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Autore: InsaneMonkey    01/08/2016    2 recensioni
L'ennesima storia di un amore impossibile, infelice.
Perché ormai l'ho capito: esistono vite fortunate e vite sfortunate.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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💔💔💔






E tu invece?


Dov'eri?

Dov'eri quando stavo tornando a casa dalla festa di compleanno della mia amica, in quella sera di fine estate stupenda nella sua piccolezza effimera, al chiaro di luna?

Dov'eri quando con le vertigini mi accingevo a cercare in fretta il termometro nei cassetti della mia cameretta?
Tutte le ragazze sprizzavano felicità al pensiero di aver ricevuto sorrisi, auguri e mimose profumate quel giorno, mentre io tentavo invano di prendere sonno, da sola, avvolta dal caldo abbraccio delle coperte nella speranza che la febbre alta si calmasse.

Dov'eri quando piangevo come una disperata, senza controllo, per quel quattro e mezzo in matematica che mi aveva devastata, quando gioivo per il nove ottenuto alla versione di Plutarco?


Con chi eri quando, l'altra volta, ho nuovamente indirizzato soltanto a te i miei pensieri, quando vedendomi triste e con gli occhi lucidi mi hanno chiesto cosa mi fosse successo?
Io ho risposto scuotendo la testa con forza, senza nemmeno sapere perché stessi effettivamente compiendo quel gesto, ma in realtà avrei voluto urlare.

Con chi eri quando addirittura la commessa del negozio in cui ho comprato quella maglietta nera che tuttora mi piace si era accorta del velo di malinconia nelle mie iridi?

Con chi eri quando mi chiudevo in camera e pensavo a quanto fossi fortunato a non dover studiare dalle due alle otto di sera, cosa che invece è toccata a me?


Che facevi quando io uscivo di casa, spesso solo per una passeggiata in totale solitudine, come al solito, senza una destinazione ben precisa - a volte invece per andare al bar, al supermercato, a buttare via la spazzatura?

Che facevi per essere sempre così sereno e tranquillo, per essere costantemente in grado di sorridere, per essere libero dai vincoli delle preoccupazioni?

Che facevi per essere amato da tutti, me compresa?
Ho bisogno di capire. Davvero.


A che pensavi quando nel frattempo seguivo distrattamente la lezione di inglese fingendomi interessata, quando in realtà cercavo unicamente di supporre e immaginare in quale via potessi abitare, quanti chilometri ci separassero?

A che pensavi quando ancor prima che ti conoscessi ero solita maledire ogni singolo istante, invece che ringraziare Dio? So benissimo di essere un'ingrata.

A che pensavi quando di nascosto ti lanciavo sguardi sfuggenti, augurandomi che un giorno i miei occhi verdi sfumati di ambra potessero incontrare i tuoi?
Alla fine quel desiderio si è avverato, a meno che tu non lo abbia già scordato abbandonandolo in un angolo remoto della tua mente, cosa accaduta sicuramente.


Come stavi quando mi sforzavo di trattenere mille lacrime amare, quando osservavo stregata il tramonto del sole, quando sognavo ad occhi aperti per poi vedere subito dopo ogni illusione sgretolarsi?

Come stavi nel giorno del mio quinto, del mio settimo, del mio quattordicesimo compleanno?
Io non so nemmeno quand'è il tuo e se solo ne avessi modo ti farei gli auguri.

Come stavi quando mi sono tagliata con il cutter, quando mi sono addormentata quella volta al cinema, quando ho ricevuto tutti quegli schiaffi, quelle parole, quelle occhiate sinistre?
Mi domando se anche tu abbia sofferto così tanto; spero vivamente di no.


Con chi ridevi quando nel frattempo io mi sentivo morire dentro, quando quel calabrone stava per pungermi e farmi male, quando scivolavo nel mio mondo interiore costellato di dense nubi di mera negatività?

Con chi ridevi quando la malinconia si arrampicava come un'edera per il mio cuore, certa che non sarei mai riuscita a far tornare a galla quei bellissimi ricordi ormai sbiaditi dal tempo?

Con chi ridevi quando piangevo disperatamente, bagnando la stoffa dei vestiti, le pagine del quaderno di latino, il tappeto della cameretta?
Ho veramente creduto che avrei prima o poi esaurito le lacrime, per poi constatare che una fortuna del genere non sarebbe mai avvenuta. Non a me quantomeno.


Che ti ronzava per la testa quando mi mangiavo le unghie, subendo i rimproveri di mia madre per questo vizio che mi trascino fin dall'infanzia?

