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Autore: giambo    01/08/2016    4 recensioni
Alaska, primavera del 1896.
Goku Bardacksson è un giovane svedese giramondo di 27 anni, apparentemente in cerca di avventure più che di ricchezza. Per una serie di circostanze, sarà costretto a fare società con Crilin McKame, un argonauta irlandese ormai disilluso nei confronti del Sogno Americano. I due andranno a nord, partecipando così alla sfrenata corsa all'oro del Klondike, l'ultima frontiera dove il progresso non è ancora arrivato. Qui, tra paesaggi magnifici e selvaggi, i due arriveranno a Dawson, dove incontreranno numerose persone, non tutte amichevoli: 18 Goldie, la magnifica proprietaria della Bolla D'Oro, la quale sogna di fare fortuna in Europa a spese degli sciocchi cercatori d'oro, suo fratello 17, elegante e spietato complice di lei, e Vegeta Prince, ultimo, violento, arrogante e spietato discendente di una nobile famiglia inglese ormai decaduta, il quale vuole costruirsi un patrimonio per tornare in Inghilterra.
La corsa all'oro è iniziata, ma solo uno otterrà la ricchezza tanto agognata. Solo uno potrà ambire al titolo di Re del Klondike, all'essere "Il più duro dei duri, il più furbo dei furbi". Tanti contendenti per un solo trono, ai confini del mondo conosciuto.
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, 18, Crilin, Goku, Vegeta | Coppie: 18/Crilin
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 1

 

Skagway, Alaska, primavera del 1896

 

 

“Skagway, Alaska!”

“Finalmente!” con un urlo liberatorio, il giovane lanciò l'ultima spalata di carbone dentro la macchina, l'ultima di migliaia e migliaia di spalate compiute negli ultimi dieci mesi, da quando aveva fatto domanda come macchinista per la Stella del Sud a Perth, in Australia.

“Quindi tu scendi qui.” non era una domanda quella del Vecchio. Probabilmente aveva avuto un nome anni prima, ma per tutti era ormai il Vecchio, l'eterno conoscitore delle caldaie della nave, colui che si diceva avesse fatto il giro del mondo più e più volte a bordo di quell'imbarcazione.

“Sissignore!” esclamò il giovine, pulendosi rapidamente il volto ed i capelli con uno strofinaccio unto e bisunto. “Sono 7500 miglia che spalo carbone. Ormai stavo cominciando ad annoiarmi!”

“E che cosa farai, una volta sceso a terra?” chiese l'altro, mentre abbassava lentamente la pressione delle caldaie. “In Alaska ci sono solo alberi, orsi affamati ed un freddo micidiale.”

“Che cosa farò?” sul volto sporco di fuliggine di Goku Bardacksson brillò un sorriso bianco come la più fredda neve del Nord. “Farò l'argonauta, che domande!”

Ed uscì dalla pancia della nave, pronto all'ennesima avventura.

 

Skagway. Nonostante il nome vagamente indiano, il più grande porto fluviale dell'Alaska non era altro che una trentina di case di legno, ammassate a ridosso di un misero molo, sotto il quale si stendevano decine di metri di terreno infido e paludoso. Lo spettacolo non era certo dei migliori, ma Goku non si fece troppi problemi: era giovane, aveva cento dollari in tasca, frutto dei suoi dieci mesi di fatiche sulle Stella del Sud, e l'aria fredda del Nord lo rinvigoriva. Dopo mesi passati accanto ad un fuoco perennemente affamato di carbone, quel posto sembrava il paradiso.

Una volta sceso a terra, il ragazzo si guardò attorno. Attualmente indeciso su quale fosse la mossa migliore da fare. La sua idea era di raggiungere il Klondike, la cui città principale era Dawson, il prima possibile, ma aveva lo stomaco desolatamente vuoto dalla sera prima. Certo, se avesse speso troppo denaro in cibo, poi correva il rischio di non potersi permettere gli attrezzi necessari per proseguire il suo viaggio.

Un odorino invitante, proveniente da un emporio poco distante, fugò ogni dubbio.

