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Autore: DeadlyNadder 92    02/08/2016    3 recensioni
Sono passati mesi, ormai Astrid e Bruta sono al corrispettivo del nono e ottavo mese di gravidanza.
Le cose a Berk vanno meravigliosamente, eccetto qualche piccola litigarella tra Moccicoso e Bruta che andava a finire nei migliori dei modi.
Straordinario è l'avvenimento che anche se la ragazza era incinta riuscivano sempre a trovare modi particolari per fare l'amore.
Diciamocela tutta, anche Hiccup e Astrid non si risparmiavano ma tutto quanto in certi parametri. Era quasi arrivata al termine della gestazione e Hiccup voleva evitare qual si voglia danno fisico sia hai figli che alla donna amata.
Cinque anni dopo,Tufo e Hel si frequentano ancora. Sembrano essersi aiutati a vicenda nel migliorarsi.
Pensate che ora Tufo si dimostra per quello che è senza alcun timore!
Gambedipesce e Vör pensano ancora in un futuro insieme. Le loro insicurezze sono molte, ma si aiuteranno a superarle e fortificarsi.
Stoick e Valka? Beh, loro sono ancora a Berk e ci rimarranno per tanto altro tempo.
Skaracchio invece? Forse avrà trovato l'amore, chi lo sa.
Una cosa è certa....Alcuni di loro non si conosceranno mai abbastanza.
Allert: Sporadici spoiler su Dragons: Race to the Edge.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte lentamente passò, la luna lasciò posto al sole che ora illuminava le stradine di Berk con la sua luce prorompente e adrenalinica. 
Il corteo femminile composto da Valka, Astrid, Bruta e le altre donne sposate del Villaggio si presentarono a casa dei due coniugi pronte a rapire la giovane Hel che se stava beata tra le braccia del compagno.
Mentre alcune di loro prelevarono gli indumenti che avrebbe dovuto indossare quel giorno la giovane donna, altre, invece, si presero la briga non solo di coprire Tufo ma anche di 'estrapolare' dalle sue braccia la giovane Hel che stentava a volersi svegliare.
Una volta che uscirono dall'abitazione, Bruta lasciò un biglietto al fratello su cui c'era espressamente scritto a che ora doveva presentarsi alla Sala Meade e del fatto che doveva portarsi la spada con se.

"Buongiorno Hel!"

Esclamarono divertite le donne che andarono a svegliare non poco delicatamente la vichinga che esultò con un urlo cosi forte da portare le medesime a coprirsi le orecchie.
Fortuna che il buongiorno si vedeva dal mattino e che, dopo una notte simile, doveva risvegliarsi con un sorriso sulle labbra.
Le donne, una a una entrarono a casa di Vör, ragazza che le attendeva fremente in camera da letto in cui era intenta a rifare e sistemare con l'aiuto dei piccoli Haddock che si stavano divertendo con i suoi draghi. Bizzarro ad ammettere, ma quei medesimi draghi si stavano dimostrando più amorevoli che mai, soprattutto Nehellenia e Patatona che erano prossimi a divenire genitori.
Astrid trascinò letteralmente la bionda sulle scale, lei si guardava intorno del tutto spiazzata. Non sapeva perché ma si sentiva particolarmente a disagio. Era conscia che quella era l'abitazione dell'amica, ma c'era qualcosa in essa che le sembrava strana; come se non fosse più stata casa di Vör ma di qualcun'altro.

"Do...Dove siamo?"

"A casa di Vör.
Deve rifarti le trecce no?"

"E poi sarà lei a farti indossare l'Hustrulinet!"

"N-No....
Aspettate...!
Questa non è casa di Vör...
Questa è strana, sembra di stare in un tempio dedicato a qualche Dio.... 
Non sentite anche voi qualcosa di strano? 
Questo è un santuario, divino Thor! Insomma, ma non lo vedete?"

"Hel, questa E' la casa di Vör."

"Bruta no... è strana...."

