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Autore: vero_91    29/07/2016    4 recensioni
[post 11x18, Destiel. Per Nemi]
"Pensi che i Winchester non vogliano salvarti?”
Castiel stringe le labbra in una linea sottile. “Non è quello il punto”. Hanno già giocato a questo gioco, così tante volte che Castiel ha ormai perso il conto. Vero o falso. Realtà o finzione.
“Non fare quella faccia, Castiel. Il gioco è appena iniziato”.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Lucifero
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note autrice: questa fan fiction è un regalo di compleanno per Nemi, tratta da un prompt che mi ha mandato: alla fine di quel prompt è rimasto ben poco perché sono una brutta persona con un'ispirazione latente che compare di notte, ma lei voleva il canone quindi eccola servita. E' paradossale che le regali della sofferenza visto che è una delle persone più positive e solari che ho la fortuna di conoscere e di avere come amica, ma è stata una sua richiesta quindi nel caso prendetevela con lei.

La fan fiction è ambientata post 11x18 e la maggior parte delle scene avviene nella testa di Castiel.


 


 


 

When Castiel first laid a hand on you in Hell, he was lost!”

 

“Era necessario?”

Lucifer si sistema la camicia, sul viso un'espressione compiaciuta. “Che cosa?”

“Questo” dice Castiel indicando con un gesto della mano il disastro causato dallo scontro tra Lucifer e Crowley.

Lucifer alza le spalle. “Hanno iniziato loro, volevano portarti via da me”.

Castiel sospira e scuote piano la testa, riportando la sua attenzione sulla piccola televisione.

“Non mi credi, vero? Pensi siano il frutto di un altro mio inganno” e Castiel riesce a percepire una nota di divertimento nel suo tono di voce.

“Perché non è così?”

“Non lo so, fratellino. Dimmelo tu. – Lucifer si avvicina con passo lento, appoggiando poi il gomito sul televisore mentre finge un'espressione
pensierosa – Pensi che i Winchester non vogliano salvarti?”

Castiel stringe le labbra in una linea sottile. “Non è quello il punto”. Hanno già giocato a questo gioco, così tante volte che Castiel ha ormai perso il conto. Vero o falso. Realtà o finzione.

“Non fare quella faccia, Castiel. Il gioco è appena iniziato”.
 

 

All'inizio è stato facile. Lucifer non sapeva ancora quali punti deboli toccare, qual era la giusta realtà in cui mandarlo per fargli passare il resto dei suoi giorni in una pacifica apatia. Così ha optato per lo scenario più banale: il Paradiso. Castiel era di nuovo con i suoi fratelli, accolto e benvoluto, con la grazia intatta e degno di essere un angelo del signore.
 

This is simple, Cas! No more crap about being a good soldier. There is a right and there is a wrong here, and you know it.
 

Falso. Castiel è caduto, ha scelto la ribellione e il libero arbitrio, ha scelto quali battaglie combattere e accanto a chi farlo, rendendolo l'angelo spezzato che è ora, e che mai sarà degno di varcare i cancelli del Paradiso. Non che Castiel lo desideri più, non è quello il suo posto.

 

 

Lucifer quindi ritenta. Gli dona di nuovo le ali, ampie e forti, che gli permettono di andare ovunque lui voglia e di continuare a volare senza fermarsi mai, troppo in alto perché i problemi terreni lo scalfiscano.
Per un po' funziona; è libero e leggero e tutto gli sembra semplice.
 

Cas. We're getting out of here. We're going home.


Sbagliato. Qualcosa non torna, c'è un luogo in cui lo attendono, lo stanno aspettando, qualcuno gli ha detto che doveva tornare a casa. E il Cielo non è la sua casa.


