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Autore: Ehyca    06/08/2016    1 recensioni
Minseok non è davvero bravo in cinese, Luhan è lo studente nuovo con dei segreti, Jongdae dà pessimi consigli, ma Kyungsoo no. Sehun apprezzerebbe davvero tanto se Kim Jongin smettesse di interessarsi a lui, Baekhyun e Chanyeol sono davvero sul confine del più-che-solo-amici, e niente, la loro vita si incasina giusto un po'.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Un po' tutti, Xiumin, Xiumin
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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La scuola era una problema per Minseok in questi giorni. Sembrava che ogni giorno diventasse più difficile concentrarsi e interessarsi. Sapeva che avrebbe dovuto, perché aveva già fatto domanda a diverse università e doveva mantenere una media alta per essere accettato, ma ogni giorno che passava, diventava un po' più indifferente, un po' meno interessato a tutto ciò che non riguardasse il benessere di Luhan. Per la maggior parte della sua vita, Minseok era stato la più grande preoccupazione di tutti – dei sui genitori, di Kyungsoo – e si era abituato a questo, lo aveva interiorizzato, ma ora all'improvviso Minseok non voleva più preoccuparsi per se stesso, quindi utilizzò tutto il suo tempo e gli sforzi che prima avrebbe usato per pensare a sé, per pensare a Luhan invece. Non aveva senso, perché non c'era nulla che potesse fare circa la situazione dell'amico, non poteva nemmeno parlare con Luhan, ma Minseok aveva abbandonato la razionalità.
Sarebbe potuto essere spaventoso, se Minseok avesse avuto la forza di interessarsi per più di cinque secondi.
Aveva anche Baekhyun di cui preoccuparsi. Il più piccolo andava spesso da lui quando si sentiva travolto, facendo capire a Minseok, senza dirlo, che senza Chanyeol non aveva nessun altro da cui andare, che nessun altro avrebbe capito. A Minseok piaceva passare del tempo con Baekhyun, perché Baekhyun era troppo impegnato con i propri problemi per preoccuparsi per Minseok. Baekhyun non lo guardava allarmato, non gli chiedeva se si sentisse bene, non se Minseok faceva un buon lavoro a nasconderlo. Passava una gran quantità di tempo a ripassare le battute da solo, chiedendo a Minseok di aiutarlo quando poteva, e Minseok andava spesso alle prove dello spettacolo ora, per supportarlo e aiutarlo dove poteva. Era meglio che essere da qualsiasi altra parte, comunque. Lo teneva lontano da persone che gli avrebbero fatto delle domande.
Il 2 Aprile, una settimana dopo l'inaspettata partenza di Luhan, Minseok rimase dopo le lezioni per altre prove della commedia, sotto richiesta di Baekhyun. Il più piccolo sembrava esausto, quasi quanto Minseok, ma cercò di sorridere mentre diceva a Eunji che aveva fatto un buon lavoro con le sue battute e mentre combatteva con l'ingombrante spada di Chanyeol. Minseok ammirava la sua forza, sebbene il sorriso non raggiungesse mai i suoi occhi.
Quando raggiunsero la scena in cui Baekhyun doveva cantare una canzone pensata precedentemente per Chanyeol, però, il ragazzo crollò visibilmente, la sua voce si spezzò a metà del secondo verso, e non appena finì disse agli altri attori che aveva bisogno di una pausa. Minseok si alzò immediatamente, seguendo il ragazzo dietro le quinte e alle scale che portavano fuori in corridoio. La porta era aperta, ma stavolta non c'era nessuno nei corridoi, e rimasero seduto fianco a fianco sugli scalini, e Minseok circondò le spalle esili di Baekhyun con un braccio.
Il più piccolo prese un profondo respiro. “Sto bene,” disse, ma la sua voce tremolante lo tradì. “Ho solo paura che non saremo pronti in tempo.”
“Non devi mentire con me, sai,” disse piano Minseok, lasciando che il più piccolo si appoggiasse a lui.
“È solo che è così difficile,” rispose Baekhyun, perdendo il fiato per un secondo prima di riprendersi. “Perché ho lavorato così duramente a questo spettacolo e voglio che sia bello perché significa tanto per me, ma tutto mi ricorda lui e ho creato questo personaggio per
lui e io non posso farlo bene, nemmeno se imparassi le battute e le direzioni di scena, e vorrei solo che tutto tornasse come era prima.”
“Ma anche prima era difficile,” gli disse gentilmente Minseok. “Ricordi?”
Baekhyun tirò leggermente su col naso. “Vorrei che tornasse tutto come era prima, tranne la parte in cui ero innamorato di lui.”
“Ero?”
Baekhyun si morse il labbro. “Sono,” ammise. “La parte in cui
sono innamorato di lui.”
“Già,” disse con un sospiro Minseok, accarezzando la spalla del più piccolo. Anche a lui non sarebbe dispiaciuto poter tornare indietro nel tempo. “Sei pronto a rientrare?”
“Penso di sì.” Baekhyun si alzò, pronto a scendere le scale per tornare sul palco. “Grazie, hyung. Sei... sei un rimpiazzo di Chanyeol abbastanza buono.” Sorrise leggermente, ma il suo labbro tremò, e Minseok aprì le braccia invitante, e Baekhyun ci si tuffò dentro per nascondere il viso nella sua spalla. La forza dell'abbraccio lo fece vacillare leggermente, e dopo un attimo di silenzio, Baekhyun mormorò, “Non sei soffice come al solito. Hai perso peso?”