Troverò un modo! Sorridendo, Goku entrò, deciso a riempirsi la pancia con un piatto caldo di minestra.

 

 

Skagway.

Crilin McKame si appoggiò ad un albero, con espressione soddisfatta, mentre osservava la cittadina d'innanzi lui. Era il centro abitato più grande che vedeva da oltre sei mesi.

Ne ho fatta di strada per arrivare qui, ma ne è valsa la pena. In realtà mancava ancora molto al Klondike, suo vero obiettivo, ma l'idea di aver percorso così tante leghe a piedi in appena qualche mese era confortante. Il moro rabbrividì al pensiero delle innumerevoli settimane passate a districarsi tra le foreste innevate. Purtroppo, possedere un cavallo non era nelle sue misere possibilità economiche. Ovviamente, non appena fosse diventato ricco, un cavallo purosangue sarebbe stato tra i suoi primi acquisti.

Entrò in città, fermamente deciso ad acquistare il necessario per raggiungere il Klondike il prima possibile. La notizia della scoperta di oro lungo il corso del fiume Yukon era recente, ma presto si sarebbe diffusa in ogni angolo del Canada e degli Stati Uniti, attirando da quelle parti la peggiore feccia delle Americhe. Aver viaggiato d'inverno gli aveva dato un certo vantaggio, ma ora non doveva sprecarlo.

Una volta in città, Crilin si trovò davanti ad uno spettacolo curioso: un uomo stava caricando frettolosamente degli attrezzi da scavo in una canoa. Una volta piena, saltò a bordo, spingendo l'imbarcazione verso nord. Il tutto sotto lo sguardo annoiato di alcuni perdigiorno.

Un argonauta. Un rivale. Crilin accelerò il passo, deciso a rifornirsi il prima possibile. Tuttavia, gli abitanti, vedendo la sua reazione, ridacchiarono.

“Che avete da ridere?” domandò, fermandosi di malavoglia. Aveva i piedi doloranti per la lunga camminata notturna, l'ennesima, e non era dell'umore per accettare scherzi.

“Non serve che corri, argonauta.” rispose un tizio magro come un ramo secco, con due baffi di un biondo sporco a solcargli il volto scheletrico. “Quel tipo è uno yankee delle terre calde, e non andrà lontano.”

“Già, tempo due giorni e sarà di ritorno in paese... gonfio d'acqua.” aggiunse un secondo abitante. “Solcare le acque dello Yukon in pieno disgelo è pura follia. Quindi puoi pure prendertela comoda, ed uscire a piedi. Da queste parti, cavalli e barche non fanno molta strada.”

Crilin ringraziò per il suggerimento e ripartì alla ricerca di un emporio. Si diede dello stupido a non averci pensato prima: attraversare il Canada in inverno era stato duro, viaggiare per l'Alaska in primavera, a piedi, sarebbe stato un vero inferno.

Non ho altra scelta. Se torno indietro ritornerò alla vita miserabile che ho fatto per anni.

Crilin aveva trent'anni, ed era natio di una terra estremamente antica quanto povera: l'Irlanda. Aveva trascorso l'infanzia in uno sporco orfanotrofio alla periferia di Dublino, dove cibo e calore erano un miraggio. All'età di quattordici anni era stato sbattuto fuori, in quanto troppo grande per essere mantenuto. Tuttavia, il giovane ci aveva messo poco a capire che la sua terra natia non aveva niente da offrire, tranne che una vita di stenti. Dopo due anni passati a raccogliere torba, Crilin si era imbarcato come mozzo in una nave, in direzione dell'America, alla ricerca, come tanti altri suoi connazionali, di un po' di ricchezza. Una volta laggiù però, il giovane irlandese si era dovuto ricredere riguardo il famoso “Sogno Americano”: la corsa all'oro in California era finita da oltre trent'anni, l'epoca della frontiera era al tramonto, e l'intero paese stava vivendo un selvaggio, quanto iniquo, processo di industrializzazione.

