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Autore: SgF    24/04/2009    2 recensioni
Quando muore un amore una vita cessa di esistere.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Resta fisso a guardare in quel vecchio album di fotografie i ricordi della sua infanzia. Sente che la sua giovane età si è ormai conclusa e ora deve dedicarsi appieno all'uomo che è diventato. Mark ha venticinque anni, è un ragazzo di bell'aspetto, abbastanza alto, con un fisico ben curato e un filo di barba che si intravede su quel viso molto fine dove adesso cade una lacrima. La lacrima cade su una foto dove il bambino che era, stava accovacciato per terra con aria di sfida come se qualcuno lo avesse fatto arrabbiare tremendamente. Gira pagina e nota una fotografia che lo incuriosisce molto: in mezzo al paesaggio di un parco giochi è perfettamente distinguibile una donna in carne bionda che sgrida con fare autoritario un bambino, che molto probabilmente è suo figlio: un bellissimo bambino con la frangetta e due occhi tondi impauriti che farebbero sciogliere gli sguardi più critici. Forse nell'intento di fotografare il paesaggio la donna con il suo bambino sono stati immortalati per sempre in quel pezzo di carta. Ma poco importa.
Chiude l'album, lo ripone sullo scaffale e va in cucina a prepararsi qualcosa da mangiare. Il frigorifero è vuoto e nella mensola c'è solo qualche barattolo di legumi. Sbuffa profondamente e si dirige in camera da letto dove prende i primi vestiti che trova, li indossa come se fosse una grande sofferenza e torna nel vasto salotto. Prende le chiavi di casa da sopra il caminetto ed esce chiudendosi la porta alle spalle. Nel pianerottolo c'è un buio tremendo. 'Quante volte ho detto all'amministratore che le luci del piano non funzionano da almeno inizio mese?' pensa Mark tra sé e sé. Cerca a tentoni il pulsante dell'ascensore e dopo qualche tentativo il pulsante si illumina di un rosso intenso. Dopo qualche secondo d'attesa si aprono le porte dell'ascensore e vede all'interno un uomo sulla cinquantina che non ha mai visto.
"Buonasera" borbotta l'uomo facendosi indietro per farlo entrare.
"Buonasera" risponde Mark con molto poco entusiasmo.
L'uomo ha un mazzo di fiori in mano con appeso un bigliettino sul quale riesce a leggere 'Per il mio dolce fiore'. Mark fa un risolino senza farsi notare e pensa ironicamente: 'Che romanticismo quest'uomo!'
Arrivano al piano terra, entrambi escono dall'ascensore ed accennando un 'Arrivederci', uscendo dalla palazzina, prendono strade diverse.
È la tipica calda serata nella Manhattan estiva. Le prime luci della sera della città caricano l'aria dandole una leggera sfumatura mistica e fantastica. Cammina su quell'asfalto con passo incerto, come se questa città non fosse più la sua, come se questa non fosse più sua madre. Tira un leggero vento. Mark continua a camminare come se fosse spinto dalla monotonia, dal ripetersi eterno di quei passi. Quella strada ormai gli suggeriva,da quasi un mese, il nome della persona amata che, dopo sette anni, lo aveva abbandonato per sempre. Il suo ex ragazzo era stato coinvolto in un incidente d'auto che, sfortunatamente, gli fu fatale. Da quel giorno Mark vive nel ricordo di una vita che non gli appartiene più. La cadenza dei suoi passi rispecchia la sua poca voglia di affrontare il mondo, un mondo che in un istante soltanto gli è crollato addosso. Entra nel suo ristorante preferito dove mangiava sempre con il suo ex ragazzo Daniel. Appena entrato il cameriere lo riconosce e comincia ad assillarlo di domande che Mark, apparentemente, non percepisce. Si siede al solito tavolo accanto alla finestra. Il ricordo è l'essenza della vita: la può rendere meravigliosa ma la può anche distruggere. Quella tovaglia bianca dove solo un mese fa Daniel aveva rovesciato un bicchiere di vino rosso e sulla quale ora vorrebbe solo asciugare le sue lacrime; quella candela che lui stesso continuava a spegnere nonostante i continui rimproveri di Daniel, che ora appare completamente sciolta; quella sedia dove sedeva la felicità ma dove ora giace la solitudine.
"Buonasera! Cosa posso offrirle?" chiede gentilmente un cameriere che non conosce.
Dopo aver sfogliato il menù, come se non sapesse cosa possa ordinare, fa la sua scelta e il cameriere si dirige spedito verso la cucina.
Guarda un attimo fuori dalla finestra come aspettando qualcuno. I suoi occhi seguono le luci delle macchine che passano davanti al ristorante. Non vede l'ora di andare a letto pur sapendo che l'indomani sarebbe cominciata un'altra lunga settimana di lavoro. Dopo una decina di minuti arriva l'ordinazione.
"Allora Mark, coma stai? Dov'è Daniel?" lo interroga il cameriere che aveva sempre servito lui e il suo ragazzo quando erano insieme. Non ha mai voluto dire a nessuno del tragico incidente: sarebbe rimasto nel dolore del suo mondo senza che nessuno potesse compatirlo o provare pena per lui.
"Bene! Grazie David", risponde e prendendo un respiro continua:"Daniel è partito due settimane fa per...per l'Italia. Ancora non so quando tornerà".
Il cameriere intuendo che sarebbe il caso di non infierire, posando il piatto sul tavolo e facendo un sorriso, si allontana lasciando in pace Mark.
Uscito dal ristorante, dopo aver pagato, si siede sul muretto dall'altra parte della strada ammirando il cielo stellato. Passano i secondi, i minuti, le ore, ma lui rimane lì, immobile a guardare le stelle. Alla fine, verso le quattro di notte, si decide a tornare a casa. Qualche ragazzino ubriaco ciondola per la strada dicendo parole senza senso. Qualche risata che proviene dagli squallidi locali a luci rosse. Qualche barbone appollaiato sul ciglio della strada con una bottiglia di birra in mano. E qualche anima solitaria come lui che cerca invano la sua stella.
Si sdraia sul letto, cerca di pensare che appena si sveglierà sarà tutto cambiato. Lo fa ogni sera, ma ogni mattina è uguale: non ci sono più stelle per un cielo come il suo.
  
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