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Autore: kaitoary    01/08/2016    1 recensioni
DESTIEL AU
Come reagiresti se l'amore della tua vita all'improvviso ti lasciasse? E se quest'ultimo dopo aver incontrato Dio fosse così tanto testardo e insistente da riuscire a convincerlo dell'inimmaginabile? Dean e Castiel stanno insieme da due anni, quando la vita di uno dei due viene brutalmente interrotta a causa di un incidente, grazie alla sua insistenza però questo riesce a tornare sulla Terra nel corpo di un giovane dagli occhi blu. Non avendo nessuno ricordo della sua vita passata riuscirà Castiel a tirar fuori Dean dall'inferno in cui sta vivendo?
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Bello.
Una parola semplice. Cinque lettere, eppure era perfetta per descrivere ciò che vedeva attorno a sé.
Era tutto estremamente bello.
Non sapeva bene dove si trovava, ma di certo era un posto bellissimo. (Ecco. Bellissimo suonava anche meglio)
Era tutto estremamente luminoso, ma non di una luce accecante che non ti permette di vedere nulla.
No. La luce era perfetta.
Ogni cosa intorno a sè era toccata dalla quantità di luce giusta per renderla perfetta.
Gli alberi davanti a lui ondeggiavano lentamente a causa di una leggera brezza e il verde delle foglie era stupendo.
Ogni singola foglia era illuminata dall'interno, come se avesse luce propria. Brillavano di un verde chiaro così intenso e puro che lui avrebbe potuto passare tutto il suo tempo a guardarlo per paura che prima o poi quella meraviglia sparisse.
Si ritrovava in un enorme prato, di cui non riusciva a vedere la fine e in cui non sapeva come fosse finito, il suo sguardo era rivolto verso il cielo attraversato da qualche nuvola bianca, che non faceva altro che mettere ancora più in evidenza l'intensità dell'azzurro che lo sovrastava.
I suoi occhi si inebriavano di tanta bellezza e allo stesso tempo si muovevano velocemente, bramosi di scoprire ancora di più, di vedere ancora più meraviglie fin tanto fosse loro permesso.
Fu allora che se ne accorse. Per quanto i suoi occhi scrutassero con attenzione ogni particolare di quel luogo, lui non riusciva a trovarlo. Non che normalmente le persone possano vederlo ma, il fatto che non ci fosse mentre c'era così tanta luce era decisamente strano.
Dov'è il sole?Qualcosa non torna. E poi, come sono finito in questo posto? 
All'improvviso si alzò spaventato, non riuscendo a dare nessuna spiegazione razionale a quel che i suoi occhi vedevano, però sapeva che non era realmente questo a turbarlo. C'era qualcosa di più importante dietro tutto quello, ma non riusciva ancora a ricordare. Qualcosa gli mancava, qualcosa che niente sarebbe riuscito mai a colmare, nemmeno la perfezione di quel luogo.
Il petto iniziò a fargli male, una strana sensazione attraversava il suo cuore. Decisamente c'era qualcosa che non andava. Da quando ricordava si era sempre trovato in quel luogo, ma adesso sapeva che quello non era il luogo adatto a lui. E più importante, non aveva mai provato nulla da quando si trovava lì, solo un'enorme pace interiore. Adesso invece, questa sensazione, questo dolore non sembrava volerlo abbandonare.
Che cosa mi sta succedendo?
Il dolore al suo petto si amplificava, lo stava lentamente inghiottendo, adesso non riusciva più neanche a respirare. 
Respirare?
Lui 
non respirava, non ricordava di averlo mai fatto, non da quando si trovava qui almeno. 
Ma qui dove? Dove mi trovo?
 