Il commento era casuale, fatto per distrarlo dal fatto che Baekhyun stava per mettersi a piangere sull'uniforme del maggiore, ma ottenne una reazione forte da parte di Minseok – un terrificante mix di paura e ansia e irritazione e trionfo. Spaventava Minseok, più di un po', ma la scacciò via velocemente. “Ah sì?” disse casualmente, e spostò un po' del suo peso su Baekhyun perché si sentiva leggermente instabile sui suoi piedi.
Un attimo di movimento distrasse Minseok dai propri pensieri, e sollevò lo sguardo vedendo un'inaspettata figura in piedi in corridoio, che li guardava con gli occhi spalancati. Chanyeol sembrava tanto sorpreso quanto Minseok ad essere stati beccati, e li guardò solo per un attimo prima di girare sui tacchi e tornare da dove era venuto. Minseok si era irrigidito, e Baekhyun sembrò notarlo, perché si mosse tra le sue braccia e chiese, “Cosa?”
“Niente,” disse velocemente Minseok, distogliendo lo sguardo dalla figura del più piccolo che si allontanava, e tenendogli le spalle in modo che non si voltasse. “Andiamo, torniamo dentro.”
Baekhyun sospirò e accettò, e Minseok gli posò una mano sulla schiena per guidarlo sul palco. Baekhyun riprese le prove, ma Minseok non riuscì a non pensare all'espressione di Chanyeol quando li aveva visti. Era sembrato così scioccato, all'inizio, come se non si fosse aspettato di vederli lì (cosa ci faceva
Chanyeol lì?), ma poi era anche sembrato... tradito, in un certo senso. Agitato. Confuso. Minseok non riusciva a capirlo.
Cinque minuti dopo, Minseok uscì dall'auditorium per riempire la bottiglietta d'acqua e andare in bagno, e in qualche modo, non fu sorpreso quando Chanyeol sbucò da dietro l'angolo per affrontarlo. Rimase decisamente sorpreso, però, quando Chanyeol lo intrappolò contro gli armadietti e piantò una mano decisa accanto alla sua testa, usando il vantaggio della propria altezza per guardarlo dall'alto in basso con sguardo accusatore mentre ruggiva, “Cosa stavi facendo con Baekhyun?”
Per Minseok, che aveva solo visto Chanyeol ridere, sorridere e fare brutte battute, lo sguardo nei suoi occhi era decisamente intimidatorio, e indietreggiò per un momento, spostandosi da un piede all'altro per poi guardare Chanyeol e dire, senza nemmeno pensarci, “E a te cosa interessa?”
Il proprio coraggio lo sorprese, e sembrò sorprendere anche Chanyeol, solo per un momento, prima che il suo cipiglio tornasse e dicesse, “Ti vedo sempre con lui.
Perché?”
Minseok non si arrabbiava spesso, non seriamente, ma era sul filo del rasoio in questi giorni, e aveva passato diverso tempo con un Baekhyun davvero instabile ultimamente, ed era colpa di Chanyeol, e Minseok
non era contento. “Senti, Chanyeol,” sputò, la testa gli girava leggermente. “Non so se la tua memoria riesce ad andare così indietro, ma questa è colpa tua. Nemmeno in parte. Tutta. È colpa tua per essere stato tutto quello che voleva Baekhyun, senza essere stato in grado di fermarti. È colpa tua per avergli spezzato il cuore, e per averlo lasciato con il nulla assoluto. Perché sono sempre con lui? Oh, non lo so. Forse sto solo facendo del mio meglio per raccogliere i pezzi del suo cuore infranto, perché tu eri troppo spaventato e codardo per fermarti e aiutarlo a farlo. Tu non hai il diritto di dire niente. Non hai nemmeno il diritto di guardarlo, perché hai rovinato il suo spettacolo e tutto il suo duro lavoro e lui nemmeno ti odia, anche se dovrebbe farlo perché non meriti Baekhyun, nemmeno per un secondo.”
Chanyeol sembrò colpito, gli occhi sgranati mentre arretrava leggermente. “Ma io—” balbettò. “Lui è il mio—”
“No, Chanyeol, lui è il tuo
niente. Non è un tuo possedimento. Pensi di poter fare quello che vuoi, usarlo per quello che ti serve, per poi gettarlo via quando le cose si complicano? Pensi che sia giusto? Hai avuto la tua chance, e hai rovinato tutto. Gravemente. Quindi non chiamare Baekhyun il tuo niente.” Minseok spinse debolmente il petto di Chanyeol, sentendo di dover far provare al più alto qualche tipo di dolore ma senza riuscire a trovare la forza.
Chanyeol non si mosse, ogni minaccia svanita dal suo viso mentre guardava Minseok con gli occhi spalancati. “Ero solo—sono solo—” Deglutì. “Spaventato.”
Minseok prese un profondo respiro. “Lo so,” disse, ed era vero. “Lo capisco, Chanyeol. Ma questo non rende giusto quello che hai fatto.”
“Non sapevo cosa fare,” continuò Chanyeol, con la voce più debole che Minseok gli avesse mai sentito usare.
“Beh, vedi di pensarci bene,” mormorò Minseok, stringendo con forza la propria bottiglietta.
“Volevo solo—” Chanyeol si morse la lingua, interrompendosi.
“Volevi solo che le cose fossero qualcos'altro rispetto a ciò che sono,” finì per lui Minseok. “Ma non funzionano così le cose, quindi comincia a reagire alla situazione, e cerca di non essere uno stronzo già che ci sei, perché Baekhyun vale tanto quanto te.” Sbatté le palpebre, sentendosi estremamente stordito per un secondo, poi disse, “Penso che vomiterò.”
