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Autore: Mikirise    04/08/2016    2 recensioni
Calypso lavora al Pink's e Zoe scappa per diventare una grande rock star insieme ad Artemide. Leo non beve caffè e non vorrebbe andarsene in giro con bruciature causate da questo.
Sappiamo tutti come va a finire.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, Eco, Leo Valdez, Piper McLean
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Chicchi di caffè



In sua discolpa, Calypso dice sempre che era stata una giornata particolare, quella.

Una nottata buttata via dietro quello stupido gatto, scappato chissà dove e ritrovato vicino all'autostrada, che si leccava il pelo con tutta la tranquillità del mondo. Quando lo ha preso in braccio e accarezzato, forse soffocandolo perché, che cavolo, era scappato e lei era veramente molto preoccupata, il sole stava per sorgere e, portandosi le mani trai capelli scompigliati, aveva dovuto realizzare che avrebbe avuto neanche mezz'ora per arrivare a casa, farsi una doccia, cambiarsi e andare a lavorare.

Nel tragitto verso casa era stata ovviamente graffiata da Klaus, ha ricevuto una chiamata da sua sorella che stava parlando di qualcosa come che la sua più grande cotta di tutta una vita (sì, di un neonato, la vita) le aveva detto che avrebbero proprio dovuto mettere su una Girl-band e che lei ha detto sì e se ne sta andando a New York per debuttare come una The Hunters e, quando le aveva detto di non fare stupidaggini e di darle una giornata per farla ragionare, lei aveva risposto che ormai era in Arizona, che stava entrando in un tunnel e che si sarebbero viste a Natale. Traditrice. Poi a casa Eco la aspettava preoccupata e Calypso Nightshade è l'unica persona al mondo che si deve subire una paternale da una sordomuta. Senza offesa, eh. I gesti di Eco sono stati in qualche modo gridati e deve ammettere di non aver capito granché perché erano troppo veloci e taglienti.

Neanche un messaggio, continuava a ripetere.

Non ha preparato lo zaino per le lezioni di Biologia Teorica. Nemmeno ci pensa.

Uscita di casa per andarsene a lavoro, si era resa conto che metà dei capelli erano ancora pieni di shampoo e di aver dimenticato la tessera dell'autobus. Essendo troppo tardi per tornare a casa e avendo paura di chiamare Eco, ha preferito pagare tremila dollari di biglietti. Tutto pur di non perdere il lavoro con cui mantiene i suoi studi.

Una nota positiva era stata Mitchell e la sua mania di essere una specie di 911 per le emergenze dei capelli. Le ha lavato le metà della testa nel lavandino del bagno e le ha anche fatto la piega. Quel ragazzo è un tesoro. Peccato non potergli chiedere altro. Tipo un assorbente. Perché Mitchell è un santo, ma fino ad un certo punto.

Per questo era di cattivo umore. E per questo ha parlato così. Normalmente non lo farebbe mai e probabilmente si sarebbe anche scusata, se Leo non avesse fatto l'idiota. O forse no.





Succede tutto in meno di cinque secondi.

Il ragazzo scivola sul pavimento bagnato, il bicchiere che ha in mano vola in aria, lui si afferra allo zaino di Calypso, nell'intento di non cadere, cade lo stesso di sedere, insieme allo zaino, il bicchiere si rovescia sulla sua maglietta e qualcosa fa crack.

È in quel momento che Calypso realizza di non aver preparato lo zaino per Biologia, ma di avere all'interno ancora l'ultimo, o meglio, l'unico regalo gradito da parte della sua famiglia. Perché è un regalo di quella stupida di Zoe, l'unico che le abbia mai fatto per il suo compleanno. Sente un peso al cuore.

Quando corre verso il ragazzo, tutti pensano sia semplicemente preoccupata per lui. Quando gli strappa dalle mani lo zaino, imbevuto di caffè, e lo apre è abbastanza chiaro che la sua rabbia non è sicuramente contro chi ha passato lo straccio e non ha lasciato il cartello Attenzione pavimento bagnato. È veramente nel pieno di una crisi di pianto. La parte superiore del carillon che sua sorella le ha regalato è distrutto e la ballerina che girava su se stessa è rotta a metà. “Lo hai distrutto” sussurra e sente il naso pizzicargli. Nemmeno lo guarda in faccia.

“Oh, sì.” Il ragazzo si tira su con il palmo di una mano, mentre si accarezza il fondoschiena, con un broncio infastidito. “Un cliente cade a terra sul pavimento bagnato vicino al quale nessuno ha messo un dannato cartello. Gli cade addosso il cioccolato caldo…” Inizia ad annusarsi i vestiti, per poi emettere uno squittio indignato. “No. Del caffè. Del caffè! Io odio il caffè! Non ho nemmeno ordinato caffè! E ho rischiato l'ustione, ma, ehi, parliamo di te e dei tuoi problemi, Raggio di Sole!”

Calypso nemmeno lo ascolta. Guarda il suo carillon distrutto. Un giorno di vita da regalo più bello di Zoe, che adesso sta in Arizona con gente che nemmeno conosce, e poi ciao. Guarda l'orologio e si mette lo zaino sulle spalle. Turno finito. Deve andare a lezione e continuare ad avere una brutta giornata, scusami tanto. Però prima di andarsene un'occhiata la lancia a quello scarabocchio e lo inserisce nella lista di persone che la pagheranno cara per il male della sua vita. Di tutta la sua vita. Se ne va via, torturandosi le pellicine delle dita e tirando su col naso. Non saluta neanche Rachel. Mentre se ne va verso il camerino per cambiarsi, sente il ragazzo mormorare qualcosa come: “Sì, sì, brava Pip, ridi.” E Piper, dolce anima pia, ride ancora più forte.


~


Non ha il coraggio di dire a Zoe che il carillon è stato rotto. La sente al telefono e adesso se ne sta a New York, con la sua chitarra e tanta rabbia da tirare fuori. Nemmeno parla di Eracle. Ride, racconta delle sue avventure, dice che le sue nuove compagne di band, che a malapena conosce, sono come delle sorelle (e questo è un colpo basso, per Calypso, eh), racconta che ha incontrato una vecchia metallara con i capelli lunghi fino al sedere e che quando suona il basso tira la testa indietro e poi inizia a scuoterla come se avesse dentro un demone. È divertente.

Sembra veramente felice, Zoe, e il fatto che l'abbia lasciata lì, indietro, non dovrebbe fare così male a Calypso, perché sapeva che sarebbe potuto succedere. Come lei, con suo padre che l'ha trascinata con lui in basso, facendole combattere una battaglia non sua, per poi abbandonare la causa legale e le sue figlie, Zoe deve trovare la sua strada, senza nessuno che le mostri cosa fare. Questa è una cosa buona, no?

Ora che la sua famiglia l'ha abbandonata, sia padre che sorella, si rende conto di dover andare avanti da sola e prendere decisioni e vivere (da sola).

Magari da sola non vuol dire in solitudine. Per se stessa, non per gli altri, ecco.

Il carillon rotto rimane sulla sua scrivania, mentre studia alla luce della sola lampada. Eco dorme nel letto accanto al suo, perché è così che sono cresciute e ci sono cose che non devono proprio cambiare, anche il fatto che Calypso studi mentre lei dorme. Sono vecchie abitudini che non credeva di poter mantenere, e invece…

Klaus sale sulla scrivania e inizia ad odorare il libro di Biologia Cellulare, come il suo nome lo dovrebbe portare a fare sempre, mentre gli occhi della ragazza sembrano volersi chiudere. Apre il carillon, che inizia a suonare nostalgico, con lo stesso suono di un violino rotto, con corde in meno.

