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Autore: BebaTaylor    02/08/2016    0 recensioni
Richard e Rosalie. Sposati con due bambini, sono considerati da tutti la coppia perfetta.
Meredith e Albert. Migliori amici.
Richard e Meredith. Lui lavora nella ferramenta di lei, lei è la sua amante.
Albert. Innamorato da sempre di Meredith.
Rosalie, moglie tradita e all'oscuro del tradimento.
«Credo che dovremmo rimanere qui un po', almeno fino a quando non smette di piovere.» esclamò Richard guardando la pioggia scrosciante. Si alzò in piedi e fece alzare anche Meredith, le sistemò la coperta sulle spalle e fecero il giro della carrozza, si sedettero fra il perno centrale e un cavallo.
L'abbracciò e sistemò la coperta sulle loro spalle. «Mi dispiace.» si scusò nuovamente. «Sono geloso.» sussurrò e le baciò la nuca.
«Come facevi a sapere che ero qui?» chiese Meredith posando la testa sulla spalla di Richard e chiuse gli occhi quando vide un lampo.
«Perché ti conosco.» rispose lui, «Era l'unico posto dove potevi essere.»
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo Ventiquattro

Fine marzo.
Meredith strinse il test di gravidanza e chiuse gli occhi, «Ti prego, ti prego, ti prego.» continuò a ripetere mentre era seduta sul gabinetto. Inspirò a fondo, spalancò gli occhi blu e aprì il pugno, fissando quello che stringeva fino a un attimo prima. Deglutì ed ebbe voglia di urlare quando vide le due sottili linee rosa.
Positivo.
«Sono incinta.» soffiò prima di scaraventare il test contro la parete di fronte a lei. Si alzò in piedi, si rivestì e si lavò le mani, evitando di guardare il test che era caduto nella vasca da bagno. «Sono incinta.» ripeté fissandosi allo specchio. «Devo dirlo a Richard.» disse. Era giusto dirglielo, visto che c'era anche lui quando il bambino era stato concepito, solo che lui non la chiamava da quasi due settimane e quando ci provava lei trovava sempre la segreteria. 
Si asciugò le mani e uscì dal bagno, controllò l'ora e decise che forse era il caso di andare a fare l'esame delle beta HCG, sperò solo che non ci fosse troppa gente.
Mentre entrava in auto, pensò che forse era il caso di andare in negozio e scrivere un biglietto nel quale avvertiva che avrebbe aperto più tardi — come orario scrisse le dieci — così avrebbe avuto anche il tempo per fare colazione.
Sperò che il test fosse sbagliato, che non fosse vero.
“Richard lascerà Rosalie.” pensò, “La lascerà.” si disse. E si domandò se avesse voluto Richard accanto a lei nel crescere un bambino.
“Non la lascerà.” si disse mentre entrava nel parcheggio della clinica.

***

Meredith fissò Richard uscire dall'edificio e avviarsi verso l'auto — lei aveva posteggiato lì accanto —, così abbassò il finestrino. «Ciao.» disse.
Richard sobbalzò, non aspettandosi di trovarsela lì, «Meredith.» gracchiò, «Cosa... non dovresti essere qui!»
«È un paese libero.» replicò lei scrollando le spalle e sollevando gli occhiali da sole, «Sono incinta.» disse, «Di otto settimane e quattro giorni.» disse, «Ho le analisi.»
«Meredith... non è il momento.» replicò Richard guardandosi attorno e sperando che nessuno lo vedesse parlare con lei. «E poi...»
«E poi un cazzo.» replicò lei, «Un mese è passato e tu non l'hai ancora lasciata, anche se me lo avevi promesso.» disse, «Sono incinta di due mesi.» ripeté. «Di tuo figlio.»
Richard deglutì, «Meredith...» mormorò, «Non fare così.» disse, «Non puoi inventare una cosa del genere.» disse, «Non è giusto.»
Meredith lo fissò e desiderò che un treno sbucasse dal nulla e che lo investisse, «Non sto inventando nulla, sono incinta.» disse. «E tu sei stronzo se pensi una cosa del genere.» sputò, afferrò dei fogli e li lanciò verso Richard, «Sono solo le fotocopie, se vuoi vedere gli originali chiamami.» disse e partì, senza guardare cosa facesse Richard.
Lui la fissò andarsene, poi si chinò, afferrò i fogli e li guardò, capendoci poco: intuì che l'ultima mestruazione di Meredith risaliva al venti gennaio, e che era incinta di otto settimane e quattro giorni e che in quel momento era nella nona settimana di gestazione. Fissò i fogli, chiedendosi come potesse fare una cosa del genere. Li fissò ancora, poi li strappò e li gettò in un cestino lì accanto, non riuscendo a credere che Meredith potesse mentirgli. Lui voleva lasciare Rosalie, ma Meredith gli stava mettendo fretta. Il suo cellulare squillò e lui seppe che era Rosalie ancora prima di prenderlo dalla tasca, così entrò in auto e partì.

***

Maggio.