“Cosa?” Chanyeol lo fissò.
“Devo vomitare.” Quasi inciampando sui propri piedi, Minseok spinse via Chanyeol e si affrettò verso il bagno.
Qualche minuto dopo, la voce esitante di Chanyeol lo raggiunse da dietro la porta. “Stai bene?”
Minseok deglutì a fatica, sentendo il sapore di bile sulla lingua mentre si sedeva sulla tavoletta, chiedendosi se sarebbe riuscito ad arrivare al proprio armadietto senza vomitare ancora. “Sto bene,” disse debolmente. “È tutto sotto controllo.”
“Cosa?”
“Niente. Sto bene. Puoi andare.” Minseok prese un profondo respiro. Aveva solo fatto male i calcoli. Aveva tutto sotto controllo. Non c'era niente che non andasse.
Davvero.


La vita era piuttosto calma per Kyungsoo ultimamente. Praticamente piatta, davvero. Cercava di tenersi impegnato, con niente con cui distrarsi se non qualche sentore di preoccupazione per alcuni dei suoi amici. Luhan era in Cina, Baekhyun aveva il cuore spezzato, Chanyeol era completamente scomparso, e Minseok era sia preoccupato per Luhan che sempre introvabile. Nessuno andava a fare visita a Kyungsoo, quindi era abbastanza solo, ma immaginò che fossero tutti impegnati, o avessero le loro ragioni per non passare. Kyungsoo aveva iniziato a lavorare ai ferri nel frattempo, per tenere la mente lontana dalle cose, ed era ridicolo, intrecciare sciarpe e cappelli proprio mentre le temperature si alzavano, ma se ne fregò.
A volte, Kyungsoo si chiedeva se le persone – in particolare Minseok – lo stessero evitando di proposito, ma poi si diceva che era assurdo. Cosa aveva fatto di sbagliato Kyungsoo? Niente. Erano solo impegnati. Non lo avrebbero evitato di proposito.
(Ma si sarebbero dimenticati di lui? No, anche questo era assurdo. Doveva smetterla di pensare a queste cose.)
Sabato, per la prima volta in quasi una settimana, Kyungsoo ricevette una visita. Non era chi si era aspettato di vedere, però. “Oh, ciao Jongdae.”
“Hey, ciao Soo.” Jongdae sembrava a disagio, come se non fosse sicuro di dover essere lì, o ci avesse ripensato all'ultimo momento. Rese Kyungsoo leggermente agitato.
“Hai... bisogno di qualcosa?” gli chiese Kyungsoo, accigliato.
Jongdae fece una piccola smorfia. “Hai visto Minseok-hyung di recente?” chiese all'improvviso.
“Huh? Uh, no, non proprio. Ha detto di sentirsi un po' giù, quindi non pensava fosse un bene venire a farmi visita.” Kyungsoo cercò di fare un sorriso convincente. Era una ragione logica.
Jongdae si accigliò ancora di più. “È quello che ha detto anche a me,” disse.
“Non... non gli credi?” chiese cautamente Kyungsoo.
Jongdae si grattò il collo agitato. “Non lo so. È solo che... Minseok-hyung non ti mente mai, vero?”
Kyungsoo sorrise leggermente. “Cerca di non farlo.”
“Quindi te lo direbbe se ci fosse qualcosa che non va, giusto?”
Il sorriso cadde dalle labbra di Kyungsoo in un istante. “Che vuoi dire?”
Jongdae si morse il labbro per un secondo, poi disse, “Si sta comportando in modo strano ultimamente. Comincio seriamente a preoccuparmi. Continua a dire di stare bene e che è solo preoccupato per Luhan e tutto, ma non penso sia così.”
“Come è che si comporta in modo strano?” Insistette Kyungsoo. “Cosa sta facendo?”
“Non lo so,” rispose Jongdae, sospirando frustrato. “Mangia molto cibo. E beve molta acqua.”
La paura attanagliò Kyungsoo come un pugno di ferro. No. No no no. Non poteva accadere ancora. “Sta bene a parte questo?” chiese debolmente.
“Per niente,” negò il ragazzo, e Kyungsoo si sentì male. “Sembra stare molto più male di quanto non voglia mostrare. Ha continui sbalzi d'umore e sembra non riuscire mai a prestare attenzione a lungo quando qualcuno dice qualcosa e ti risponde male se glielo fai notare. Sembra... assomiglia tanto a come era quella volta, sai, e comincio ad avere paura.”
Kyungsoo poté sentire il sangue abbandonargli il viso, e anche lui era spaventato, era improvvisamente terrificato, ma allo stesso tempo era
arrabbiato. Era arrabbiato per non averlo notato, per non aver fatto lo sforzo di controllare Minseok quando l'amico non era proprio stabile al momento, per aver lasciato che le cose arrivassero a questo punto e per non aver notato che forse era per questo che il vicino non gli aveva fatto visita. Era arrabbiato con Minseok per aver messo ancora tutti in questa situazione. “Vai a casa, Jongdae,” disse, guardando dritto davanti a sé.
“Cosa?” Jongdae lo guardò stranito. “Cosa?”
“Devo solo – devo risolvere una cosa.”
“Sai cosa c'è che non va?” chiese Jongdae, quasi implorante.
“Io—ti prego, va' a casa.”
“Kyungsoo, se sai che succede devi dirmelo. È il mio migliore amico, andiamo,” insistette il ragazzo, alzando leggermente la voce.
