Serie TV > Teen Wolf
Ricorda la storia  |      
Autore: Sterlocked    03/08/2016    10 recensioni
Da un po' di giorni Stiles è sempre distratto, con il viso sempre abbassato sul cellulare e assente dalle riunioni del branco. E Derek tutto questo lo ha notato.
[Sterek] [Text!fic]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

You found me

 

 

GIORNO 1

 

Derek:

Allora.

O rispondi o rispondi.

Stiles.

Ti stanno facendo una domanda. RISPONDI.

 

Stiles alzò  gli occhi dal telefono con uno sbuffo, inchiodandoli in quelli di Derek che lo fissavano furiosi.

Il resto del branco invece stava guardando prima l'uno e poi l'altro, aspettandosi di vedere Derek scattare alla gola del più piccolo in qualsiasi momento.

Da qualche tempo Stiles non faceva che stare con il telefono in mano, ignorando tutto ciò che non era quel telefono. E lo stava facendo anche adesso, mentre discutevano di quale strategia adoperare per catturare chiunque stesse compiendo quei massacri.

«Ci sono, ci sono! Ma che palle che sei! Cosa vuoi?».

«Che tu stia attento», rispose Derek con un ringhio.

«Sono attento, ma non mi sembrava che fino ad ora ti fosse mai importato delle mie opinioni».

«E infatti non te le sto chiedendo. Ti sto solo dicendo di stare attento per non rischiare di rimanere ucciso», fu la brusca risposta dell'Alpha.

Stiles alzò una mano verso di lui, come a dirgli di stare calmo e di non agitarsi troppo.

«Tranquillo, so badare a me stesso, Sourwolf».

«Sì, come quella volta in cui stavi per essere ucciso da un kanima?».

«E chi ti ha tenuto a mollo per due ore? Sentiamo».

Scott sarebbe voluto intervenire per cercare di calmare i due ma Lydia – divertita dal loro scambio di battute – lo aveva fermato.

Il branco percepiva chiaramente la tensione tra i due.

Derek stava per rispondere quando fu distratto dall'arrivo di un messaggio. Nel cellulare di Stiles. La cosa non fece che aumentare il suo nervosismo che salì di molto quando vide la reazione di Stiles. Il ragazzo infatti avevo sgranato gli occhi e il lupo udì chiaramente i battiti dell'umano accelerare.

«Devo andare», disse frettoloso uscendo dal loft e digitando contemporaneamente un “subito” sul cellulare.

Derek lo guardò sospettoso e un tantino incazzato.

 

 

GIORNO 2

 

Derek:

Stiles, vieni immediatamente.

Stiles, ti stanno aspettando tutti.

Stavolta ti strappo la gola veramente. Con i miei denti.

 

Scott vide Derek diventare rosso dalla rabbia e capì che era meglio intervenire.

Dopo cinque squilli Stiles si degnò di rispondere.

«Amico, dove sei?».

«Mh... fuori, perché?».

Derek, sentendo queste parole e la voce distratta del ragazzino, strappò con forza il telefono a Scott.

«Perché?! Avevamo detto di incontrarci alle quattro e sono le cinque e un quarto. Quindi, dove sei?».

«Oh. Derek».

«Già. Stiles».

Stiles alzò gli occhi al cielo, mordendosi distrattamente il labbro inferiore.

«Avrei... da fare».

«Anche qui avresti da fare».

«Lo so, Derek, lo so. Ma non mi sono accorto del tempo che passava e qui ho da fare per... almeno un'altra mezz'ora».

«Stiles, posa quel cazzo di telefono e vieni qui».

Stiles si girò al richiamo di Danny, avvicinandosi a lui per vedere cosa gli stava indicando.

«Dio, ma è grandissimo», si esaltò Stiles dimenticandosi per un attimo di Derek.

«Fammi provare, forse riesco a prendertelo io».

A quelle parole Derek non ce la fece più. Staccò la chiamata e scagliò il telefono addosso a Scott che intanto aveva assunto uno sguardo stranito.