Ed è qui che Lucifer capisce che deve scavare più a fondo, che ci sono ricordi, sensazioni e desideri inespressi che lo accomunano agli umani a cui è tanto legato, i Winchester. Castiel è debole e quando ha detto “sì” gli ha ceduto il controllo di tutto, anche di ciò che non ha mai avuto il coraggio di ammettere a nessun altro se non a se stesso. Per Lucifer è facile quindi scoprire che Castiel ha al bunker una propria camera, con delle lenzuola che Dean gli ha assicurato essere pulite e un suo computer che Sam gli ha insegnato ha usare.
Ma c'è di più, Lucifer lo sa. Lo sente. E infatti eccolo lì, Castiel, nel suo posto preferito al bunker, seduto al tavolo della cucina, dove non è mai solo perché è in quella stanza che Sam e Dean passano la maggior parte del loro tempo quando non sono concentrati nel fare delle ricerche. Castiel resta seduto lì, legge e aspetta, sapendo che prima o poi Dean comparirà in cucina per prepararsi uno spuntino e Sam lo seguirà dopo alcuni minuti perché “Dean sul serio? Abbiamo mangiato un'ora fa”.
E a Lucifer viene da ridere perché è davvero questo il luogo in cui Castiel trova pace? Una vecchia cucina vuota e impolverata dove lui e i fratelli Winchester giocano a fare la famigliola felice?
Ma che Castiel fosse una delusione questo già lo sapeva - il perfetto angioletto che nostro Padre desiderava, così devoto e innamorato dell'umanità – e se per tenerlo buono significa lasciarlo semplicemente in quella cucina a lui va più che bene.

A un certo punto però succede qualcosa di strano: Lucifer stringe in una morsa la gola di Sam ed è così vicino a concludere quel conto in sospeso da ormai troppi anni, ma Castiel improvvisamente riprende il controllo e Lucifer si accorge troppo tardi di averlo sottovalutato, e quando come un eco lontano sente Sam dire che può cacciare via Lucifer, il diavolo per un attimo ha il terrore che possa farlo davvero.

No, ne abbiamo bisogno per salvare Dean”.

Ed è a quel punto che Lucifer capisce di essersi perso un dettaglio fondamentale, e pensare che lui dovrebbe esserne l'esperto. Quello che succede dopo è solo un inutile conferma di ciò che Castiel si premurava così tanto a nascondergli: il suo vero punto debole.
Lucifer si stupisce di sé stesso e si chiede come ha fatto a essere così cieco, eppure ce l'ha avuto davanti per tutto quel tempo. Le cose iniziano a farsi divertenti.

 

 

La mano di Castiel stringe intorno alla gola di Dean, strappando un gemito al cacciatore.

Fermati. Fermati. Ti prego, fermati. Ma il corpo dell'angelo non risponde ai suoi comandi, e la risata di Lucifer gli risuona in testa. “Perché dovrei farlo?”

“Farò qualsiasi cosa Lucifer, ma lascialo vivere”.

In risposta il diavolo rafforza la presa e Dean boccheggia, il viso pericolosamente rosso. “Cas...”

Ed è a quel punto che Castiel inizia a urlare e a contorcersi, ogni parte della sua anima brucia quando sente i fili invisibili che lo tengono imprigionato tendersi, mentre Lucifer si gode lo spettacolo.

“Cas, ti prego... sono io...” e Castiel si rende conto di star piangendo quando la mano tremante di Dean gli sfiora la guancia, accarezzandogli lo zigomo.

“Lucifer, ti supplico” e Castiel sa che gli resta poco tempo, lo capisce dal viso cianotico di Dean.

“Guardalo, Castiel. Questo sarà il suo ultimo ricordo, ucciso da colui che era destinato a proteggerlo” ed è in quel momento che Castiel vede l'anima di Dean spegnersi, un ultimo riflesso negli occhi verdi prima che si chiudano.

Quando Lucifer abbandona la presa Dean scivola su stesso, come una marionetta a cui hanno tagliato i fili. “Se solo non fossi stato nel tuo corpo avrebbe combattuto, avrebbe tentato di uccidermi. È solo colpa tua, Castiel se Dean Winchester è morto”.

Castiel si accascia accanto al corpo inerme del cacciatore e gli accarezza i capelli. È solo colpa sua.
 


"Lo desideri?"

"Va via, Lucifer".

"È così, vero? la risata di Lucifer riecheggia nella cucina "Oh ti avevo sottovalutato, fratello mio. Ero convinto avessi preso troppo sul serio gli insegnamenti di nostro padre, innamorandoti dell'anima dell'uomo giusto. E invece eccolo qui, il novello Adamo, caduto perché desiderava conoscere il sapore della mela. Dimmi, è stata di tuo gradimento?"

Castiel si alza dalla sedia, raggiungendo Lucifer a pochi centimetri dal suo viso. "Non lo ripeterò un'altra volta. Vattene."