Che ti ronzava per la testa quando, come al solito lontana da te chissà quanto, mi sono commossa alle parole del prete?
Vado in chiesa di frequente, perché ho bisogno che Dio mi aiuti, mi sostenga; e tu?

Che ti ronzava per la testa quando in quella domenica di luglio che ricordo ancora ho avvertito un'atroce e inspiegabile gelosia corrodermi le viscere?


Che stavi sognando quando io, in quella notte invernale, tre o forse quattro ore prima dell'alba, mi sono ritrovata ad augurarmi che quell'incubo spaventoso cessasse di inibirmi il sonno, di tormentarmi?

Che stavi sognando quando invece io continuavo a divertirmi come una pazza, inconsapevole che a breve avrei smarrito la felicità assoluta e con essa il sorriso?
E, no, non me ne è mai importato nulla delle stelle cadenti - che poi si vedono solo nei cartoni animati, che gran presa in giro...

Che stavi sognando quando per il raffreddore non riuscivo a respirare?


Che avevi fatto pochi istanti prima che il pensiero fisso di te riprendesse a stridere con il ritmo pacato della giornata, ad aggirarsi nella mia mente?

Che avevi fatto pochi istanti prima che al mare - sempre al mare, eh? Come lo detesto... - mi imbattessi in quei due rompiscatole a cui avrei solo voluto dare uno schiaffo?

Che avevi fatto pochi istanti prima che andassi a dormire?
Magari eri ad ubriacarti ad una festa, a scherzare con i tuoi amici, oppure a casa tranquillo, un po' stanco - un bel po' stanco.


Come hai trascorso la serata in cui, passandoti accanto, ho sperato fino all'ultimo di sfiorarti anche soltanto per sbaglio il braccio?
Sarebbe stato un contatto stupendo che - chiaramente - non è avvenuto.

Come hai trascorso la serata in cui ho ripensato alla melodia soave che è la tua voce?
Non ti accorgi neanche di essere diventato la mia droga, la mia dipendenza.

Come hai trascorso la serata in cui ho percepito una sensazione di tristezza, qualcosa di irrazionale penetrare fino in profondità, perforare il mio cuore?



E adesso, invece?

Adesso come va? Come stai?
Come ti trovi con i tuoi amici? Sei contento oppure manca qualcosa nella tua vita?
Quanto spesso sorridi al giorno? Qual è il tuo colore preferito?
Che cosa ti rende felice? Cosa triste?
Quanto gel ti metti sui capelli la mattina?
Lo sai che il tuo sorriso strega, colpisce, ammalia?

Sei dimagrito? Sei ingrassato?
Hai bisogno di conforto, di svago, o semplicemente vuoi una pizza? Ti sei abbronzato oppure detesti il mare anche tu?
Ti sei mai innamorato? Da quanto tempo non piangi, non ti arrabbi?
Preferisci il gelato al limone o alla fragola, alla menta o alla banana, al cocco o al tiramisù?
Hai mai fumato una sigaretta? Come fai ad essere così gentile e solare con tutti?
Lo sai che sei simpatico?

E lo sai anche che... basta!

Ora basta, davvero.


Troppe domande.
Decisamente troppe domande; talmente tante che la testa mi gira, vorticosamente, e che il cuore mi fa male, incredibilmente.


Troppi pensieri, troppi dubbi, troppe elucubrazioni.
Troppe incertezze, troppi sogni infranti, troppi sorrisi spenti.

Troppo difficile.
Troppo doloroso, odioso, infelice.




E allora come mai, quella volta, hai curvato le labbra a mezzaluna, sfoggiato i denti bianchi come la neve e focalizzato l'attenzione sul mio viso, come se in quell'attimo meraviglioso nella sua essenza passeggera ci fossimo stati unicamente noi due?

E allora come mai, quella volta, mi è parso di scorgere nei tuoi occhi profondi e brillanti un lampo di contentezza quando i nostri sguardi si sono incatenati per volere del destino, quando la vita mi ha concesso benevola quel momento magico e stupendo, ancora chiuso a chiave nelle segrete del mio animo?

E allora come mai, quella volta, mi hai parlato in modo così gentile e dolce, a tratti scherzoso, permettendo al mio cuore di perdere un battito, alla mia testa di riempirsi di illusioni?


Ma lo sai che grazie a te il cioccolato, dolce dal quale le tue iridi indimenticabili hanno rubato avidamente il colore, mi piace un po' di più?






   
 
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