 

 

 

GIORNO 3

 

Stiles:

Vediamoci alle 16:00 al parco di fronte alla banca. Ho scoperto un posto in cui possiamo allenarci.

A dopo!

Non vedo l'ora!

 

Derek fissò il telefono per ben 45 secondi. Forse Stiles stava recuperando la ragione.

Alle 15:40 uscì di casa.

Sguardo dritto, petto in su e sedere in fuori. Un pavone.

Arrivò cinque minuti in anticipo. E ne aspettò altri quindici.

Sapeva che Stiles era un soggetto strano e veniva sempre in ritardo, ma stavolta che era stato lui a dire dove e quando incontrarsi, poteva almeno essere puntuale.

Decise che andare due secondi al bar a prendere un caffè non avrebbe fatto male a nessuno, ma proprio quando stava per entrare sentì l'odore di Stiles. Lo vide arrivare lentamente, telefono in mano e sguardo concentrato. La cosa indispettì non poco Derek.

Si stava avvicinando al ragazzino e quando decise che era meglio chiamarlo, le parole gli rimasero bloccate in gola da ciò che vide. O meglio chi: Danny.

Arrivò dalla parte opposta a Stiles, anche lui con gli occhi puntati al cellulare e un andamento lento.

Sentì nitidamente le loro voci.

 

«Amico, scusa il ritardo, ma mi sono distratto lungo la via. Sapessi cosa ho visto».

«Ehi Stiles! Non ti preoccupare sono arrivato anch'io ora, e lo sai che ti capisco perfettamente».

Il sorriso che si scambiarono non piacque per nulla a Derek, così come lo sguardo complice che si rivolsero o le mani che si sfioravano.

Derek si sentì quasi... tradito.

Aveva capito che Stiles aveva inviato quel messaggio a lui per sbaglio, dato che evidentemente il destinatario era un altro.

Intanto Stiles e Danny stavano ridacchiando e entrambi si diressero verso il parco.

A Derek non rimase che voltare le spalle e incamminarsi verso casa. Con lo sguardo basso.

 

 

 

GIORNO 4

 

SMS to Scott:

Amico, oggi vado in giro con Danny, non ci sono agli allenamenti di lacrosse. Inventa una scusa con il coach.

 

SMS to Lydia:

Lyds, se mi cerchi ci sono solo a pranzo. Per qualsiasi cosa chiama l'altro numero di Danny.

 

SMS to Malia:

Oggi non ci sono.

 

Scott:

Questa settimana non ci sei mai venuto agli allenamenti. Poi non ti lamentare se stai in panchina.

 

Lydia:

D'accordo. Ma come mai stai sempre con Danny? C'è qualcosa che devi dirmi?

 

Malia:

Ok.

 

Il suo telefono non la smetteva di vibrare, e Stiles – sbuffando perché era stato interrotto –  lesse velocemente tutti i messaggi per poi mandarne un altro veloce a Danny.

 

SMS to Danny:

Salti gli allenamenti con me?

 

Danny:

Ho già detto al coach che non ci sono.

Ci vediamo al solito posto.

Questa volta non dobbiamo fare cilecca come l'altra volta.

 

Era ormai pomeriggio inoltrato quando Stiles, con la batteria del telefono quasi completamente scarica, si appoggiò sfinito contro il tronco di un albero. Danny, altrettanto stanco, imitò il suo gesto.

«Stiles, il tuo telefono ha vibrato per tutto il giorno. Controlla i messaggi, non ce la faccio più a sentire quel beep, mi distrae e poi sbaglio mira».

Stiles annuì aprendo What's app e vedendo la miriade di messaggi ricevuti sgranò gli occhi.

Scott, che gli faceva notare che quel giorno non c'era nemmeno Danny.

Aprì poi con timore la chat con Derek, ignorando i messaggi degli altri e leggendo quelli del licantropo, che tra l'altro stavano continuando ad arrivare.

 

Derek:

Stiles.

Devi venire subito.

Hai capito cosa significa subito? Subito!

