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Autore: Fantasiiana    30/07/2016    11 recensioni
Diciamocelo, il dio degli inganni non era esattamente il tipo da preliminari e corteggiamenti. Ci aveva provato, davvero, ma nessuno poteva biasimarlo, ora, se cominciava a perdere il controllo di sé. Aveva cercato di trattenersi dal mostrare la sua vera natura. Era stato gentile, premuroso, educato. Caratteristiche ben oltre la sua essenza. Odino si sarebbe cavato volentieri l'altro occhio, quello buono, se avesse saputo che era bastata una dea straniera per farlo rimbecillire a quel modo.
E Loki era stanco. Davvero, fare il buono lo sfiniva.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Persefone
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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Note: se volete trovare altro su questi tre o anche no passate qui: DI IMBROGLI DIVINI E ACCORDI PERICOLOSI
 


Forgiveness through Tradition

Inizio


Loki non avrebbe mai creduto di potersi abbassare a tanto solo per far colpo su una dea.
Non che gli dispiacesse, sia chiaro, semplicemente gli veniva da chiedersi, mentre, camminando avanti e indietro, si tamponava la fronte alta, imperlata di sudore, stretto in quel suo abito nero in pieno agosto, quale fosse il motivo di così tanta premura nei suoi confronti.
Non che Persefone non lo meritasse. Insomma, sì, era straniera, e fino a poco tempo prima sarebbe stato pronto a giocarsi i suoi poteri se qualcuno gli avesse chiesto di scommetere su una probabile cotta per una straniera.
Deglutì al solo pensiero della sconfitta.
Persefone era bella, delicata, aggraziata. Non che avesse nulla di particolarmente caratteristico della tipica bellezza greca, ma neppure qualcosa di troppo comune che spingesse gli uomini a voltare lo sguardo senza soffermarsi su di lei neppure un secondo.
Persefone era... Persefone, semplicemente. La pelle chiara, i capelli vagamente mossi, che le ricadevano morbidi sulle spalle, alternandosi in un gioco di colori rosso – ciliegia, il corpo esile, magro... quel corpo... corpo...
Loki tossicchiò un paio di volte, cercando di concentrarsi sui preparativi.
A dire il vero, era già tutto abbastanza pronto da ore. Perché tardava ad arrivare?
Controllò l'orologio. 17:02. Due minuti. Solo due minuti? Sembrava esser passata un'eternità, e lui se ne intendeva di queste cose, abbastanza, almeno, per allentare il colletto della cravatta e lasciarsi andare in modo scomposto su una sedia.
Dei, sarebbe impazzito.
 

