Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    30/07/2016    0 recensioni
Ricordate le vicende dei ragazzi di Hèléne e i suoi amici, simpatico telefilm andato in onda nell'ormai lontano 1995 per essere poi brutalmente interrotto solo poco tempo dopo? Bene, perchè in Francia invece non ha subìto alcuna interruzione bensì numerosi cambiamenti che lo hanno portato ad assomigliare a una specie di soap opera, con tanto di nuovi personaggi che mescolandosi agli storici si impegnano a vivere le proprie vite affrontando argomenti ben più seri di quelli a cui ci avevano abituati, poichè la storia continua 20 anni dopo. Attualmente in Francia sta andando in onda la settima stagione, ma gli attori son già pronti per l'ottava. Molte cose sono cambiate negli anni e questa fan fiction comincia proprio da qui... solo con qualcosa in più.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Sicura di volerlo fare?

Le chiese ancora una volta e lei annuì con decisione, evitando il suo sguardo mentre si preparava a girare la chiave nella serratura. All’ultimo momento aveva insistito per andare con lui. Sì, magari era giusto così, e anche se durante il lungo viaggio in aereo Christian aveva continuato a ripeterle che avrebbe preferito occuparsi lui stesso di tutto la giovane americana era stata irremovibile, e si era visto costretto a cedere alle sue richieste. Già, e come avrebbe potuto fare altrimenti? In fondo aveva ragione, si trattava della sua casa e nessuno meglio di lei avrebbe potuto deciderne le sorti. Si richiusero rumorosamente la porta alle spalle e i passi lenti e pesanti di Nicolas riecheggiarono a lungo per la piccola sala da pranzo. Si guardò intorno con aria seria e taciturna, sospirando profondamente un paio di volte prima di sparire nella stanza accanto, lasciandoli soli. Alla fine l’amico aveva deciso di seguirli, partendo insieme a loro per “cambiare aria” come non aveva fatto che sostenere per tutto il tempo,  provando così goffamente di nascondere quanto invece stesse cercando di sfuggire a Hèléne che, dal canto suo, non sapeva più cosa fare per provare ad avvicinarlo di nuovo da quando lui aveva deciso di mettere fine alla loro relazione. La situazione era molto più complicata di così e Christian e Johanna lo sapevano bene, per questo non avevano fatto obiezioni quando aveva insistito per unirsi a loro. Se non altro li avrebbe aiutati a sistemare le cose. Qualunque cosa fosse rimasta da sistemare in quella casa buia e dall’odore stantìo che i due uomini si erano preoccupati di ripulire velocemente da ogni traccia di Justin ormai mesi prima, mentre Johanna si trovava in ospedale. Christian seguì a lungo i passi lenti e misurati della compagna, sforzandosi di capire cosa le passasse per la testa. Sapeva bene che rimettere piede in quella casa avrebbe significato rivivere tutta l’angoscia e il dolore provati durante quei momenti di orribile violenza subìta, ma si trattava di un suo personale cammino verso la rinascita, e opporsi non sarebbe stato giusto. La lasciò quindi libera di vagare per la stanza, l’aria stanca e il respiro affrettato mentre con angosciosa rabbia non poteva fare a meno di rivedere se stessa che, stordita e rannicchiata in un angolo del pavimento si contorceva in preda alla disperazione, chiedendosi se il bambino che portava in grembo sarebbe mai riuscito a vedere la luce del sole. Se entrambi sarebbero riusciti a sopravvivere ai soprusi di quel mostro che si divertiva sempre a osservarla con aria di scherno, domandandosi per quanto tempo ancora sarebbe stata capace di resistere a tutto quel dolore. Non sarebbe mai riuscita a dimenticare lo spregevole ghigno che le riservava sempre ogni volta che si chinava su di lei, costringendola ad arrendersi a ricevere la sua dose quotidiana…

Fu allora che in preda a quei dolorosi pensieri crollò d’un tratto in ginocchio incapace di frenare i singulti disperati che le attanagliavano il petto, stringendolo in una dolorosa morsa che per un attimo sembrò bloccarle il respiro prima che Christian si avvicinasse a lei con estrema cautela, posandole dolcemente una mano sulla spalla. 

- Tesoro, possiamo uscire immediatamente se non te la senti di…

- Sto bene.

Lo interruppe a denti stretti, cercando con fatica di riprendere il controllo delle sue gambe, ormai simili a pura gelatina.

- Non credo sia il caso per te di continuare a stare qui.

Insistette, preoccupato per la sua catartica reazione ma la vide scuotere la testa, risoluta, invitandolo ad allontanarsi da lei quanto prima. Cosa che Christian fece immediatamente, decidendo di accomodarsi sul divano dai cuscini ormai irrimediabilmente strappati, senza sapere bene cosa aspettarsi. Poco dopo fu la stessa Johanna a raggiungerlo, sedendogli accanto ma evitando accuratamente il suo sguardo quando, molto lentamente e ormai un pò più padrona di sé dopo quell’improvviso e breve crollo emotivo, ricominciò a parlare.