Devi fare una ricerca sulle streghe del nord.

Forse siamo sulla pista giusta per scoprire chi è il responsabile degli ultimi tre omicidi.

Dannazione, vuoi rispondere?

Ma si può sapere dove accidenti sei?

Stiles, qualsiasi cosa tu stia facendo credo sia meno importante di quello che forse potremmo scoprire.

Stiles, sei parte del branco e devi assumerti le tue responsabilità!

Lo vedo che sei online, rispondi!

 

Stiles:

Ora non posso parlare. Ti scrivo questa sera quando torno a casa. Ho da fare con Danny.

 

Derek:

Ok.

Fa’ quel che ti pare.

 

Stiles sospirò, infilando il telefono nella tasca dei jeans e abbandonando la testa contro la spalla di Danny.

«Domani si fa un altro round? È stancante ma mi diverto da morire. Ero riluttante a provare, ma ora non ci rinuncerei per niente al mondo. Abbiamo esplorato luoghi che non avrei mai pensato di vedere».

 

Arrivò a casa verso le 21:00, preparandosi velocemente un panino visto che lo Sceriffo era in camera sua,  portandosi il telefono in camera e mandando un messaggio a Derek.

 

Stiles:

Scusa per prima.

Ci sono.

 

Derek:

Bravo. Buon per te.

 

Stiles:

Derek...

 

Derek:

Stiles.

 

Stiles:

Scusa per prima, veramente.

 

Derek:

Ok.

 

Stiles:

E che palle, Derek! Non ti ho risposto, hai ragione. Però altre volte non ci siamo sentiti per giorni e non hai mai reagito in questo modo. Che hai? Braeden non te la dà più?

 

Non sono obbligato a risponderti. Non sei il mio Alpha.

 

Derek:

Bene, non sono il tuo Alpha. Però intanto consideri quello il tuo branco, giusto? In quel caso devi essere partecipe alle riunioni e aiutare quando serve. Ma ultimamente non fai nessuna delle due cose.

 

 

Stiles abbandonò la testa contro il letto, fissando il messaggio di Derek sullo schermo poco illuminato a causa della batteria già scarica.

 

Stiles:

Ora devo aiutare? Ora che ho trovato qualcos’altro da fare? Ora che non sono sempre a tua disposizione? Quante volte mi hai ignorato? Quante volte hai riso di me e delle mie idee? Sì, lo considero il mio branco e sono pronto a dare la mia vita per ognuno di voi, ma non c'è niente che io possa fare ora come ora, lo sai. Delle ricerche si occupa Lydia, mentre voi altri cercate di tenere al sicuro la città.  Cosa posso fare io?

 

Derek:

Nulla, hai ragione. Proprio nulla.

 

Stiles:

Ecco. Vedi che mi dai ragione?

 

Derek:

Già.

 

Derek buttò malamente il telefono sul letto e si portò una mano a coprirsi gli occhi. Era stanco, era da giorni che dormiva poco a causa di questi nuovi omicidi e ci si metteva pure Stiles. Stiles che non si faceva più sentire e vedere, e quando c'era era assente in realtà.

Derek lo aveva capito che c'era qualcosa con quel Danny e, maledizione, al pensiero di loro due insieme una cieca rabbia lo prendeva in possesso. Però ricordava i loro sorrisi, le loro mani e... doveva accettarlo. Dopotutto che pretese poteva vantare lui?

Tutti coloro che lo circondavano lo tradivano e lui non era degno della fiducia di nessuno. Dell'amore di nessuno. Di Stiles.

 

Alla risposta di Derek Stiles scagliò il telefono sul pouf che gli aveva regalato Lydia per il suo compleanno. Combatteva contro la voglia di prendere il telefono e chiamarlo, sentire la sua voce anche solo per farsi urlare contro, ma quella volta il suo orgoglio ebbe la meglio.