Nonostante tutto, Crilin non si era perso d'animo e si era buttato in ogni opportunità che quel paese ribollente di sviluppo poteva offrirgli. Fece un paio d'anni come marinaio nel Missouri, prima di decidere di andare ad Ovest, in quanto ormai le barche erano superate come mezzi di trasporto. Giunse in Montana, dove divenne un cowboy, un lavoro che gli piacque subito. Poteva vivere in spazi aperti e magnifici, la paga era buona, e con mucche e cavalli aveva un buon rapporto. Per alcuni anni, il giovane irlandese fu felice.

Purtroppo, l'industrializzazione colpì anche quelle terre: i grandi allevamenti sparirono, lasciando posto a piccoli appezzamenti di terra coltivata. Crilin si trovò improvvisamente senza lavoro. Aveva 22 anni, un cavallo ed una pistola. Dopo tre mesi sia il cavallo che la pistola erano state vendute.

Fu costretto a dedicarsi ai lavori più umili: minatore di rame sulle Montagne Rocciose, cercatore d'argento sui Monti Luna ed infine operaio per una compagnia ferroviaria per quattro lunghi anni. A tutto questo, composto da una vita dura, meschina e priva di soddisfazioni, dovette aggiungerci l'odio ed il disprezzo degli altri per le sue origini. I cattolici irlandesi venivano visti con profondo disprezzo da parte dei protestanti e mormoni yankee, considerandoli alla stregua di bigotti, stupidi e privi di qualsiasi diritto. Dopo quattro anni passati a piantare binari nel deserto, per dieci centesimi l'ora, Crilin decise di darci un taglio con quella vita misera e senza alcuna possibilità di emergere. Sarebbe andato al nord, in Canada, dove avrebbe quantomeno ricevuto un trattamento paritario, senza alcuna discriminazione.

Una volta in Canada, dove i roventi venti desertici dell'Utah e del Colorado erano solo un ricordo, si mise a fare l'unica cosa che gli offriva il paese: il tagliaboschi. Una vita altrettanto dura, se non di più, a quella condotta fino a poco prima in America. Frustrato per il fallimento di ogni suo tentativo, il giovane irlandese, ormai trentenne, era tentato di tornare a sud, per darsi al banditismo, quando aveva udito voci parlare di una nuova corsa all'oro poco distante da dove si trovava: nel Klondike, in Alaska.

Ed ora era lì, con pochi soldi in tasca, tanti anni di fatiche alle spalle, ed un'unica speranza, l'ultima forse, di trovare un po' di quel benessere che aveva sognato per tanti anni, da piccolo, nella povera e sporca Dublino.

Dopo aver chiesto informazioni, si diresse verso l'emporio a passi lunghi e veloci. Quel posto non gli piaceva. Nonostante l'apparente tranquillità che vi regnava, Skagway era come una bomba pronta ad esplodere, e Crilin sospettava che tipologia di miccia ci fosse innescata.

Aveva appena avvistato l'insegna dell'emporio, quando avvennero numerose cose: tutte contemporaneamente.

La prima cosa fu un rumore di vetri infranti, la seconda un corpo molto pesante che gli cadeva addosso, la terza una scarica di insulti e maledizioni, tra le peggiori che si ricordasse, uscire dalla sua bocca.

Si liberò velocemente di ciò che gli era caduto sulla schiena, senza smettere di eruttare imprecazioni, solo per accorgersi che si trattava di un ragazzo alto, moro e muscoloso, che lo fissava sorridente.

“Ehilà amico, come va?” esclamò quest'ultimo, come se volare addosso alla gente fosse per lui un'abitudine.

Crilin aveva imparato fin da giovane che la dea bendata era cieca, e raramente lo degnava di qualche attenzione.

In compenso, tuttavia, la sfiga ci vedeva benissimo.

 

 

Goku non aveva idea di come fosse capitato in mezzo a quella rissa. Forse era stato colpa dei suoi mesi in mare. Dopo settimane passate a mangiare patate sempre più vecchie e sporche di fuliggine, il ragazzo si era fatto prendere un po' troppo la mano, arrivando a svuotare la dispensa della locanda dove era entrato.

