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Autore: Natsu_Fire    05/08/2016    0 recensioni
GALLAVICH? Eccola! ;)
Finale alternativo per chi ama la coppia IanxMickey
Spero leggiate e gradiate! un bacio
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich, Nuovo personaggio
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ian guardò distrattamente la sveglia posta sul comodino al lato del letto a due piazze di cui disponeva Caleb. Notò senza particolare sorpresa che era lì da cinque ore ormai, ore in cui ci avevano dato dentro di brutto, dopo quasi un mese di appuntamenti senza scopate. Si sentiva bene. Forse. Ma comunque si ripeteva che finalmente era tornato quello di un tempo, era tornato se stesso e non poteva chiedere di meglio. Si voltò verso l'altra metà del letto e notò che Caleb lo stava ancora guardando con sguardo dolce e soddisfatto. Sicuramente non scopava da tanto anche lui, pensò Ian. Non seppe spiegarsi il perché, ma si aspettava di sentire una voce che ben conosceva dire qualcosa del tipo: "Cazzo, che scopata, Gallagher!", ma non arrivò nulla di così spontaneo da post sesso.  

"Wow Ian, devo presumere che il sesso con il tuo ex non fosse così bello? Perché, tanto per fartelo presente, abbiamo quasi consumato i preservativi" 

Ian guardò Caleb, accigliandosi ai ricordi che lo invasero: caspita se era bello il sesso con Mickey!  

"No, affatto. Era bello con lui" non sapeva perché si era ritrovato a difendere ciò che avevano, ma non aveva apprezzato il commento, forse troppo sincero, del ragazzo color cioccolato.  

"E poi, che c'entra il mio ex? Hai qualcosa contro di lui? Nemmeno lo conosci" gli chiese leggermente irritato, mentre sentiva il battito accelerare.  

In realtà avrebbe voluto gridargli: "Per quale motivo proprio ora che mi sento quasi felice mi devi ricordare LUI?!", ma si trattenne: non voleva perdere quello che stava costruendo, anche se era proprio quello che stava facendo.  

L'altro sembrò spiazzato dalla risposta e dal tono del rosso, ma si ripeteva che era colpa della stanchezza, che Ian non stava realmente difendendo quel deficente che era riuscito a perdere uno come Ian.  

"Beh, quando me ne parli lo descrivi sempre come il peggiore dei ragazzi che possono esistere sulla faccia della terra!" 

Ian si passò una mano sugli occhi, deciso a non intraprendere una litigata che avrebbe fatto alzare il suo culo da quel morbido letto e che lo avrebbe fatto tornare nel South Side in piena notte.  

"Senti, tutte quelle cose che ho detto su di lui... Non sono vere.." sospirò pesantemente non sapendo nemmeno perché stesse rinnegando l'odio che si era imposto di provare per Mickey.  

"Mi hai mentito? Vuol dire che non è vero che ti trattava da schifo o che ti picchiava prima di fare sesso?" il tono di Caleb era infastidito, ma quando vide Ian non riuscire a trattenere un dolce sorriso macchiato di ricordi passò direttamente all'essere arrabbiato.  

"Senti Caleb, dormiamo ok? Ne riparliamo domani" propose il rosso, non riuscendo però a levarsi quel sorriso che, Caleb l'aveva capito, non era rivolto a lui.  

"Ma che diamine, Ian! Il tuo ex era o no un mostro? Fammi capire!" 

Il sorriso finalmente scomparve dal viso pallido del rosso e fissò con occhi glaciali quelli cioccolato dell'altro. Poi si preoccupò di scandire bene, mentre scuoteva la testa.  

"Mickey non è un mostro. Se proprio vuoi saperlo, sono stato io a comportarmi di merda con lui"  

La sicurezza con cui lo disse fece vacillare Caleb, che voleva capirci di più. Era evidente che Ian non gli aveva detto tutto, forse in realtà non gli aveva detto niente di questo Mickey. Finalmente iniziava a vederci meglio, Ian voleva cambiare aria, voleva dimenticare. Ecco perché stava con lui, un pompiere incontrato per caso. Gli si spezzava il cuore al pensiero, ma aveva sempre aiutato gli altri, e avrebbe continuato a farlo: voleva sapere di più su Ian, e sapere ciò che era meglio per lui.  

"Parlami di voi due" gli chiese con voce calma. Ian si sorprese, un minuto prima stavano per azzannarsi e ora sembrava tornato tutto normale. Sospirò prima di scuotere la testa.  

"È tardi Caleb, dormiamo" 

"Abbiamo tutta la notte!" 

Ian si disse che c'era sicuramente qualcuno che gli voleva male, perché si ritrovò a dover parlare di quello da cui aveva abilmente cercato di allontanarsi.  