“Jongdae,
non ora. Devi andare a casa e lasciarmi fare, e dopo potrai parlare con Minseok e farti dire tutto. Okay? Ti prego.”
Jongdae sembrò sorpreso dalla fermezza nella voce di Kyungsoo, e i suoi occhi ebbero un guizzo pericoloso, ma poi sospirò e si passò una mano tra i capelli prima di dire, “D'accordo. Vado.”
“Grazie,” disse Kyungsoo, e a malapena lo vide andarsene perché riusciva a pensare solo ad una cosa. Non appena il ragazzo se ne fu andato, Kyungsoo marciò dritto fuori dalla porta chiudendosela alle spalle – lasciando per la prima volta casa da quando era tornato dall'ospedale, anche se non ci pensò nemmeno – e ignorò il campanello, decidendo invece di sbattere i pugni contro la porta di Minseok. Si aprì un momento dopo, e Minseok lo guardò sorpreso.
“Kyungsoo,” disse, gli occhi sgranati. “Cosa—”
“Hyung.” Kyungsoo strinse i denti.
“Cosa stai facendo?”
Minseok lo guardò a bocca aperta per un secondo, e Kyungsoo odiò quanto spaventato sembrasse. “Io—sono malato, dovresti—”
“Oh, io
lo so che sei malato,” sputò Kyungsoo. “Ma tu?”
Minseok deglutì e fece un passo indietro, e sembrava stesse per chiudere la porta, quindi Kyungsoo si fece avanti per bloccarla. Guardò il vicino dalla testa ai piedi, e faceva
male vedere tutti gli indizi che si era perso nella settimana passata. Quanto fosse magro e pallido il viso di Minseok, e come indossasse vestiti larghi e spessi nonostante ci fosse caldo in casa, e come il suo aspetto fosse stanco, instabile e fragile. Faceva male, e turbava Kyungsoo, e lo faceva arrabbiare, perché pensava che l'avessero superata.
“Sto bene, Kyungsoo, ho solo—”
“No, hyung, non stai bene,” disse Kyungsoo, facendo un altro passo avanti e facendo arretrare l'amico. “Non
osare dire di stare bene. Ci siamo già passati prima, lo sai che non stai bene.”
“Non sono—” disse disperato Minseok, tremando leggermente. “Non è così, non sono—”
“Non mentirmi, Kim Minseok,” Kyungsoo era furioso. “Sono
così. Arrabbiato con te. Non riesco a credere quanto egoista tu sia in questo momento.” Minseok lo fissò e scosse la testa, ma Kyungsoo si rifiutò di lasciarlo parlare. “Non provare a negarlo, hyung. Sei così egoista, e così stupido, e come osi lasciare che Jongdae si preoccupi per te? Sai quanto si è spaventato l'ultima volta. Pensi che sia giusto? Pensi di essere l'unica persona a cui stai facendo del male adesso? Come osi metterti in pericolo, quando sei – quando sei l'unica persona che io ho.” Singhiozzò leggermente, e poteva sentire le lacrime bruciargli gli occhi e il petto gli faceva male, ma si rifiutò di piangere. “Come puoi fare questo quando non ho nessun altro? Cosa dovrei fare senza di te, huh? E pensi – pensi di essere l'unico a preoccuparsi per Luhan? Cosa credi che penserebbe lui? Minseok, mi stai ascoltando? Non puoi farlo ancora, non puoi, non te lo permetterò.”
Gli occhi di Minseok erano rossi e lucidi a questo punto, ma se li asciugò furiosamente, distogliendo lo sguardo da Kyungsoo, e disse, “Sto bene.”
Kyungsoo voleva prenderlo a schiaffi, o
scuoterlo o qualcosa del genere. “Non stai BENE, hyung! Non riesci a vederlo?”
Minseok continuava ad asciugarsi gli occhi, senza guardarlo, e a indietreggiare, passo dopo passo. Scosse la testa ostinatamente. “Preoccupati per qualcuno che lo merita, Kyungsoo,” disse, con voce roca. “Preoccupati per Luhan.”
E fu quella la cosa che fece scivolare le lacrime lungo le guance di Kyungsoo, perché Minseok non aveva idea, Minseok non capiva cosa stesse facendo, non capiva mai. “Hyung, Luhan è in Cina,” disse, e per qualche ragione sembrava implorante. “È semplicemente in Cina, non si sta
uccidendo.”
Minseok si morse il labbro e si diresse in camera, scuotendo la testa. “Non lo sto facendo, sto bene,” disse, inciampando sui propri piedi prima di arrivare alla porta. “Lasciami in pace.” Poi scomparve dentro la stanza.
Kyungsoo si accovacciò a terra e si mise le mani tra i capelli, chiudendo gli occhi mentre le lacrime gli cadevano dal mento al pavimento. Tutto faceva male e la testa gli pulsava per la pressione e le emozioni travolgenti, e non poteva farlo, non poteva lasciare che accadesse, doveva fare qualcosa. Doveva far capire a Minseok.
Non sapeva quanto tempo ci volle, ma riuscì a tornare in camera propria più tardi, tremando e prendendo dei lunghi respiri, e gli ci vollero solo altri pochi minuti per vedere il foglio di carta attaccato alla sua lavagna, con un numero scritto sopra. Deglutì e afferrò il telefono.
Questa contava come emergenza.