Corpo


Persefone arrivò esattamente tre minuti dopo.
Il dio la percepì, prima ancora di vederla.
Si voltò verso la pianura alla sua sinistra, e la vide stagliarsi contro l'orizzonte chiaro, stretta in un abito di seta bianca. Si sentì mancare.
Mentre la vedeva avanzare verso di lui, sorridente, si alzò, si abbottonò la giacca e passò il tempo restante a maledire quella dannata cravatta che minacciava di stringersi intorno al suo collo come un cobra che soffoca la sua vittima prima di mangiarla.
-Lascia, faccio io- propose la dea arrivandogli innanzi, e alzantasi in punta di piedi aggiustò l'indumento in maniera a dir poco esemplare.
Loki strinse la mascella, pensando a quante volte doveva aver aiutato Ade allo stesso modo. Poi, però, le mani calde di lei incontrarono la pelle fredda del suo collo, e il dio ebbe un sussulto.
-Scusa- arrossì lei lisciandogli il colletto e allontanandosi. -Ecco fatto- sorrise.
Loki cercò di fare lo stesso, ma le labbra gli tremarono.
-G-grazie di aver accettato il mio invito.
-Di nulla: è un piacere.- Gli si avvicinò sorridendo complice. -E, detto fra noi, cercavo la scusa adatta per allontanarmi da mia madre da mesi.
Rise, una risata che scaldò il cuore del dio degli inganni e che quasi gli fece perdere l'uso delle gambe.
-Felice di esserti stato d'aiuto. Oh, ehm, questi sono per te...- Mostrò le mani fino ad allora tenuti dietro la schiena e, nel gesto, fece comparire un mazzo di fiori colorati che impugnò e porse alla dea fanciulla.
-Oh! Grazie, sono magnifici!- esclamò lei prendendoli e annusandoli. Poi, notando una margherita ancora chiusa in un bocciolo, lo sfiorò e quella si schiuse in un gioco di petali bianchi e polline.
Loki si diede dello stupido: regalare dei fiori alla dea della primavera non era esattamente quella che amava definire una mossa intelligente. Ma Persefone lo apprezzò ugualmente, come una bambina a cui viene letta ogni sera sempre la sua fiaba preferita e che si stupisce, ogni volta, del finale, sebbene lo sappia ormai a memoria.
Il dio si voltò e spostò una sedia bianca dal tavolo apparecchiato.
-Prego- disse, e lei non se lo fece ripetere, sedendosi dopo una piccola riverenza e ridacchiando divertita del gesto.
Loki prese posto davanti a lei. -Del tea?
Lei annuì energeticamente.
-Latte o...
-Limone, per favore.
-Oh, certo, subito.
Ne prese due fette da un piattino e li posizionò nella tazzina, versandoci sopra del tea.
-Zucchero?
Persefone ridacchiò. -Posso farlo anche da sola, non c'è bisogno di tutta questa premura!
Lui sbattè un paio di volte le palpebe. -Certo.
Impara cos'è la gentilezza, Freija pensò inarcando le sopracciglia e versandosi del tea macchiato con del latte.
Persefone soffiò sulla sua tazzina e sorseggiò il contenuto.
-Delizioso.
-Sono felice che ti piaccia.
Silenzio.
-Allora... Ehm... Ti piace, qui?- chiese Loki impacciato.
Era la prima volta che rimaneva senza parole davanti a qualcuno. Proprio lui, la famosa Lingua d'Argento. E la situazione non gli piaceva. Per niente.
Persefone si guardò intorno: un castello in pietra grigia svettava fino al cielo, poco lontano, e dietro di loro un boschetto si protendeva per decine di metri; Persefone ne era stata incuriosita non appena era giunta alla pianura vicina, alla sua sinistra, che aveva seguito per arrivare dove era adesso. Davanti a lei, il mare.
-E' meraviglioso. Come sei entrato in possesso di questo posto?
Che domande: ho ammazzato i proprietari!
Loki si schiarì la voce. -Abbandonato. E-era abbandonato...
-Oh. Un tale spreco!
Sembrava esserci rimasta male, e Loki fu quasi tentato di dirgli che i mortali d'estate prendevano l'abitudine di abbandonare i loro animali domestici in mezzo alle strade piene di macchine in corsa, pur di rivedere il labbro inferiore di lei spinto appena infuori in quell'espressione adorabilmente sofferente. Ma preferì di no.
-Sono d'accordo. Perciò l'ho restaurato e lo uso come residenza, sai, quando voglio stare un po' lontano da Asgard.
-Davvero?
No, ovviamente! Era per far colpo su di te.
-Certo che sì.
Lei sorrise e bevve il suo tea.
-Ti andrebbe di fare un giro?- chiese Loki.
-Oh, sì, con piacere!
 

Ripresa


Loki parlava distrattamente, cercando di descrivere al meglio di tutto ciò che gli stava intorno. Ma porprio di tutto.
"Quel vaso l'ho comprato in Arabia", "quel tavolo viene da Alessandria", "guarda quello specchio da Mosca", "cosa ne pensi di quel ragno che zampetta di qua e di là come un forsennato? E' un antico esemplare di Tarantola Africana. L'ho soprannominato Bob."
Non era davvero colpa sua: Persefone lo mandava in confusione. Una parte di lui era bellamente impegnata a deriderlo, piegata in due con entrambe le mani a tenersi lo stomaco -e come non avrebbe potuto?-, la restante, invece, passava il tempo ad autocommiserarsi, eccetto un piccolo frammento che aveva mantenuto uno spirito di autoconservazione tale da fargli sciorinare una serie di frasi e parole sconclusionate senza senso né collegamento, nel tentativo di non farlo sembrare troppo stupido. E Persefone rideva. Rideva così tanto da farlo ridere a sua volta. Rideva fino a sciogliere la coltrina di ghiaccio che gli ricopriva il cuore.
-E' tutto splendido- mormorò lei sfiorandogli il braccio.
-E non hai visto il meglio- rispose sibilino il dio, e per un momento pensò davvero di mostrargli la sua stanza preferita: la camera delle torture.
Poi, però, optò per la seconda opzione, più consona alla dea bambina della primavera dai gusti non-norreni: il bosco.
Lì fu quasi tentato di togliersi la vita per mettere fine al suo supplizio.
Persefone correva da una parte all'altra del boschetto, volteggiando come una bambina, le vesti che le si gonfiavano attorno alle gambe.
Diciamocelo, il dio degli inganni non era esattamente il tipo da preliminari e corteggiamenti. Ci aveva provato, davvero, ma nessuno poteva biasimarlo, ora, se cominciava a perdere il controllo di sé. Aveva cercato di trattenersi dal mostrare la sua vera natura. Era stato gentile, premuroso, educato. Caratteristiche ben oltre la sua essenza. Odino si sarebbe cavato volentieri l'altro occhio, quello buono, se avesse saputo che era bastata una dea straniera per farlo rimbecillire a quel modo.
E Loki era stanco. Davvero, fare il buono lo sfiniva.
Arrivarono al ponticello che il dio aveva fatto ergere sopra un fiume che attraversava la valle e sfociava fino al mare.
Loki ghignò. Poteva fare la sua mossa. Quale posto migliore?
Persefone si fermò a osservare i cigni che nuotavano eleganti nelle acque limpide, sporgendosi appena dal parapetto.
-Oh, sono meravigliosi!
-Già, proprio così...
Il dio fece un piccolo movimento del polso e la pietra sulla quale la dea faceva leva si separò dal resto della costruzione e precipitò in acqua.
I cigni volarono via indignati.
 