Lo lascia suonare e, nel loop creato dalla continua ripetizione di Quando arriva Dicembre, storpiata dal suono stridulo delle lastrine di ferro, si addormenta.



~•~



Leo Valdez, il ragazzo che le ha distrutto il carillon, quel piccolo scarabocchio con la faccia da folletto rompiscatole, ha vinto, grazie alla sua favolosa caduta di sedere e il salto del caffè (non richiesto), una fornitura a vita di cioccolato caldo, in comode rate da quando-ti-pare. Il che vuol dire che sta sempre al Pink's, distraendo le cameriere e facendo roteare gli occhi a Piper McLean, una tipa che Calypso conosce solo di nome e con la quale, per qualche ragione, non ha mai avuto una conversazione. Deve starle antipatica a pelle. O magari non le ha mai fatto caso. Calypso non va a lavoro per fare amicizie, comunque.

Almeno fino ad oggi.

“Lasciala in pace.” Calypso lo dice in un sospiro, posizionandosi tra Leo e Eco, che alza gli occhi verso di lei, abbastanza confusa. Posiziona sul tavolo una tazza e lancia a Leo uno sguardo così duro che il ragazzo sembra rabbrividire. “Non è interessata.” Uhm. Si è dovuta fermare dal dire: “Non siamo interessate.” La cosa la turba parecchio, perché sente di dover proteggere Eco, adesso, o meglio… lei sente di non poterla perdere in questo preciso istante. E si sente un pezzo di cacca per questo. È solo un'egoista. L'ha vista ridere ed è partita alla riscossa. Orribile.

“Beh, nemmeno io.” Leo sorride e sembra voler gettare la cosa sul ridere. Qualcosa nei suoi occhi dice che sta prendendo la cosa seriamente, Calypso lo vede, ma il viso di lui sorride in una leggerezza che non dovrebbe esserci. “Non per cattiveria. Non mi piacciono le ragazze impegnate. Parlavamo di Narciso, il tipo più bello del locale. Non è bellissimo coi suoi bicipiti scolpiti e pieni d'olio? Adoro quando se ne va in giro senza maglietta in pieno inverno.” Mette una strana enfasi nell'ultima frase. Troppa euforia. Eco ruota gli occhi e scuote la testa. Sarà sorda, ma lo capisce il sarcasmo: c'è quel lato della bocca che si alza, in modo un po' cattivo, e quella ruga sulla fronte e quel luccichio negli occhi.

Calypso aggrotta le sopracciglia e inclina la testa, segue con lo sguardo il movimento del dito del ragazzo. Narciso non le sembra poi così bello, ma Eco lo adora con la sua anima, quindi non ha mai detto nulla che potesse prendere sul personale. È un favore che non è mai stato restituito. “Ah, quindi ti piacciono quei tipi…” A quanto pare lei no, il sarcasmo non lo capisce molto bene. Magari pensa non sia mai stato inventato.

“Che vorresti dire?” Leo è preso alla sprovvista. Ci sono cose che funzionano solo se l'altro le capisce e si vede che a questo non-capire lui non è molto abituato. Sbatte le palpebre e guarda la cameriera con aria stupita. Che cavolo.

“Non ti facevo dell'altra squadra…”

“Cosa…?”

“Beh, se è così…” Calypso alza le spalle e guarda verso la caffettiera. Prende la tazza vuota di Eco, che li osserva divertita. “Come non detto. Siete liberi di far parte del fanclub di Narciso. Stanno di là, a proposito.” Indica un tavolo pieno di ragazze tutte uguali, con al centro un solo frappé. Leo odia le ragazze che prendono in cinque un solo frappé. Non è naturale.

“No. Aspetta. Cosa…?” Prova a fermare la castana, che se ne va quasi saltellando, ma non ce la fa, perché la tipa è veramente troppo veloce, e sembra sfuggirgli dalle mani con un passo quasi da ballerina.

La risata cristallina di Eco risuona nelle sue orecchie. E quindi anche Leo sorride un po'.



~•~

La giornata inizia più o meno sempre allo stesso modo.

Apre gli occhi, poi li chiude. Poi li riapre. Li chiude. Non sente tanta differenza e si chiede se è così per tutti. Nell'intimo spera tanto di no. Egoisticamente, spera che Zoe, dalla sua amata New York, con quelle tipe che dice di essere le sue nuove sorelle, che sicuramente ama più di quanto abbia mai amato la sua vera sorella, si senta così.

Col vuoto fuori e il vuoto dentro.

Poi si gira di fianco e vede Eco dormire nel letto accanto.

È solo in quel momento che decide di alzarsi dal letto.


~•~


La voce che Leo sia gay si sparge ad una velocità impressionante al Pink's. È tutto per colpa di sua sorella, che stava facendo un caffè lungo e si è fatta una risata di quelle che ti tolgono il fiato al vedere la scena. L'ha raccontato ad Annabeth, che lo ha detto a Percy, che lo ha detto a Jason, che…

Mitchell gli chiede per quale motivo non glielo abbia mai raccontato, che portare dentro un segreto così grande deve essere molto difficile, opprimente. Se avesse voluto chiedere consiglio da qualcuno che tutto questo lo ha già passato, beh, può chiedere a Mitchell. Leo non deve chiedere proprio nessun consiglio da lui (sa già conquistare i ragazzi con la sua aria da duro quando aggiusta macchine, buon Dio, no), ma il libro delle istruzioni di come fare coming-out con i tuoi parenti e amici lo tiene: vuole riciclarlo come regalo di Natale per Nico.

E tutto per colpa della tizia che non capisce il sarcasmo. Cielo.

“Ora che tutti sanno, devi sentirti più leggero.” Piper ride e blocca lo schermo del cellulare, per infilarselo in tasca. “Jason dice che se lo aspettava. Sai, per quella volta che ti ha trovato a fissare Frank…”

Leo alza gli occhi e torna a concentrarsi sulla sua cioccolata calda. “Non puoi comunque dire che Frank sia un brutto ragazzo” dice, puntando la sorella con il suo cucchiaino. Lei alza un sopracciglio e non dice niente, perché la cosa sembra davvero commentarsi da sola. “Ha la tartaruga.”

“Anche Jason.”

“Pure Percy. Solo che Frank ce l'ha più definita.” Segue un momento imbarazzante di silenzio, perché, davvero, questa conversazione non si sa bene dove debba andare a parare. Forse è meglio precisare perché sa queste cose. “Le ho viste quando hanno costretto me e Percy a…”

“Non lo voglio sapere!” si affretta a dire lei, alzando le mani, come a volerlo fermare fisicamente dal parlare.

“…andare in palestra.” Per legare. Brutti momenti. Di nuovo un intervallo imbarazzato di silenzio. “A cosa stavi pensando, mente perversa?”

Piper ride nervosamente, fa finta di aver sentito il richiamo di un cliente da qualche parte e se ne va. Leo pensa di dover ordinare un caffè da asporto.

Lo deve proprio chiedere a quella simpaticissima ragazza che l'aveva raccolto da terra quando era caduto e che non capiva il sarcasmo. Inutile dire che lei glielo aveva preparato in fretta, senza un sorriso e con lo sguardo di una che soffre di stitichezza cronica.

La cosa importa pochissimo, comunque.


~•~



A Calypso, il sorriso torna solo quando ha il turno alla serra della sua Facoltà.

Non lo può fare spesso, durante i corsi, ha paura di rimanere indietro, di non riuscire a studiare abbastanza, ma, quando ha il turno alla serra, quando intorno a lei ha fiori di ogni genere, piante carnivore, piante sensibili al tatto, piante verdi, piante rosse, piante che fioriscono, piante sempreverdi, si sente bene. Perché è una delle cose più belle in questo mondo, secondo lei, avere le mani sporche di terriccio e il naso pieno di profumi diversi. E si sente meglio. Si sente felice.