Lucifer ghigna. "O forse non hai ancora avuto la fortuna di assaggiarla? Eppure il maggiore dei Winchester non mi sembra un tipo diffici---" Castiel sbatte Lucifer al muro, afferrandolo per il bavero della camicia. Razionalmente sa che è tutto nella sua testa, sa che non potrà inferirgli dolore, sa che dovrebbe risparmiare energie per la battaglia finale con l'Oscurità ma non può evitarlo. 

"Posso dartelo, lo sai? Mi basta uno schiocco di dita e avresti qui davanti Dean Winchester pronto è disponibile per qualsiasi cosa tu desideri fargli".

"No, non sarebbe reale".

"Sarebbe tuo".

"Ti prego no, non così".

"Alla fine era a quello che serviva l'impronta sulla sua spalla giusto? A reclamarlo di tua proprietà. Non desideri posarci sopra la mano e sentire di
nuovo quella sensazione di unione? Non desideri sentirlo caldo e vivo sotto le tue dita?"

Castiel abbandona la presa, come se improvvisamente avesse perso tutte le energie.

"Perché mi stai tentando? Perché la cosa ti diverte tanto?"

"Perché sono il diavolo Castiel, questo è quello che faccio per vivere".

 

 

Castiel è ancora nel dormiveglia quando sente un movimento alle sue spalle; si gira lentamente, la leggera luce che traspare dalle tapparelle gli suggerisce che è da poco passata l'alba. Dean è addormentato accanto a lui, un braccio sotto il cuscino di Castiel e l'altro abbandonato intorno alla sua vita. L'angelo si sistema accanto a lui, infilando una gamba tra quelle del cacciatore e portandoselo più vicino, così che le sue labbra siano sulla fronte di Dean e il naso tra i suoi capelli. Castiel sente Dean sospirare, la mano posata sul suo fianco inizia a disegnare piccoli cerchi immaginari sulla pelle.

“Cas lo sai che è dannatamente presto, vero?”

Castiel sorride, lasciandogli un leggero bacio sull'attaccatura dei capelli. Dean mormora qualcosa, la mano sul fianco che sale lentamente percorrendo la colonna vertebrale; Castiel sospira a sua volta mentre le sue labbra scendono sul viso di Dean, baciandone le palpebre, la punta del naso, l'angolo delle labbra. È quando Castiel sta per baciargli il mento che Dean stringe una mano tra i suoi capelli sollevandogli il viso e facendo scontrare le labbra dell'angelo con le sue. Castiel lascia che siano le sue dita a continuare l'adorazione del viso di Dean, accarezzando piano i suoi lineamenti mentre la lingua di quest'ultimo gli delinea il labbro inferiore. Castiel geme ed è quando la sua lingua incontra quella del cacciatore che succede qualcosa di strano: in bocca ha il sapore del metallo, e i gemiti che escono dalle labbra di Dean non sono di piacere. Castiel si alza all'istante, le sue mani improvvisamente macchiate di sangue così come le lenzuola sotto di lui; Dean è riverso su un fianco, fiotti di sangue che gli escono dalla bocca.

“No, no, no, Dean...” Castiel fa per avvicinarsi ma Dean lo allontana debolmente, guardandolo terrorizzato.

“Lucifer...”

“No! No, sono io, Dean!” il cacciatore tossisce di nuovo sangue e Castiel è paralizzato, il ritmo del suo cuore impazzito gli martella nella tempie e non gli permette di pensare a nulla.

“Come hai potuto?”

Castiel gli passa le mani sul petto e sulla schiena frenetico, alla ricerca di una ferita che non riesce a trovare. “Non sono stato io Dean, guardami!” Castiel gli afferra il viso tra le mani mentre cerca di infondergli tutta la grazia che ha in corpo per guarirlo. Ma è in quel momento che si rende conto che non c'è neppure una traccia di grazia in lui, è umano, senza poteri e Dean sta morendo senza che lui possa fare nulla per salvarlo.

“No ti prego no, non lasciarmi” Castiel accarezza il volto di Dean, le sue lacrime che si mischiano al sangue che copre il viso del cacciatore.

Se solo non avessi messo i tuoi desideri prima della sua salvezza, Castiel.