Ribadì fermamente la vichinga che venne scortata in camera da letto. Bruta gli disse di stare tranquilla, che quella era la classica e semplice abitazione dell'amica e che nulla era cambiato dall'ultima volta che era stata li.
Le due Haddock, invece sentivano che c'era qualcosa di strano.
La giovane moglie del Capo l'aveva percepito da quando aveva messo piede li dentro, si respira un aria solenne; dedita, per l'appunto, in un tempio che vedeva protagonista qualche loro Dio. A tratti si respirava aria di aggressività, di una sensualità e sessualità sfrenata; tutto entrava in contrasto con l'espressione serena e tranquilla che la sua padrona aveva sempre. 
Valka aveva potuto scorgere in Vör cosi tante sfaccettature che la riconduceva perfettamente a chi pensava lei.
Tutto quello non faceva altro che portare la donna a pensare che avesse ragione, Vör non era solamente la Dèa della Saggezza tanto attenta che nulla sfuggiva alla sua vista, lei era molto di più.
 
"Benvenuti!"

Urlò a gran voce la giovane vichinga dai capelli color oro andando ad allargare le braccia e sfoggiare un ampio e allegro sorriso.
Hel alzò gli occhi, li stropicciò e sbadigliò. L'alzataccia di prima mattina non ci voleva e, soprattutto, trovava ingiusto il fatto che dovevano dividerla dal marito. 
Vör indicò le diverse sedute cosparse per la stanza, invitò ognuno di loro ad accomodarsi e di stare rilassate; quello non solo sarebbe stato un momento di raccoglimento per tutte loro che avrebbe donato un momento di riposo generale, ma le avrebbe anche viste partecipe di quel lavoro millenario che attendeva le due ex; forse non più di tanto; amiche.
Le donne ringraziarono vivamente, non si sarebbero mai attese un benvenuto cosi caloroso e, innanzitutto, così comodo. Tutte quante, una a una si andarono a sedere lasciandosi conquistare dalla morbidezza delle loro sedute. 
La dèa si sedette a bordo del letto, sistemò innanzi a lei la seduta e fece segno alla ragazza di andarsi a sedere. Lei, in un silenzio animato solamente da numerosi sbadigli eseguì gli ordini; fu imminente l'inizio del lavoro. Dopotutto non era una cosa facile, doveva creare qualcosa di numeroso e molto difficile.

"Allora?
Com'è andata?"

"Bruta, un pochino di delicatezza per cortesia!"

"B-Beh.... E' st-stato meraviglioso...."

"Gli Dèi ti hanno inviato dei messaggi durante il sonno?"

"N-No, non abbiamo dormire abbiamo fa-fatto... s-si ecco...."

Ammise solamente la ragazza che maneggiava tra le mani gli indumenti che doveva indossare. Parlare di una cosa simile sarebbe stato altamente imbarazzante, soprattutto quando c'era di mezzo le migliori amiche e, queste, non attendevano l'ora di sapere come erano andate le cose.
Le ore passarono velocemente, Vör ancora stava ancora intrecciando i capelli della giovane vichinga che raccontava emozionata quel che era successo. Sul volto della Dèa un vago rossore che veniva oscurato dalla moltitudine di treccine che aveva appena terminato.
L'idea che aveva era quello di rendere quel velo di lino bianco parte integrante e facilmente removibile dell'acconciatura. Difatti, dopo aver terminato di intrecciarle tutte quante; impiegandoci la bellezza di sei ore trascorse tra risate, confidenze e consigli, la ragazza poté ritenersi soddisfatta del suo operato.
'Dove l'hai messo?' domandò una delle tante donne che si sporgevano a guardare la bionda che, con sorriso furbetto incitò la ragazza ad alzarsi e voltarsi. 
Eccolo li. 
Le treccine furono intrecciate di nuovo tra di loro e il velo stesso era stato trattato come se fosse stata una unica treccia. Percorreva attentamente da una parte all'altra e, alla fine, terminava con un fiocco.
Vör spiegò che l'aveva messo in quella maniera per il semplice fatto che se Hel avesse voluto toglierlo bastava che scioglieva il fiocco e tirava il nastro cosi che quello se ne sarebbe andato via senza rovinare niente. 
Quest'inventiva suscitò nelle donne una nota di sorpresa cosi tanto forte che la camera scoppiò letteralmente in applausi e complimenti.
La bionda si coprì letteralmente il volto con le mani, troppe parole cordiali e dolci si stavano riversando su di lei, abituata a ricevere attenzioni solamente dall'uomo che amava.