Per questo, quando nota una bionda che conosce passare lì davanti, spera semplicemente che lei non la veda. Perché questo posto non deve avere collegamenti esterni. Il mondo esterno rovina sempre tutto, in un modo o nell'altro. Tutto.

E la ragazza si gira, la vede, sorride, la saluta. Poi se ne va, col suo quaderno in braccio e la matita trai capelli, lasciando la castana impietrita sul posto.

Annabeth Chase ha un progetto da portare avanti da qualche altra parte e lascia in pace Calypso.

Nonostante questo, lei la sente, quella rottura interna, quel limite che qualcuno potrebbe oltrepassare in qualsiasi momento, a questo punto.

È inutile. Si vede che questo non è esattamente il momento più felice della sua vita.

Smette di sorridere.



~•~



Eco, che al Pink's sembra venirci poco e soltanto negli orari in cui è sicura di poter trovare Narciso, oltre che un pessimo gusto in fatto di uomini (uhm), sembra non essere nemmeno brava a scegliersi gli amici.

Questo perché ritiene la Stitica la sua migliore amica, e perché ha iniziato a pensare a Leo stesso come ad un amico. La cosa non può essere molto positiva. Soprattutto per Stitica, dai. Sembra quel tipo di persona che preferisce rimanere da sola. Quel tipo che ferisce, rimanendo da sola.

Dalle un'opportunità.

Leo ruota gli occhi e si gratta la testa, scacciato. Allora la cerca con lo sguardo, incrociando le braccia sotto il mento e un occhio coperto dal bicchiere davanti a lui.

Stitica, Calypso, ha il sorriso sulle labbra e lo sguardo triste. Leo lo potrebbe vedere anche con gli occhiali da sole. I suoi fratelli hanno quello sguardo. Lui ha quello sguardo.

“Nah” dice però. “Le opportunità si presentano solo una volta.”

Eco lo rimprovera senza dover dire una parola. Si vede che ci tiene per davvero, anche se questo non lo capisce molto bene.

Leo sospira e sente Lacey dare della stupida a Kayla, perché lo sanno tutti che Leo è gay e quindi, quella seduta davanti a lui, non può essere la sua ragazza.


~•~

Non che sia facile, per Calypso, rimanere fuori dal letto.

Il cellulare non le squilla mai. Suo padre non la chiama dalla galera, e lei comunque non lo vuole sentire. Le sue sorelle ricordano a malapena il suo nome. Zoe è andata via e sembra volerla semplicemente cancellare dalla sua vita.

A volte anche Calypso vorrebbe cancellare il ricordo di se stessa. A volte arriva a pensare di voler cancellare proprio se stessa. Ma non ne ha il coraggio, perché Eco non ha bisogno del telefono e le sta sempre accanto e non può essere una maledizione, quella su di lei.

Non tutti se ne possono sempre andare, no?

Nel senso, Katie, la prima ragazza che della serra della facoltà, la sua prima amica dopo il crollo disastroso delle compagnie di suo padre e di suo padre, quella che sembrava essere un buon nuovo inizio se n'è andata, ma… e Rachel probabilmente tra poco se ne andrà, con il suo pennello in giro per il mondo, a scoprirlo e a dipingerlo ma… e Eco, prima o poi, troverà la sua strada, forse lontana da Calypso, ma…

Non è facile rimanere sveglia e fuori dal letto, quando si rende conto che, rimanga a dormire o cerchi di fare qualcosa nella sua vita, il risultato rimane invariato.



~•~


Leo alza le spalle e giocherella col dito sul bancone, dietro alla sua cioccolata calda. L'ennesima. “Se avessi un dollaro per tutte le volte che una ragazza mi rifiuta, sarei miliardario” dice semplicemente, in risposta agli occhi di Calypso che lo infilzano la testa da un lato all'altro. Se gli sguardi potessero uccidere…

“Dovresti aggiungere quando un ragazzo ti rifiuta” sputa Calypso, cercando di rimanere il più impassibile possibile.

E lui alza gli occhi verso sinistra e poi sorride, perché ricorda quella volta che, per fare da spalla ad Hazel, ci ha provato con Frank, con risultati abbastanza discutibili. Per Hazel, è da precisare, perché Leo ci ha guadagnato un amico. “Avrei un dollaro in più” commenta distrattamente, lasciando passare oltre il tono di sfida della ragazza.

Quando Leo promette, la parola deve essere mantenuta, altrimenti Esperanza volerà dal Texas per tirargli le orecchie e gridare parolacce in spagnolo. Sarebbe stato divertente, in effetti, ma solo per gli altri.

E per questo, giura, solo per questo, poi dice quel che dice. Con un sospiro, con la mano posata sul retro del collo e senza tenere il contatto visivo. Dice: “Le cose rotte mi danno fastidio. Potrei aggiustare il tuo carillon?” E lo fa soltanto perché pensa che quello sia l'oggetto che rappresenta la loro faida, e Eco non vuole che tra loro ci sia una faida, perché è loro amica ed è vero che le cose rotte, soprattutto per colpa sua, gli danno fastidio. Tutti hanno un modo per funzionare.

E anche Calypso sembra rotta.

Non sa cosa significhi il carillon. Non sa perché la cameriera deglutisce, guardandolo, e non sembra voler rispondere, all'inizio. Non sa nemmeno perché lui stesso deglutisca.

Però annuisce, lei, con la testa bassa.

Questo poteva essere il momento dell'inizio di un'amicizia, in fondo.



~•~



La sigla di Constantine suona nell'appartamento buio, quando Piper infila le chiavi di casa. Abbassa lo sguardo ed evita d'incrociare gli occhi di Leo, seduto sul divano e anche abbastanza solo.

Prima non era così.

Piper si sfila la giacca e saluta con un semplice sorriso e lui torna con la testa girata verso la televisione e la bocca piena di schifezze.

Per quanto fosse stato, all'inizio della loro storia, Leo a scoraggiare Jason e Piper dallo stare insieme insieme, era stato Leo a pregare entrambi di pensarci su, prima di lasciarsi. È inutile dire che nessuno lo ha ascoltato in nessuno dei due casi. E forse avrebbero dovuto farlo. Forse lei e Jason sarebbero dovuti rimanere amici, semplici amici. Tutto sarebbe stato più semplice, in un certo senso.

“Com'è andata la giornata, oggi?” chiede lei, aprendo il frigorifero.

“Oh, beh, lo sai. Numeri. Progetti. Robot assassini. Nyssa pensa di usufruire della mia dispensa di cioccolata calda a vita da voi, sai?” Nemmeno si gira, per guardarla. Sta aspettando.

“Non può usarlo! Tecnicamente sei solo tu a poter chiedere quello che vuoi al bar.” Lei non capisce cosa stia aspettando. Non riesce proprio a capire che Leo stia aspettando qualcosa, a dirla tutta.

“Infatti, tecnicamente, dovrei chiedere io il caffè per lei. Non è un piano malvagio?”

Piper sorride e chiude il frigo. Mangia qualcosa e parla poco, perché basta che Leo veda qualche cosa che non vada per iniziare a farfugliare qualcosa sulla DC, o la differenza col fumetto. Quando ha finito di mangiare e contemplare la testa riccia ed irrequieta del fratello, si alza e va in camera sua.

Leo la guarda andare via.

