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Autore: notaro slash    30/07/2016    0 recensioni
La storia di una band londinese risorta dalle sue stesse ceneri come se fosse una fenicie e quella di alcune ragazze che li accompagneranno lungo l’ascesa al successo.
Sesso, droga e rock n’ roll, come andrà a finire? Ce la faranno o soccomberanno nell’anonimato?
Stay Metal!
Genere: Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Carpe Diem




Frank P.O.V.
 
Dov’è? Ero sicuro di averlo lasciato esattamente qua. Stupida memoria che va a puttane, devo trovarlo. ORA!
Ok calma… Non è qua, quindi dove posso averlo lasciato? Brian è passato con Matt un paio di giorni fa per togliermi ogni sostanza che giudicava off limits per me. Può averlo trovato e buttato? Mi sembra strano era ben nascosto da occhi indiscreti. Aspetta! Forse l’ho lasciato nel baule dentro il ripostiglio!
Ciabatto fino allo stanzino dove tengo ammassato ogni cianfrusaglia che, se lasciata in giro, farebbe sembrare la casa un porcile di prima classe. Butto fuori dallo sgabuzzino tre scatoloni con dentro abbandonato chissà cosa, un paio di scope malandate e un vecchio monitor di un computer fisso. Se non sta qua ho finito tutte le opzioni plausibili, quindi deve per forza uscire fuori. Trovo il baule in questione, ma è chiuso a chiave. Rovisto dentro un posacenere nascosto in un angolo al ripiano superiore dello scaffale e prendo la chiave, ricordo ancora dove l’avevo lasciata l’ultima volta. Che genio del male.
CLIC
La serratura della cassa fa uno scatto, segno che finalmente ho la via libera per aprirlo senza incontrare ostacoli. Tolgo dei quaderni consumati, uno specchietto –che ci fa qua questo? –,una maglietta col logo degli Slayer  e delle lattine di birra vuote. Finalmente sul fondo trovo l’oggetto dei miei desideri, il bong. Amico di tante fumate, sballi e cazzate; come non amarlo.
Benissimo, ora dovrei avere della roba nella giacca, il pusher mi ha detto che è di qualità. Speriamo, se è come l’ultima dose faceva letteralmente cagare.
Insieme al bong trovo la mia vecchia pipa rossa e nera, una scatola di fiammiferi, il trita erba, un paio di prolunghe di varia lunghezza per il bong e una macchinetta per rollare. Il mio arsenale è ancora completo, sono pronto per entrare in battaglia.
 