Meredith si accarezzò la pancia e pensò a quanto fosse tutto così difficile. I suoi genitori e suo fratello e sua cognata avevano preso bene la notizia, ignorando il fatto che lei sarebbe stata una madre single. Le sue amiche — Claire, Marissa e Alexia — si era auto-elette a “zie”, e continuavano a trascinarla da un negozio all'altro, alla ricerca di vestitini, scarpine e giocattoli per il bambino. Meredith aveva scoperto una settimana prima che avrebbe partorito un maschio.
Richard non si era fatto più sentire, così lei aveva deciso di andare da lui, entrare nell'ufficio e sbattergli sulla scrivania le ecografie e la morfologica. Non voleva niente da lui, tranne che informalo.
Si bloccò quando l'ascensore si aprì, prese un respiro profondo e vide che l'uomo che parlava con Richard si stava alzando, così trasse le ecografie dalla busta e si avvicinò.
«Questo è tuo figlio.» esclamò mettendole sulle scrivania, «Fai quello che vuoi, io ti ho informato.» disse, ignorando che tutto l'ufficio si era girato per osservare la scena.
«Io...» deglutì Richard, «Io... si sbaglia.» gracchiò, «Non la conosco.»
Meredith si trattenne dal dargli un ceffone, «Quanto sei senza palle, Richard.» disse, «Neghi l'evidenza?» chiese, «Neghi di essere venuto a letto con me, tradendo Rosalie?» disse alzando la voce. «Sei senza spina dorsale, stronzo.» sputò, recuperò i fogli, quasi strappandoli dalle mani di Richard.
«Non è vero.» disse lui, «Meredith,» sospirò «non puoi inventarti una cosa del genere e usare l'ecografia di un'altra persona.» disse, «Meredith!» esclamò quando lei lo schiaffeggiò, «Meredith.» chiamò fissandola andarsene.
Lei non lo ascoltò e una volta fuori dall'edificio pensò a quanto fosse stronzo Richard. L'aveva accusata di mentire. E la pancia non l'aveva vista?
Entrò in un bar lì vicino, iniziando a sentire lo stomaco brontolare — e si accorse che mancavano dieci minuti a mezzogiorno —, si accomodò al tavolo e ordinò un petto di pollo con patatine fritte e una coca cola.
Stava mangiando un pezzo di pane quando Richard entrò nel bar. «Come ti sei permessa?» sibilò, «Come?»
Lei lo guardò appena, «È tuo diritto saperlo.» rispose, «Visto che non ti fai mai trovare dovevo pur dirtelo.»
«Questo è un colpo basso.» replicò lui posando le mani sul tavolo, «Inventarti una cosa del genere per costringermi a lasciare Rosalie...» scosse la testa, «È meschino.»
Lei si alzò e posò le mani sulla pancia, «Non ho inventato nulla.» disse, «Qui dentro c'è il figlio che abbiamo concepito.»
«Non è vero.» disse Richard, scuotendo la testa e chiedendosi come potesse farle una cosa del genere, «Menti.»
Lei lo guardò e si sedette di nuovo. «Vattene.» disse, «Sparisci dalla mia vita.» sibilò e fissò Richard uscire dal locale. Pensò che fosse stupido e che la colpa fosse anche di Albert. Se lui non avesse fatto quella stronzata, forse lei e Richard sarebbero stati insieme.
Odiò Albert e odiò anche Richard.
E odiò anche se stessa.

«Meredith.» chiamò Richard, «Meredith.»
«Che c'è?» mormorò lei voltandosi e chiedendosi se fosse ingrassato dall'ultima volta che lo aveva visto, a febbraio. «Vuoi dirmi che non mi credi?» sbottò, «Guarda che possiamo andare nel primo studio ginecologico che troviamo, eh.» disse, «Io non ho nessun problema a dimostrare che sono incinta.» esclamò «E neppure a fare un test del DNA.»
«Meredith...» sospirò Richard, infilando le mani nelle tasche e pensando che fosse bellissima, certo aveva qualche chilo in più ma era sempre bella. «Perché fai così?» domandò, «Non puoi inventarti una cosa del genere!» sbottò, «Per costringermi a lasciarmi mia moglie!»
«Non sto mentendo!» gridò lei, «Mi hai messo incinta, idiota!» esclamò, «Io vengo qui, con le analisi, le ecografie e tu...» disse, «E tu pensi che ti stia prendendo per il culo?» soffiò, troppo stanca per combattere, «Bhe, non ti meriti nulla.» disse, «E comunque lo so, lo so che non lascerai mai tua moglie  per me, perché tu sei la sua foca ammaestrata, il suo cagnolino, sei il suo burattino e lei ti rigira come vuole.» continuò, fissando Richard che la guardava, «E tu fai tutto quello che dice! Se ti dicesse di buttarti sotto un treno di farlo perché altrimenti non vedresti più i bambini, tu che fai? Ti butteresti? Sì!» esclamò
«Meredith...» sospirò Richard, «Non fare così.» disse come se stesse parlando con una bambina piccola, «Lei...»
«Io me ne vado.» sputò Meredith, «Sai dove trovarmi.» disse, si voltò e si allontanò, lasciando Richard in preda alle domande.
“Perché fa così?” si domandò lui, “Perché non capisce?” pensò, poi si allontanò, pensando che non poteva essere vero che Meredith avesse inventato una cosa del genere.

***

Meredith sospirò, si coprì il viso con le braccia e scoppiò a piangere. Sapeva che era colpa degli ormoni, ma era Richard che la faceva infuriare: aveva disattivato il numero con il quale la chiamava.
«Tutto bene?»
Meredith spostò le mani dal viso, «Cosa?» pigolò trovandosi davanti un ragazzo della sua eta, con i capelli castani e gli occhi verdi.
«Stai piangendo.» commentò lui, «Tutto bene?» ripeté, «Stai male?»
«Certo che sto male.» squittì lei. «Stavo con uno sposato, poi il mio migliore amico mi ha fatto seguire da un investigatore privato e ha mandato le foto alla moglie di lui e quello stronzo di Richard se ne è andato. Ci siamo visti un paio di volte, io sono incinta di suo figlio e quello stronzo non ci crede, pensa che mi sia inventata tutto.» confessò.
Il ragazzo la guardò per un'istante, «Mi dispiace.» disse, «Hai bisogno di qualcosa?» chiese.
Lei si soffiò il naso, «Dovrei essere io a chiedertelo.» mormorò, la voce che tremava.
Il ragazzo sorrise, «Già trovato, grazie.» esclamò posando sul bancone un paio di candele alla citronella.
Meredith fece il conto senza smettere di singhiozzare, infilò le candele nel sacchetto e lo porse all'altro insieme al resto, «Buona giornata.» pigolò.
«Sicura di non volere nulla?» chiese lui infilando le monete in tasca, «Nemmeno un latta caldo? Un dolcetto?» domandò, «Un po' d'acqua, almeno.»
Meredith annuì, «Un dolcetto andrebbe bene.» mormorò passandosi le dita sulle guance, «Grazie.»
«Vuoi venire al bar qua di fronte?» domandò lui, «Mi chiamo Caleb.» si presentò e Meredith strinse la sua mano, presentandosi a sua volta.
Lei abbozzò un sorriso, «Aspettami, torno subito.» disse e andò in bagno per sciacquarsi il viso e prendere la borsa. Una distrazione era quello che ci voleva. Era solo un cliente gentile, che si preoccupava per lei.