Non è seduto al centro del divano, ma all'angolo, il posto che prendeva quando Jason rimaneva con lui a fare le maratone di telefilm. Ha preparato una bacinella enorme di popcorn, come quando Piper li obbligava a guardare film sdolcinati e poi lo buttava per terra perché le piaceva di più così. Pensava bastasse questo. Ha aspettato che sua sorella capisse l'invito, ma lei non l'ha colto. Ma non è colpa sua, è stanca e ha tremila pensieri in testa. Nessuno di loro si chiama Leo Valdez.

E quindi Constantine fuma sullo schermo, Leo ha una bacinella di popcorn che non riuscirà mai a mangiare da solo, e programmi in televisione per tutta la notte, anche se non c'è nessuno che gli faccia fisicamente compagnia.

Sul telefono ha un messaggio da Jason. Chiede come va a Boston.

Leo aveva pregato a quei due di non mettersi insieme, perché in entrambi i casi, se avesse funzionato, se non avesse funzionato, lui sarebbe rimasto solo.

Come adesso.


~•~


Non si sa bene come sia successo, perché Leo non ha ancora nemmeno preso il carillon e non lo ha certamente ancora aggiustato, ma sembra che Raggio di Sole e lui abbiano una mezza specie di tregua.

Lei continua a sembrare stitica, per carità, e lui continua ad essere Leo, con i baffetti di cioccolata calda sulle labbra e le freddure a cui non ride nessuno, ma adesso le cose vanno leggermente meglio, quando si ritrovano nello stesso posto, nella relazione cameriera-cliente.

È probabile che lei sputi nel suo bicchiere, eh, ma adesso quando Eco la va a trovare e Leo passa al Pink's la sua pausa dal lavoro, non ci sono scontri di sarcasmo con l'obbiettivo di colpire ed affondare il nemico. Solo dei battibecchi, un po' così. Una volta hanno litigato sul tempo sereno e poco variabile. Era stato un po' imbarazzante, in effetti.

E Leo si rende conto che lei non ride. Non sorride con nessuno. Forse un po' con Eco, ma mai troppo.

Una volta gli lascia il bicchiere di cioccolata e gli sfiora le dita. Ha le mani callose, non sembra, ma è così. La cosa a Leo è piaciuta. È piaciuta veramente tanto, così tanto che non ha smesso di pensare al tocco della sua mano su quella di lui, per tutto il giorno e Nyssa, a lavoro, è riuscita a rubargli del cioccolato e le chiavi del suo motorino.

Non che la cosa sia rilevante. Per niente. Solo che a lui piacciono le ragazze che non hanno paura di sporcarsi e di strappare radici con le proprie mani, ad esempio. Ma la cosa è irrilevante. Davvero. Non ha passato altre giornate a ricordare il tocco calloso di lei sulle sue mani. No. Per niente.



~•~

“Okay.” Leo si schiarisce la gola e lancia un'occhiata veloce dall'altra parte del Pink's. “Allora spiegami per quale motivo Narciso piace così tanto. È per i muscoli?”

Piper non si era nemmeno resa conto che Leo stava seduto lì, troppo presa a fissare Annabeth che progetta una torta di compleanno, per rendersi conto di suo fratello. Però questo non l'ha mai fermata dal rispondergli. Ha sentito la domanda, insomma, non può ignorare di proposito Leo. Allora apre la bocca e ha sulla lingua parole abbastanza sarcastiche per descrivere il belloccio della situazione. Ma si rende conto di non doverlo fare.

“Non è per i muscoli” risponde Calypso, asciugandosi le mani sul grembiule. “È perché lui non ricambierà mai.”

Piper sta zitta e si allontana un po', ma continua comunque ad ascoltarli, facendo ricadere i suoi occhi prima su uno, poi sull'altra. Questa -questa cosa le fa provare emozioni contrastanti. Perché, sinceramente, a lei Calypso non è mai veramente piaciuta. Le sembra quel tipo di ragazza superficiale, arrogante, che non si mischia coi poveri mortali. Non le è mai sembrata una brava persona. Datele della pazza, ma di solito il suo sesto senso non sbaglia. Calypso assomiglia a Drew, non sa bene come e perché, ma lo sente. E non è una buona cosa, assomigliare a Drew.

“E tu ci provi con una persona perché vuoi essere rifiutata? Ma dai!” Leo scuote la testa e beve un sorso di quella che la sorella immagina sia cioccolata calda.

Però, beh, sai, non le ha mai veramente parlato. Come può giudicarla senza aver avuto con lei nemmeno una conversazione reale? Piper poggia la guancia sulla mano a coppa e si morde il labbro inferiore. Non dovrebbe farlo.

“Tu perché ci provi con tutti, allora? È il brivido di pensare che, prima o poi, qualcuno che non ama nessuno amerà te. Che tu sia degno di un amore speciale, qualcosa del genere, immagino. Anche se non è reale, è un pensiero che ti fa sentire bene, credo.”

“Poter essere amato da qualcuno di speciale ti rende speciale. Ma Narciso non è speciale.”

“Ma loro non lo sanno.”

Si guardano negli occhi per un po', forse presi da qualche pensiero profondo, o da qualche battuta, visto che Leo sorride e guarda verso il basso.

“Infatti voi donzelle dovreste fare la fila per il più specialissimo ragazzo del mondo: me.”

“Non si dice più specialissimo, Scarabocchio.”

“Non s'indossa in quel modo una faccia, Raggio di Sole.”

Calypso assottiglia lo sguardo e scuote la testa, non capendo la connessione delle risposte di Leo, Poi, semplicemente, viene chiamata da un cliente e se ne va via.

Lui la segue con lo sguardo, forse senza neanche rendersene conto. Poi beve e nel suo bicchiere non c'è nessuna cioccolata calda, ma un tè alle rose.

Leo non è tipo da tè alle rose.

Sembra felice. E Piper non può pensare ad altro se non a Leo con il cuore spezzato.


~•~


“Cosa vuol dire che non sai cosa sia Harry Potter?” sbotta Leo, sgranando gli occhi. Ha quasi gridato e i clienti intorno a lui si sono girati, anche abbastanza irritati. Ma questa è una cosa che al ragazzo non importa, perché, pronto, qui ci sono cose importanti a cui rivolgere la sua preziosa attenzione. Per favore. Grazie.

Calypso scrolla le spalle e taglia pezzi di limone, da lasciare alle persone che ordinano tè, o a chi ha mal di gola. Non sembra nemmeno sentirsi in colpa.

“Babbana.”

“Non conosco questa parola.”

E Leo ruota gli occhi. Sembra starla prendendo abbastanza sul personale, quindi lei sorride da un lato della bocca. Continua a tagliare il limone. Insomma. Lei verrebbe pagata per questo.

“No, non è possibile.” Scuote la testa. È veramente teatrale. “Lo devi assolutamente vedere! Lo devi assolutamente leggere!”

“Assolutamente” ripete lei sarcastica.

“Eh, sì.” Lui ci pensa e sembra abbastanza indeciso su quello che sta per fare, per dire. Abbassa lo sguardo e non lo sa. Balbetta una sillaba, prima di iniziare, perché la cosa sembra abbastanza importante, anche se non lo è. “Vieni a vederlo da me, no?”


~•~

Piper apre la porta e sente Leo ridere. Allora sorride anche lei, di riflesso, perché, prima, quando c'era Jason, Leo rideva così.

Rimane sulla porta. Non si sfila nemmeno la giacca.

Sente il fratello gridare un indignato “Ehi”, mentre Calypso lo spinge via con la spalla. “Però Harry Potter ti sta piacendo, vero? Vero?”

“Testa-vagante” risponde lei pensierosa. Afferra una manciata di popcorn ed è Leo a spingerla con la spalla, questa volta.

“È testurbante. Uno cerca di aprirti le porte di un mondo meraviglioso e tu prendi in giro. Ti sembra gentile?” borbotta, mettendo il broncio.