“Beh, amico, sicuramente sei una buona forchetta.” osservò l'oste, una specie di orso con uno strofinaccio legato alla vita. “Ma dovrai darmi parecchi dollari per questo saccheggio.”

“Quanti?” chiese il giovane Bardacksson, pulendosi i denti con l'unghia del mignolo.

“Duecento dollari.” fu la risposta dell'uomo orso, presentando un conto lungo quanto il Missisipi.

Goku sobbalzò nel sentire quella cifra, rendendosi conto di essersi appena cacciato in un grosso guaio.

“Ehm, guardi, non per creare litigi, ma io non possiedo quella somma.” spiegò con fare angelico l'ex macchinista. “Tutto ciò che possiedo è appena la metà di quella cifra.”

“Allora finirai in gattabuia.” rispose subito l'oste, schioccando le nocche. “Ma prima ti faccio un massaggio alla faccia, lurido straccione! E questa volta offre la casa!”

Subito dopo, l'uomo-orso si ritrovò disteso a terra, con la faccia rivoltata con un calzino. Dieci secondi dopo gli facevano compagnia a terra altre tre persone. Trenta secondi dopo, oltre venti persone si azzuffavano, dando vita alla miglior rissa che Skagway avesse mai visto da molti anni a questa parte. Nonostante le risse fossero il suo pane quotidiano in Australia e Sud Africa, Goku preferiva evitare l'arrivo dello sceriffo, il quale stava già ansimando insulti fuori dalla porta. Alla fine, non volendo passare un paio di settimane nelle umide celle di Skagway, Bardacksson si buttò fuori dalla finestra, con il solo risultato di cadere addosso ad un piccoletto, il quale sputò fuori la sequenza di insulti più colorita che avesse mai udito.

“Ehilà amico, come va?” dichiarò sorridendo Goku, mentre una decina di persone inferocite usciva dal locale per dargli la caccia, schiacciando un indiavolato sceriffo.

“Guardate! Quel figlio di buona donna ha un compare!” esclamò uno degli assalitori. “Facciamo secco anche quel bastardo!”

“Ma si può sapere cosa diavolo...”

“Le discussioni meglio rimandarle a dopo.” esclamò Goku, senza smettere di sorridere. “Qua rischi l'allungamento del collo.”

Crilin si massaggiò le nocche, capendo che era praticamente fottuto.

“Immaginò che dovrò darti una mano.” sospirò. “Lurido bastardo! Non potevi finire addosso a qualche altro disgraziato?”

Goku non rispose, essendo impegnato a cambiare i connotati di un invasato che l'aveva appena assalito armato di coltello. L'irlandese non lo interpretò come un buon segno, e cominciò a darsi da fare: quando spuntavano fuori i coltelli, significava che era giunto il momento di porre fine alla rissa.

Durò un paio di minuti, sufficienti ad indolenzirsi le mani. Crilin riempì di insulti le teste dure degli abitanti di Skagway, apparentemente le più coriacee che aveva avuto il piacere di massaggiare. Credeva di aver provato di tutto, dopo aver assistito e partecipato a numerose risse tra operai irlandesi e americani, ma la ferocia incosciente degli abitanti del Nord lo sorprese.

Alla fine, fu lo sceriffo, svuotando un caricatore in aria, a riportare la calma.

“Si può sapere,” sbraitò, la pistola ancora fumante in mano. “Per quale cazzo di motivo avete iniziato questa maledetta rissa? Pensavo che il carico di liquori proveniente da Whitehorse sarebbe arrivato settimana prossima!”

“E' colpa di quei due stranieri, sceriffo!” ululò l'oste, ormai ripresosi dal pugno di Goku, seppure ora più simile ad uno scoiattolo che ad un orso. “Sono due maledetti scrocconi, che vanno in giro a derubare la brava gente di Skagway!”