***

Quindici mesi dopo.
Richard fissò Meredith e il bambino che teneva fra le braccia. Non la vedeva da quasi un anno e mezzo, guardò il bambino, i capelli biondi e si chiese chi fosse. Che Meredith facesse la baby sitter? Che quello fosse suo nipote? Le si avvicinò, «Meredith.» mormorò.
Lei si voltò e spalancò gli occhi, «Richard.» soffiò, «Cosa ci fai qui?» domandò.
«Controllare la casa.» rispose lui e allungò una mano verso il bambino che lo fissò e nascose il viso contro il collo di Meredith, «Bel bambino.» commentò con un sorriso, «Come si chiama tuo nipote?»
Meredith sospirò, «Non è mio nipote.» disse, «È mio figlio.» esclamò, «Si chiama Jackson.»
Richard sbiancò e sentì la terra tremargli sotto i piedi, «Tuo figlio?» squittì, «E come? Cosa?» balbettò, «Quanti tempo ha?» chiese, «E chi è il padre?» domandò, sentendosi male all'idea che Meredith fosse andata a letto con un altro.
«Ha quasi quindici mesi,» rispose Meredith «fai un po' i conti e poi dimmi tu chi è il padre.»
Richard spalancò la bocca, «Io?» soffiò portandosi le mani al petto, «È mio figlio...» mormorò non riuscendo a crederci, «Perché non me l'hai detto?» domandò, «Avevo il diritto di saperlo!»
Lei lo fissò, «Io ti avevo detto di essere incinta.» replicò,  «Ti avevo portato anche le ecografie...» gli ricordò, «Ma tu non mi hai creduto.» sospirò, «Cos'è, oltre a essere senza palle hai anche la memoria corta?» domandò, «Scusami, ma dobbiamo andare.» disse e si allontanò, Richard la fissò avvicinarsi a un ragazzo dai capelli castani e grandi occhi verdi, che abbracciò Meredith e la baciò sulle labbra, per poi fare una carezza al bambino.
Richard si sentì male: aveva un altro figlio e lo aveva scoperto per caso. Aveva un figlio con Meredith. Non sapeva il giorno della sua nascita, non sapeva cose gli piacesse, non lo conosceva. Lei glielo aveva detto ma lui non aveva creduto a una sola parola e si pentì di averlo fatto.
Mentre tornava alla macchina si disse che sarebbe rimasto lì un altro paio di giorni, invece di tornare subito a casa. Voleva conoscere suo figlio. Voleva conoscerlo, dargli il suo cognome e crescerlo.
Il suo cellulare squillò e lo prese, fissando il nome di sua moglie che lampeggiava sullo schermo. «Pronto?» rispose.
«La casa?» domandò Rosalie.
«È ancora in piedi.» rispose.
«Ti sento strano, non è che hai visto quella sgualdrina, eh?»
Richard sospirò, «Ci siamo incrociati, ma ci siamo solo salutati.» disse, evitando di menzionare il bambino.
«Torna subito a casa!» strillò Rosalie, «Non voglio che tu la veda!» continuò, «Torna a casa!»
«Tesoro mio, devo pranzare.» mormorò Richard.
«Torna a casa.» ripeté la moglie. «Non voglio che stai dove c'è quella rovina famiglie.»
Richard trattenne un'imprecazione: lui voleva stare con Meredith! «Tesoro, sono in piedi dalle quattro, ho fame e vorrei riposarmi un paio d'ore prima di spararmi quattro ore di viaggio.» 
«Vieni a casa.» ripeté Rosalie. «Pensa ai bambini, Richard. I bambini.»
Lui inspirò a fondo e chiuse gli occhi, «Tesoro, sono stanco, devo riposarmi.»
«I bambini!»
Richard sospirò, erano passati più di due anni  da quando se ne era andato, lasciando Meredith e la ferramenta ma quella minaccia — quella di portargli via i bambini — c'era sempre, come una spada di Damocle che gli sfiorava la testa, «Lo capisco, Rosalie, ma se mi viene un colpo di sonno faccio un'incidente.»
«Hai ragione.» disse Rosalie, «Fai così: mangi, ti fermi in un motel, mi chiami, mi dici qual è e in che stanza sei e poi mi porti la ricevuta, okay?»
«Va bene.» acconsentì lui, «Vado a cercare un ristorante.» disse.
«Portami lo scontrino.» disse Rosalie, «Pensa ai bambini.» ricordò, «A dopo.» esclamò e riattaccò.
Richard sospirò, mise via il cellulare ed entrò in auto, dimenticandosi di Meredith, del bambino — aveva già scordato il nome — e del ragazzo sconosciuto che aveva baciato la ragazza.

***

Fu solo un paio di settimane dopo che Richard rivede Meredith e il bambino: era a una città a un paio d'ore di distanza da casa sua, insieme a dei colleghi. Stava per entrare nel ristorante quando li vide, disse ai colleghi che sarebbe arrivato subito e raggiunse Meredith.
«Richard.» esclamò lei passando il bambino da un fianco all'altro.
«Meredith.» disse lui, «Dobbiamo parlare.» esclamò, «Di noi, di nostro figlio...»
Meredith sospirò, un sospiro triste e carico di nostalgia, fissò il figlio, alzò lo sguardo fissando gli occhi scuri di Richard, «Non c'è un noi, Richard.» disse, «E non c'è un nostro figlio.» aggiunse. «Lui è solo mio.» esclamò, «Se volevi potevi parlare con me due settimane fa ma non l'hai fatto.» disse, «Scommetto che ti ha chiamato tua moglie e ti ha strillato di pensare ai bambini.» esclamò e sorrise quando lui abbassò lo sguardo, «Ho ragione.» sospirò, «Non te ne frega nulla di noi, non te ne è mai fregato nulla di me.» disse. «E ora scusami, ma ho un impegno.»
«Meredith.» soffiò Richard posandole una mano sulla spalla,  «Per favore... scusami.» disse, «Mi dispiace.»
«Devo andare.» disse lei, «Ciao.» esclamò e si voltò, lasciando Richard con la mano ferma a mezz'aria. Inspirò a fondo, dicendosi che doveva parlarne con qualcuno, sospirò ed entrò il ristorante.

***

«Devo dirti una cosa.» mormorò Richard tormentandosi le mani e gli occhi bassi.
«Cosa?» domandò Rosalie sedendosi accanto a lui sul divano con la tappezzeria con grossi fiori.
«Oggi ho visto Meredith.» mormorò, «Stavo entrando al ristornate con Mike e gli altri e l'ho vista.» confessò e fissò la moglie. «Aveva un bambino.» disse, «Mio figlio.» mormorò, «È mio figlio.» disse, deglutì e alzò il viso.
Rosalie lo fissava, gli occhi sbarrati. «Sei sicuro?» domandò.
Richard annuì, «È mio.» disse, «Mi assomiglia.»
Rosalie si alzò in piedi, «Devo parlare con mia madre.» disse e andò in camera e Richard la osservò, chiedendosi se avesse fatto la cosa giusta. Sua moglie tornò dopo una decina di minuti, «Mi madre ha una soluzione.» disse sedendosi di nuovo, «E io ti perdono solo se fai quello che dice lei.» esclamò, «Pensa ai bambini, tesoro.» soffiò prendendogli le mani, «Pensa a loro.»
Richard annuì, avrebbe fatto qualsiasi cosa per non perdere i suoi figli.