"Forza, dobbiamo vestire Hel; cosi almeno potremo andare alla Sala Meade e terminare il ciclo delle fantastiche avventure."

Le due vichinghe scoppiarono a ridere divertite; quel soprannome per le nozze di Hel era al dir poco divertente... almeno per loro.
Valka tirò a se la giovane che venne letteralmente circondata dal gruppo, che si affrettarono a vestirla da capo a piedi.
Una volta che anche l'ultimo indumento fu indossato, tutte quante accorsero al punto designato dove, ad attenderle, c'era un emozionato Tufo e un po meno Madguts.


"Spero per te che mia figlia stia bene altrimenti sai cosa ti attende."

Irruppe improvvisamente il padre della sposa mentre fissava malamente il giovane uomo. La cosa ancora non gli andava giù, gli era rimasta ferma in gola e non aveva alcuna intenzione di andarsene.
Tufo si voltò verso di lui, ora nei suoi occhi c'era sicurezza e la fermezza che Madguts cercava. 
Lo rassicurò, gli disse solamente che ora la responsabilità sulla salute di Hel aspettava a lui e che lui doveva stare tranquillo perché lei stava bene e non era successo nulla di particolarmente sconvolgente se non la completa dedizione alla tradizione.

"Comunque devi stare tranquillo Tufo.
Arriverà tra pochi attimi, lo sai quant'è precisa Vör e lei pretende che ogni orario venga rispettato..."

"...Anche se questo vuol dire svegliarsi all'alba e arrivare sul luogo dell'appuntamento in perfetto orario o in anticipo."

"Chissà perché ma a me viene voglia di dire solamente una cosa...."

"...Proprio uguale a Gambe!"

Esclamarono tutti quanti in coro andando a portare lo sguardo sull'Ingerman che andò a sottolineare che non c'era nulla di male al voler essere in anticipo sulle situazioni.
Hiccup pattò la spalla all'amico, gli disse solamente che quello; almeno da parte sua, era un modo per dare nuova conferma che quei due erano fatti per stare insieme.
Le imponenti imposte dell'entrata si aprirono e, man mano, tutte quante le donne entrarono lasciando il passaggio centrale unicamente per la neo moglie.
Gli occhi di Tufo si illuminarono immediatamente non appena videro entrare la compagna, la sua Hel rimaneva sempre e comunque la più bella di tutte le vichinghe; anche ora che gli venne totalmente stravolto il modo di vestire.
'Non ti preoccupare Tufo, poi torna come prima!' disse scherzosamente Bruta mentre si affiancava al fratello tirandogli un portentoso pugno sulla spalla ridendo.
Hel si fermò davanti a lui; chinò il capo sorridendo dolcemente.
Gli faceva cosi piacere vedere il padre li, con loro, in quel preciso momento.
Ella alzò lo sguardo, portò le mani lungo i fianchi mentre osservava con sguardo perso l'uomo innanzi a se.
Tufo poté tranquillamente vedere come la figura della ragazza era stata avvolta in un abito a metà coscia blu sbiadito, di come attorno alla vita c'era una voluminosa cinta in cuoio marrone decorata attentamente a mano; dei bordi delle maniche e del colletto erano stati cuciti con stoffa marrone e di come, su di essa, c'erano diverse decorazioni blu e rosse; senza contare il fatto che ad unire la scollatura, lasciata bella evidente, ci fosse un laccio di cuoio.
L'abito si apriva con due profonde spaccature sui fianchi lasciando le cosce scoperte, l'unica fortuna che il vichingo poté vantare erano che quelle gambe da sogno erano coperte da un paio di pantaloni marroni da cui, all'altezza dell'anca una fascia di stoffa che ospitava il fodero di un pugnale.
E poi, a coprire quelle meravigliose spalle il gilet in pelliccia che gli aveva cucito.

"Tufo, prego."