“Testa-vagante” ripete lei, e ride. Ride davvero. Non quel sorrisetto e poi il ritorno a un'espressione passiva. Una risata che non si ferma, che le fa poggiare la mano davanti alla bocca e fa mancare il respiro. A lei e a lui.

Piper chiude la porta e pensa che sia bene chiamare Reyna e passare un po' più di tempo fuori casa. Magari a fare l'investigatrice segreta.


~•~


È Eco a consegnargli il carillon, fuori dal palazzo in cui lavora e con lui che ha matite trai ricci e le mani sporche d'inchiostro, perché Calypso dice sì, sì, e alla fine le cose che fa sono pochissime. Leo ruota gli occhi al solo pensiero.

“Ma perché ci tiene così tanto a questa cosa?” chiede lui, perché, cavolo, quella scatolina di plastica si può trovare nelle bancarelle più vicine, una uguale all'altra e tutte stonate come delle sirene dell'ambulanza. Così ce ne sono veramente tanti, in giro, avrebbe potuto comprarne un'altra a meno di un dollaro. Giusto per precisare.

Eco sorride e alza le spalle.

A quanto pare essere sordi è una scusa per non dare spiegazioni e non salutare, quando te ne vai.


~•~



Il carillon scompare. Scompare anche Leo. Non si fa vedere da una settimana.

Non che Calypso abbia collegato le due cose, perché lei non ha dato l'ordine di dare il carillon, perché il carillon è pur sempre un regalo di sua sorella e non importa che sia rotto. Ha bisogno di sentirla vicina. Ha anche scaricato whatsapp per poterle parlare, le lascia un messaggio vocale a settimana e, davvero, importa poco che lei abbia soltanto due contatti nella rubrica, importa che lei ci sia, che risponda.

Aveva accettato la proposta di Leo, non tanto perché il ragazzo voleva aggiustarlo, ma perché sembravano delle scuse. Scuse che comunque poteva anche non fare, se proprio avesse voluto, perché non era colpa sua tecnicamente, ma di questa vita che è capitata a Calypso, che sembra volerla punire per qualche peccato di suo padre. Per questo ha dato un'opportunità a Leo. E anche perché è riuscito a farla sorridere, sai, con la storia delle bevande a scelta di Calypso.

Guardare Leo bere cose che non gli piacciono ha lo stesso effetto di guardare video di gattini su YouTube. Ti rilassa…

E alla fine, colpo di scena, è Leo che la rilassa. Lui è il suo essere l'essere più ottuso, più sarcastico, più adorabile che lei abbia mai incontrato. E non capisce esattamente quando ha capito di starsi affezionando a quel ragazzetto. Magari quando non ha avuto più l'istinto di sputare nel suo bicchiere. Non che lei lo abbia mai veramente fatto. E poi le piace litigare con lui. Aiuta. E lui non sa insultare le persone.

Ma scompare il carillon, e Calypso sente di voler piangere e di non poter più mandare messaggi a Zoe. E scompare pure Leo. Nello stesso periodo. Non può essere una coincidenza.

Deve essere la sua maledizione.

“Tutto bene?” Rachel le tocca la spalla e gira la testa dove è puntato lo sguardo di Calypso. Verso il nulla.

“Stavo solo… pensando.”

“Ne vuoi parlare?” Si toglie la maglietta, macchiata di caffè e crema pasticciera, e infila la mano nell'armadietto, lanciando occhiate preoccupate allo zaino sulle spalle dell'amica. “Pensavo stesse andando meglio” borbotta, più a se stessa che a chiunque altro.

“Cosa?”

“Te.” Rachel le getta le braccia intorno al collo e l'abbraccia con tanta forza, come se attraverso quel contatto fisico potesse trasmetterle la
Sicurezza che tutto possa andare bene.

Calypso si limita a sbattere velocemente le palpebre, come se fosse stata colpita da un pugno, piuttosto che essere stata abbracciata. Solo dopo, affonda il naso trai capelli rossi della ragazza e sente il bisogno di andare alla sua serra.


~•~


“Leo?” Piper afferra un bicchiere e lo riempie di acqua calda, ci getta pezzi di lime e lo porge al cliente con un sorriso così affascinante che anche Rachel sente di star arrossendo. “Sta passando il suo tempo con il Dinamico Duo da Los Angeles. Percy e Jason non ci vengono a trovare molto spesso, ma, quando lo fanno, quei tre diventano un'entità sola. Fanno paura.”

“E non sono anche tuoi amici?”

Piper sorride e si gratta la guancia. “Certo che lo sono. Ma insieme arrivano ad un livello di stupidità che mi potrebbe far perdere il lavoro. E devo pagare l'affitto.” Sistema il bancone, per poi passarci sopra lo straccio. “Come mai chiedi?”

“Curiosità.” Rachel arriccia le labbra. Pensa ad aggiungere altro, ma non lo fa. Sa che se lo facesse, Calypso non la perdonerebbe mai.

Però vorrebbe gridare al mondo che Calypso non è un passatempo che usi quando ti senti solo. Non è un tappabuchi. Non arrivi ad invitarla a casa tua e poi sparisci. Non ci si comporta così.

Vorrebbe andare da Leo e cantargliene quattro. Ma non lo fa e ci vuole tanto autocontrollo per non iniziare a gridare al Pink's better.


~•~


Ha una sigaretta in mano. Non fuma, ma sta là, a fissarla.

Non ricorda nemmeno come sia arrivata tra le sue dita. Forse è stata Drew, che le ha detto che sembrava stressata e che il fumo aiuta sempre. Calypso non crede che sia così, ma non importa niente, in questo momento. Ha una sigaretta in mano e lo zaino sulle spalle. Dovrebbe andare alla serra e lavorare a qualcosa. O creare un giardino in casa, quello di solito l'aiuta. Ma non ne sente nemmeno la forza necessaria.

Ha in testa tutte le cose ha perso -che l'hanno lasciata.

Se solo quello stupido carillon non fosse scomparso. Se solo non si fosse affezionata a Leo. Se solo Zoe fosse rimasta con lei, a mostrarle quello che deve fare, a convincerla che non tutti se ne vanno. Se solo non si fosse mai innamorata di Ulisse. Se solo, quando l'ha lasciata, Francis non le avesse preso le mani e detto che lei è un posto in cui passare, ma in cui nessuno si sarebbe mai voluto fermare.

Un libro, il libro, entra nel suo campo visivo e Calypso aggrotta le sopracciglia, non capendo cosa stia succedendo. Quando alza la testa, vede Leo con la copia di Un infausto inizio in mano, che le porge con la testa inclinata. Il ragazzo non è tipo da saluti, scopre.

“Leo…” Si passa una mano trai capelli e non sa se si sente sollevata o preoccupata. Cerca di respirare. “Leo…” ripete.

“Stavo pensando a… sai, quando stavamo parlando di Narciso e dell'essere amati da una persona speciale” l'interrompe lui. Le lascia il libro in mano e si passa una mano sotto il mento. “Allora mi sono chiesto: ma se una persona speciale non lo capisse di essere speciale? Non può scoprirlo attraverso qualcun altro, no? Altrimenti penserebbe che tutte le cose speciali che ha, non sono sue, ma il riflesso dell'altro, no?” Fa una pausa e guarda verso il muro dietro al Pink's. “È per questo che Annabeth ha lasciato Percy.”

Calypso non sa se guardare il libro, o Leo. Non riesce a seguirlo.