Stravaccato sul divano del salotto, un ultima nuvoletta di fumo bianco esce dalla mia bocca lasciandomi una sensazione di relax. L’odore agrodolce della marijuana riempie la stanza che, con la musica dei Pink Floyd di sottofondo, mi fa sembrare tutto così calmo e rilassato. Cerco il telecomando della televisione, lo trovo sotto il mio sedere. Accendo e metto al primo canale che mi capita, trovo uno dei tanti programmi spazzatura, mi va benissimo tanto mi serve solo per compagnia. Senza rendermene conto mi faccio abbracciare da Morfeo e in poco tempo sono nel mondo dei sogni senza poter obiettare.
Ma in che mondo mi ritrovo questa volta? Sono sospeso nel vuoto, mi guardo intorno ma non c’è niente. Il nulla mi circonda senza possibilità di scampo. Provo a camminare ma rimango sempre nello stesso posto, tento di muovermi come se stessi nuotando ma ho sempre lo stesso risultato, chiudo e riapro gli occhi ma non cambia niente.
SBAM!
Cado di faccia sul duro terriccio di un sentiero. Dove sono? Mi rialzo con le costole doloranti e la faccia che mi da un dolore allucinante, sono in una radura divisa da due grandi sentieri che si incontrano al centro. Non so cosa fare, non ho mai visto questo posto. Ne devo capire assolutamente qualcosa altrimenti rischio di uscirne pazzo. La radura è circondato da un fitto bosco da ogni lato e una piccola costruzione al centro del prato è l’unico segno di vita per chissà quanti chilometri. Ne sono spaventato ma allo stesso tempo attratto, cosa ci può essere la dentro? Voglio scoprirlo.
La casa, fin dall’esterno, si fa notare per i suoi richiami alla classicità. Più che una casa, vedendola da vicino, sembra un tempio per un dio; con tanto di marmo bianco e colonne doriche. Una serie di torce percorrono il perimetro della costruzione facendola risaltare nella fioca luce del tramonto. Il tempio si trova proprio a lato di un incrocio a tre vie, quattro se si considera quella da cui sto arrivando. Non sono più neanche sicuro di essere in un sogno, è tutto così reale che mi sembra di essere sveglio.
Risalgo i grandi gradini del tempio con il suono dei miei passi che rimbombano ad ogni tocco. Giungo sotto la prima fila di colonne, apparentemente non c’è nessuno qui con me ma l’essere in un edificio del genere con delle misure non indifferenti, mi fa sentire piccolo e indifeso. Giro per il tempio, affascinato dalle decorazioni curate nei più minimi dettagli e il soffitto che luccica con le sue venature d’oro, fino a quando mi prendo uno bello spavento sentendo una voce.
<< Ciao Frank Loug, ti aspettavo >> Sento proferire queste parole da una donna vestita di tutto punto con un abbigliamento da aristocratica dell’antica Grecia. Mi risalta subito all’occhio l’ampio chitone bianco fatto di bisso che le arriva fino alle caviglia, l’abito lascia scoperte le braccia ornate da una serie di bracciali che tintinnano al minimo movimento. I lunghi capelli della donna sono legati dietro le spalle con un sottile nastrino color porpora. Una bellezza divina.
<< Chi io? No ci deve essere un errore, nessuno mi può aspettare qua. Non so neanche dove sono >> Rido un po’ nervoso per la situazione, chi è questa donna?
<< Vedi Frank Loug, nella vita tutti quanti devono prendere una decisione, una strada da percorrere. Nessuno esculo. E tu sei qua per questo >> Mi spiega cominciando lentamente a camminare intorno a me quasi come se fossi un ritrovamento archeologico inaspettato.
<< Ah non mi avevano avvertito di questo appuntamento. Mi deve essere sfuggito sull’agenda >> Commento ironico sperando di addolcire il suo sguardo di ghiaccio. Purtroppo non succede.
<< La vita è fatta di incroci, una direzione da decidere. Seguimi >> Mi ordina dandomi le spalle per poi dirigersi silenziosamente al centro dell’incrocio distante non più di qualche metro dal tempio di candido marmo bianco  in stile dorico. La seguo senza risponderle, quasi ipnotizzato dall’ondulazione del suo vestito dal quale spunta, per scomparire subito dopo, una corda che stringe alla vita l’abito dando così ancor più risalto al corpo della donna sconosciuta.
<< Chi sei? Che posto è questo? >> Ritorno a parlare appena raggiungiamo il punto di incontro delle due vie.
<< Sono Ecate dea greca e romana della magia, degli incroci e della Foschia, protettrice dei viandanti. E’ importante che in questo punto della tua vita decida cosa fare >> Mi spiega guardandomi con quei suoi occhi celeste chiaro, quasi innaturali per la sua vicinanza al colore del cielo. Ecco ora spiegato chi è, Ecate, una dea. Ma in che razza di sogno sono andato a finire?
<< Senta  ci deve essere un errore, non ho bisogno di nessuno per decidere cosa fare. Sono e sarò sempre autonomo, non permetto a nessuno di indicarmi una direzione da prendere >> Le rispondo un po’ scorbutico, questa situazione non mi piace per niente e prima riesco a svegliarmi meglio è.
Un terremoto scuote la terra sotto i nostri piedi, Ecate sembra non curarsene rimanendo ferma al suo posto mentre io cado rovinosamente a terra perdendo maldestramente l’equilibrio. Dal terreno spuntano tre archi posizionati all’inizio delle tre vie a cui mi ritrovo difronte. Sulle rispettive chiavi di volta di ogni arco sono rappresentati, con dei bassorilievi, una colomba e, ai lati, gli altri animali che rappresentano la dea stessa; tra cui un serpente, un cane infernale e un cavallo. I pezzi di marmo che costituiscono gli archi non sono in perfette condizioni come quelli del tempio ma, bensì, sono pieni di crepe con degli alberi di ulivo che si intrecciano su ogni pilastro e dei papaveri sparsi intorno alle strutture. Delle torce posizionate all’inizio dell’incurvature degli archi proiettano una fiamma che, mischiata al bagliore dei raggi del sole in tramonto, mi mozzano il fiato per gli effetti di luce che creano.
<< Ora ti mostrerò le conseguenze che ci saranno per ogni scelta che prenderai >> Mi informa la dea allargando le braccia per indicare gli archi che sono apparsi intorno a lei.
E’ come assistere a una serie di film muti. Nel primo arco appaiono delle figure, donne e uomini, vestiti in nero e seduti intorno a una bara. L’inquadratura cambia mostrando il momento in cui la tomba viene calata nella propria fossa e, infine, viene mostrata la lapide. Ne rimango sconvolto, sulla pietra tombale è stato inciso “In loving memory of Frank Loug”.
<< Che è ‘sta storia? E’ uno scherzo spero! >> Sbraito rivolgendomi a Ecate senza un che ben minimo cenno di rispetto. Nel frattempo, sempre nello stesso arco, continuano a scorrere le immagini di un mio presunto funerale.