***

Meredith sollevò il telefono, «Ferramenta Stocks, come posso aiutarla?» esclamò.
«Meredith... sono Richard.»
Meredith inspirò a fondo, «Cosa vuoi?» sbottò, «Mi pare di essere stata chiara, l'altro giorno.» esclamò.
«Voglio vedere mio figlio.» disse Richard, «Per favore.» supplicò, «Ti prego.»
Meredith strinse a pugno la mano libera, «Mi sembra un po' tardi, ora.» disse, «Ricordi cosa è successo quando ti ho detto di essere incinta?» domandò e rimase in attesa.
«Io... scusa.»
«È tardi.» disse Meredith. «Ti ho dimenticato.» aggiunse, «Ho smesso di amarti il giorno in cui sei uscito da casa mia, lasciandomi in lacrime sul pavimento.»
Richard annaspò, «Ma... Meredith...» soffiò sconvolto, «E quando sei venuta a casa mia?» chiese.
«Era solo la classica scopata d'addio.» rispose lei. Non pensava più a lui da quando aveva sentito quelle parole, quando Richard non aveva voluto credere né al test di gravidanza, né alle beta e neppure all'ecografia. Lui non le aveva creduto e lei aveva smesso di amarlo, di colpo, come se qualcuno avesse premuto un interruttore.
«Co... cosa? Meredith, no!» strillò lui, quasi terrorizzato da quello che aveva appena sentito, «Non puoi.» disse, «Non puoi impedirmi di vederlo e  riconoscerlo.» aggiunse.
«Richard, ascoltami: è quasi un anno e mezzo che non ti fai sentire.» disse lei, esausta, «Sapevi che ero incinta, sapevi dove trovarmi ma non hai mai mosso il culo perché la tua adorabile mogliettina ti tiene per le palle.» continuò, «Ho un cliente.» disse e riattaccò.

Richard fissò sconvolto il telefono. Meredith aveva riattaccato e aveva fatto capire che non gli avrebbe fatto vedere il bambino. La richiamò, sul cellulare e la chiamata fu deviata alla segreteria, «Meredith, ti prego... ascoltami.» disse, «È anche mio figlio e ho il diritto di vederlo!» gridò, «Non puoi impedirmelo, non puoi.» singhiozzò, «Mi sei mancata tanto... ti amo, Meredith.» soffiò, «Chiamami, ti prego, dobbiamo parlare.» disse e chiuse la chiamata con un sospiro. Quello che gli aveva detto Rosalie non gli piaceva, ma se non lo avesse fatto lei gli avrebbe portato via i bambini e lui non voleva. Ripensò a quello che Meredith gli aveva detto poco prima: “Rosalie ti tiene per le palle.”
Sospirò, pensando che forse aveva ragione, ma lui non voleva perdere i suoi figli e in più Meredith non conosceva il rapporto che c'era fra lui e Rosalie.

***

«Non puoi farlo!» gridò Richard, stringendo i pugni e pensando che Meredith non poteva fargli tutto ciò «Non puoi impedirmi di vederlo!» urlò, «È anche mio figlio!»  gridò. Era andato di nuovo da Meredith, chiedendole un'altra volta di vedere il bambino — era da quando lo aveva visto per la prima volta, un mese e mezzo prima, che ci pensava quasi tutti i giorni.
«Adesso è tuo figlio?» ribatté lei, sarcastica, «E prima?» fece, «Quando ti ho detto che ero incinta e tu mi hai risposto che non dovevo usare certi giochetti? Che non potevi lasciare Rosalie perché altrimenti non ti avrebbe più fatto vedere i bambini?» sbottò, «Prima non lo era, non ci credevi nemmeno. Scommetto che lo fai solo perché te lo ha detto Rosalie, vero?» domando e lo fissò, deglutì sentendosi improvvisamente stanca, svuotata di tutte le energie. Sospirò, «Ho ragione, vero?» chiese passandosi una mano sul viso, come se potesse togliersi tutta la stanchezza di dosso con quel semplice gesto. «Ho ragione.» sospirò, «Tu lo fai solo perché te lo dice tua moglie.»
«Pensavo... io...» balbettò lui, «Io non voglio perdere i miei bambini.» disse.
«Bhe, dovevi pensarci prima.» replicò lei, si girò e si allontanò a grandi passi.
«Dove vai?» gridò lui, «Aspetta!» esclamò e la raggiunse di corsa, «Meredith.»
«Vado dove cazzo voglio.» ringhiò lei, «A pranzo, per la precisione.» disse, «Addio.» aggiunse e si voltò di nuovo, attraversò il parcheggio dietro la ferramenta e salì in auto, lasciando lì Richard che continuava a chiedersi perché Meredith facesse così, perché gli impedisse di vedere di vedere il bambino. Sospirò, dicendosi che, visto che le richieste non avevano funzionato, sarebbe passato alle maniere forti.