“Sai, quando… quando ero piccolo, stavo giocando con gli attrezzi di mio padre, lui è un artigiano, lavora soprattutto nella fucina e ama tenere un camino sempre acceso a casa, almeno così ho scoperto quando l'ho incontrato la prima volta. Ne aveva lasciati un po' a casa mia e di mia madre, comunque, e lei sembrava sempre così felice quando io le facevo vedere le mie creazioni di vetro e di metallo che io non… non potevo fermarmi dal farle e, non so se per questo, per mia madre che era fiera di me, o per qualcosa che si è acceso nel mio DNA, ma io ho iniziato ad amare la meccanica e l'artigianato. Comunque, un giorno stavo giocando con questi attrezzi. Volevo creare un pegaso da regalare a mia mamma per la festa della mamma. Solo che non so cosa sia andato storto e…” Alza le spalle. “Ho regalato a mia madre delle bellissime bruciature su tutto il corpo, quell'anno. Bello no?”

“Perché me lo racconti?”

“Dopo quella volta non volevo più toccare un attrezzo. E, anche quando mi sono convinto di poter seguire la mia passione, l'ho dovuto fare in una città abbastanza lontana da Dallas. Vedere mia madre mi fa sempre sentire in colpa per quello che faccio. Anche se non sto facendo niente di male.”

“Perché?”

“Perché io faccio male alle persone, quando resto.”

“Perché me lo dici?”

“Perché non ho intenzione di andarmene.” Ha la faccia seria. È la prima volta da quando lo conosce che ha quell'espressione. Le toglie dalle mani quella sigaretta. E sorride. “Bene. Il copione che mi sono imparato a memoria finisce qui. Quindi se non dici niente calerà un silenzio abbastanza imbarazzante e ti dovrò fissare per un po', prima di scomparire nel nulla. Ti prego, dì qualcosa.”

Calypso sorride e apre il libro. C'è un segnalibro a forma di viola. Pensa subito a Klaus, il suo gatto. “Manca solo Sunny” sorride, sfiorando il segnalibro.

“Beh.” Leo si gratta la testa, visibilmente imbarazzato. “Tu sei Raggio di Sole…”

Questo. Questo preciso istante è stato il momento in cui Calypso si è resa conto di essersi innamorata di Leo.

Peccato che sia gay.


~•~


Ora nel cellulare di Calypso ci sono ben tre contatti. Zoe, Rachel e Leo. E Leo è un continuo video di gattini.

La mattina si sveglia anche abbastanza presto, o non dorme proprio, perché alle cinque del mattino, a volte, le manda freddure e frasi celebri del suo amico Percy. Svegliarsi sembra più divertente e Calypso non si deve girare di fianco, prima di convincersi che scivolare fuori dalle coperte sia una cosa troppo pesante.

Eco non la sente, non può, ma Calypso inizia a preparare la colazione e canticchia una canzone sentita alla radio, qualche giorno prima.

Ma la sente Rachel, al Pink's, e sorride, quando l'abbraccia da dietro alle spalle e Calypso salta in avanti, presa alla sprovvista. “Hai una bella voce” dice, ma l'amica non sembra capire. Alza le spalle, lascia passare.

La sente canticchiare anche Miranda, alla serra, e non sembra infastidita, non dice niente, anzi. Calypso parla alle piante come se fossero cuccioli. Questa non è una novità, che lo faccia con quel sorriso, quella è una novità. Ma Miranda non è così vicina alla ragazza da poter commentare, prende appunti sul terriccio e non dice nulla. Tanto vale.


~•~

Giorno 15. Diario scomparso e non ritrovato. Evvai.

~•~



“Mi piace questa canzone” commenta Leo, riempendo le bacinelle di patatine. “Mamma la cantava sempre quando controllava i freni della nostra Punto.”

Calypso aggrotta le sopracciglia e alza un lato della bocca. “Deve essere una gran donna, Esperanza Valdez.”

“Una santa. Mi grida parolacce in spagnolo per dirmi che mi vuole bene, e quando ero piccolo giocava a tirarmi le ciabatte in testa se facevo qualche capriccio di troppo, ma tutte le volte che sono scappato di casa mi è venuta a riprendere per le orecchie.” Il ragazzo sospira. “Mi ha sempre detto che un giorno avrei trovato una persona che mi avrebbe fatto restare.” Sorride. “Ma vedi, tutto questo appartiene al mondo. Leo Valdez non può fermarsi in un solo posto troppo a lungo.”

Calypso tira fuori le bibite gassate dal frigorifero e rotea gli occhi. Non coglie il fatto che Leo ha promesso di restare, per lei. È intenta ad ascoltare altri dettagli e la cosa non sembra dar fastidio a lui, che s'infila tre patatine di diversi gusti in bocca.

“Io ho vissuto in una grande casa” dice, afferrando dei bicchieri di plastica. “Con tante sorelle maggiori e un papà, che, per mantenere le lezioni di equitazione e di danza classica, ha costruito un cielo falso, fatto di soldi sporchi, corruzione, un po' di traffici illegali. Ed era sempre in viaggio. Arrivava a casa, si addormentava sul divano, la notte si trascinava a letto e la mattina andava di nuovo via. Che poi, sinceramente, a me non è mai importato dell'equitazione. Poteva anche risparmiaseli, quei soldi. Poteva rimanere a casa, quando glielo chiedevo. E forse, per questo, ho pochi ricordi di lui. Una porta che si chiude e io che chiedo di rimanere. Non è mai rimasto. Non è mai rimasto nessuno, a dirla tutta. Un mio ex-ragazzo ha detto che sono un posto da visitare, non da vivere. Ma Zoe… mia sorella maggiore, diceva sempre che, prima o poi, sarei stata il posto a cui tornare. La casa di qualcuno. Ma da quando il falso cielo che teneva papà è crollato su di noi…”

“Deve essere un duro, tuo padre. Magari adesso ha anche un tatuaggio sul braccio che sa di marinaio.” Leo ride e le passa del formaggio fuso in un piatto fondo.

Calypso sorride, abbassando appena la testa. “Uno di quelli che dice I heart mum.

“No, quel tatuaggio me lo devo fare io. Se poi ho lo stesso tatuaggio di tuo padre, sai che imbarazzo se c'incontrassimo?” Si accarezza il collo e prende un'altra manciata di patatine. “Saremmo gemelli di tatuaggio” mormora con gli occhi sbarrati.

Piper compare da dietro la porta e fissa il suo sguardo su Calypso, che stava per rispondere qualcosa, forse che sperava che lui non incontrasse mai suo padre, Atlante, perché, davvero, sarebbero stati la coppia più ridicola di questo mondo. Ma riesce solo a balbettare.

“Il film sta per iniziare” dice, prendendo una bacinella in mano e portandosi dei popcorn in bocca, senza perdere il contatto visivo con la ragazza.

“Jennifer Lawrence tutta blu, sto arrivando!” grida felicemente Leo. Afferra le bottiglie di bibite gassate e saltella verso il salotto. Perché leggere le atmosfere è troppo mainstream, per lui. “Oh, quanto la amo.” Ohmmiodio.




~•~


Diario. Giorno 24. Il carillon rimane misteriosamente disperso. Uhm.


~•~


“Okay. Perché mi odi?”

Missione annullata. Calypso, mi senti? Missione annullata. Basta. Torna indietro. Non era questo il piano. Dovevi seguire il piano!

Calypso rimane paralizzata davanti a Piper, prima di sbattere una mano sulla fronte e poi iniziare a balbettare. “V-volevo dire… no. Sì. Perché tu… beh, tu mi odi.”

“Io non ti odio” risponde lei, in un sospiro.

“Ah. Allora mi sarò immaginata tutto. Tipo le occhiatacce e le frecciatine. Sbaglio o ieri mi hai dato, sottilmente, dell'idiota?” Calypso si gratta la guancia con un dito e alza le spalle. Non è volutamente sarcastica.