<< E’ la prima strada, puoi scegliere di percorrerla e arriverai a quel risultato. Al momento stai per imboccare proprio quella a tua insaputa >> Forse accenna al fatto che sto ricominciando ad avere contatti con i vari spacciatori per procurarmi della roba. Mi porterà davvero a quello? Lei che ne sa?!
Nel secondo arco, quello che mi ritrovo nella strada frontale, cominciano a sua volta ad apparire nuovi filmati. Questa volta sembra un qualcosa di più felice, io con la band che ci esibiamo davanti a una folla di gente in uno stadio presumibilmente americano. E’ facile notare come la serata è completamente sold out ma subito dopo diventa tutto sfocato per poi concentrarsi su altre immagini. Un’altra morte, questa volta non la mia, ma non si riesce a capire chi sia deceduto con tutta la gente che mi si accalca davanti al campo visivo senza darmi la possibilità di poter cogliere qualcosa di quel che c’è aldilà. Chi può esser morto? Qualcuno che conosco o uno sconosciuto? Una persona importante alla comunità o per lo meno per me?
<< Non è tutto oro quello che ti luccica dinanzi, Frank Loug. La fama e il raggiungimento dei vostri obiettivi passeranno per forza attraverso momenti delicati. Quel che succederà lo scoprirai solamente se prendi questa via >> Mi lascia col dubbio su chi sia morto, non sono così sicuro di volerlo scoprire realmente. A questo punto spero che la terza opzione sia la migliore.
Infine, prende vita anche il terzo arco togliendomi qualsiasi dubbio sulla propria natura. Ci sono io, seduto su un divano con una siringa in una mano e lo sguardo perso nel vuoto. Senza preavviso tutto cambia e vedo me che firmo delle carte dentro uno studio mentre i miei compagni di band mi guardano con uno sguardo torvo e pieno di rancore. Che cosa ho fatto? Ho voglia di scoprirlo? In questa versione del mio futuro lascerò la band ma  quella è la mia vita, mi suona così strano. No, non ci reggerei a una separazione del genere, inevitabilmente ricadrei a quel punto nella prima strada percorribile. La morte. In che modo succederà, in quel caso, non lo so ma son certo che il risultato sarebbe proprio quello.
<< Perché tre vie e non due ad esempio? Cosa ti spinge a darmi tre possibilità? >> Chiedo alla dea senza aspettare una spiegazione a quanto ho appena visto. La cosa deve essere più semplice di come sembra, per forza. Non ci credo che in ogni caso avrò a che fare con una qualche morte.
<< Non esiste solo il bianco ed il nero, ci sono altre varianti. C’è sempre una terza via da poter scegliere, due sono restrittive e non rappresentano completamente le possibilità che si hanno. Decidi che strada prendere Frank Loug. Decidi saggiamente >> Non sono sicuro di voler prendere una decisione. Se fosse per me starei fermo qua e non mi muoverei di un centimetro, oppure, ancor meglio, tornerei indietro. A mio gran dispiacere questo è un discorso inutile, si va sempre avanti e mai dietro. E’ la vita.
Ma se scelgo una qualsiasi strada, sarò certo che succederà esattamente quanto mi è stato mostrato? Chi me lo può confermare? Alla fin fine siamo sempre in uno sogno. Forse…
<< Ecate… Dea tra l’altro della Foschia, chi mi dice che quello che sto vedendo non sia nient’altro che finzione. Che te voglia solo ingannarmi? Cosa mi conferma tutto quello che ho appena visto? >> Voglio farle capire che il mio destino me lo creerò da solo e non sarà una qualsiasi dea a darmi ordini, in uno sogno per di più! No grazie, preferisco fare di testa mia.
<< Vero, non posso darti nessuna prova concreta sul fatto che quello che vedi succederà tutto esattamente uguale. Del resto, però, lo scoprirai solo percorrendone una e non più. Scegli prudentemente, un vero viaggiatore sa quale strada sia la più sicura per lui e per chi lo circonda. Fa attenzione >> Il momento sembra essersi bloccato, è tramonto fin da quando mi son imbattuto in questo posto. Non posso sapere realmente cosa mi accadrà appena finito il sogno, quindi perché non scegliere con criterio? Non mi costa nulla.
La prima scelta è sicuramente da escludere a priori. Ci tengo particolarmente alla mia pelle.
La seconda scelta sembra quasi la più rassicurante ma chi morirà in seguito a questa decisione? Cosa succederà?
La terza via non lascia molto spazio alla immaginazione ed è certo che con quella lascerò il gruppo. Chissà cosa succederà per farmi uscire dalla band con quel rancore da parte loro. Questa sembra la meno pericolosa per tutti, non ci sono morti nella visione ma sono sicuro che l’abbandonare il gruppo, una seconda famiglia per me, sarebbe devastante. Si ritornerebbe alla prima via inevitabilmente. Cosa scelgo?
Andando ad esclusione c’è solo una via percorribile, la seconda.
<< Chi morirà nella seconda strada? >> Vorrei capire quale morte si potrebbe evitare, se ci riesco è mio dovere salvarlo.
Ecate non accenna al voler dare sfogo alla mia sete di sapere e rimane chiusa nel suo silenzio divino. Non stacca mai i suoi occhi dai miei, quasi come se stesse perlustrando il mio animo alla ricerca di un qualcosa di perduto.
Il suo mutismo è alquanto fastidioso e stressante, voglio delle risposte a tutti i costi.
<< Rispondi >> Incito con sguardo duro ma, come sospettavo, quel che ottengo non è il migliore dei risultati. Sembra che sia diventata Ecate la dea del silenzio.
<< Hai preso la tua direzione? >> Interrompe il suo mutismo accennando ad un breve sorriso. Chissà quanto se la sta spassando vedendomi in difficoltà, stupida donna.
<< La strada centrale, la seconda. Ma voglio sapere chi morirà lungo questo sentiero >> Scelgo la mia direzione impuntandomi, però, sulla domanda che le ho posto poc’anzi.
<< E’ deciso. Frank Loug questa è la tua strada, saprai tutto a tempo debito. Abbi fiducia e non provare a cambiare il corso degli eventi. Ricordalo >> Mi sorride allargando le braccia, soddisfatta dalla mia conclusione.
Non faccio in tempo a dire altro che, con una forte folata di vento, tutte le torce si spengono e il tramonto diventa improvvisamente notte fonda. Il buio insieme al silenzio mi incute un timore mai provato prima e ne sono quasi assoggettato.
Senza preavviso tutto cambia una seconda volta e da un cielo stellato passiamo al sole cocente di mezzogiorno, un forte bagliore mi fa perdere momentaneamente la vista e non riesco più a percepire il mondo che mi circonda.
<< Addio Frank Loug, ricordati di tutto ciò. Un giorno ci rivedremo >> Con queste parole la dea della magia mi lascia senza che io possa vederla un’ultima volta.
Mi sveglio sul divano di casa mia, quanto ho dormito? Doveva essere per forza un sogno. Non mi capacito che sia il contrario, è impossibile che io abbia incontrato Ecate!
Era tutto un sogno. Forse…
 