***

«Meredith?» chiamò Caleb inginocchiato accanto alla giostrina a molla a forma di cane.
Lei lo guardò e sorrise, «Sì?» fece. Il ragazzo fece un semplice gesto con la testa, Meredith si voltò e il sorriso si spense. «Cosa volete?» domandò quando fu raggiunta da Richard e Rosalie.
«Siamo qui per proporti un accordo.» esclamò lei e Meredith pensò che la sua voce somigliasse allo starnazzare di un'anatra.
«Che accordo?» mormorò Meredith e indietreggiò, lanciando di tanto in tanto un'occhiata al bambino. Ma c'era Caleb, era al sicuro con lui. E comunque era in un parco frequentato da mamme, nonni e bambini: non erano completamente soli. Un qualcosa le suggeriva che i due non avessero buone intenzioni.
«Per i turni di visita al bambino.» rispose Richard e Meredith lo detestò. Sapeva bene come si chiamasse, eppure non pronunciava il suo nome. Pensò che se lo fosse dimenticato.
«Quindi?» sospirò. «Vorrei ricordati che sapevi della sua esistenza da un pezzo.» ricordò. 
«A week end alternati.» disse lui, «Naturalmente saresti nostra ospite.» sorrise.
Meredith spalancò gli occhi, «Vostra ospite?» sbottò, «Non se ne parla nemmeno!» disse. «Se vuoi venire a vedere Jackson, muovi il culo e vieni tu qui, frega cazzo se Miss Acidità non vuole.» esclamò, «O vieni o niente.»
«Meredith, non hai capito.» sospirò Richard e scosse la testa. «Vogliamo l'affidamento del bambino e tu verrai a vederlo due volte al mese, a casa nostra.»
Meredith reagì ancora prima di pensare di farlo: fu un attimo e la sua mano chiusa a pugno si scontrò contro la guancia di Richard, «Vuoi l'affidamento di mio figlio?» strillò, «Dopo che non hai creduto che fossi incinta, dopo che sono venuta da te, con gli esami e l'ecografia in borsa e tu mi hai cacciato? Dopo avermi promesso mari e monti dopo aver scopato con me?» gridò, «Tu non c'eri, non ci sei e non ci sarai!» continuò, «E impedirò che tu veda il bambino.»
«Tu lavori tutto il giorno, io invece sto a casa e posso occuparmi di lui.»
Meredith fissò Rosalie, «Taci, nessuno ti ha interpellato.»
«Posso essere una madre migliore di te, io.» disse Rosalie, «Abbiamo già parlato con un avvocato.»
Meredith si avvicinò a Rosalie, sentendosi una tigre: nessuno poteva portarle via il bambino. 
«Meredith,» esclamò Richard «noi possiamo offrirgli una vita più bella, una vera famiglia.»
Meredith scoppiò a ridere. «Una vera famiglia.» esclamò, «Una vera famiglia, già. Con te che tradisci tua moglie sotto il suo naso.» disse, «Che bella famiglia.»
«Non fare così.» esclamò Richard e lei odiò il suo tono accondiscendente, sembrava che stesse parlando con un bambino di due anni.
«Non parlarmi come se fossi cerebrolesa.» sputò Meredith fissando l'uomo che aveva amato così tanto da stare male, «Avete interpellato un avvocato? E con quali solidi?» chiese, «Se non sbaglio vivete ancora in un bilocale, i bambini dormono nella vostra stanza... come fareste con tre bambini?» disse, «Io ho una casa di proprietà con tre camere da letto, ho una mia attività...» continuò, «E ho più soldi di voi, visto che mio fratello non si gioca pure le mutande al casinò, cavalli o su qualunque cosa scommettesse.» disse e sorrise, sapendo di avere ragione.
Richard strinse le labbra e si toccò il viso: la guancia, lo zigomo e le labbra gli facevano male, non credeva che Meredith avesse così tanta forza — non credeva nemmeno che fosse capace di dare un pugno. «Meredith... è mio figlio.» sospirò.
«No.» replicò lei, «Non lo è.» disse, «Se lo fosse stato ti saresti occupato di lui fin dall'inizio e non mi avresti trattato come una demente.» continuò, «Ti ho dato tante occasioni ma tu le hai sprecate tutte.» disse e si accorse che Rosalie non c'era, sentì suo figlio gridare, Caleb esclamare “Lascialo!” e si girò, «Cosa fai, stronza?» gridò, avvicinandosi a Rosalie che aveva preso in braccio il bambino.
«Lo cresciamo noi il bambino.» replicò lei.
Meredith deglutì, chiuse gli occhi e quando li riaprì iniziò a gridare. Gridò: «Aiuto, mi stanno portando via mio figlio! Vogliono rapirlo! Aiuto! Aiutatemi, per favore!»
Immediatamente alcuni anziani, che giocavano a bocce nel campo lì accanto accorsero, circondando i quattro e il bambino.
«Meredith!» strillò Richard, spaventato. «Io sono il padre.» si giustificò.
«No.» replicò lei, «Il padre non c'è.» disse e riprese in braccio Jackson, cullandolo e sussurrandogli all'orecchio di stare tranquillo, che andava tutto bene, che quelle persone cattive andavano via.
«Meredith, andiamo via.» esclamò Caleb posandole una mano sulla schiena. Odiava Richard da quando Meredith gli aveva raccontato di lui e lo odiava ancora di più in quel momento, dove voleva portare via Jackson a sua madre, e solo per un capriccio. Era sicuro che fosse solo un capriccio, quello di Richard, e che non volesse veramente occuparsi di Jackson.
Lui, Meredith e il bambino si allontanarono da Richard e Rosalie, che erano stati lasciati in pace dei vecchietti ed erano rimasti lì, fermi, immobili, a guardarli.
Richard sapeva che Meredith aveva ragione: vivevano in un bilocale — camera da letto, bagno e soggiorno con angolo cottura, neanche trentacinque metri quadri — avevano ancora un sacco di debiti e non potevano permettersi uno di quegli avvocati che venivano definiti “squali”, avevano scelto uno di quelli che costava meno.
«Rosalie?» chiamò Meredith voltandosi verso di loro, «Il parquet della camera è ancora rotto?» chiese, «E comunque... le tendine rosse, viola e gialle del bagno fanno a pugni con il pavimento blu...» aggiunse e si voltò di nuovo, allontanandosi insieme a Caleb
«Ma... cosa!?» strillò Rosalie, «L'hai portata in casa nostra? Quella sgualdrina?» gridò e colpì Richard con uno schiaffo, «Stronzo.» piagnucolò, «L'hai portata a casa nostra!» disse, «Casa nostra! Come ti sei permesso!» lo colpì ancora.
«Scusa.» mormorò lui, «Basta.» disse ricevendo l'ennesimo schiaffo. Fissò Meredith che si stava allontanando con quel ragazzo di cui ignorava il nome, fissò le loro mani, le dita intrecciate e la testolina del bambino — aveva già scordato il nome — posata sulla testa del bambino posata sulla spalla di Meredith e si pentì di tutto quanto. Di non aver lasciato Rosalie, di essersi fatto condizionare da lei e dai suoi genitori, di non aver creduto a Meredith. Pensò che quel bambino sarebbe cresciuto senza di lui, senza un padre. Che sarebbe cresciuto con quel ragazzo che stringeva la mano di Meredith.
«Richard!»
Lui deglutì e si voltò verso Rosalie, «Sì?» fece.
Rosalie fece una smorfia, «Non guardarla.» ordinò, «Andiamo dall'avvocato.» disse, «Ne scegliamo uno bravo, così avremo quel bambino.»
Lui la fissò e sospirò, «E con quali soldi?» chiese.
Lei incrociò le braccia al petto, «Chiederemo un prestito.» disse.
Richard sospirò — di nuovo —, «Sarebbe il terzo.» le ricordò, «Rosalie, tesoro... lascia stare.» disse, anche se non avrebbe voluto lasciar perdere la questione, quel bambino era suo figlio e lui aveva il diritto di vederlo.
«Dobbiamo farlo.» replicò lei strattonandolo, «Pensa ai bambini, Richard, pensa a loro.» disse e lui la guardò, sospirò e annuì.