Aveva trovato un passatempo, un modo per divertirsi e non pensare più a Derek e Breaden che si rotolavano tra le lenzuola, e proprio quando credeva di essersi più o meno fatto passare l'ossessione per Derek Hale lui che faceva? Lo riempiva di messaggi e faceva pure l'incazzato quando non rispondeva.

«Ma che andasse al diavolo!», pensò prima di alzarsi dal letto e riprendere il telefono in mano, aprendo nuovamente la chat con il licantropo. Era online, lo vedeva chiaramente, ma non aveva intenzione di rispondergli.

Mise il telefono in carica e si mise a dormire, non prima di sospirare pesantemente ripensando alla lite di poco prima.

 

Due ore dopo Derek era ancora sveglio. Troppo frustrato per chiudere occhio.

Decise allora che era meglio uscire, in casa si sentiva oppresso dalla sua stessa malinconia. Iniziò a correre ad occhi chiusi, come piaceva a lui: il vento che gli colpiva la faccia, come a fargli percepire di più la realtà; le gambe si muovevano talmente veloci da non fargli percepire il suolo; era come volare con i piedi per terra e conquistare la libertà dalla sua oppressione.

Non sa come, non sa perché – o meglio, lo sapeva fin troppo bene, ma troppo orgoglioso per ammetterlo anche a se stesso – si ritrovò davanti a casa dello Sceriffo, sotto alla finestra di Stiles.

Incoscientemente salì.

Stiles dormiva a pancia in giù, una mano posta sotto alla testa, l'altra che sporgeva al margine del letto; le coperte erano un ammasso aggrovigliato tra le sue gambe, segno che si fosse agitato molto durante il sonno. In effetti dal respiro accelerato Derek sentiva che Stiles non era tranquillo, probabilmente stava facendo un brutto sogno. Le sopracciglia erano aggrottate, le labbra imbronciate: era bellissimo.

Nel momento in cui Derek lo pensò il suo cuore mancò un battito. L'aveva sempre pensato che Stiles fosse bello, di quella bellezza semplice e genuina, che solo a guardarlo ti faceva sentire più sereno. Perché Stiles sorrideva e Derek dimenticava le sue lacrime, Stiles rideva e Derek voleva accompagnare la sua risata con la sua.

Ma non poteva. Perché Stiles non era suo, era già di qualcuno. Appena entrato nella stanza infatti non aveva potuto non sentire un odore nuovo, solitamente non associato a Stiles e che aveva percepito poche volte. Quello di Danny.

Come sempre a Derek non restò che voltarsi e andarsene, ma questa volta non riuscì a impedire se stesso di lasciare una lieve carezza su quel volto bellissimo.

 

 

 

GIORNO 5

 

Stiles:

Derek.

 

Derek:

Dimmi.

 

Stiles:

Per caso Scott è da te?

 

Derek:

No.

 

Stiles:

Sai dov'è?

 

Derek:

No.

 

 

Stiles chiuse gli occhi e sospirò pesantemente.

Come diavolo avrebbe fatto ora? Aveva provato a usare Google Maps, ma visto quanto si era addentrato nel bosco aveva veramente poco campo, perciò aveva rinunciato a usare la connessione dati ritornando ai vecchi cari messaggi normali.

 

 

Stiles:

Avrei un problemino...

 

Derek:

Sarebbe?

 

Stiles:

Se io ipoteticamente mi fossi perso tu che faresti?

 

Derek:

Ipoteticamente?

 

Stiles:

Sì, ipoteticamente...

 

Derek:

Ti lascerei stare ovunque tu sia.

 

Stiles:

E se non fosse ipoteticamente?

 

 

Si mordicchiò il labbro, in attesa di una sua risposta.

Derek sospirò sconsolato.

 

 

Derek:

Dove sei?

 

Stiles:

Nella riserva...

 

Derek:

Dove precisamente?

 

Stiles:

Da qualche parte...

 

Derek:

Bene.

 

Stiles:

E ho il telefono quasi scarico...

 

Derek intanto uscì velocemente dal loft.

 

 

Dopo 20 minuti

 

Stiles:

Non lo trovo...