“Chiudi il becco, Morn!” berciò lo sceriffo. “Prima che Skagway ospiti della brava gente, l'inferno si gelerà! Ed ora vediamo questi due simpaticoni.”

Lo sceriffo di Skagway, un uomo imponente, biondo, con una lunga barba dorata, fissò in cagnesco il cercatore irlandese e il suo nuovo compagno di sventure, i quali tentarono di assumere la faccia più angelica del mondo.

“Non mi piacciono le vostre facce!” esordì il rappresentante della legge, grattandosi la pancia con il calcio della pistola. “Da dove venite, luridi scrocconi?”

“Dal Canada.” rispose Crilin, il quale vedeva i propri sogni di riprendere subito il cammino infrangersi ogni secondo che passava.

“Sono sbarcato oggi dalla Stella del Sud. Vengo dall'Australia.” spiegò con tono pacato il ragazzo più alto, apparentemente ignaro della gravità della sua situazione.

“Canada ed Australia? Dall'accento sembrate più europei.” replicò il biondo, pronunciando la parola 'europei' con il massimo disgusto possibile. “Immagino che veniate dall'Irlanda o da qualche altro pulcioso angolo di quel continente.”

“Sono svedese!” rispose Goku, stavolta offeso di essere scambiato per un irlandese. Anche lui aveva sempre udito storie non troppo edificanti su quel popolo.

“Davvero? Beh, anche mia nonna era svedese, e faceva la baldracca.” lo sceriffo rivolse il proprio sguardo verso Crilin. “E tu?”

Consapevole che dire di essere irlandese equivaleva a mettersi la corda attorno al collo, il giovane mentì spudoratamente. “Sono Scozzese. La mia famiglia è originaria di Glasgow.”

“Va bene, va bene, non mi interessa il vostro albero genealogico.” tagliò corto il rappresentante della legge. “Avete danneggiato un locale e disturbato la quiete pubblica. Dovete pagare i danni.”

“Quanto?” mormorò con voce flebile Crilin.

“250 dollari, e subito. Altrimenti vi sbatto in galera per due settimane.”

Crilin aveva in tasca non più di 200 dollari, e si sentì morire all'idea di farsi due settimane in cella. Tuttavia, con sua sorpresa, intervenne Goku, il quale mise in mano allo sceriffo tutti i propri soldi senza battere ciglio. Crilin aggiunse la differenza con sollievo, seppure consapevole che con ciò che gli rimaneva in tasca avrebbe potuto comprare solamente un piccone di seconda mano. Una volta ottenuto ciò che gli spettava, lo sceriffo se ne andò, facendo disperdere rapidamente la piccola folla.

Rimasti soli, tra i due giovani cadde un silenzio imbarazzante. Goku sembrava non rendersi conto di essere al verde, Crilin invece era livido.

“Allora...” esordì infine lo svedese. “Che cosa facciamo?”

“Parla per te!” ringhiò l'irlandese. “Per tua informazione mi hai appena rovinato! Ho passato l'inverno a soffrire come un cane per arrivare a Skagway in tempo, e ti è bastato un istante per rovinare tutto!”

“Oh, andiamo, non c'è bisogno di farla tanto lunga.” replicò l'altro, stiracchiandosi le braccia. “Puoi sempre trovarti un lavoro e guadagnarti ciò che ti serve.”

“Certo, come se avessi il tempo! Ti informo che l'estate è alle porte! Presto la voce che nello Yukon c'è oro si diffonderà. Tempo un mese, e questo posto verrà invaso da esaltati di ogni tipo!”

“Quindi anche tu stai andando a nord, a cercare l'oro.” osservò Goku, sorridendo con fare sornione.

“Vorresti farmi credere che anche tu sei un argonauta?” berciò scettico il cercatore più basso.

“Sì, e avrei un affare da proporti, caro il mio irascibile scozzese.” mormorò il moro, tirando fuori dalla giacca un mozzicone di sigaro e cacciandoselo in bocca. “Mettiamoci in società. Ora come ora non abbiamo i soldi per andare a nord, ma se uniamo le forze diventerà un'opzione fattibile.”