***

L'avvocato che avevano trovato era molto bravo, a quanto avevano sentito. Non perdeva mai una causa ed era specializzato nell'affido dei bambini.
«Vuole l'affido esclusivo del bambino della sua amante, ho capito bene?» domandò il signor Winchester, fissando Rosalie e Richard, seduti di fronte a lui, dall'altra parte della grande scrivania in mogano.
«Sì.» Richard annuì.
«E come si chiama la madre del bambino?» domandò l'avvocato.
«Meredith Stocks.» rispose Richard, aggiungendo dove abitasse e che lavoro facesse.
«Sta tutto il giorno in ferramenta, sicuramente il bambino starà al nido...» disse Rosalie, sprezzante, «Io sono a casa, invece,» annuì «posso occuparmi di lui meglio di lei.» disse, scordandosi di dire che anche lei aveva mandato i figli al nido, anche se non lavorava e poteva tenerli a casa con sé.
L'avvocato annuì, «Ho capito.» disse, «Potete scusarmi un momento?» disse e si alzò, disse alla segretaria di offrire qualcosa ai due e sparì dalla vista della coppia.
«Rosalie,» mormorò Richard «costa cinquecentocinquanta dollari l'ora.» sussurrò, «È troppo!» disse, «Fra l'affitto, le bollette, i debiti, i tuoi vestiti, la scuola e l'asilo non ci rimarrà nulla per mangiare.» le ricordò per l'ennesima volta.
«I bambini.» squittì Rosalie, «Pensa ai nostri figli.»
«Piantala con 'sta storia.» ringhiò Richard, ringraziò la segretaria che aveva portato loro dell'acqua, «Rosalie, basta ricatti.» disse e sospirò, «Io voglio vedere mio figlio, non voglio che viva con me perché tu mi minacci.»
Rosalie fece una smorfia offesa, «Richard, noi avremo la custodia di quel bambino.» replicò, «Altrimenti tu te ne vai e non vedrai più Emily e Chris.»
Richard sospirò e annuì, anche se non avrebbe voluto farlo, anche se “Tua moglie ti tiene per le palle.”, anche se non aveva tutti quei soldi e l'idea di accollarsi un altro finanziamento non lo entusiasmava.
L'avvocato tornò e si sedette. Prese un lungo respiro, «Mi dispiace ma sono costretto a rifiutare.» disse.
«Cosa? Perché?» strillò Rosalie, «I solidi li abbiamo.» disse.
Winchester li fissò e scosse la testa, «Non è per i soldi.» spiegò, «Il problema è il conflitto d'interessi.» disse, «Meredith Stocks è la fidanzata  e futura moglie di mio figlio Caleb.»
Richard spalancò gli occhi, «Cosa?» gracchiò.
«E quindi non ci aiuta?» strillò Rosalie, «La paghiamo, eh!» disse, «I soldi non sono un problema. Vogliamo quel bambino perché quella lavora tutto il giorno e non è una buona madre.»
«Signora,» disse l'avvocato «so tutta la storia.» disse, «E voi volete l'affidamento di mio nipote solo per un capriccio. Non sapete neppure il suo nome.»
«Sì chiama Joshua.» replicò Richard e deglutì quando vide l'occhiataccia di Winchester.
«No.» replicò l'altro, «Ha sbagliato.» disse, «Potete rivolgervi ad un altro avvocato, ma non so quanto vi converrà: Meredith ha le prove che lei, Richard, sapesse della gravidanza, gravidanza che ha ignorato, e si capisce benissimo che il vostro è un capriccio.»
«Non ci aiuta?» squittì Rosalie, «Che razza di avvocato è?»
«Tesoro,» Richard le strinse la mano «andiamo.»
Uscirono dallo studio, dopo aver pagato centocinquanta dollari.
«Andiamo da un altro avvocato.» esclamò Rosalie.
«No.» disse Richard, «Rosalie, ascoltami: se insistiamo rischiamo che ci portino via i bambini perché andremo a vivere sotto un ponte per via dei debiti.» sospirò, «Lo vuoi? Vuoi questo? Perché succederà, Rosalie. Tolte tutte le spese ci rimangono trecento dollari scarsi, se facciamo un altro finanziamento non ci rimane più nulla.»
«I bambini.» disse Rosalie, «Pensa a loro.» ripeté, ignorando le parole del marito.
Richard sospirò, «Vuoi continuare?» domandò, «E allora trovati un lavoro!» gridò, «O rinuncia alla donna delle pulizie, visto che sei sempre a casa. Rinuncia ai vestiti, visto che non c'è più spazio.» disse, «Io mi fermo qui.» esclamò.
«Pensa ai bambini.» ripeté Rosalie, «Dirò ai miei di aiutarci.»
Richard si ritrovò ad annuire, come sempre.