Minseok rimase seduto nel balcone di camera sua per molto tempo, le ginocchia poggiate sulla sua piccola sedia pieghevole, a guardare le macchine che passavano sulla strada. Staccava i pelucchi attaccati al proprio maglione, e non pensò a nulla, perché la testa gli pulsava e stava avendo qualche problema a concentrarsi su qualsiasi cosa oltre che
Non sto male, Non sto male, Non sto male. L'immagine di Kyungsoo che gli urlava contro, di Kyungsoo che stava chiaramente raggiungendo il punto di rottura, gli balenò in testa, e si sentì nauseato per il senso di colpa e la paura e la fervente negazione. Non sto male.
Non sapeva nemmeno come si sentiva circa tutto questo. Si sentiva semplicemente terribile, in ogni significato della parola. Tutto sembrava terribile, e Minseok non sapeva nemmeno cosa fare.
Tornò dentro solo quando nuvole grige oscurarono il cielo e cominciò a piovergli sopra, e i suoi capelli si bagnarono troppo per essere confortanti. Considerò brevemente di restare lì, e lasciare che l'acqua gli si riversasse addosso, che magari lo affogasse, o almeno che lo lavasse via, ma poi cominciò a tremare e Minseok non riusciva nemmeno a punirsi in modo appropriato.
È solo in Cina, non si sta uccidendo!”
Non lo sto facendo.
Minseok si asciugò con la manica il naso che colava ed entrò nella stanza, sfilandosi il maglione bagnato e lasciandolo cadere a terra mentre lui si stendeva sul letto e allungava un braccio sotto di esso per prendere una scatolina di cioccolatini. La fissò per qualche momento, e la sua mano si sollevò d'istinto sul proprio stomaco. Si morse il labbro, guardando con incertezza il cioccolatino incartato, e poi rimise il coperchio, proprio quando il telefono cominciò a squillare con insistenza. Minseok lo guardò sorpreso, poi lo prese per controllare lo schermo. Il numero era sconosciuto, e aveva quasi rifiutato la chiamata, ma alla fine accettò e si portò l'apparecchio all'orecchio. “Pronto?”
Seok-ah.”
Minseok si sedette immediatamente, gli occhi sgranati, e sentì il fiato mancargli. “Luhan?”
La voce sull'altra linea fece un suono di assenso, e la qualità del suono non era eccezionale ed era solo una voce, solo una piccola voce lontana, ma il cuore di Minseok sussultò come non faceva da oltre una settimana.
“Lu, oddio. Come stai? Stai bene? Tu – non hai mai chiamato, e stavo incominciando a preoccuparmi, pensavo che forse—”
Mi ha chiamato Kyungsoo.”
Minseok chiuse la bocca. Gli ci volle un momento per processare quelle parole, e quando lo fece, deglutì a fatica. “Lui – l'ha fatto?”
Ci fu un momento in cui tutto quello che si sentiva dall'altra parte era un debole respiro, e poi Luhan disse, “
Minseok, cosa stai facendo?”
Immediatamente, la gola di Minseok si chiuse di nuovo, e la testa gli pulsava e gli occhi gli bruciavano, e premette il telefono all'orecchio desiderando di poter semplicemente sentire il suono della voce di Luhan, e di non doversi preoccupare di quello che avrebbe detto o di nient'altro. “Io non—non lo so,” singhiozzò.
Kyungsoo mi ha detto alcune cose.”
Minseok stava andando in iperventilazione, era come se i suoi polmoni non si espandessero abbastanza e non riuscisse a riempirli con abbastanza ossigeno e continuava a fare dei piccoli respiri veloci che sembravano piccoli singhiozzi. “Che tipo di cose?”
“Cose che avrei preferito mi dicessi tu stesso,” disse Luhan, e la sua voce era così triste, così delusa, e Minseok per un momento desiderò spegnere il telefono. Ma questo avrebbe significato non poter parlare con Luhan, e questo avrebbe fatto ancora più male.
“Cosa ti ha detto?” Non voleva sentirlo e sapeva che
doveva sentirlo allo stesso tempo.
Riuscì a sentire Luhan prendere un profondo respiro.
“Mi ha detto che ti stai facendo del male, e mi ha detto di chiederti di spiegarmi. Perché. Perché è accaduto la prima volta.”
Minseok voleva piangere. Non voleva dirlo, non voleva nemmeno
pensarci, ma sapeva che doveva farlo. Ma questo non lo rendeva meno doloroso.
“Una volta mi hai detto di aver avuto qualche problema dopo la diagnosi,” disse Luhan con cautela. “Che è stato davvero brutto.”
Era stato Kyungsoo a dirgli che questo era quello che era accaduto la prima volta, o aveva fatto quel collegamento da solo? “Già,” sussurrò Minseok, chiudendo gli occhi.
“Cosa è successo, Minseok?”
Si morse il labbro così forte da sentire il sangue sulla lingua. “Il – il problema è cominciato molto prima,” disse, e la sua voce era tremante e sembrava terrificata, persino a se stesso, ma forse non era una cosa negativa.
“Quando?”
Minseok ci mise un lungo momento per prendere il coraggio dire, “Ero un bambino grassoccio.”
“Lo so, ho visto le foto.”
Minseok sussultò. “L'ho odiato. Per tutta la mia vita. Ma ero così... di costituzione. Avevo una dieta normale e tutto, ed ero grasso. Mia madre non mi ha mai fatto mettere a dieta, diceva che non era salutare per un bambino in crescita o che so io. Ero insicuro, però, non lo so. Ero solo... odiavo chi ero.” Prese un altro lungo respiro. “Proprio prima che mi venisse diagnosticato il diabete, persi molto peso. Dimagrii spaventosamente tanto, perché la mia glicemia era altissima. Influenzò tantissimo il mio peso, ma era solo uno dei sintomi. Dovevo andare spesso al bagno, bevevo come un matto, avevo sempre fame, e perdevo molto peso. Non lo facevo di proposito. Ma immagino che... che mi piacesse. Essere magro. Mi piaceva non essere più ciccione.”
