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Autore: silbysilby_    30/07/2016    5 recensioni
(dal testo)
Forse il problema era proprio questo. Non c'era niente che Thomas potesse fare, ma allo stesso tempo non poteva rimanere con le mani in mano.
Dovrei dormire, recuperare le forze e svegliarmi più fresco che mai domani, continuava a ripetersi in mente. Meglio una giornata carico al cento per cento che una notte e un giorno passati a ciondolare.
Si girò a pancia in giù ancora una volta facendo cigolare le molle del materasso e soffocò un grugnito nel cuscino.
"Giuro che se non la pianti di fare tutto questo rumore scendo giù e ti faccio addormentare io a forza di prenderti a sberle su quella tua cacchio di testa, Tommy."
Per poco Thomas non sobbalzò dalla sorpresa, convinto com'era di essere l'unico ancora sveglio.
"Newt!" sussurrò rivolto al letto sopra il suo "Anche tu non riesci a dormire?"
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Una breve one shot ambientata durante la notte che i Radurai hanno passato nel dormitorio dopo essere usciti dal Labirinto.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Thomas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi tornata con la mia seconda OS Newtmas! Mi sono sempre immaginata quest'episodio accadere nel secondo film, dopo la scena in cui Newt sale sul letto a castello (dove Tommy gli guarda esplicitamente il cul...).
Spero vi piaccia! Lasciate una recensione se volete!

 
Alle mie Kinderly <3 Due anni insieme.

Era da così tanto tempo che Thomas stava fissando le assi del letto soprastante il suo che se avesse chiuso gli occhi sarebbe stato comunque in grado di contarne le venature in rilievo. Ad un certo punto doveva pure aver allungato una mano per sentire se fossero ruvide come sembravano. 
A lui e agli altri Radurai, fatta eccezione per Teresa che era stata divisa da loro,
era stato detto di accomodarsi in quella lunga stanza spoglia, scegliersi uno dei tanti letto a castello, e farsi la nottata di sonno più ristoratrice della loro vita. In effetti, pensava Thomas, nessuno di loro aveva mai avuto l'occasione di farlo: quando non erano i Dolenti, o i sinistri rumori che provenivano dal labirinto, ci aveva pensato la scomodità dei pochi posti in cui potevano dormire nella Radura a non lasciarli riposare in pace. Dopo tutto il trambusto degli ultimi giorni sembrava impossibile che adesso potessero abbassare la guardia e permettersi di dormire come se non fosse successo niente. O forse sembrava impossibile solo a Thomas, perchè tutti gli altri Radurai sembravano essere caduti tra le braccia di Morfeo appena poggiata la testa sul cuscino. Come per confermargli il tutto, alla sua sinistra Minho cominciò a russare.
Il castano ne fu quasi contento. Trovava quell'assoluto silenzio snervante, e quella sottospecie di luce soffusa, abbastanza chiara da lasciare intravedere le sagome delle cose ma troppo fioca per pensare di fare qualsiasi cosa che non fosse dormire, ai suoi occhi assomigliava terribilmente a una di quelle lampadine che si mettono nelle camere dei bambini che hanno paura del buio. La facilità con cui quel paragone comparve nella sua mente lo spinse a chiedersi se nella sua infanzia ormai dimenticata non avesse vissuto quell'esperienza in prima persona.
Thomas sbuffò per quella che doveva essere la decima volta e si rigirò nelle coperte, trattenendosi appena dallo scalciarle con rabbia quando esse gli si attorcigliavano fastidiosamente intorno ai polpacci. Più serrava le palpebre e si imponeva di addormentarsi, più sentiva l'adrenalina bruciargli nelle vene. L'istinto gli urlava di alzarsi e darsi da fare.
Forse il problema era proprio questo. Non c'era niente che Thomas potesse fare, ma allo stesso tempo non poteva rimanere con le mani in mano. 
Dovrei dormire, recuperare le forze e svegliarmi più fresco che mai domani, continuava a ripetersi in mente. Meglio una giornata carico al cento per cento che una notte e un giorno passati a ciondolare.
Si girò a pancia in giù ancora una volta facendo cigolare le molle del materasso e soffocò un grugnito nel cuscino.
"Giuro che se non la pianti di fare tutto questo rumore scendo giù e ti faccio addormentare io a forza di prenderti a sberle su quella tua cacchio di testa, Tommy."
Per poco Thomas non sobbalzò dalla sorpresa, convinto com'era di essere l'unico ancora sveglio. 
"Newt!" sussurrò rivolto al letto sopra il suo "Anche tu non riesci a dormire?" 