Se solo non fossi stato così egoisticamente umano ora Dean Winchester sarebbe ancora vivo.



"È così dunque che sarebbe il tuo Paradiso? È patetico addirittura per te, Castiel". Lucifer alza gli occhi al cielo, mentre si prende una bottiglia di birra dal frigorifero. "Dimmi la verità, vorresti essere un Winchester a tutti gli effetti non è vero? Una parte di te desidera diventare umana, abbandonare quella poca grazia che ti è rimasta e poterti finalmente unire al club dei perdenti, così da essere come loro. Vivere e morire insieme. Ma poi sai che da umano gli saresti inutile, vero? Cosa potrebbero farsene di un angelo caduto?"
Lucifer beve dalla bottiglia, le sopracciglia corrugate in una finta posizione di concentrazione. "Ricordo male o è già successo che ti abbiano sbattuto fuori di qui perché eri un futile essere umano? Era stato proprio Dean a dirti che non potevi restare, giusto?"
E Lucifer lo vede, il dolore che Castiel cerca di nascondere.
"Piuttosto estremo da parte sua, ma come dargli torto? È per questo che hai compiuto l'estremo sacrificio quindi? Hai deciso di essere il mio tramite per renderti finalmente utile, per far vedere loro che vali ancora qualcosa, che puoi essere parte della famiglia?”
Il silenzio che segue è sufficiente a Lucifer come conferma. “Castiel Winchester, ti piace? Quante volte ne hai assaporato il suono tra le labbra?” Lucifer scuote piano la testa. “Mi disgusti, Castiel. Non meriti la tua grazia angelica, né il posto che ti aspetterebbe in Paradiso. Meriteresti di essere segregato per sempre sulla terra, senza i Winchester al tuo fianco” e Castiel non riesce a immaginare una punizione peggiore.

 

 

“Vi prego, aprite la porta”.

Castiel vi batte di nuovo il pugno contro, il rimbombo del colpo risuona per i corridoi asettici. “Per favore”.

“Non ne sei degno, Castiel”. L'angelo si volta di scatto, non ricorda quand'è stata l'ultima volta che qualcuno gli ha rivolto la parola.

“Lucifer, avevamo un patto”.

Il diavolo corruga la fronte, come se stesse sul serio considerando le parole di Castiel. “Lo so, me lo ricordo bene. Tu mi cedevi il corpo di Jimmy Novak e io sconfiggevo l'Oscurità, ed è proprio così che è andata; abbiamo vinto, Castiel. Non sei contento?”

“Dean e Sam sono morti!” l'urlo di Castiel riecheggia tra le pareti e l'angelo si prende la testa tra le mani, perché non può ancora credere alle parole che ha appena pronunciato. Non è possibile.

Lucifer storce le labbra, come si fa davanti a un bambino particolarmente capriccioso. “E allora? Non mi sembra di averti mai promesso la loro salvezza”.

E Castiel sa che è vero, lo sa e si chiede come ha potuto essere così stupido. Come ha potuto credere per un solo istante che Lucifer avrebbe pensato al bene di Dean e Sam.

“Quello era compito tuo, Castiel - Lucifer interviene come se gli stesse leggendo nel pensiero – sei tu ad averli lasciati soli”.

Castiel arretra e appoggia la schiena alla parete, grato che ci sia qualcosa a sostenerlo in piedi.

“Riportali in vita” sussurra.

La risata che esce dalla bocca di Lucifer è di puro divertimento. “Non dire sciocchezze, sono resuscitati già troppe volte, nessuno rivuole i Winchester tra i piedi. È inutile che ti affanni, non troverai un solo mietitore disposto ad aiutarti”.

Castiel chiude gli occhi e deglutisce, come se non ci avessi già provato.

“Voglio vederli” e Castiel non vorrebbe che il suo tono suonasse così supplichevole quando lo chiede.

Ed è dal modo in cui gli occhi di Lucifer si illuminano che Castiel capisce che era questa la richiesta che stava aspettando.

“Non puoi”.

“Ricordati che sono sempre un angelo, Lucifer. Io posso ---” il diavolo alza una mano e all'improvviso ha di nuovo pieno controllo sul corpo di Castiel, come se non se ne fosse mai andato.

