interruppe.
«Tranquilla, mi piace, va bene» era sorprendente il modo in cui Michael riusciva ad interromperla mentre diceva qualcosa di strano per poter dire qualcosa di ancora più strano.
«Va bene -si avvicinò a lui per riporre la bici nel solito posto- se lo dici tu» fece spallucce e lo guardò alzarsi
«Cosa suonavi?» lui storse la bocca.
«Strimpellavo qualcosa, nulla di che» si chinò a terra per raccogliere il fodero dove ripose poi lo strumento.
«Mio padre ti ha avvertito della sua assenza?» chiese curiosa Amy mentre apriva il portone.
Suo padre non sarebbe rincasato fino a sera, era stato chiamato improvvisamente dall'ospedale per andare ad assistere una sua paziente che aveva chiesto di lui mentre era ancora cosciente, aveva ingoiato troppe pasticche ma poi se ne era pentita chiamando subito un'ambulanza per farsi fare una lavanda gastrica o qualcosa del genere.
«Si» Michael annuì chiudendo la porta.
«Come mai sei venuto così presto allora?»
«Non ci eravamo dati un orario e ho pensato che aspettarti come al solito sarebbe andato bene» spiegò osservandola.
Ci volle poco per realizzare quello che il ragazzo aveva appena detto. Aveva confermato la loro strana routine in una sola frase e con tutta la semplicità che poteva possedere.
Amy sorrise. Erano gesti e parole simili, così semplici, che la rendevano felice.
«Ti toccherà guardarmi mangiare, anzi, vuoi qualcosa anche tu?» propose lei,  lui scosse solo la testa.
 «Okay allora mi preparo qualcosa di veloce e andiamo»
Michael non proferì parola quando entrarono in casa, rimase a guardarla prendendo posto su uno sgabello in cucina, osservandola mentre si preparava un panino al prosciutto piuttosto promettente dal suo aspetto,
Era strana, si muoveva goffamente e a tratti pareva così distratta da poter fare crollare tutta la cucina in un solo gesto inconsapevole.
Michael trattenne un sorriso quando Amy si voltò verso di lui.
Stava sistemando il panino e una bottiglia d’acqua nello zainetto che portava sulla spalla, un’azione piuttosto semplice che lei riuscì a trasformare in qualcosa di decisamente divertente agli occhi del ragazzo.
Cercò di rimanere impassibile mentre la ragazza lo precedeva per poter uscire di casa, soffocando una risatina che gli sarebbe costata decisamente TROPPE spiegazioni.
 
Camminarono in silenzio guardandosi ogni tanto di nascosto. Non dovevano parlare per stare bene insieme, era come se si capissero solo stando vicini.
Quando arrivarono davanti al posto designato Michael la guardò particolarmente curioso.
«Mi sembra sinistro» disse avvicinandosi al cancello per poterlo aprire, sollevando un sopracciglio.
«Un po'» commentò Amy «Ma è tranquillo essendo disabitato»
«Mi preoccuperei se non lo fosse» sorrise lui tenendole in cancello per farla passare.
«Da quanto hai scoperto questo posto?» domandò seguendola con lo sguardo.
«Poco, volevo andare a Kensington ma mi sono scontrata con questa bellissima casa abbandonata e non so perché  ho avuto l'impulso di entrare, penso sia una delle cose migliori che abbia scoperto» spiegò Amy.
Michael alzò le spalle aprendo anche la porta della casa.
Osservò l'ambiente e annusò l'aria, era stantia e vecchia e l’odore di chiuso dava una sensazione temporanea di nausea. Era li da molto tempo e Michael poteva vedere la polvere volare in controluce.
«Hai già visto l'intera casa?» chiese, la ragazza scosse la testa.
«No, ma possiamo farlo adesso» propose tirando fuori dal pacchetto una sigaretta «Vuoi?» disse poi porgendogli il pacchetto. Michael ne afferrò una e Amy dopo aver acceso la propria gli si avvicinò accendendo anche la sua.
Il ragazzo le teneva tra le labbra e aveva gli occhi puntati sulla ragazza, che appena la accese si ritrasse imbarazzata. Quello fu un piccolo momento di intimità che nessuno dei due commentò. Il silenzio era forse la loro migliore comunicazione in alcuni momenti.
Si guardarono per un po’ e come al solito Amy spezzò il ghiaccio.
«Andiamo?» indicò la porta alle loro spalle,che doveva portare sicuramente alle camere e ai bagni.
«Okay» acconsentì Michael andando avanti per primo.
Si sentì strano, in quel momento immaginò di essere la sua guardia del corpo o il suo custode, pronto a difenderla in qualunque situazione. Subito dopo però si diede un colpetto sulla testa mentre con l'altra mano si aggiustava il fodero della chitarra sulla spalla: lui non sarebbe stato mai il salvatore di nessuno.


Angolo autrice
Hola a todos!
Ecco qua il settimo capitolo, direi che ce ne ho messo di tempo haha
Comunque, spero stia piacendo a chi segue la storia. Ringrazio l'unica persona che ha lasciato una recensione per avermi spinta a postare questo settimo parto.
Mi sono resa conto di errori terribili rileggendo i capitoli precedenti quindi ho perso tempo per correggerli -e ne perderò altro per dare una ritoccata ai seguenti dato che sono molti quelli pronti da un pezzo- e penso che oggi li pubblicherò tutti (dall'uno al sei, siete liberi di non rileggerli ma da quanto ricordo ho cambiato frasi intere quindi fate voi, la storia rimane immutata in ogni caso!)
E se ve lo state chiedendo, si questo è totalmente corretto, anche se fa piuttosto cagare ugualmente ma che cosa sto pubblicando orrore.
Scleri a parte spero sia stato di vostro gradimento! Thanks for reading
See you
-shiver
  
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