La sua domanda venne seguita da un grosso sospiro e dal fruscio ovattato delle coperte. La testa di Newt fece capolino dal bordo del materasso, i capelli biondi scarmigliati tinti della vaga luce per bambini.
"Al contrario, riuscirei benissimo a dormire se non avessi condiviso quest'insulso letto a castello con un Pivello iperattivo." 
Thomas non poteva vedere la sua faccia, ma era abbastanza sicuro che il più grande gli stesse lanciando un'occhiata truce. "Non mi importa cosa ti frulla in mente: conta le pecore, metti i nomi dei sette nani in ordine alfabetico, trovati un peluche o cantati una ninnananna. Basta che stai fermo. Diamine, persino Minho che sta russando come un trattore è meno fastidioso di te!" 
Questa volta toccò a Thomas sbuffare. Sapendo che da dove si trovava Newt poteva essere visto abbastanza bene, incrociò le braccia al petto e alzò gli occhi al cielo, che in questo caso era la testata del letto del Raduraio di fianco a lui.
Newt continuava a guardarlo dall'alto con cipiglio severo, come ad aspettarsi che il ragazzo si appisolasse immediatamente sotto i suoi occhi.
Una risatina nervosa lasciò la bocca di Thomas. "Newt, non dormo a comando. Se fosse così non staremmo avendo questa conversazione." 
L'altro non rispose. Si limitò a sparire dalla sua vista tornando con la testa sul proprio cuscino. Fine del discorso. Thomas si sfregò la fronte a pugno chiuso, imponendosi di darsi una calmata; quanto odiava quando Newt usava la sua voce da leader anche quando non doveva comportarsi come tale. Aveva bisogno di un amico, non di un capo. 
Sbuffò una seconda volta senza preoccuparsi di fare piano, sperando che Newt lo sentisse.
Aveva sempre avuto questa connessione con lui, come se "amicizia" non fosse il termine appropriato per descrivere il loro rapporto. Era più giusto dire che con Newt aveva un senso di familiarità, di comprensione, una persona con cui non doveva vergognarsi nel mostrarsi debole. Magari se fosse stato un qualsiasi altro Raduraio a lamentarsi non se la sarebbe presa, ma era stato Newt, e da lui non poteva sopportarlo. Il fatto di essere di fastidio a Newt rendeva Thomas fastidioso a se stesso. 
Adesso sì che poteva dire addio alla sua notte di riposo. Non si sarebbe dato pace fino a quando non avesse saputo che tra loro due fosse tutto a posto. 
Dopo una manciata di minuti, decise che doveva togliersi quel peso dal petto.
Come al solito, cioè senza pensare, si levò le coperte di dosso e si alzò, il freddo pavimento contro i suoi piedi scalzi, stando attento a non zuccare. Resosi conto che avrebbe veramente rischiato di svegliare tutti quanti, si aggrappò al sostegno sporgente del letto di Newt e puntò i piedi sul proprio, sollevandosi giusto per vedere quest'ultimo dargli la schiena. Staccò una mano dalla ringhiera per poterla allungare verso di lui e prese a tormentarlo passando le dita sulla stoffa tesa tra le sue scapole o a tamburellare sul suo avambraccio. Si stava quasi divertendo. 
"Che vuoi?" sbottò Newt girandosi sulla schiena per fulminarlo con un'altra delle sue occhiate. Quando Thomas gli fece segno di far piano mettendosi un dito sopra la bocca, sulla faccia del biondo potevano essere lette tutte le imprecazioni che non gli stava tirando.
Thomas dovette trattenersi per non sorridere, ma fu una lunga lotta interiore. Ora che il viso dell'altro era illuminato poteva vedere come la stanchezza gli desse un'aria infantile, sfatando quell'aria da adulto responsabile che si portava sempre dietro. Come tutti loro, Newt aveva ancora addosso i vestiti puliti che gli erano stati dati come cambio dopo essere usciti dal Labirinto poche ore prime. La maglia a maniche lunghe azzurro chiara era spettrale sotto la luce, dando l'impressione che la sua carnagione fosse meno pallida di quanto fosse in realtà. 
Thomas affondò il viso contro il proprio braccio, continuando a guardare Newt attraverso le ciocche di capelli. 
Non voleva chiederglielo. Avrebbe voluto avere una sorta di potere con lui come quello telepatico che condivideva con Teresa, in modo che potesse sapere quello che desiderava senza costringerlo a esprimersi ad alta voce. E se qualcun altro dei Radurai lo avesse sentito?
Nel frattempo Newt si era strofinato gli occhi e continuava ad aspettare una risposta da Thomas, le palpebre che gli si chiudevano durante l'attesa. 