James P.O.V.
 
E’ la legge della natura, più una cosa la cerchi e meno possibilità ci saranno di trovarla. Dove sono andati a finire i miei pantaloni? Devono essere per forza qua in giro!
Guardo un’altra volta la ragazza che dorme beatamente nel suo letto, ignara del fatto che me ne stia andando. Non ricordo neanche quale sia il suo nome, Elizabeth? Lizzy? Lex?
Beh non lo saprò mai perché dopo oggi non mi vedrà più.
L’ho raccattata a un pub la sera precedente, una delle mie ultime scappatelle nel letto della prima ragazza carina che sta al gioco di una botta e via.
Eccoli! Mi infilo i pantaloni, prendo la mia maglietta, le scarpe da ginnastica e, dopo un ultimo sguardo alla donna che mi ha tenuto compagnia la notte, esco fuori casa.
Mi fermo al primo McDonald che trovo per strada con lo stomaco che gorgoglia reclamando del cibo. Non mangio da ieri pomeriggio. Pago per un paio di panini e, dopo aver ricevuto l’ordinazione, torno per strada dirigendomi al magazzino dove mi aspetta il turno pomeridiano di lavoro. Al momento chi mi vede camminare può notare una espressione sul viso degna della persona più felice al mondo.
No scherzo, la voglia di andare a lavorare se ne è andata via da un pezzo.
 