 

Derek:

Non trovi chi?

 

Stiles:

Danny. Eravamo venuti insieme.

 

Derek:

Ah.

Chiama lui allora, no?

 

Stiles:

Non posso, ha il telefono scarico.

Ma penso che se ne sia andato dopo aver preso quello per cui era venuto.

 

Derek:

Buon per lui.

 

 

Stiles:

Derek! Si sta facendo buio...

 

Derek:

Lo so. Saresti dovuto stare accanto a Danny invece di perderti.

 

Stiles:

Almeno manda Scott a cercarmi.

Cazzo, Derek!

 

Derek:

Che c'è?

 

Stiles:

Che colpa ho io se se n’è andato?

 

Derek:

Nessuna.

 

Stiles:

Ecco. Quindi perché dovrei rimanere qui di notte? E se mi uccidono?

DEREK!

 

Derek:

Stiles!

 

Stiles:

Cerca Scott, ti prego.

Smettila di prendermi per il culo, lo vuoi capire che ho paura?

 

Derek:

Lo so, dannazione, lo so! Cerca di stare calmo, sto arrivando!

 

Stiles:

Ho la batteria al 10%, se non arrivi in 20 minuti al massimo il telefono mi muore.

Forse è meglio se non ci scriviamo più per risparmiare batteria.

 

Derek:

Non osare, continua a scrivermi! Dimmi cosa vedi intorno.

 

Stiles:

Alberi.

E verde.

Molti alberi e molto verde.

 

Derek sospirò stanco e aumentò la sua andatura. Si affidò al suo istinto da lupo per trovare quel ragazzino che lo faceva costantemente preoccupare.

 

Derek:

Sei molto di aiuto.

 

Stiles:

Grazie per l'aiuto. Non eri obbligato.

 

Derek:

Mi hai obbligato.

 

Stiles:

Non è vero. Io ti ho chiesto di Scott. Poi hai fatto tutto tu.

 

Derek:

Se lo dici tu.

 

 

Stiles si guardò intorno spaventato, chiedendosi se e quando Derek sarebbe riuscito a trovarlo.

Sapeva che nonostante tutto loro c'erano l'uno per l'altro, ma questa volta non sapeva come avrebbe fatto a trovarlo.

Avrebbe voluto rispondergli ma la batteria del cellulare era morta del tutto e lui era rimasto completamente al buio, vedendo quel che c'era intorno solo grazie alla fioca luce della luna.

Era agitato e aveva paura, ma confidava in Derek e nel suo buonsenso.

 

Derek:

Stiles?

Rispondi!

 

Derek provò subito a chiamarlo ma rispose la segreteria telefonica, segno che la batteria dell'umano non avesse retto.

«Stiles, maledizione!».

Mise il telefono in tasca e si abbandonò totalmente al lupo, concentrandosi particolarmente sull'olfatto: conosceva l'odore di Stiles in ogni sfumatura.

Captò l'odore del suo bagnoschiuma e seguì il sentiero. Certo che Stiles non riusciva a orientarsi! Si era addentrato nel punto più interno del bosco, dove la vegetazione era fitta e non c'erano punti di riferimento riconoscibili per un umano. L'odore diventò ancor più forte e finalmente lo trovò.

Quando sentì un rumore provenire da qualche cespuglio dietro di sé, Stiles rimpianse il non essersi portato dietro la sua mazza da baseball. Ma, ripensandoci, non sarebbe stata un granché utile contro un lupo o la creatura responsabile degli assassinii degli ultimi tempi.

Tirò un sospiro di sollievo quando scorse gli occhi rossi di Derek che brillavano nel buio.

Derek riuscì a calmare il suo respiro divenuto pesante una volta trovato Stiles appoggiato a un tronco, le gambe raccolte vicino al corpo e avvolte dalle sue braccia. Sembrava così fragile in quel momento.

Stiles si alzò di scatto, correndo verso Derek e buttandosi addosso a lui, passandogli le braccia intorno alla vita e poggiando la testa sul suo petto.