Crilin fissò dubbioso il ragazzo davanti a lui masticare tabacco, sorpreso da quella proposta.

“Non mi piace fare società.” rispose. “Il più delle volte va a finire che uno dei due ammazza l'altro, specie quando si tratta di oro.”

“Non ti piace rischiare?”

“No, se poi è il mio cadavere a finire in fondo al fiume!” replicò l'altro. “E comunque tu con quali fondi pensi di procurarti gli attrezzi? Da quello che ho capito, hai dato tutto ciò che possedevi a quel panzone di sceriffo.”

“Mio caro scozzese, dovresti saperlo che noi svedesi abbiamo sempre un asso nella manica.” con un ghigno, Goku tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un piccola pepita d'oro purissimo, lasciando di stucco il cercatore irlandese.

“Se quello è un asso, io sono un cavallo.” esclamò. “E da quello che so, solo i bari hanno sempre un asso nella manica. Dove l'hai trovata?”

“In Australia. Mi dispiace separarmene, ma spero di trovarne di migliori su al nord.” l'argonauta più alto offrì la mano. “Allora abbiamo un accordo?”

Crilin detestava fare società con quel tizio. Era troppo pacato e rilassato per i suoi gusti, e per esperienza personale le persone di quello stampo erano le peggiori con cui fare affari. Tuttavia, doveva ammettere che non aveva scelta: o così, oppure attendere l'estate, con tutto quello che ne conseguiva.

“D'accordo, ci sto!” strinse la mano dell'altro con vigore. “Ma ti avverto: se provi a farmi uno scherzo e sopravvivo, vuol dire che non hai capito niente del sottoscritto. Ti farò rimpiangere di essere nato.”

Goku ridacchiò.

“Tenterò di non farlo, signor...”

“Per te sono solo lo Scozzese.” Crilin preferiva non rivelargli il suo nome, temeva avrebbe capito le sue origini.

“Piacere, signor Scozzese. Io sono Goku Bardacksson, originario di Malmo.” il ragazzo di Malmo fece roteare la pepita tra le dita. “Andiamo a procurarci i nostri attrezzi?”

“Fai strada... socio!”

Mentre i due nuovi soci si incamminavano lungo la via, dal fondo del paese si udì un grido, subito seguito da altri, ed altri ancora, fino a quando non assordò l'intera città.

“Oro! C'è oro puro su nel Klondike! Un filone ricchissimo nel Bonanza!”

“Oro puro?!”

“Oro!”

“Dicono che ci sia l'oro nello Yukon!”

“Io vado a nord!”

“Anche io!”

“Ci vengo pure io!”

“Aspettatemi, luridi bastardi! Vengo pure io a diventare ricco quanto la nipote baldracca di Lincon!”

Lo svedese giramondo ed il falso scozzese si fissarono in faccia per un lungo istante. Poi, all'unisono, scattarono verso l'emporio, alla massima velocità possibile.

La corsa all'oro del Klondike era iniziata.

 

 

CONTINUA

 

 

Dunque, alla fine, dopo mesi e mesi di silenzio, torno con questa long di stampo storico, ambientata all'epoca della corsa all'oro in Alaska, alla fine del XIX secolo. Chissà, forse aver letto troppe storie su Zio Paperone (e su come fece fortuna nel Klondike) mi ha fatto venire voglia di narrare una storia ai confini del mondo, al tempo delle ultime leggende, quando l'epoca della frontiera, dei cowboy, delle sparatorie nel deserto e le cariche dei Ranger erano ormai finite.

Ho voluto rendere i caratteri di Crilin e Goku leggermente diversi, più furbi, smaliziati, dato che da quelle parti, all'epoca della corsa all'oro, gli ingenui finivamo ben presto sottoterra. Tenterò di tenere i loro caratteri comunque il più simile possibile a quelli originari e lo stesso farò con i restanti protagonisti che verranno fuori in futuro.

Spero di riuscire a proseguire con costanza questa storia, e che possa piacervi.

Un saluto!

Giambo

  
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