Disse unicamente Hiccup mentre faceva segno al vichingo dall'aspetto stranamente più maturo di offrire alla sua amata il suo Morgen-Gifu; il Dono del Mattino.
Il Thorston si avvicinò alla bionda, prese tra le sue mani quelle della compagna e, con ritrovato imbarazzo, andò a comunicargli che il suo dono del mattino consisteva in abiti e gioielli e, soprattutto, da tutto l'amore che poteva provare per lei.
Hel gli disse che non importava qual'era il suo dono, il suo 'regalo' mattutino l'aveva già avuto e consisteva nel risvegliarsi al suo fianco con la consapevolezza di averlo sposato.

"Tutto questo romanticismo..."

"Moccicoso, vorrei farti notare che anche tu, a suo tempo, oltre ad essere spudoratamente provocatore eri anche romantico..."

"Di certo non quanto te cugino."

"Vogliamo smetterla.
Avete preso la licenza per rovinare i momenti dolci?"

Domandarono in coro Astrid e Bruta che, in combutta tra di loro andarono ad assestare un nuovo pugno sulle spalle dei compagni rimproverandoli seriamente. 
I due cugini si massaggiarono la stessa spalla, sui loro volti una vaga espressione di interdizione mista a dolore. Dolore che unicamente ed esclusivamente le due ragazze sapevano provocargli. Certo, in alcuni momenti era anche piacevole, ma in quel contesto era totalmente fuori luogo.
Il gruppo scoppiò a ridere divertito nel vedere come, anche il Grande Capo seguito dal Grande Moccicoso venissero messi sotto torchio dalle mogli.
Tufo riportò l'attenzione verso la ragazza, gli lasciò le mani per poi riporvi, dentro ad esse, un mazzo di chiavi; segno che ormai quella era casa sua e che aveva il pieno diritto di gestirla come desiderava.

"Possiamo tranquillamente dire, con la conferma dei sei testimoni, che abbiamo una nuova coppia al Villaggio.
Un nuovo nucleo Thorston si è formato e, possiamo  confermare, che sarà decisamente migliore del precedente."

"Questo è poco ma sicuro."

"Papà, vedrai, ti doneremo tanti nipoti."

"A meno che Frejya e Frigg abbiano già donato la bellezza di un inseminazione ad Hel."

".....
Poi dici di noi, eh Bruta?"

"Che c'è?
Infondo è vero!
Il più dei casi, guarda CASO come è successo a me e Astrid siamo rimaste incinte immediatamente."

"Non credo che Madguts voglia sentire queste storie, Bruta."

"Ehm, Bruta.
Per favore, non è occasione per parlare di queste cose."

"Astrid ha ragione.
Tutti quanti sappiamo che la probabilità più alta di rimanere incinte è proprio la prima notte di nozze."

"Mamma, ti prego, non mettertici anche tu!"

Esclamò esasperato Hiccup che si guardava con occhi preganti la madre che dopo averlo guardato scoppiò a ridere divertita seguita, subito dopo, dalle due ragazze. Non sapeva perché ma in quel momento aveva trovato particolarmente divertente mettere in imbarazzo il figlio che, con guance delineate di un delicato rossore andò a fissare malamente le tre donne. 
Persino Madguts scoppiò a ridere nel vedere come, tre giovani fanciulle, erano riuscite a mettere a disagio un Capo che doveva essere impassibile ad ogni provocazione posta. Tutti quanti si rivoltarono verso di lui, vederlo ridere in quella maniera aveva sconvolto ognuno di loro; anche i nuovi arrivati che erano Skaracchio e Sangueputrefatto che affannati dalla corsa fatta si affrettarono a presidiare nella Sala. 
Inutile dire che una volta arrivati i due futuri coniugi rimasero in silenzio non capendo la causa di cosi tante risate in una volta sola. 
Si guardarono in silenzio, alzarono le spalle e portarono l'attenzione sui presenti che tornarono, dopo pochi minuti, nella serietà iniziale.

"Bene.
Figlia mia, a malincuore ti lascio nelle mani di questo ragazzo.
Se qualcosa dovesse andare storto, casa è sempre aperta per te. 
Ricordarti una cosa, noi ci saremo se vorrai.
Posso anche tornare nelle mie Terre, meno tempo manco e meglio è."