Aveva avuto paura, e adesso non gli importava di rendersi ridicolo davanti a lui, del suo quasi certo rifiuto e della pioggia che gli bagnava la camicia nera.

Strinse tra le mani la stoffa della maglia di Derek, inebriandosi del suo profumo.

«Mi hai trovato».

«Sì. Ti ho trovato». Derek lo strinse maggiormente a sé, approfittando di questo momento di fragilità del più piccolo, beandosi della sua presenza.

E al diavolo tutto! Stiles alzò la testa verso il moro, posando le labbra su quelle del licantropo, aspettando una sua qualunque reazione.

Derek rimase immobile, paralizzato dalla paura che tutto ciò non fosse vero, che il suo Stiles non fosse suo.

Scoraggiato dalla non reazione dell'altro, Stiles sciolse l'abbraccio e cercò di mettere qualche passo di distanza tra loro. Era imbarazzato ma non si pentiva di ciò che aveva fatto: erano i suoi sentimenti per Derek che lo avevano portato a cercare una distrazione e a cacciarsi dunque in quella situazione.

Derek però fu più agile e allungando le braccia afferrò la camicia di Stiles, avvicinandolo a sé e unendo nuovamente le loro labbra. In quel momento non gli importava di nulla, Stiles era con lui e lo voleva. Voleva accarezzargli il volto come stava facendo, passargli una mano tra i capelli e afferrargli i fianchi per spingerlo ad avvicinarsi maggiormente. Il bacio divenne passionale, le loro lingue si stavano rincorrendo e i loro corpi facevano di tutto per ottenere più contatto possibile. L'impeto del momento li portò a cadere con Stiles sotto il corpo di Derek.

Stiles portò le proprie mani sul volto dell'altro, mentre Derek gli circondò la vita, alla ricerca di della sua pelle.

«Se questa è la tua reazione dirò a Danny di lasciarmi solo più spesso», scherzò l'altro stringendo tra i denti il labbro inferiore di Derek e tirando verso di sé.

Sentendo quelle parole il lupo si irrigidì. Per un momento aveva dimenticato Danny, chi fosse e quale ruolo avesse nella vita di Stiles. E purtroppo per lui, Danny sembrava essere importante.

Si staccò da Stiles e si sedette accanto, distogliendo lo sguardo dal suo e rivolgendolo altrove, tutto pur di evitare quegli occhi nocciola che ora lo guardavano confusi.

Vedendolo improvvisamente distaccato, Stiles lo obbligò a guardarlo negli occhi, tenendogli il mento tra due dita.

«Sourwolf, mi stavi dando una ripetizione di anatomia niente male, non ti andrebbe di riprendere da dove abbiamo interrotto?».

«Smettila». Derek non ce la faceva più, aveva bisogno di allontanarsi. Se solo gli fosse stato accanto un altro secondo, se solo avesse incrociato il suo sguardo... non ce l'avrebbe fatta. Sarebbe crollato, avrebbe messo a nudo i suoi sentimenti e lui non voleva mostrarlo, non voleva mostrare la sua fragilità.

«È meglio andare», poi aggiunse con voce lieve «così raggiungi Danny».

A Stiles però non sfuggirono quelle parole.

Derek si stava alzando quando Stiles lo tirò nuovamente giù per un braccio, facendolo scivolare a terra a causa del terreno umido. Con un colpo di reni ribaltò la situazione, mettendosi a sedere sulla sua pancia.

«Tu ora non ti alzi da qui se non mi dici cosa diamine sta succedendo».

Derek provò a evitare il suo sguardo ma Stiles glielo impedì, prendendogli il volto tra le mani e tenendoglielo fermo.

«Non sta succedendo nulla, andiamo che si è già fatto buio».

«Era buio anche prima. Qual è il problema? È solo un bacio, e non ti ho obbligato a fare niente. E non ti preoccupare, giuro che non lo dico a nessuno. Nemmeno a Scott o a Danny».

«Ci credo che non lo dici a Danny, immagino non la prenderebbe bene».