Non ricordava di esserselo mai chiesto, semplicemente non aveva importanza. Ma adesso era diverso.
Dove sono? Come ci sono arrivato? Dove mi trovavo prima? 
Si pose queste domande perché ricordava che erano quelle che bisognava porsi per capire se ti trovavi o meno in un sogno. Ma io non sogno, anzi io non dormo. Mai. 
Adesso la sensazione al suo petto si era amplificata ancora di più, sentiva che non ce l'avrebbe fatta, che quel dolore lo avrebbe annientato. Ora non riusciva neanche più a muoversi, ogni parte del suo corpo si rifiutava di collaborare. Era paralizzato dal terrore.
Calmati e rifletti...calmati. 
Cominciava a ricordarsi qualcosa. Cose che non sapeva neanche di aver mai sentito ma, sapeva che se voleva calmarsi doveva ricominciare a respirare. Lentamente, un po' alla volta. Dentro e fuori. Dentro e fuori. Così. Calmati.
Si costrinse a chiudere gli occhi. Prova a ricordare.
Con tutte le sue forze cercò di ricordare qualsiasi cosa che lo aiutasse a capire come fosse finito lì, ma non ci riusciva la sensazione al suo petto era troppo forte. Non lo lasciava in pace, era come se volesse essere ascoltata.
Così si lasciò andare, se quel dolore voleva dirgli qualcosa, tanto valeva starlo a sentire e poi concentrarsi sui suoi problemi.
Lentamente il dolore sembrò diminuire, anzi non diminuire, era qualcos'altro.
Il dolore era sempre lì, ma lui non lo sentiva più.
Cioè lo sentiva sì, ma era come se non fosse suo, come se pur non potendolo provare sapesse che c'era e che era intenso. Molto intenso.
All'improvviso nella sua mente apparve l'immagine di una persona. Non capiva molto bene chi fosse, lo vedeva di spalle ma era abbastanza sicuro che fosse un ragazzo.
Si trovava in una stanza che lui non riusciva a mettere bene a fuoco, ma vedeva bene che questo ragazzo era seduto a terra, in ginocchio. Anche se forse seduto non era la parola più adatta. Sembrava più che fosse caduto, perché le ginocchia davanti, così come le gambe dietro di lui, erano aperte in modo casuale, una mano era appoggiata a terra come per reggere il busto del ragazzo mentre con l'altro sembrava si toccasse il petto.
Fu allora che lui lo notò.
La schiena del ragazzo tremava leggermente mentre la testa ciondolava davanti al petto. 
Lui cercò di girarsi per guardare il viso del giovane che sembrava in preda allo stesso dolore che aveva colpito lui poco prima.
In un qualche strano modo l'immagine sembrò ruotare, così si trovò proprio davanti al ragazzo. Abbasso leggermente la testa per cercare di vedere meglio il suo viso e nel frattempo vide che da questo cadevano delle gocce.
Lacrime. Quelle sono lacrime.
Per quanto volesse essere felice di essersi ricordato qualcosa, l'immagine di quel ragazzo sofferente lo faceva solo stare peggio.
Il giovane non faceva altro che tremare e lui notò che la mano, che credeva fosse poggiata a terra, in realtà reggeva una tazza nera con sopra disegnata una strana creatura, sembrava una lucertola ma era di mille colori diversi. Nella sua totale stranezza era meravigliosa anche se...
Certo, con lo sfondo nero i colori risaltano di più ma, non so perché avrei preferito che fosse verde.
Spostò il suo sguardo di nuovo sul ragazzo, che continuava a soffrire mentre fissava la tazza stretta nella sua mano. Continuò ad abbassarsi per poter guardare il ragazzo dritto negli occhi, sperando così di potergli chiedere scusa, perché in un qualche modo credeva che il suo dolore fosse colpa sua. Forse per sbaglio gli aveva trasmesso quello che lui stava provando qualche istante prima.
Poi il ragazzo alzò la testa mentre con la mano, che prima teneva stretta al petto, si asciugava le lacrime che stavano per cadere dai suoi occhi. Quando smise di strofinarseli, iniziò ad asciugarsi le guance che erano rigate dalle lacrime più vecchie, poi alzò lo sguardo e allora lui riuscì a vedere i suoi occhi. Erano verdi.
In un qualche modo erano dello stesso verde delle foglie dell'albero che poco prima lui stava osservando. Un verde così intenso che non riusciva a smettere di guardarlo.
Nonostante l'attrazione magnetica che aveva per i suoi occhi riuscì a notare, che i suoi occhi erano rossi e gonfi, e sotto aveva delle enormi occhiaie come se non dormisse da settimane. Alla fine riuscì a osservare tutto il suo volto. Era ricoperto da così tante lentiggine che lui avrebbe potuto passare ore a contarle tutte, sopratutto perché la leggera barba che ricopriva le sue guance rendeva il tutto più difficile, ma in quel momento l'unica cosa a cui poté pensare era che voleva vederlo sorridere.
Quella maschera di dolore non gli s'addiceva, quando sorrideva invece, era bellissimo.
E io come faccio a sapere questo? Non l'ho mai visto sorridere, vero? 
All'improvviso un dubbio gli si insinuò nella mente, e per quanto cercasse di non pensarci e di concentrarsi solo su quello che aveva davanti agli occhi, il risultato non faceva che peggiorare la situazione.
Sentiva nuovamente un dolore nel suo petto, ma adesso sapeva che doveva solo lasciarsi andare, e così fece. Lasciò che tutto gli fluisse attraverso, si sentiva libero e leggero finché qualcosa non lo colpì nel profondo.
Un ricordo.
No due.
No tanti, tantissimi ricordi gli tornavano alla mente, ma di tutti quelli solo uno aveva importanza. Uno solo, che però andava a toccarne moltissimi altri.
Riaprì gli occhi che non sapeva di aver chiuso, guardò nuovamente il ragazzo davanti a sè, e allungo una mano come per volerlo toccare. Si chiese se fosse possibile, ma poco gli importava, ci avrebbe provato lo stesso.
Con la mano destra gli sfiorò una guancia mentre sussurrava il suo nome.
Dean.







Mi ritaglio un angoletto veramente piccino:

Tutto quello che volevo fare era ringraziare MadGirlWithABluBox per avermi fatto notare i miei infiniti errori, soprattutto nel testo che era così attaccato che i pochi che l'hanno visto prima avranno sicuramente pensato che stavo tentando di scrivere la parola più lunga al mondo dopo Supercalifragilistichespiralidoso (spero di averlo scritto bene XD).
In ogni caso spero di aver scritto bene la storia adesso, e se ci fossero altri errori vi prego di comunicarmelo perché io adoro modificare la storia ahahah.
A parte scherzi spero vi sia piaciuta e se siete riusciti arrivare alla fine del capitolo ve ne sono realmente grata. Ciao!
   
 
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