"Beh all'inizio non è stato facile, e poi quando finalmente tutto andava bene si è presentato il bipolarismo, per cui l'ho mollato." era stato difficile dirlo, ma guardando Caleb capí che non era esattamente quello che chiedeva. 

"Avanti, non puoi dirmi solo questo.. Come vi siete conosciuti?" 

"Cazzo, questo sì che è da froci" rise Ian, ricordandosi solo dopo che questa era una delle frasi di Mickey. Chiuse gli occhi ripercorrendo a ritroso quella strada piena di ricordi nella sua mente.  

"Beh, lui rubava al negozio dove lavoravo, io scopavo col proprietario e quando sono andato da Mickey a riprendermi la pistola.. Io... Non lo so come, ma ci siamo ritrovati a scopare.. E da allora abbiamo iniziato a vederci solo per quello, ma a me piaceva la sua compagnia. Mickey si mostrava volgare, violento, temibile.. Ma io lo sapevo, lo sapevo che c'era altro in lui." sorrise ai ricordi di loro due ancora così inconsapevoli di ciò che li aspettava. Non si curò di Caleb, ormai era un fiume in piena, e lo sapeva che parlare era ciò che sapeva fare meglio, al contrario di Mick, che si esprimeva con i gesti.  

"Quando le cose sembravano andare per il verso giusto suo padre, che è un omofobo del cazzo, ci beccò insieme e..quel giorno è stato terribile.." ricordava ogni minima cosa, ogni minima emozione, ogni cosa che suo padre, quel giorno, aveva distrutto.  

"Ci picchiò e fece stuprare Mickey da una puttana russa.. Che ora è mia amica e da cui, con quel solo rapporto, hanno avuto un figlio bellissimo" si domandò cosa stesse facendo Yevgeny, come se la stava passando Svetlana, se sentivano la sua mancanza.  

"Proprio perché restò incinta Terry, il padre di Mick, lo costrinse a sposarla, e lui era così terrorizzato da quell'uomo da non riuscire ad opporsi. Non lo biasimo, ma.. Cercai inutilmente di convincerlo a lasciar perdere tutto, di stare con me.. Ma è sempre stato difficile per lui mostrare ciò che prova e alla fine mi lasciò partire per l'addestramento. Giuro che speravo di vederlo arrivare e impedirmi di partire..ero ancora minorenne e avevo rubato l'identità di mio fratello maggiore. Poi, da lì in poi, è stato l'inizio di qualcosa che non riuscivo a controllare. L'unica cosa buona che gli ho fatto fare è stato il coming out al battesimo di suo figlio. Sono così orgoglioso di lui... Eppure... Da allora il bipolarismo si è fatto sempre più evidente.. Ero.." un brivido lo percorse mentre lo diceva "..pazzo" sospirò e non tolse la mano di Caleb che gli accarezzava il fianco senza malizia.  

"Non lo accettavo, poi.." non era sicuro di doverlo dire, ma gli serviva quello sfogo, e visto che Lip ormai non lo ascoltava neanche più decise di liberarsi di tutto ciò che teneva dentro.  

"..sono stato alla prigione militare e quando venne mia madre, da cui ho ereditato il bipolarismo, mi ha detto di non dovermi scusare per come sono, che non renderò felice mai nessuno, ma che questo non mi impedirà di essere felice.. Io le diedi retta, pensavo di fare la cosa giusta, lo stavo facendo per lui, perché non volevo che soffrisse per uno come me, volevo che fosse felice.. Mickey è la persona più divertente, dolce, rozza, volgare, fragile e forte che abbia mai incontrato, per questo mi sono innamorato di lui, per questo i primi anni lottavo con tutto me stesso per essere ricambiato...eppure l'ho lasciato e l'ho fatto soffrire lo stesso" scosse la testa, constatando come ciò che aveva fatto per lui in realtà non fosse servito a niente.  

"Sto provando a dimenticare, ad odiare.. Ma non ci riesco.. Sono una persona orribile" concluse, ricordandosi di aver parlato forse anche troppo col suo nuovo ragazzo, che forse non amava abbastanza. Non c'era quella scintilla che c'era ogni qual volta lui e Mickey si guardavano o si sfioravano. Non c'era.  

"Non sei affatto una persona orribile" gli disse di rimando Caleb, guardandolo con evidente dispiacere, forse anche per se stesso, visto ciò che stava per fare. 

"Ma lo diventerai se non corri da Mickey, ora, in questo momento." gli sorrise incoraggiante e Ian fu sicuro di non essersi sbagliato quando aveva giudicato Caleb come perfetto. Ma lui, evidentemente, non cercava la perfezione.  

"Beh, ora non credo sia l'ora delle visite quindi.." 