“Oh, per favore…!”

“Beh, immagino che qui a Boston sia un complimento dire a qualcuno che sarebbe l'unica persona a non capire che Clark Kent è Superman. Se poi seguito da un adorabile Gli occhiali ti confondono, eh?” Ecco, bene. Addio buone maniere. Brava, complimenti.

“Se ti fa sentire meglio, nella considerazione era compreso anche Leo” risponde, quasi divertita, Piper. “Senti. Non è che io ti odi o, boh, peggio. È che…” La squadra. Le si avvicina e continua a osservarla con quegli occhi dai mille colori e poche espressioni. Bene. Tempo di partire per il Canada. Calypso lo ha appena deciso, dovrebbe, tipo, andare a preparare le valigie e… “Non riesco a inquadrarti. Non riesco a capire cosa tu voglia. Da Leo.”

“Non sono affari tuoi.” Risposta automatica. Si maledice non appena le parole escono dalla sua bocca. Giura, lo giura, non era questo quello che voleva. Non voleva litigare, solo, beh, parlare…?

“Lo sono. Lo sono se gli spezzi il cuore, se lo lasci da…” solo. Piper sbatte velocemente le ciglia e rimane senza parole. Non capisce bene il perché, ma succede.

Stanno zitte per un po', una davanti all'altra. Calypso ha le sopracciglia aggrottate e la domanda sulle labbra. Piper è persa nei suoi pensieri, non ricorda nemmeno dove si trova. Solo. Leo non dovrebbe rimanere solo. Non capisce perché questo pensiero l'abbia così colpita.

“Ho due cose da dire. la prima è: ehi, solo perché non capisci una persona, non vuol dire che, automaticamente sia una persona cattiva. Questa cosa -questa cosa è nuova anche per me. Tutta questa energia, questo modo di… è nuovo.” Gesticola. Bene. Gesticolare va bene, se riesci a parlare e farti capire. Okay. Anche gesticolare è una cosa buona. Di solito lo fa Leo. “E la seconda è: spezzargli il cuore? Qualsiasi ragazzo sarà fortunato a stare con Leo. Devi accettare il fatto che lui sia gay. Essere gay è okay. È un tipo gaio. Gli piacciono le salsicce. E gli addominali di un certo Frank… dovresti dire a lui di smetterla di farsi vedere a torso nudo da tuo fratello, se poi vuole stare con quella ragazza che fa finta di essere una strega voodoo, no? Anche perché…”

“Leo non è veramente gay” la ferma Piper, alzando una mano davanti alla faccia di Calypso. “Muore dietro le gonne da anni. Solo che mi piaceva l'idea di tutti che pensavano di provarci con lui.”

“Ah-ha.” Alza gli occhi al soffitto e incrocia le braccia. “Guarda le partite di calcio per i pantaloncini dei calciatori.”

“Senti. Non ho detto che non sia strano. Ho detto che non è gay. E poi, per apprezzare un paio di pantaloncini non devi essere femmina o gay, sai?” Sospira e scuote la testa. “Calypso, io non ti odio.”

La ragazza annuisce e guarda verso il basso. Non che ci creda, per carità, ma almeno hanno fatto finta di chiarirsi.


~•~

“L'amore ti fa bene” commenta Rachel con un sorriso. Poi le scompiglia i capelli e le dà un pugnetto sulla spalla.

Calypso non sente il bisogno di andarsene a letto e scomparire. Pensa che sia una cosa buona. Tiene Klaus sul grembo e lo accarezza distrattamente. “Quale amore?”

Eco ridacchia.


~•~

Giorno 38. Carillon non sui radar.


~•~

“Mi piace quando sorridi” dice Leo, infilandosi in bocca un cucchiaio pieno di gelato al cioccolato. “Certo. Nulla batte il tuo fascino da brontolona, ma il tuo sorriso… non è male.”

Calypso alza gli occhi al cielo e lancia un'occhiata veloce alla vetrina della gelateria. “Così però rovino tutto… sai quanto ci ho messo a perfezionare il mio broncio?” Sbatte le ciglia e stropiccia l'occhio sinistro. Forse dovrebbe dormire un po' di più. “Fa impazzire tutti i ragazzi.”

“Sicuramente fa impazzire me.”

Lo dice con quel tono. Si morde le labbra, aspetta che la ragazza dica qualcosa, smette anche di mangiare. Ma Calypso alza le spalle e il tono non lo ha notato.

Si passa le mani trai capelli, lei, lo guarda, inclina la testa e passa oltre. “Mangi come un bambino” dice, indicando una macchia di cioccolato sul colletto.


~•~

Giorno 48. Il carillon dice no.

~•~

Ti sento più felice.

Il professore di Botanica ha accettato di essere il mio relatore per la tesi di laurea. Ha detto che sono brillante.

Zoe, da New York, alza un sopracciglio e lo fa vedere ad Artemide, che ridacchia e ricomincia a strimpellare la chitarra.

È una bella cosa, risponde per messaggio.

La più bella.

No. La cosa più bella è che la tua felicità non dipenda da un ragazzo.

Perché la mia felicità dovrebbe dipendere da qualcuno?

“Tua sorella è una ragazza molto saggia” commenta Artemide, accomodandosi contro la spalla di Zoe, che non risponde, fissa il messaggio sul cellulare.

Ti voglio bene, Cal.

Uhm.



~•~


Nella stanza c'è un silenzio vuoto di significato, mentre Leo gira la manovella del carillon e suona Quando viene Dicembre. Suona. Suona armoniosamente e la ballerina classica balla in cerchio e sembra nuova.

Calypso non sa da che parte guardare. Il carillon. Leo. Il carillon. Leo. Lui sembra solo fiero del suo lavoro. Qualcosa di rotto è stato riparato, solo che non sa quanto significhi quel qualcosa.

La canzone continua a suonare, i secondi continuano a scorrere e sono solo loro due.

Calypso ferma la mano di Leo, poggiandoci sopra la sua e, davvero, non capisce perché lui sia trasalito così, perché le guardi con così tanto stupore. E lui non capisce perché lei sia rimasta senza parole.

“Mi hai rubato il carillon?” riesce a dire lei, senza muovere un muscolo.

“Ti avevo detto che lo avrei riparato e tu me lo hai mandato con Eco.” Fatti. Leo sembra sicurissimo di quello che ha appena detto, si sta anche ritirando un po' sulla difensiva, soprattutto fisicamente, perché si tira indietro con la schiena e inizia a far scivolare le sue mani verso di lui. “Beh, a quanto pare qualcuno ha detto una bugia… Senti. È tutta colpa sua. Punisci lei. Se vuoi ti aiuto pure. Tipo, Daredevil è cieco ma combatte il crimine, quindi tu sei sorda ma puoi essere punita.”

Adesso Calypso ha la faccio Io-non-capisco-questa-citazione. Molto bene.

Non lascia che la mano di lui scivoli via. Sembra raggiungerla, invece, è il carillon smette di suonare e cala di nuovo quel silenzio.

“Perché?” Si sente dire questo, si sente sospirare e continuare a parlare.

“Perché mi hai aggiustato?”
“Perché mi hai aggiustato.”

Lo dicono in contemporanea, con due toni diversi e guardandosi negli occhi. Le mani sono ancora una sopra l'altra, e lei gliela prende e non capisce, non capisce perché lui trattenga il respiro e la guardi con quegli occhi.