“La parola angelo associata a te è un insulto, Castiel. Hai scelto la terra e la tua adorata razza umana, ora dovrai subirne le conseguenze. Non potrai mai più mettere in Paradiso, e con questo intendo nessun Paradiso”.

Il corpo di Castiel è ancora immobile ma lui sente ogni parte del suo corpo tremare. “Solo una volta. Fammi vedere Dean almeno una volta, così che possa dirgli addio”.

“È questo il tuo più grande desiderio, rivederlo?”

Castiel annuisce, il respiro bloccato in gola. “Ti supplico”.

“D'accordo. Ti concedo di restare qui se vuoi, davanti a questa porta con la consapevolezza che non potrai mai varcarla”.

Le gambe di Castiel cedono, il trench-coat si accartoccia sotto di lui mentre scivola sul pavimento.

“Goditi i restanti anni della tua eterna esistenza, Castiel”.

Castiel si porta le ginocchia al petto, e tutto il suo corpo inizia a tremare.

 

 

“E così è questo il tuo peggior incubo, Castiel? Sento che possiamo fare di meglio”.

“Vattene, esci dalla mia testa”.

“Sai che non lo farò. Non so se l'hai notato, ma sono un tipo piuttosto fantasioso. Chissà in quanti altri modi posso usare le tue mani uccidere Dean. E sai cosa farò una volta trovato il più divertente? Lo userò per ucciderlo.”

Il lamento che scappa dalle labbra di Castiel non ha nulla di umano.

 

 

Lucifer si arrotola le maniche della camicia mentre si avvicina con passo controllato a Dean, semi svenuto sul pavimento del bunker. Si china accanto a lui e gli solleva il viso afferrandolo per il mento, l'altra mano che con naturalezza gli fa scivolare il coltello sulla giugulare.

“Sei fortunato, Castiel. Abbiamo ripetuto così tante volte questa scena nella tua mente che ora mi è venuta a noia. Ti va di cambiare le carte in tavola?”

Castiel non riesce a distogliere lo sguardo dal coltello piantato alla gola di Dean, mentre la lama inizia a tingersi di rosso. “Qualunque cosa, basta che non lo uccidi”.

E Lucifer sa di averlo in pugno.

“Va bene, ma a una condizione: lui non ti riconoscerà perché le vostre strade non si sono mai incontrate. Non sei stato tu a salvarlo dall'Inferno”.

Castiel si dimena, il panico gli attorciglia lo stomaco. “Ti prego, no...”

“È questa quindi la tua risposta? Benissimo, digli addio per sempre allora” e detto questo Lucifer affonda la lama nella pelle di Dean strappandogli un gemito di dolore. “Cas...”

“Fermati!” Castiel sa di non avere la forza necessaria per fermare Lucifer, ma la mano del diavolo si blocca lo stesso, segno che lo sta ascoltando. È ancora in tempo.

“Ho la tua parola che in questo modo Dean vivrà?”

“Sì, una vita lunga e felice insieme a suo fratello in questo bunker che a te piace tanto chiamare casa. Solo che tu non sarai accanto a lui per vederlo”.

Castiel chiude gli occhi e prende un respiro profondo. “Io mi ricorderò di lui?”

“Oh sì, ogni singolo secondo di questi anni passati insieme. Non è forse questo il bello?”

Castiel alza lo sguardo, il viso di Dean così vicino da potergli contare le lentiggini. Ha sempre desiderato farlo.

“Accetto”.

Lo spirito di Lucifer vibra di gioia, mentre abbandona la presa e lascia scivolare il coltello a terra.

Dean sbatte un paio di volte le palpebre e si porta debolmente la mano alla gola; è quando riapre gli occhi e il suo sguardo incontra quello di Castiel che tutti i suoi muscoli si tendono, in all'erta.

“Dean...”

“E tu chi sei?”

 

Lucifer osserva compiaciuto l'espressione di pura sofferenza che si dipinge sul viso di Castiel, e in quel momento capisce che il suo giocattolino si è definitivamente spezzato.

 

 

Cosa crede, la gente, che basti innamorarsi per sentirsi completi?

La platonica unione delle anime?

Io la penso diversamente.

Io credo che tu sia completo prima di cominciare.

E l'amore ti spezza.

Tu sei intero, e poi ti apri in due”.

Philip Roth, “L'animale morente”

  
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