"Visite?" 

"Sì, dico.. In prigione" 

"Ma che..? Va bene, va bene.. Non voglio saperlo, ok?" rise Caleb. L'altro sorrise grato, nessuna litigata quella notte. Si addormentarono quasi subito, senza accorgersi di quanto tempo era passato.  

*** 

Non gli sembrava vero: quello che credeva sarebbe diventato il suo ragazzo lo aveva accompagnato in prigione, salutandolo con un cenno della mano e un sorriso rassegnato, per lasciarlo tornare dal suo ex.  

Appena entrato, Ian si diresse subito dall'agente più vicino, chiedendogli se poteva vedere un detenuto.  

"Mi dispiace, ma per l'ora delle visite deve aspettare due ore, in questo momento non possiamo stabilire alcun contatto con un carcerato." 

"Oh" non nascose la delusione, credeva di poterlo vedere subito, ma si disse che due ore di attesa non erano lontanamente sufficienti a fargli scontare le pene che aveva fatto passare a Mickey. Si fece cadere su una sedia solitaria posta nell'atrio, sorreggendosi la testa con le braccia poggiate alle ginocchia.  

"Umh, allora.. Aspetto qua" 

"Chi vuole vedere?" gli chiese l'agente. Sembrava sorpreso dalla testardaggine del rosso.  

"Mickey Milkovich" 

"Ah, Milkovich.." l'agente sembrò pensieroso, poi guardò Ian. "Ne è sicuro?"  

Dei campanelli d'allarme scattarono nella testa dell'altro, perché l'agente si comportava così?  

"Perché non dovrei?" si ritrovò a chiedere con sospetto.  

"Ultimamente dà problemi. Beh, presumo sappia che tra pochi giorni verrà scagionato per mancanza di prove. In fondo quella Samantha Gallagher è stata dichiarata pazza.. Ma.. Beh non so spiegarle perché, ma sembra nervoso.. Ma lei lo saprà meglio di me"  

L'agente era giovane, e probabilmente senza esperienza, perché non si sbandierano ai quattro venti informazioni così importanti ad un estraneo. Per quanto gli riguardava, Ian però gliene fu grato. Il fatto che Mickey stava per uscire di prigione lo rincuorò parecchio.  

"Ehi Smith!! Basta parlare, aiutami con le scartoffie!" un vecchio in divisa lo chiamò da dietro una scrivania e Smith lo raggiunse salutando con un cenno del capo.  

Ian rimase a pensare tutto il tempo: e se non avesse voluto vederlo? Se le cose si erano invertite? Mickey gli aveva detto di amarlo, ma se la rabbia era ancora forte? Era nervoso a causa sua? I dubbi lo torturarono fino allo stridulo suono che segnava l'inizio delle visite. Si sedette in una delle innumerevoli sedie davanti al vetro e attese. E attese. Erano passati più di dieci minuti e già tutti chiacchieravano animatamente senza curarsi della sedia vuota davanti a lui. Vide un agente avvicinarsi con aria stanca, e si fermò proprio davanti a lui.  

"Signore, Milkovich non vuole visite." 

Il cuore batteva così forte da non sentire il resto. Deglutí nervosamente. Sapeva che stavolta era lui e non Svetlana?  

"Per favore, gli dica che è urgente" 

L'altro sospirò, ma annuì prima di avviarsi all'interno delle celle.  

Dopo qualche minuto lo vide, in quell'accesa uniforme arancione, l'aria di chi non dorme da mesi e il solito broncio da vispaccolafaccia alla Milkovich. Quando alzò lo sguardo scocciato da terra si arrestò di colpo, sbattendo le palpebre più volte, per assicurarsi che ciò che vedeva fosse reale. Poi si sedette lentamente e accostò il telefono all'orecchio, non sapendo proprio cosa aspettarsi: era stato pagato di nuovo per venire a fargli visita?  

"Mick"  

L'altro lo guardava con sospetto e, contemporaneamente, ammirazione. Ian sospirò, prendendo fiato per quelle parole che sperava avrebbero cambiato tutto. 

"Ti amo" 

E, anche se non glielo disse subito, Mickey Milkovich non fu mai così contento di dover aspettare solo pochi giorni per abbracciare quello stupido rosso bipolare che gli aveva fatto perdere la testa. 

 

NOTE AUTRICE 

Premetto che doveva essere più lunga, ma non avendola completata mesi fa..ecco a voi il finale più scarno che una storia possa avere! 

Spero comunque abbiate gradito. Credo che tutti ormai aspettiamo, invano, il ritorno dei Gallavich. Eccoli, tutti per voi XD 

Spero commentiate! 

Un abbraccio, Natsu_Fire

  
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