***

Era la fine di Settembre e Meredith non sentiva o vedeva Richard da un paio di mesi e  si era sentita sollevata: sapeva che nessuno le avrebbe portato via il bambino per darlo a due persone che lo volevano solo per uno stupido capriccio.
Fissò Jackson che gattonava sul pavimento e lo sollevò, ridendo quando il bambino lanciò un urletto di protesta, «È ora di fare la colazione, giovanotto.» disse sistemandolo sul seggiolone. Il bambino sbatté i pugni sul ripiano del seggiolone strillando. «Su. Fai il bravo...» disse Meredith e gli baciò la testolina, sfiorando i capelli biondi.
«Pronti?» esclamò Caleb entrando in cucina, le braccia tese sopra la testa.
«Dobbiamo fare colazione.» esclamò Meredith assicurandosi che le cinghie che tenevano il bambino fossero assicurate.
«Pensavo di farla fuori.» sorrise Caleb e si chinò per baciare la testa del bambino, che lo guardò ridendo.
Meredith fece una smorfia, «Ho già fatto il caffè.» sospirò, «E Jackson ha fame.» disse.
Caleb scrollò le spalle, «Nessuna legge vieta di farne due.» disse e si versò una tazza di caffè, mentre Meredith infilava dei biscotti granulari nel biberon del bambino, «Lo vuoi?» domandò indicando il caffè e Meredith annuì prima di dare il biberon al bambino che lo afferrò e iniziò a ciucciare.
Fecero colazione, poi salirono sull'auto di Meredith, diretti alla concessionaria. Caleb non era originario della città della ragazza, ma aveva sempre vissuto a tre ore circa da lì e si era trasferito per lavoro dove viveva Meredith una settimana prima che si conoscessero.
Caleb era stato paziente e aveva subito fatto amicizia con Greg, Alexia, Marissa e Claire e, piano piano, era riuscito a fare breccia nel cuore di Meredith, diventando prima suo amico e poi il suo compagno.
In un paio d'ore arrivarono alla concessionaria — il proprietario era amico del padre di Caleb — e Meredith strinse la mano di Jackson, che era intenzionato a toccare tutte le auto presenti in salone.
L'auto di Caleb era distrutta — era in un parcheggio quando un'altra auto, guidata da una vecchietta, gli era andata addosso, distruggendone il cofano e parte della fiancata destra, e rendendola inutilizzabile.
«Prendiamo questa!»
Meredith si bloccò e voltò piano il viso, fissando Rosalie dall'altra parte dell'enorme salone, accanto a una Maserati blu notte.
«Costa troppo, Rosalie!» ribatté Richard.
Rosalie fece una smorfia e si aggrappò alla camicia di Richard, «Tesoro, per favore... papà ha detto che metà la paga lui.» cinguettò, «Mi piace.»
Meredith scosse la testa. Prima sembrava che Richard dovesse spendere soldi per un avvocato per poter vedere Jackson, adesso, invece, voleva prendere un'altra auto. E una che costava come una casa, per giunta. Meredith si sentì offesa: l'avvocato per la custodia dei figli no, ma migliaia di dollari per un auto  sì. 
«Ha l'aria di una che si schianterebbe contro il primo palo disponibile.» ridacchiò Caleb.
Meredith alzò le spalle, «Non prendere una roba del genere, altrimenti non ci sta il seggiolino.» disse. 
«Eravamo d'accordo per il SUV, mi pare.» replicò Caleb con un sorriso.
Meredith sorrise, «Lo so.» disse, «Dai, scegliamolo.» esclamò allegra, ignorando Richard che cercava di far cambiare idea a Rosalie. Era cambiato dall'ultima volta che l'aveva visto: i capelli cominciavano a stempiarsi, le rughe sul viso erano aumentate e aveva preso almeno una decina di chili.
Si avvicinarono a un SUV nero e Caleb aprì la portiera e rise quando il bambino cercò di sfuggire dalle braccia di Meredith per toccare i sedili.
Mentre Meredith cercava di impedire a Jackson di strusciare il ciuccio pieno di saliva sul poggia testa, Richard alzò il viso e si bloccò alla loro vista.
Scosse la testa e pensò che Meredith l'aveva sostituito in fretta, dopo che aveva giurato di amarlo per sempre.  «Rosalie...» sospirò, «No.» disse, stanco e fissò i bambini che correvano nel parcheggio e li richiamò, sgridandoli, dicendolo loro che non potevano correre nel parcheggio, perché era pericoloso. «Non possiamo permetterci una Maserati.» sbottò, «Scegline un'altra, tesoro.» sospirò.
Rosalie fece una smorfia e si accorse anche lei della presenza di Meredith, la vide avvicinarsi a un grosso SUV blu, «Voglio quello.» disse indicandolo. «Proprio quello.»
Richard si passò le mani sul viso, «Tesoro, anche quello costa troppo.» disse, «Qui è tutto troppo caro, per noi.»
Rosalie fece una smorfia, «Ma io lo voglio!» protestò, «Rinuncio alla donna delle pulizie...» cinguettò, «Per favore... verrà solo due volte al mese.» disse, «Tesoro... pensa a come saranno contenti i bambini.» disse, «Pensa a loro.»
“Rosalie ti tiene per le palle.” pensò Richard, «Va bene.» acconsentì, “Sei il suo cagnolino.” «La prendiamo.» disse e sorrise, abbracciando Rosalie che si era buttata fra le sue braccia.
Il capitolo “chiediamo la custodia di Joshua” — o era Jackson?, Richard non se lo ricordava — era durato meno di una settimana: Rosalie si era stufata di girare fra avvocati e aveva preferito spendere quei soldi per altro, prima per un nuovo forno autopulente, anche se quello vecchio — un semplicissimo forno — funzionava ancora, adesso voleva un'auto nuova. E Richard aveva accantonato il pensiero di quel bambino in un angolo remoto della sua mente.
Anche in quel momento si dimenticò di lui, mentre Rosalie gli sussurrava all'orecchio: «Piace tanto ai bambini, Richard. Pensa a loro, Richard. I bambini, Richard.»