«Ma ti pare? Lui ha già preso tutto. Ero io che non lo trovavo».

«Stiles». Derek ringhiò.

Ancora seduto sopra a Derek non nascose la sua sorpresa.

«Stiles cosa? Che cosa hai, Derek?».

«Che cosa hai tu?».

«Io? Un'erezione nei pantaloni, ma a quanto pare nemmeno te ne sei reso conto e non fai che parlare di Danny. Se non ti conoscessi penserei che ti piace. È così? Ti piace? È questo il problema?».

Derek a questo punto lo guardò furioso.

«Ora pensi che mi piaccia il tuo ragazzo? Veramente, Stiles?». Derek era esasperato, alzò le mani al cielo e arcuò come non mai le sue sopracciglia. E se Stiles non fosse stato preso dalla conversazione – e dall’erezione di Derek che premeva contro la sua natica – sarebbe scoppiato a ridere: le sopracciglia avevano più espressività di Derek stesso.

«Il mio che? Ok, non è male ma non è il mio tipo. Io vado più per il lupo scorbutico». La buttò lì, fingendo di scherzare e giocandosi il tutto per tutto.

«Stiles, ti ho detto di smetterla di scherzare. Ti piace Danny? Ok, non c'è bisogno di negare, non c'è nulla di male. Credi che non mi sia accorto di quanto tempo passate insieme?».

Stiles alzò un sopracciglio, non riuscendo a non scoppiare a ridere. Adesso capiva diverse cose...

«A cercare Pokémon, Derek. Hai presente che tutto il mondo è preso da questo gioco? Beh... lo siamo pure noi! E ci hanno detto che qui c’è Pikachu... A proposito, hai batteria nel telefono così scarico l'applicazione ed entro con il mio account? Magari lo trovo...».

Derek non aveva parole. Il suo sguardo fu attraversato da diverse emozioni in contemporanea e Stiles le vide chiaramente. Lo guardò all'inizio confuso, scettico, poi arrivò la consapevolezza sottoforma di una smorfia tanto buffa che fece ridere il minore e alla consapevolezza conseguì la rabbia. A questo punto a Stiles non rimaneva che avere paura.

«Tu cosa?», disse in un sibilo piuttosto inquietante alle orecchie di Stiles.

«Io sono un allenatore... di Pokémon». Deglutì a vuoto, muovendosi a disagio sul ventre del maggiore.

Derek prese un respiro profondo chiudendo gli occhi. Poi li riaprì di scatto rivelando due iridi rosse che non era riuscito a trattenere a causa della frustrazione.

«Fammi capire... tu cosa hai fatto esattamente in questi ultimi tempi?».

«Io... ho camminato molto. Sai, fa bene alle ossa», sorrise ancora leggermente intimorito.

«Ho fatto schiudere uova e ho conquistato palestre per la città. Sai, quando ti prende non riesci a farne a meno. Una volta io e Danny per Bulbasaur siamo quasi entrati in una sala chirurgica, se non fosse stato per Melissa che ci ha visto, fermandoci in tempo, saremmo finiti nei guai. Perché tu cosa pensavi che avessi fatto?», chiese sornione, piegandosi leggermente per lasciargli un veloce bacio a stampo.

«Io... nulla».

Derek era esitante e al momento si sentiva parecchio stupido.

«Nulla, eh?».

Derek, non sapendo come ribattere, lo prese per il colletto della camicia e lo attirò nuovamente a sé, trascinandolo in un bacio che di casto aveva ben poco. Si voleva vendicare delle giornate di preoccupazione e per i malintesi creati. Voleva torturarlo di baci e di morsi sulle labbra. Poi passò al collo, permettendo all'umano di riprendere fiato. Comunque non sembrava proprio che a Stiles dispiacesse, tutt'altro.

«Qualcuno qui ha ancora un problemino, eh?». Intanto mosse il bacino contro il suo, strappando un gemito al minore.

Stiles, imbarazzato come poche volte in vita sua, si guardò intorno pensando a qualsiasi cosa pur di cambiare discorso e ritornare padrone di se stesso.