Deglutì a fatica, si abbracciò le ginocchia e chiuse gli occhi, facendo una pausa per ascoltare il respiro regolare di Luhan. Avrebbe voluto che il ragazzo fosse lì con lui. “Quando ho cominciato a controllare la mia insulina e tutto, però, l'ho ripreso. All'inizio non mi dispiaceva, perché ero praticamente scheletrico. Ma continuavo a riprendere peso, perché è un comune effetto collaterale della terapia con l'insulina. E poi, non giocavo nemmeno più a calcio, e dovevo mangiare molto. E le persone continuavano a fare commenti.
Oh, stai riprendendo peso! Tutto quello che hai perso! Lo dicevano in maniera positiva, perché la perdita di peso era stata spaventosa, ma mi fece solo pensare che stessi ingrassando. Mi spaventò tanto quanto la velocità con cui l'avevo perso. Volevo perderlo di nuovo, ma non c'era molto che potessi fare al riguardo. Non potevo mangiare meno, e non potevo fare più esercizio. Ma poi mi ricordai come avevo perso tutto quel peso quando mi ero ammalato all'inizio, perché i miei livelli di zucchero nel sangue erano stati altissimi. Quindi smisi di prendere tutta quell'insulina.”
Minseok—” disse Luhan, sembrando spaventato. Minseok emise un debole suono di lamento, e cercò di darsi un contegno.
“Pensavo di essere intelligente,” confessò tremando. “Mentivo a mia madre sulle cifre, fingevo che andasse tutto bene. Era molto pericoloso, però. Non controllavo la mia glicemia, e c'erano molte cose che potevano andare male. Non ci pensavo, però. Stavo perdendo peso. Ero ossessionato con il contare le calorie e tutto. È davvero facile per le persone con il diabete diventare ossessionati con cose di questo genere, dato che il cibo e tutto sono così importanti. Ma mi ammalai di nuovo, dopo un po'. Cercai di nasconderlo, ma ovviamente alla fine le persone lo notarono. I miei genitori si arrabbiarono molto, ovviamente, ma anche Kyungsoo. Non l'avevo mai visto così arrabbiato in vita mia; pianse per ore, a malapena
respirava per quanto singhiozzò. Fu – immagino che fosse la scossa di cui avevo bisogno.”
Ci fu un lungo silenzio, e poi Luhan chiese,
“E poi cosa è successo?”
Minseok si strofinò il collo e si sforzò di prendere profondi respiri, anche se il petto gli faceva male. “Immagino che... molte cose siano cambiate. Mia madre e Kyungsoo divennero molto protettivi. Kyungsoo mi controllava un paio di volte al giorno – mi controlla ancora dopo la scuola. Mia madre divenne molto rigida circa quello che mangiavo. Dovemmo fare molti compromessi, e fu difficile. Dovevo mangiare una certa quantità di cose, ma dovevo stare attento, molto attento, perché eravamo spaventati che se avessi ripreso peso, ci sarei caduto un'altra volta. Ero molto sensibile all'argomento. Mia mamma divenne una sorta di specialista del regime, e io mi convinsi che fosse solo perché mi voleva in salute. Il peso divenne una cosa di cui nessuno parlava mai. Non volevamo nemmeno pensarci. Tutto ruotava attorno alla salute, invece; cibo salutare, quantità salutare di esercizio, e controllo della glicemia. Se avessi seguito le regole, il peso non sarebbe stato un problema. Sia perdere che prendere peso sarebbe stato pericoloso a quel punto, quindi divenne importante mantenere lo stesso peso il più possibile. Kyungsoo mi fece ogni sorta di tabella, ed erano davvero drastiche, ma mi tenevano la mente lontana da... altre cose.”
“Non l'ho mai saputo…” disse Luhan, con voce piccola e spaventata. Minseok odiava quanto sembrasse spaventato. Era per questo che non lo diceva mai a nessuno.
“Lo so,” rispose. “Ancora oggi evitiamo di parlarne più che possiamo. Te l'ho detto, no? Parlarne mi fa pensare a cose brutte, quindi non pensarci è l'opzione più sicura per noi. Sono migliorato molto da allora, certo. Non sono più così sensibile. A volte faccio un così buon lavoro a non pensarci che quasi me ne dimentico. Faccio cose che non avrei mai fatto in passato, come assaggiare cibi non proprio salutari. Purché ne discuta con mia madre. Riusciamo ad infilarlo nel regime. Questo è sicuro. In un certo senso, il diabete è una buona scusa – tutto può ruotare attorno al diabete, e non attorno al peso. Sono migliorato davvero.”
Ma ora stai peggiorando.”