***

«Jackson!» esclamò Meredith, «Lascialo stare.» disse, «Non si gioca con questo.» aggiunse e spostò il segna tavolo fuori dalla portata del figlio, «Tieni.» gli baciò la testa porgendogli una macchinina rossa.
Il bambino l'afferrò e la strinse trillando e sorridendo, «Mia!» esclamò, «Mia.» ripeté, «Pappa?» domandò.
«Arriva subito.» rise Caleb scompigliandogli i capelli, spostò lo sguardo e fissò Richard entrare, seguito dalla moglie e dai bambini.
«Caleb?» lo chiamò Meredith, «Che c'è?» chiese e si accorse anche lei di Richard. Sorrise e tornò a guardare Caleb. Non le importava più di Richard, non più, ormai. Le uniche persone importanti erano la sua famiglia, suo figlio e Caleb
Mentre mangiavano sentiva su di sé lo sguardo di Rosalie e si trattenne dal girarsi e chiederle se fosse ancora gelosa, se la temesse ancora ma tacque. «Speriamo che l'auto arrivi presto.»  sospirò.
«Lo spero anche io.» disse Caleb allungando un pezzo di pane al bambino. Caleb usava l'auto di Meredith per andare al lavoro, mentre lei accompagnava, verso le nove e mezza, Jackson dai genitori di sua cognata, poi andava al lavoro. A mezzo giorno andava a riprenderlo e restava con lui verso le cinque, poi andava al lavoro e lo portava con sé. Nel resto del tempo alla ferramenta c'era Tim, che aveva messo su una quindicina di chili di muscoli. Di solito il bambino se ne stava seduto sul divano a guardare Peppa Pig in tv, poi dormiva per una mezz'oretta, lasciando a Meredith e Tim tutto il tempo per chiudere il negozio con tranquillità.
«Meno male che arriva fra due settimane come ci hanno detto.» sospirò Meredith, «Sono stufa di girare a piedi.» borbottò e inspirò a fondo, sorseggiando un sorso di birra, mentre posava il bicchiere si accorse che Rosalie la stava guardando stringendo il suo bicchiere d'acqua. Meredith la fissò, fece un sorrisetto e posò il gomito sinistro sul tavolo per poi appoggiare il mento sulla mano, le dita che sfioravano il viso e si domandò se Rosalie avesse visto l'anello e il grosso diamante che lo sormontava, lei avrebbe voluto prendere un qualcosa di piccolo, ma quell'anello le era piaciuto fin dal primo istante così aveva detto di sì a Caleb che voleva regalarglielo.
«Devo andare in bagno.» annunciò, «Ordini tu il dolce?» sorrise a Caleb mentre si alzava, gli baciò la guancia e andò ai bagni.
Mentre si avvicinava ai lavandini, un paio di minuti più tardi, la porta dell'antibagno si aprì e Richard entrò.
«Smettila.» esclamò lui.
«D fare cosa?» chiese lei insaponandosi le mani.
«Di...» Richard agitò le mani, «Tutto!» sbottò, «Avete preso il SUV che volevamo noi!»
«Che volevate voi o che voleva lei?» domandò Meredith fissandosi le mani, «E non colpa nostra se quello era l'ultimo modello e ve lo devono ordinare.» disse alzando il viso e guardando Richard.
Lui si accorse dell'anello e sobbalzò, «Quindi ti sposi?» gracchiò.
Lei sorrise e annuì, «Sì.» disse, asciugò le mani e gettò la carta nel cestino, «Addio.» disse e posò la mano sulla porta, «Ah,» si girò «Comunque mi fa piacere notare quanto tu ti stia battendo per vedere tuo figlio.» aggiunse e se ne andò, lasciando Richard nel bagno, con la bocca aperta.
Richard tornò da sua moglie che stava fissando Meredith che imboccava il bambino, facendogli mangiare il tiramisù. «Quella stronza.» sputò mentre lui si sedeva, «Lo ha fatto apposta, ci scommetto. Sapeva che lo volevamo noi il SUV e lo ha fatto per dispetto.»
“Veramente è stata lei ha vederlo per prima.” pensò, “Lo hanno scelto prima loro.” si disse, «Hai ragione, tesoro.» esclamò.
«Ai bambini piaceva tanto.» sospirò Rosalie, «Vero?» domandò, «Dobbiamo pensare a loro.»
Richard annuì, «Hai ragione, tesoro.» ripeté, «Dobbiamo pensare a loro.»
Meredith lo sentì e strinse il manico della forchettina e pensò di mettersi ad urlare, gridare che c'era anche Jackson, che c'erano entrambi quando era stato concepito, ma durò solo un attimo: era Richard che perdeva qualcosa d'importante come un figlio. Jackson un padre ce l'aveva, Caleb era perfetto in quel ruolo.
Infilò un pezzo di tiramisù in bocca e si chiese quanto dovesse essere triste e vuota la vita di Rosalie per continuare con quella storia di: “pensa ai bambini!”, l'aveva sentita prima, almeno una dozzina di volte, in concessionaria. Si disse che doveva essere egoista, più che triste e vuota: se ne era fregata di suo fratello affetto da ludopatia, aveva lasciato che tutte le responsabilità cadessero sulle spalle di Richard, era stata zitta quando lui era stato praticamente obbligato a pagare i debiti di gioco. Meredith lo sapeva che avevano almeno un paio di finanziamenti aperti ma, nonostante ciò, Rosalie continuava a spendere e spandare, incurante della mancanza di soldi. Altro che far vedere Jackson a Richard in presenza di Rosalie, a lei non avrebbe affidato neppure un orsacchiotto di pezza. “Sì, è una stronza egoista.” pensò, “Dio, non faceva neppure più sesso con Richard perché tanto due figli li avevano fatti!”
«Meredith?»
«Mmh?» domandò lei fissando Caleb, «Scusa, stavo pensando.» disse, «Dicevi?»
Lui rise, «Oh, solo che hai un po' di crema sul mento.»
Meredith ridacchiò, passò due dita sul mento, leccò la crema da esse e sorrise prendendo il tovagliolo, «Che facciamo dopo?» domandò bevendo un sorso di birra.
Caleb scrollò le spalle, «C'è quel grande negozio per bambini, il Kids World.» disse, «Potremmo andare a vedere se c'è qualcosa che ci piace.» disse.
Meredith annuì, allungò una mano e strinse quella di lui, mentre Jackson rideva e sbatteva il suo bicchiere di plastica sul ripiano del seggiolone. «Ti amo.» soffiò.
«Anche io.» mormorò Caleb.

Richard pagò — e spese più di quanto preventivato — e uscì dal ristorante, raggiungendo sua moglie e i bambini.
«I bambini vogliono delle scarpe nuove.» disse lei.
«Le abbiamo prese settimana scorsa.» sospirò Richard.
«Tesoro, ma al Kids World ci sono gli sconti!» disse lei e Richard si chiese se non lo facesse apposta, ad andare dove andava Meredith. «Non abbiamo dei bei stivaletti per Emily.» sorrise e sfiorò il viso del marito, «Pensa a loro, Richard.» disse, «Pensa ai bambini.» soffiò, «Pensa a loro.»
E lui lo fece. Pensò ai suoi bambini, ai suoi figli, Emily e Chris, e annuì, «Va bene.» disse, «Andiamo.» aggiunse. Mentre salivano in auto si dimenticò di Meredith, del bambino di cui continuava a scordare il nome e del ragazzo che lei avrebbe sposato. Pensò solo ai suoi due figli e al dolore che avrebbe provato se non li avrebbe più visti. Dimenticò tutto: le promesse che aveva fatto a Meredith, suo figlio, quello che gli avevano detto i suoi genitori: “Rosalie sta con te solo perché tu sei così cretino da dire di sì a tutto quello che dice! Se divorzi e non ti fa vedere i bambini, andiamo dall'avvocato!” Pensò che non aveva detto di avere un altro figlio, anche perché Rosalie gli aveva detto che non gli assomigliava per niente, che forse non era neppure suo. E lui ci aveva creduto, si era detto: “Sì, non mi assomiglia.”
“Pensa ai bambini, Richard.” si disse mentre girava la chiave di accensione, “Pensa a loro.” pensò, “Dimenticati il resto, tanto non conta più.”
E lo fece.

Ecco qui l'ultimo capitolo! Manca solo l'epilogo, arriverà a breve (spero xD).
Premessa: la storia non doveva andare così, doveva andare in modo diverso e il piccolo Jackson non ci doveva essere. Avevo immaginato un finale diverso ma mi è venuta in mente questa cosa e credo che sia meglio del finale sdolcinato che aveve previsto all'inizio.
Grazie a chi legge/mette la storia in una delle liste/commenta/mi mette fra gli autori preferiti.
   
 
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