Lo sa che le sue mani sono callose, il risultato di così tanto tempo passato in giardino, a strappare erbacce, a concimare la terra. Il risultato di una vita che le sembra veramente tanto lontana e che forse nemmeno le apparteneva così tanto. Francis le odiava quelle mani. Diceva che una ragazza avrebbe dovuto averle lische e morbide, non callose e con le unghie mordicchiate. Gli dava fastidio che lei fosse bella e nemmeno ci provasse. Anche Elizabeth era così, e vedere una sua caratteristica su un'altra… le mani callose le odiava proprio. E forse le odia anche Leo.

Ma non ne ha altre. Quelle sono le sue. Forse se ne vergogna un po', ma… accarezza il dorso delle mani scure di Leo, e poi posa le dita sulla sua guancia. Gli accarezza uno zigomo e sospira.

“Tu non devi essere aggiustato.” Sorride. “Beh, sì, magari il tuo senso dell'umorismo è un po' deprimente, e sei un bel po' ignorante su cultura e arte in generale, e hai la tendenza a far arrabbiare le persone per dimostrare il tuo affetto, distruggi quasi tutto quello che non ti piace, quando lavori ad un tuo progetto con Annabeth sembri scomparire dalla faccia della terra e sei sempre sporco di olio, chissà perché,
ma…” Gli dà un bacio sull'altra guancia, un bacio innocente e troppo leggero. Sorride ancora di più alla faccia da idiota che indossa Leo. “Ti giuro che avevo un ma, una volta.”

“Anche il tuo senso dell'umorismo fa pena. Non hai tempistica.” Sorride di lato. Afferra la mano di Calypso appena questa cerca di ritirarsi e la guarda, la contempla. Bene. Stava cercando di non sembrare inquietante. Questa cosa che ha per le mani di lei deve finire, tipo, adesso. “Dovresti sentire il ritmo, seguirlo. È un po' come ballare la rumba. Hai mai ballato la rumba? Rafael dice che faccio schifo a ballarla, deve essere perché l'ultima volta gli ho pestato i piedi e…”

È allora che Calypso lo bacia. Eh. Più per disperazione che per altro motivo. Perché lui parlava, parlava, parlava, e le guardava le mani con adorazione e continuava a parlare come un idiota. Allora ha premuto le sue labbra su quelle di lui, sempre con quella cauta delicatezza, quella che deriva dalla consapevolezza di poter essere respinta -che sarà sicuramente respinta.

Ha portato una mano sulla guancia di Leo e ne perde il controllo, perché questa scivola in basso, sul collo, e cade sulle spalle del ragazzo, che ancora non l'ha respinta, che le circonda il busto con un braccio. Che non sembra respingere. Che risponde. Dio. Oh Dio. Sta rispondendo. Dio mio, un attimo. Santo cielo. Allora lei si deve fermare. È così che va. Si deve fermare.

La mano ribelle non fa altro che voler cadere verso il basso, verso il corpo di Leo, per ora rimane lì, ferma sulle sue spalle. L'altra mano si poggia sul tavolo, perché Calypso sente le gambe molli. Che cavolo ha appena fatto? Poggia la fronte sulla clavicola del ragazzo, che sta lì e non sembra sapere cosa debba fare esattamente. Il suo braccio non si sfila dalla vita di lei, però, e questo è stranamente confortante.

“Uhm” mugugna intelligentemente. “Pensavo di farla io la prima mossa, ma okay.”

La mano ribelle scende sul petto di Leo e si ferma in quel punto in cui sente il cuore del ragazzo palpitare con forza. Rimane lì. È lì che vuole stare. Oh santo cielo. Calypso non ha nemmeno il coraggio di alzare la testa. “Pensavo fossi gay.”

“Per Frank? Pare che tutti pensino che io sia gay per Frank. Un ragazzo non può ammirare le gambe di un amico…” Sembra addirittura divertito. Le mani di lui non vanno in basso. Calypso lo avrebbe preso a calci, se lo avesse fatto. Vanno verso l'altro, sulla sua schiena, sfiorano i capelli, la stringono un po' di più. Il battito del suo cuore non rallenta. Potrebbe avere un infarto.

“Superman può sentire il battito del cuore di ogni persona al mondo” inizia a farfugliare lei. “E riesce a distinguerne la maggior parte. Uno in particolare lo riconosce tra tutto quel caos in tutto il mondo e se questo non è… Eco si è appassionata ai fumetti della DC, da quando ti conosce.”

“Se stai per dire che la Superbat è una delle tue ship, lo dico anch'io. Ma lo dirò solo dopo che tu lo avrai detto.” Continua a non lasciarla andare da quello strano abbraccio. Sono entrambi della stessa altezza, forse Calypso è un po' più alta, e, se alzasse la testa, si ritroverebbero di nuovo labbra contro labbra. Sarebbe facile.

“Non so perché l'ho detto. Forse vorrei solo…” riuscire a ritrovarti ovunque andrai quando scapperai via. Uhm. Sa un po' di stalker. Meglio tenerlo come pensiero e non dirlo ad alta voce. “E poi non ti stai mai zitto. Parli in continuazione. Dovresti seriamente stare zitto ogni tanto.”

“Io comunque, guarda, non devo andare da nessuna parte.” Ci pensa su. “Magari a Dallas, da mia mamma e zia Rosa. Così presento la mia ragazza. Sappi che in Texas pensano che tu non esista e che sia una storia per coprire la mia cotta per…”

“Frank?”

“Cosa? Frank? No! I texani non sopportano il nord. No, no. Non ci avevano neanche pensato. Pensavano a Jason. Mia madre è entusiasta di lui, gli ha già dato la ricetta di famiglia delle empanadas, tanto è sicura che noi abbiamo una storia segreta e continua a ripetermi quanto sia un buon bocconcino. Sai, alto, biondo…”

“Mi stai prendendo in giro.”

“Vorrei tanto.” Leo sospira. “La mia famiglia pensa che sia bicurioso con la tendenza a fuggire da responsabilità affettive.” Poggia il mento sulle spalle di Calypso.

“Mi hai chiamata la tua ragazza” dice lei. “Casomai sei tu il mio ragazzo.”

“Sì” mormora lui. “Sì, è vero.”


~•~


È buio quando Calypso si sveglia. E non ha ricevuto nessun messaggio sul cellulare. Allora chiude gli occhi e sospira. Apre gli occhi. Fissa il tetto.

Leo sta giocando con le sue mani. Accarezza il palmo. Preme sui polpastrelli. Segue le linee con la punta del dito.

“Dimmi che non abbiamo fatto niente di sconveniente che io non ricordo.”

“Buongiorno anche a te!” risponde allegramente Leo. Non si ferma dal giocherellare con le mani di lei, neanche fosse un bambino.

“Leo…”

“Stavamo guardando Sense8, hai detto che avevi sonno e ho aperto il divano-letto. Ti sei addormentata in nemmeno tre minuti.” Alza le spalle. “Se non ti conoscessi sarei offeso. Eco ha detto che ultimamente non dormi tanto e qualcosa su un fiocco…” Le lascia le mani e la guarda negli occhi, con i capelli arruffati e un sorriso da folletto.

“Devi migliorare il tuo linguaggio dei segni.” Calypso si stiracchia e sbadiglia, nascondendo il viso trai cuscini del divano. “Leo” chiama.

“Eh.”

“Grazie per essere rimasto.” Prima o poi dovrà guardarlo negli occhi mentre dice queste cose. Dovrà rischiare di dirglielo in faccia, tenergli la mano e tenerlo vicino a lei per tutta la vita, senza riuscire a lasciarlo andare.

“Come se non sapessi che sei il mio unico posto a cui tornare.”

Le manca un battito. Poi due. E giura, giura con tutta la sua anima, che se non avesse l'alito del mattino lo avrebbe baciato in quel momento, di nuovo. Si limita a rannicchiarsi al suo fianco, con lui che continua a giocare con le sue mani. 
  
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