Sentenziò unicamente l'uomo prima di salutare tutti i presenti. Alla figlia, che lo guardava con occhi lucidi si avvicinò e lasciò un bacio sul capo dandogli solamente il consiglio che Loki diceva sempre. Questo era che un uomo è una donna mancata e che se voleva ottenere più di quel che poteva dargli doveva puntare tutto quanto sulla poca presenza di virilità. L'orgoglio può rovinare un uomo, ma arricchire una donna come non mai. La vichinga non prestò molta attenzione a quelle parole, si limitò unicamente a stringersi a lui e strofinare il volto sulla pelliccia. Lui abbassò la testa, non aveva alcuna voglia di lasciarla, ma diversi fattori lo portavano a doversene dividere per forza. 
La strinse a se, anzi, l'avvolse letteralmente nel suo mantello stringendola ancora più forte. Lo sguardo attento di Hel si fermò sulla cucitura in stoffa rossa, si sentì morire con una velocità invero simile.
Lui portava ancora quel mantello? Non l'aveva mai cambiato dalla volta in cui glielo sistemo? Davvero gli voleva cosi bene da non volersi staccare da quell'unica cosa che li teneva vicini? Ella alzò il capo, posò il mento sul pancione del padre e lo guardò commossa. Gli sussurrò solamente che dopo tutti quei anni e quelle sofferenze lei gli voleva bene e che, una cosa più che certa, una volta che furono nati i nipoti glieli avrebbe portati a conoscere. Lui gli disse che doveva stare tranquilla e godersi la vita matrimoniale, aggiunse anche non l'avrebbe mai dimenticata e che anche lui voleva bene alla sua piccola demonietta. Lei scoppiò a ridere, strofinò il volto sulla maglia e lo strinse ancora più a se. Non sapeva perché ma sentirsi chiamare demonietta da lui la faceva sentire bene, come se tutto fosse tornato alla normalità.
Quell'abbraccio durò minuti eterni, nessuno dei due aveva intenzione di scioglierlo; volevano rimanere cosi per tanto altro tempo. Infondo si erano appena ritrovati e non desideravano lasciarsi andare cosi precocemente.
Ma quell'abbraccio finì, Madguts lasciò una carezza sul volto della ragazza gli diede un altro bacio sul capo e si allontanò di un passo.

"Per rompere un pochino la tensione.....
Sapevate che Eret è cotto di una certa biondina assente?"

"Come?
No aspetta... che diamine stai dicendo?"

"Massi dai!
Non ditemi che non vene siete accorti!"

"Moccicoso...!"

"Che c'è? 
Se non lo faccio presente io, chi vuoi che lo faccia?"

Gambedipesce rimase in silenzio ad ascoltare Tufo e Moccicoso che parlavano tra di loro. Non riusciva minimamente a comprendere distintamente tutte quelle parole che si dissero addosso, come se stessero litigando per un nulla.
Hiccup si affiancò all'amico, gli fece unicamente comprendere che non doveva preoccuparsi di niente; poteva tranquillamente essere uno dei tanti scherzi di cattivo gusto da parte di quei due. Il ragazzo annuì lentamente, abbassò lo sguardo prima di rivolgere un piccolo sorriso al Capo che andò a richiamare i due per offrire una chiara spiegazione di quel che dissero.
Moccicoso, nella sua schietta franchezza, disse unicamente che aveva sentito Eret parlare con l'indovino ammettendogli che nei suoi pensieri troneggiava una ragazza tanto unica quanto speciale. Tufo invece aggiunse che, avendolo sorpreso con Moccicoso aveva intercettato il fatto che quella ragazza si chiamasse Vör e che i suoi occhi non facevano altro che occupargli la mente.
Il corpulento vichingo deglutì silenziosamente, si limitò unicamente a lasciare la Sala a passi lunghi e ben distesi. Sapere che la fidanzata non aveva solamente Dagur come spasimante ma anche qualcun'altro lo infastidiva al dir poco. 
Scese di fretta le scale, il suo sguardo era abbassato; il suo volto contratto in un espressione di chiara rabbia.
Tutto questo non gli faceva bene, anzi, lo rendeva ancora più agitato e furibondo per quella situazione che avrebbe evitato con piacere. Eppure quando alzò lo sguardo, il ritrovarsi davanti Vör a parlare amichevolmente con Eret gli portò un grande scombussolamento interiore che lo spinse a scendere ancora più di fretta quella scalinata per affiancarsi alla ragazza con un mellifluo e tranquillo sorriso.