"Tommy?" lo spronò, camuffando un grosso sbadiglio. 
"Posso dormire con te?" sputò fuori Thomas abbassando la voce al limite dell'udibilità. 
Gli occhi di Newt si spalancarono, più svegli di prima. "Cosa?"
"Se vuoi possiamo anche non dormire," si sbrigò a spiegare Thomas. "potrei restare quassù fino a quando non mi viene sonno e poi tornarmene nel mio letto. Magari soffro di claustrofobia e non riesco a dormire sotto per questo." 
Newt si abbandonò sul suo materasso borbottando un "oddio",  premendosi la mano sugli occhi. Thomas normalmente avrebbe capito se l'altro avesse preferito ignorarlo alla grande, ma non quella sera. Aveva appena passato una giornata infernale sotto ogni punto di vista, e diamine, gli costava ammettere a se stesso di aver bisogno di un po' di...qualcosa. Non lo sapeva neanche lui. Consolazione? Commiserazione? Comprensione? 
Senza esitare prese a salire le scalette che portavano al letto dell'altro ragazzo e si sdraiò di fianco a lui rimanendo sopra le coperte, non badando alle sue proteste. Se non fosse stato che quella era la situazione più imbarazzante di sempre in cui essere beccati dagli altri Radurai, nel momento in cui Newt sentì sotto di lui il peso del materasso spostarsi nei punti in cui le ginocchia di Thomas si appoggiarono prima di stendersi, lo avrebbe scaraventato giù dal letto a castello. Le sue guance stavano già bruciando.  
Con un sorriso da idiota che alla fine non era più riuscito a trattenere, Thomas lo guardò a quella distanza ravvicinata, contento di averla avuta vinta.
"Siamo spalla contro spalla e già mi sento più stanco." annunciò.
Newt allora tornò a fronteggiare la parete, le molle che cigolarono per l'ennesima volta, dando la schiena a Thomas. "Benissimo, allora puoi tornartene nel tuo letto e fare sogni d'oro." 
"Dai, Newt..." 
"Notte." 
Thomas non si diede per vinto. Voleva ancora quel qualcosa
Spegnendo il cervello una volta per tutte, si avvicinò a Newt per accarezzargli il braccio, dalla spalla fino al polso, avanti e indietro fino a quando all'altro non fu chiaro che non avrebbe smesso di infastidirlo. Il biondo allora si voltò, pronto a spedirlo sul pavimento con un calcio, ma la vicinanza dell'altro lo prese di sorpresa; Thomas puntava il gomito sul materasso e si teneva la testa con la mano, proteso verso di lui. I suoi respiri profondi solleticavano la clavicola di Newt, esposta dallo scollo della maglia. Ressero l'uno lo sguardo dell'altro senza battere ciglio fino a quando gli occhi scuri di Newt non caddero sulla bocca di Thomas. Quest'ultimo si sporse di riflesso in avanti, senza pensare, senza pensare, alla ricerca di qualcosa...
Rischiando di dargli una spallata sul mento, Newt gli diede una terza volta la schiena, ma questa volta Thomas lo seguì premendo il suo petto contro di lui. Newt era così caldo. Istintivamente lo circondò, per come gli fosse possibile tra tutte quelle coperte, con le braccia, stringendoselo addosso e mordicchiandogli giocosamente la spalla da sopra la maglietta.
Dopo aver opposto resistenza scalciando a destra e manca, più che altro per potersi dire in futuro di averci provato, Newt finalmente si arrese e lasciò che le loro gambe si intrecciassero. Strinse le mani fredde di Thomas tra le sue per scaldarle, ritrovandosi a sorridere quando sentì la risata soffocata dall'altro.
Prima di addormentarsi in quel torpore di braccia, gambe e dita, Newt gli disse che se non si fosse messo sotto le coperte avrebbe preso freddo. Aspettò che Thomas si alzasse per poterle sollevare e lasciare che lui ci scivolasse dentro, sospirando soddisfatto. Come d'accordo i due si inglobarono a vicenda, Newt incassò la fronte tra il collo e la spalla dell'altro e Thomas se lo strinse addosso, affondando la mano tra i capelli chiari per districandogli le ciocche. Continuarono a ridacchiare e a zittirsi per una decina di minuti, dandosi dei pizzicotti scherzosi quando tra una cosa e l'altra la faccia di uno finiva troppo vicina a quella dell'altro. Poi alla fine Newt cedette per primo e pose fine ai giochi baciando Thomas all'angolo della bocca.
“Sì”, si disse Thomas, il petto che si gonfiava e si sgonfiava precipitosamente, era decisamente questo il qualcosa che stava cercando.
   
 
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