Sposta pacchi di qua, mettili da quella parte, riempi scatoloni, fai la resa, registra i nuovi ordini. Sto cominciando ad andare in corto circuito, mi esce fumo dalle orecchie. Che stanchezza, l’unica cosa che vorrei è uscire da qua e non tornare fino al prossimo turno. Non mi sembra di chiedere molto.
Finisco il turno con un sospiro di sollievo, non ne potevo più di quel posto covo di pazzi. Mi stringo ancor di più nella giacca insieme alla mia Marlboro che mi riscalda fin nel profondo. Da quando una volta ho finito senza rendermene conto il tabacco per rollarmi le sigarette ho sempre con me minimo un pacco di sigarette nuovo. Non riesco proprio a stare in astinenza.
Non passo neanche da casa, prendo una scorciatoia e mi dirigo al The Big Red, un locale altamente figo con birra, musica hard rock, cibo, biliardo e calcetto. Un luogo decisamente cool.
La gente è sempre tanta e ogni volta si fa festa, entri e lasci fuori ogni tuo problema o pensiero. E’ divertente come lì dentro nessuno da peso se te hai i capelli verde fosforescenti, la lingua biforcuta o qualsiasi altra cosa che in giro per strada la gente potrebbe giudicare poco “civile”. Mi faccio servire prima un bel cocktail e poi una birra e con quella vado sotto al palco dove si sta esibendo una band.
Perché sono venuto qua? Semplicemente non mi andava di tornare direttamente a casa. E’ sorprendente come diverse cose siano cambiate dopo la serata al 12bar club nonostante la  diretta interessata sia una sola. Ok, forse ci dobbiamo aggiungere un’altra persona alla lista dei colpevoli, ma tralasciamo che è meglio. Dopo quella notte di acqua sotto i ponti è passata, e molta anche, ma malgrado questo la situazione tra me e Martha è entrata in uno stato di stasi, di completo stallo. Oltre ai convenzionali “ciao”, “come stai?” e cavolate varie, ci siamo detti ben poco. Io fin troppo arrabbiato per provare a intavolare una situazione e lei troppo chiusa nella propria fortezza fatta di silenzio e scontrosità. Di certo non è un bel momento ma le opportunità di migliorare scarseggiano in un modo piuttosto grave.
<< Ciao James, da un po’ che non ci si vede >> Mi saluta con un bel sorriso l’ultima persona sulla faccia della Terra che avrei pensato di incontrare.
<< Ciao Sarah. Si, è da un po’ che non parlavamo, come stai? >> Avrei voluto un po’ di solitudine ma la compagnia di una bella ragazza come lei non si disdegna mai. Magari riesco a capire anche che è successo tra lei e quel capoccione di Frank.
<< Dai James raccontami qualcosa, che ci fai da queste parti? >> Con il suo proverbiale sorriso comincia a intavolare la discussione. Questa sua spensieratezza è molto contagiosa.
<< Ah niente, ero da queste parti e mi è passata in mente l’idea di farci una capatina. Te? >> Rispondo dando un sorso generoso alla mia birra.
 << Oh io ormai passo tante serate qua ad ascoltare buona musica e parlare con chi vuole compagnia >> Si mette a ridere portando una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro.
Ma io voglio compagnia? Soprattutto, voglio la sua di compagnia? No, voglio quella di un’altra, ma ora chissà dov’è…
<< E allora brindiamo alla nostra serata! >> Incito alzando la bottiglia.
<< Alla nostra serata! >> Ripete la ragazza alzando a sua volta la propria birra.
Quel che succede dopo può essere considerato come un rimpatriata tra vecchi amichi che non si vedono da tempo, però l’alcool tira brutti scherzi e fa cambiare le carte in tavola. Un sorso tira l’altro e alla fine tra cocktail e birra mi ritrovo inspiegabilmente lei avvinghiata a me che mi bacia con trasporto.
Com’è che siamo arrivati a questo punto? Non lo so dire e molto probabilmente non me ne frega niente, voglio solo spassarmela stasera. Ad un certo punto il locale diventa troppo piccolo e fin troppo chiassoso per rimanerci un minuto di più. Guidato dalla mano di Sarah mi ritrovo fuori dal pub dove barcolliamo fino a casa sua distante giusto una manciata di quartieri, sembra di metterci un infinità ma, purtroppo, è che siamo noi che andiamo decisamente lenti con la nostra camminata poco sobria.
Neanche il tempo di chiudere la porta di casa che mi ritrovo a scoprire il suo corpo. Sono un pazzo, a letto con la ex del mio batterista, è colpa sua se Frank sta male, dovrei aiutarlo a stare meglio e invece mi sto facendo la sua ex, Sarah. Mi faccio schifo da solo.
Tra un bacio e una palpata ci spostiamo nella sua camera da letto dove continuiamo il lavoro lasciato in sospeso nell’ingresso di casa. I vestiti sono in più, il suo corpo è bellissimo e sa benissimo come dare piacere. Il suo tocco delicato sulla mia pelle è magnifico e senza troppi problemi me la ritrovo a cavalcioni su di me. Dio quanto la sto amando.
Le sue grida di piacere riempiono la casa fino a poco tempo fa vuota, forse dovremmo essere più silenziosi per non svegliare i vicini in piena notte ma alla fine… chissenefrega se ci sentono, meglio così!
Non so di preciso cosa Frank abbia trovato in lei di così attraente ma ora mi è certa una cosa, fare sesso con lei è un qualcosa di unico. Spontaneamente mi domando perché si sono lasciati ma per adesso non è il caso di cercare risposte, dopo la notte di fuoco sta dormendo accoccolata sul mio petto.
Passo delicatamente una mano sulla schiena nuda di Sarah, dorme con un’espressione tranquilla, un’espressione di chi non ha molto peso da sopportare. Non so come prendere gli ultimi avvenimenti, farmi schifo per averlo fatto con lei o essere felice e rilassato? Una cosa è certa, meglio non farne parola con nessuno della band che è meglio.
 