"Piccola!
Tutto bene? Hai già accompagnato Madguts al porto?"

"Certo che l'ho fatto, appena siamo usciti ci siamo diretti al porto e, una volta che la sua nave è salpata sono tornata qui."

"Oh, Eret.
Sei andato anche tu con lei?"

"Ahaha, no, certo che no. Anche se non mi sarebbe dispiaciuto."

"Ehm-Ehm; vorrei ricordarti una cosa.
Lei è accompagnata. Comprendimi." 

"Lui non è venuto con me!
Mi ha solamente portato delle ceste di pesce. Oggi è il giorno di trasgressione per Nehellenia e Occhidifalco!"

"Potevamo andarlo a prendere insieme. 
Da quando Muscolone è incinta mangia il doppio e credo che una doppia razione di rocce  possa solamente farle del bene; cosi almeno stava anche insieme a Patatona."

"Beh, lui deve ancora mangiare quindi possiamo tranquillamente andare!
Eret, vuoi venire anche tu?"

"Ehn, no grazie. Devo sistemare la fucina, magari ci vediamo più tardi."

"Facciamo che sia mai."

Aggiunse a bassa voce Gambedipesce che prese dalle mani della ragazza una delle voluminose ceste. Per nulla geloso, il vichingo salutò freddamente il ragazzo scortando via dalla sua attenzione la ragazza che con un ampio e allegro sorriso andò a congedarsi da quest'ultimo che con un dolce sorriso andò a ricambiare.
Inutile, l'Ingerman non sarebbe mai riuscito a digerire il fatto che anche Eret provasse qualcosa per la sua ragazza.
Scosse il capo, la bionda gli si attaccò al braccio lasciandogli sulla guancia un caloroso bacio che fece arrossire, tra un broncio e l'altro, il ragazzo.
Vör scoppiò a ridere, riprese l'altra cesta e la strinse a se continuando a camminare; adorava vedere il fidanzato con quel faccino, le riempiva il cuore di gioia soprattutto nel sapere che lui fosse geloso di qualcuno che, nella sua visuale, non nutriva alcun interesse per lei.
Lui non riusciva minimamente a capire come la fidanzata riuscisse a non vedere il visibile interesse che Eret nutrisse per lei. Per Vör tutto era normale, la loro era una semplice amicizia che trovava luogo in semplici gesti come il parlare per strada e un abbraccio che confortava; insomma, quella ragazza era di un ingenuità cosi sbalorditiva che nessuno, tanto meno lui, riusciva a comprendere. 

"Sei geloso non è vero?"

Domandò di punto in bianco la giovane ragazza che posò di peso le ceste a terra andando a rivolgere un ampio e dolce sorriso al vichingo che distolse lo sguardo andandosi, subito dopo, ad accarezzare la nuca con una risatina imbarazzata.
Nella sua semplicità di lessico gli confessò che era davvero geloso e che non riusciva a mandare giù il fatto che Eret ci provase costantemente con lei. L'espressione della giovane vichinga cambiò drasticamente, passò dal lieto di sapere che il ragazzo nutrisse gelosia nei suoi confronti in una del tutto sbalordita nell'apprendere da lui stesso che l'amico provasse qualcosa per lei. 
Ella scosse il capo, ridacchiò divertita e affermò che per lei e per Eret quella era una semplice amicizia che si limitava ad essere quella. Nelle sue parole, la ragazza iniziò ad armeggiare con la cesta andandola, successivamente, a gettare in terra cosi da richiamare l'immediata attenzione dei due draghi che si precipitarono a mangiare. 
Portò l'attenzione su Patatona, inutile dire che i suoi occhioni lo trovarono al fianco di Muscolone a cui spingeva con il muso diversi sassi. Gambedipesce si affiancò a lei, gli passò il braccio attorno la vita e la strinse a se in silenzio.
   
 
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