«Io però voglio ancora il mio Pikachu».

Derek a queste parole si alzò indispettito e un poco offeso.

Stiles stava per ridere e fare una battuta cretina, ma non riuscì a emettere nemmeno un suono di fronte a ciò che fece Derek. No, perché se Stiles voleva fare di tutto per ridurre il suo imbarazzo, Derek non sembrava della sua stessa opinione. Infatti si alzò da terra e, di fronte allo sguardo stupefatto dell'altro, si levò velocemente la maglietta che indossava, ora fradicia a causa della pioggia. Ma non si fermò lì, no. Sbottonò i jeans e guardando Stiles malizioso cominciò a sfilarli. A questo punto il minore stava boccheggiando vistosamente con le guance imporporate di rosso, e quando le mani di Derek raggiunsero l'elastico dei boxer chiuse di scatto gli occhi. Non che non gli dispiacesse ciò che stava vedendo ma non era ancora pronto per sopravvivere a... una vista integrale.

Sentì un rumore assurdo, come di qualcosa che si stesse rompendo e allora riaprì gli occhi: era rumore di ossa. E quello di fronte a lui era Derek, Derek trasformato in un lupo.

Stiles strabuzzò gli occhi, incredulo a ciò che stava vedendo. Un lupo, un bellissimo lupo dal pelo nero e lucido lo stava guardano fisso negli occhi. Fece due passi verso di lui e allungò una mano verso l'animale, ancora incapace di credere che quello fosse proprio Derek.

Derek che adesso stava poggiando il muso sulla sua mano in cerca di coccole.

Stiles si lasciò cadere in ginocchio, sporgendosi in avanti e aggrappandosi al suo manto, circondandogli il collo con le braccia.

«Sei veramente tu?», chiese con la voce che gli tremava per l'emozione.

In risposta un ululato e Stiles credette che il suo cuore sarebbe scoppiato, tanta era la felicità. Derek gli si avvicinò maggiormente e guidò le mani di Stiles a fargli le coccole. Entrambi finirono per terra a rotolarsi come due bambini, spensierati e dolci come non mai. Non ne avevano abbastanza l'uno dell'altro. Era bello stare insieme, solo loro due.

«Tu sei Sourwolf, sei un nuovo Pokémon e sei solo mio».

Stiles gli accarezzò il pelo, stendendosi sul terreno umido e affondando il volto nella sua pelliccia.

 

The End

 

-

 

Sourwolf&Volpino:

Buonasera! Ed ecco pubblicata anche la nostra terza Sterek insieme insieme *_*
Ancora non ci riesco a credere!
Se per le storie precedenti ci abbiamo messo davvero poco tempo a scriverlo, questa ne ha risucchiato un'infinità...
E il bello è che nemmeno ce ne eravamo accorte.
Abbiamo finito all'una e mezza di notte, ma prima di vedere l'ora eravamo convinte che fossero al massimo le 23:30...
Io almeno lo ero xD
Spero che la storia vi sia piaciuta, e che vi abbia divertiti quanto ci siamo divertite noi a scrivere.

Alina_95 alias Stiles

 

 

 

Salve! Ed ecco quindi un'altra Sterek! Speriamo che vi sia piaciuta :)
Stavolta abbiamo forse un po' esagerato con la parte narrata, speriamo
non vi dispiaccia se ci siamo fatte prendere la mano ;)
Vero che qui Stiles è stato cattivo? Povero il mio Derek... quanto ha sofferto.
E tadaaaan! Ve l'aspettavate che si trattasse di Pokémon Go?
Volevamo mantenere il mistero fino alla fine xD
Grazie a chiunque abbia letto :)

_Stranger_

 

 

Ringraziamo tutti coloro che hanno letto e se deciderete di lasciare un commento ci farà un immenso piacere.
Cogliamo l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno letto e recensito le nostre precedenti storie :)

Alla prossima,
Sterlocked

   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: Sterlocked