- Usciva ogni mattina da quella porta, dopo essersi assicurato di aver sbarrato tutte le finestre e qualsiasi altra via d’uscita che mai sarei comunque stata in grado di raggiungere, stordita e debole come mi aveva resa. Mi guardava sempre con aria sprezzante, ripetendomi fino alla nausea che si stava solo riappropriando di ciò che era suo e che non c’era nulla di sbagliato nel suo comportamento, poiché meritavo tutto quello che mi faceva. Diceva che ero una persona orribile, e che avrei dovuto pagare caro l’errore che avevo commesso nei suoi confronti. Quel bastardo se ne andava in giro per la mia società spadroneggiando come se questa gli appartenesse, ma la colpa era solo mia. Sono stata io a permettergli di comportarsi così, in fondo gli ho sempre dato fiducia incondizionata. Sì, mi fidavo di lui, e guarda dove mi ha portata tutto questo.

- Non incolparti inutilmente, non potevi sapere cosa sarebbe successo.

- In realtà non lo conoscevo affatto, e me ne sono resa conto quando ormai era troppo tardi. Ma lui è stato bravo a ingannare tutti i miei dipendenti, convincendoli che dopo un’attenta riflessione avevo deciso di assumerlo di nuovo e che ero dovuta ripartire in tutta fretta, lasciandolo così al comando di tutto. Ancora una volta.

- Quel dannato figlio di puttana! Era questo che ti diceva, ti tormentava raccontandoti di come era riuscito a raggirare tutti?

Johanna scosse di nuovo la testa e il suo tono divenne flebile come un impercettibile sussurro.

- No, e io stavo così male da non interessarmene neppure. Credevo che sarei morta nelle sue mani, la mia società e ciò che stava accadendo lì dentro erano sicuramente l’ultimo dei miei pensieri. È stata Ally a raccontarmi tutto una volta venuta a conoscenza del mio rapimento, e in seguito della sua prigionìa. Ci siamo sempre tenute in contatto per tutto questo tempo, finora è stata lei a occuparsi di ogni cosa. Ho sempre saputo che era una persona valida, Justin non era certo l’unico di cui mi fidassi.

Christian la fissò, spiazzato.

- Chi è Ally?

Chiese.

- Una delle migliori dipendenti che abbia mai avuto – la sentì rispondere – talmente brava nel suo lavoro da spingermi a pensare di affidarle azioni di maggiore rilevanza, e in effetti non mi ero sbagliata sul suo conto. Si è offerta di riprendere in mano le cose in mia assenza, facendolo nel migliore dei modi e salvando la situazione quando io non potevo essere lì a farlo. Credo che le sarò per sempre grata per questo.

- Bene, allora immagino che tu abbia voglia di andare a ringraziarla di persona. Vai pure al lavoro, io e Nicolas penseremo al resto.

- Al resto?

- Già, beh...ci occuperemo di questa casa, e di qualunque cosa tu abbia deciso di farne. Potremmo alloggiare per qualche giorno nell’albergo che è proprio all’angolo, così non sarai costretta a passare la notte qui dentro se non vuoi. Ci organizzeremo nel migliore dei modi, vedrai, ho dato un’occhiata alla cartina e non molto lontano da qui c’è un piccolo garage che potremmo affittare per conservare i mobili che vuoi tenere. Sempre che tu sia ancora dell’idea di…venderla.

Johanna gli sorrise, accarezzandogli dolcemente una guancia e sporgendosi verso di lui per sfiorargli le labbra con un bacio.

- Grazie amore mio, per tutto quanto. Se non ci fossi stato tu al mio fianco non credo che sarei mai riuscita a sopravvivere a questo, e se sono stata capace di rimettere piede qui dentro è stato solo per merito tuo, mi hai dato una grande forza. Ti amo, e amo da morire questa casa, ma non potrò mai più guardarla come prima. Ogni parete, ogni singolo angolo di questo posto mi ricorderebbe continuamente quello che ho subìto e l’unica cosa che desidero è lasciarmi tutto alle spalle, perciò sì, voglio venderla. Ne compreremo un’altra, così ogni volta che verremo in questa città non saremo costretti ad alloggiare in albergo. Sarà la nostra seconda casa nella nuova, seconda vita che ci attende. 

Christian sorrise, abbracciandola stretta.

- Allora è deciso – disse – quando torni dal lavoro chiamo il camion dei traslochi.

In quel momento Hope si agitò nel passeggino, attirando la loro attenzione. Finora era rimasta così buona e tranquilla da spingerli quasi a dimenticarsi di averla portata con loro. Johanna non ne aveva potuto fare a meno poiché la sola idea di separarsi da lei, anche se solo per qualche giorno, le era sembrata intollerabile.

- Bene. Vado e porto la piccola con me, così vi lascio liberi di organizzarvi.

Rispose, congedandosi subito dopo insieme a lei…

 

   
 
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