Minseok mandò giù il magone che aveva in gola. Se n'era quasi dimenticato. “Già. Ma non è la stessa cosa. Ultimamente, ho semplicemente... non mi importa più. È stupido. Sono così stupido. Ho smesso di controllare i miei valori e ho vagamente basato tutto solo su come mi sentivo, non mi importava se le cose andavano fuori controllo. Più la mia glicemia diventava incostante, più il mio umore cambiava, e smetteva di importarmi ancora di più. E mi arrabbiavo ogni volta che a
qualcun altro cominciava ad importare, perché io non volevo. E poi ho ricominciato a prendere peso per tutte le schifezze che stavo mangiando, e la mia reazione è stata estrema, e ho lasciato che accadessero cose che solitamente non avrei lasciato che accadessero. Ho convinto me stesso che non ci fosse niente che non andava. Non so nemmeno più quale dei miei problemi è causato da cosa ormai, e la cosa è davvero andata fuori controllo e non – non so come rimettere le cose a posto. Non so come rimettere me a posto.” Prese un profondo respiro, sentendo di poter ricominciare ad annaspare da un momento all'altro. “Sono così stanco di fingere che sto bene, che posso essere forte abbastanza. Voglio solo poter smettere di pensare che abbia importanza, come tutti. Non voglio più dovermi preoccupare di nulla.” La sua voce si era fatta sempre più piccola con ogni parola, e alla fine della frase si ritrovò a piangere, le sue guance erano di nuovo bagnate, e sapeva di sembrare e suonare ridicolo, raggomitolato sul suo letto a tirare su col naso e dire quelle cose, ma allo stesso tempo, sentiva di non essere ridicolo affatto.
Minseok, io – non so cosa fare,” disse Luhan, sembrando tanto spaventato quanto Minseok. “Cosa dovrei fare?”
“Non lo so,” mormorò pietosamente Minseok. “Non so nemmeno cosa dovrei fare
io.”
“Vorrei essere lì,” disse Luhan. “Vorrei potermi prendere cura di te.”
Le labbra di Minseok si tirarono in un piccolo sorriso, nonostante il cuore gli facesse male. “Anche io vorrei che fossi qui.”
“Ma non posso esserci,” riprese il ragazzo, e faceva ancora più male. “E so che non vuoi che ti importi, Seok-ah, ma devi farlo. Lo sai, vero? Non puoi lasciare che siano gli altri a farlo per te. So che è più facile fingere che non ci sia niente che non vada, ma non puoi cambiare chi sei. Devi... affrontare la realtà, lo sai?”
Minseok sussultò. Solo qualche giorno fa aveva detto con rabbia a Chanyeol di smetterla di fuggire dalla verità e di reagire alla situazione, e solo ora colpì Minseok che lui per tutto questo tempo aveva fatto la stessa identica cosa. “Lo so,” sussurrò.
“Ma non devi neanche farlo da solo. Kyungsoo vuole aiutarti, i tuoi genitori vogliono aiutarti, e sono sicuro che lo voglia anche Jongdae. Devi essere responsabile, ma non devi esserlo da solo. È importante parlare con le persone quando diventa difficile, sai. Ci sono un sacco di persone che vorrebbero ascoltare.”
“Lo so.” Ed era così – Minseok
lo sapeva – ma questo non lo rendeva facile. Era difficile, essere sempre quello debole.
“Non è niente di cui vergognarsi, Seok-ah,” continuò Luhan, come se potesse leggere la mente dell'amico. “Hai un enorme peso sulle spalle. E lo capiscono tutti.”
“Ce l'hai anche tu,” mormorò Minseok. “Ce l'ha anche Kyungsoo.”
Io ho i miei genitori, e ho Yixing e ho te. E anche Kyungsoo conta su di te, lo sai questo. Conta su di te più di ogni altra cosa, anche se non lo dice mai a voce alta. Tutti gestiscono le cose in modo diverso. Stiamo tutti lavorando sulle nostre cose. Anche tu devi lavorare sulle tue.”
Minseok deglutì a fatica. “Lo farò,” disse.
“Quindi cosa pensi di fare?” chiese Luhan, sembrando deciso e controllato, ma Minseok poté sentire il tremolio nella sua voce.
Minseok spazzò via polvere invisibile dalla sua coperta. “Andrò all'ospedale,” mormorò.
È così grave?” chiese Luhan, sembrando immediatamente preoccupato.
“No,” gli assicurò Minseok. “Ma probabilmente sono disidratato e di sicuro ho bisogno di un controllo medico. Non è inconsueto, onestamente. È successo altre volte in passato, per sbaglio.”
Okay,” disse Luhan, più per rassicurare se stesso. “E dopo?”
“Io... ascolterò Kyungsoo. E mia madre. E i dottori.”
“Che mi dici di te?”
Le labbra di Minseok si sollevarono ancora. “Dipende da quello che dico,” rispose. “Non è sempre una buona idea ascoltare quello che dico. Guarda dove sono ora.”
“Ma non puoi sempre aspettarti che gli altri ti controllino. A volte devi prenderti tu cura di te stesso. Gli altri possono aiutarti, ma ti devi anche aiutare da solo.”
Minseok sospirò. “Lo so.”
“Non osare smettere di prenderti cura di te stesso Kim Minseok,” lo avvertì Luhan, e il suo tono era leggero ma Minseok sapeva che era serio. “Altrimenti non ti chiamerò più e Kyungsoo non ti parlerà più e sarà colpa tua. Hai capito?”
Minseok annuì, poi si rese conto che Luhan non poteva vederlo e disse, “Sì.”
“Bene. Perché dico sul serio. So che è difficile e che fa paura ma devi davvero, davvero prenderti cura di te. Se Kyungsoo mi dovesse chiamare ancora per dirmi che non lo stai facendo, dovrò arrivare dalla Cina per colpirti.”
Minseok rise piano. “Non credo che sarei contrario a quest'idea,” disse piano.
Luhan rimase in silenzio per un lungo momento, e poi disse,
“Mi manchi.”
Minseok si morse il labbro. “Mi manchi anche tu.”
“Ora devo andare, okay?”