Conclusione


I grandi occhi verdi erano sgranati e vagavano come impazziti cercando di capire ciò che era successo.
La dea sentiva le magre braccia di Loki intorno a lei, stringerla forte. Non l'avrebbe mai descritte così. Flessuose, sì. Aggrazziate, anche. Armoniose, senza dubbio. Ma mai forti.
-Stai bene?- chiese il dio preoccupato sciogliedosi dall'abbraccio ma continuando a stringerle le braccia.
-C-credo di sì...
Loki trattenne a stento un ghigno.
-Sono così in imbarazzo- disse abbassando lo sguardo in un gesto di finta timidezza. Era un maestro della finzione, lo riconosceva.
-Non mi sarei mai perdonato se ti fosse successo qualcosa...
-N-non è stata colpa tua!- esclamò Persefone, stupita, ancora in imbarazzo.
-Ti ho portata io qui e...
-Tu mi hai salvata! Non potrò mai ringraziarti abbastanza per quello che hai fatto!
Loki sorrise e la baciò.
Non un bacio vero. Dei, quello l'avrebbe fatto impazzire. No, un bacio casto, appena acccennato, a fior di labbra. Neanche un briciolo di quello che avrebbe voluto fare, ma sempre qualcosa.
E le labbra di Persefone erano morbide e sapevano di limone per il tea appena bevuto e, per Hel!, se avrebbe voluto approfondire.
Si staccò sorridendo, mentre lei lo guardava stupita e quasi spaventata.
Finse di nuovo di essere imbarazzato.
-Oh, è c-consuetudine di noi norreni chiedere e concedere perdono con un bacio... Non dovevo farlo, perdon...
Persefone si sporse leggermente e gli rubò un leggerissimo bacio, appena sfiorandogli le labbra.
-Scuse accettate- sorrise, le guance ancora rosse per l'imbarazzo.
 

Postilla


Persefone arrivò alle spalle del dio, circondandogli il collo con le braccia e sporgendosi per baciargli una guancia.
-Ben tornata!- si voltò Ade sorridendole gioviale.
Persefone aggirò la poltrona e gli si sedette sulle gambe.
-Novità?
-Nessuna. Sei mesi passati assolutamente a non far niente, purtroppo... Ah, anche se, un mese fa Loki mi ha chiesto di vederci e ho passato un pomeriggio delizioso e...
-Aspetta, ti sei vista con Loki?
-Be', sì. Perché?
-Persefone, non c'è bisogno che io ti rammenti il motivo per cui Loki è detto essere il dio degli inganni...
-Ti sbagli su di lui! E' dolce e timido e...
-Ti ha solo preso in giro- la interruppe l'altro freddamente.
-Cosa?! No! Si mostra in quel modo solo quando si sente minacciato. E' autodifesa, ecco. Se preso a solo, in realtà si mostra per quello che realmente è.
-Un viscido serpente, ecco cosa.
Persefone gonfiò le guance in un gesto infantile, offesa.
-Non puoi dire sul serio.
Ade volse lo sguardo da un'altra parte.
-Quando mai tu rifiuti di riconoscere la verità celata dietro l'atteggiamento di chi rifiuta la compagnia altrui? Proprio tu, che come lui allontani le persone solo per non rimanerne ferito! Dubiti della mia capacità di riconoscere un cuore sincero?
Ade si voltò a cercare il suo sguardo, quindi sospirò vacillante.
-E va bene... A volte dimentico di come solo tu sia riuscita ad andare oltre le apparenze...
Persefone sorrise, incitandolo a continuare.
-Ti credo- sputò fuori lui a denti stretti.
Lei battè le mani, entusiasta.
-Perdonami, se ho dubitato di Loki... e di te.
La dea lo abbracciò forte.
-Sai, Loki mi ha insegnato un loro modo tradizionale per scusarsi!
-Ah, sì? E quale sarebbe?- rise l'altro aspettandosi chissà quale stravaganza barbara.
Persefone lo baciò.
-COS'E' CHE TI HA INSEGNATO LOKI?!?!
 

  
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