Hannah P.O.V.
 
Ho sentito tante voci su di lui, si son rivelate tutte esatte. Matt Stevenson è una persona speciale. Si fermare il primo che incontri in giro per Londra e chiedere di lui, sarà sempre visto come un ragazzo con la testa sulle spalle. La cosa sembra quasi surreale, un rocker buono, quando mai lo si incontra? Lo stereotipo del rockettaro/metallaro è che sono tutti drogati e sempre pronti a fare baldoria. Sono andata l’altro ieri al Macari’s solo per incontrarlo e parlarci, non mi interessava prendere quella chitarra che gli ho chiesto di provare per me, volevo solo vederlo.
Chiudo il libro e fisso il soffitto della stanza per non so quanto, vorrei parlarci ancora una volta ma è così difficile per me rapportarmi con la gente estranea. Se dovessi cambiare un qualcosa di me farei carte false per avere un po’ di sfrontatezza e meno timidezza.
Circolano tante voci sul mio conto al collage, sono tutte cazzate. Chiunque le mette in giro sono delle merde. Più passa il tempo e più fantasiose diventano, la mia fama mi precede e nessuno si preoccupa di vedere cosa ci può essere dopo un guscio fatto di apparenze inventate da sconosciuti. Quando si imparerà che l’abito non fa il monaco il mondo sarà un posto migliore.
Mi alzo dal letto e vado in bagno, ho bisogno di una doccia calda prima di mettermi sotto con lo studio.
 
 
 
 
Note d’Autore
Ciao! Ecco qua un nuovo capitolo. Ricordatevi il sogno fatto da Frank! Sarà importante per la trama. Già dallo scorso capitolo è stato introdotto un nuovo personaggio, Hannah. Questo personaggio è il mio personale omaggio a un libro che ho letto di recente e che mi è piaciuto moltissimo. Il libro, Tredici di Jay Asher, ha come protagonista proprio Hannah Baker che io ho preso e inserito nella storia con le dovute modifiche per adattarla alla trama, ecc. Se vi trovate in libreria comprate il libro, è bellissimo!
Voi che strada avreste scelto al posto di Frank? E’ giusto quello che ha fatto James?
Fatemi sapere la vostra e se ci sono eventuali errori, a presto!
 
-Slash

 

The Big Red
  
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