“Aspetta!” Minseok si sedette di scatto. “Questa è la prima volta che mi chiami e l'unica cosa di cui abbiamo parlato è quanto io sia incasinato. Volevo parlare con te.”
Luhan rise leggermente.
“Non era così che immaginavo sarebbe andata la nostra prima chiamata,” ammise.
“Mi dispiace.”
No, no, non scusarti. È solo che – devo andare davvero. Questa chiamata mi costerà un sacco sai, e non sono proprio ricco.”
“Un altro minuto?” implorò Minseok.
Luhan rise deliziato, e Minseok sentì una sensazione calda allo stomaco.
“Un altro minuto. Faccio partire il timer!”
Minseok emise un piccolo suono impanicato. Sessanta secondi per dire tutto quello che voleva dire a Luhan? Da dove cominciare? “Ah, okay, um. Come stai?”
Luhan prese tempo, e Minseok voleva quasi dirgli di parlare più in fretta.
“Sto bene. In un certo senso è piacevole essere di nuovo in Cina. Non mi devo preoccupare di dire sempre la cosa sbagliata. Posso rivedere i miei vecchi amici. Ma è stato tutto molto... frenetico. E stressante. Non proprio divertente.”
“Cosa pensi di fare? Sono preoccupato per te…”
“Non preoccuparti per me!” esclamò allegramente, ma non lo aiutò. “Siamo solo... non siamo ancora sicuri. Perché non sappiamo quanto durerà questa situazione.”
Minseok deglutì. “Tornerai, vero?” chiese, con voce debole.
Ah, Seok-ah…” Luhan sembrò distintamente nervoso. “Non lo so. Non lo so davvero.”
Minseok prese un profondo respiro. “Devi tornare se puoi, okay?”
“Lo farò. Lo prometto.”
Minseok si morse il labbro. “Quanto tempo mi manca?”
Huh?”
“Al mio minuto.”
Luhan rise.
“Venti secondi.”
Minseok deglutì ancora, e le parole
Ti amo danzarono sulla sua lingua, ma le mandò giù. Non ora. Non era il momento. “Parlami.”
“Cosa?”
“Voglio... voglio solo sentire la tua voce. Parlami.”
Luhan fece un suono vago, e Minseok sarebbe voluto rimanere a parlare con lui per ore.
“Continuo a pensare che mi piacerebbe portarti in Cina un giorno,” disse, e il cuore di Minseok perse un battito. “Fa caldo qui in questi giorni. Davvero caldo. Voglio farti conoscere i miei amici, voglio farti assaggiare il cibo cinese. Vorrei fossi qui con me.” Fece una pausa. “Otto secondi!”
“Chiama ancora presto,” disse velocemente Minseok.
“Ci proverò. Mi manchi! Ciao, Minseok! Prenditi cura di te!”
Minseok ebbe a malapena il tempo di dire, “Ciao,” che la linea cadde. Fissò sconsolatamente il telefono, poi vacillò quando un'ondata di nausea lo colpì. Oh, giusto.
Gli ci volle un lungo minuto per decidere cosa fare prima. Poi, con mani leggermente tremanti, si alzò dal letto e uscì di casa, andando da Kyungsoo. Bussò piano, poi entrò.
Kyungsoo era seduto in cucina, con la schiena rivolta verso di lui, e non si girò quando Minseok entrò nella stanza. Il maggiore prese un profondo respiro. “Hey, Soo,” disse gentilmente, e il ragazzo rimase immobile. “Io—sono... mi dispiace davvero, Kyungsoo. Non so cos'altro dire. Mi dispiace così tanto.”
Kyungsoo tirò leggermente su col naso. “Avevi promesso che non l'avresti più fatto.”
“Lo so,” disse piano Minseok, fissando il pavimento. “Mi dispiace.”
“L'avevi
promesso.”
“Mi dispiace. Vuoi... vuoi che me ne vada?” chiese piano.
Kyungsoo scosse la testa immediatamente, asciugandosi gli occhi con la manica. “Vieni qui.”
Minseok si fece avanti, ogni passo era leggermente esitante, e si mise proprio dietro Kyungsoo, facendogli capire che era lì.
Kyungsoo si alzò, si voltò, e guardò Minseok per la prima volta. I suoi occhi erano rossi e gonfi, e si morse violentemente il labbro, e gli faceva male vederlo così, sapere che era colpa sua. Ma poi Kyungsoo sollevò le braccia, aperte in una preghiera silenziosa, e Minseok sbatté le palpebre sorpreso.
“Soo—” disse, scioccato.
“Ho bisogno di un abbraccio, hyung,” mugolò Kyungsoo, con gli occhi lucidi. “Per una volta nella vita. Un abbraccio. Ti prego.”
D'istinto, Minseok si lanciò in avanti, chiudendo le braccia attorno all'amico per la prima volta in tutta la sua vita. Il più piccolo tremò contro di lui, ma lo strinse forte, premendo il viso contro la spalla di Minseok, e Minseok sapeva che questo abbraccio significa molto di più per Kyungsoo. Questo era qualcosa di grande.
“Non puoi farti questo,” mormorò contro la maglietta di Minseok, senza fiato. “Sei la cosa più importante al mondo per me. Devi pensare anche a me.”
Minseok deglutì a fatica, sentendo Kyungsoo stringere i pugni, e il suo cuore battere velocemente contro il proprio petto. “Mi dispiace,” mormorò, chiudendo gli occhi.
“Non lasciarmi andare,” sussurrò Kyungsoo, e Minseok sentiva che non parlava solo dell'abbraccio.
Come che fosse, la promessa di Minseok fu, “Non lo farò.”

  
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