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Autore: Emmastory    06/08/2016    5 recensioni
L'esistenza del regno di Aveiron continua, e Rain, nostra eroina in questo racconto, si impegna a mantenere il sorriso e la positività nonostante tutto quello che è costretta a vivere e sopportare. Fame, miseria e povertà dilaniano l'anima degli abitanti come belve feroci, e lei, addolorata per la perdita del suo tanto amato Stefan, ora scomparso per mano ignota, agisce come può per ritrovarlo e affrontare, con il suo aiuto, la minaccia dei Ladri, esseri ignobili che da tempo popolano il regno seminando terrore nei cuori della gente. Fiduciosa, è convinta dell'esistenza di un barlume di luce alla fine del tunnel che rappresenta la sua tormentata vita, in cui felicità e dolore danzano allo stesso e concitato ritmo. (Seguito di "Le cronache di Aveiron: Dimenticati)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-II-mod
 
 
Capitolo XVIII

Continuare

Il pomeriggio si stava eclissando, e la sera si avvicinava. Seduta alla mia piccola e lignea scrivania, ero intenta a intrecciare frasi e parole, messe insieme su due fogli distinti. Inizialmente volevo solo che fossero appunti riguardo ai miei sentimenti, ma assieme al mio cuore, questi mi hanno guidata, e su quei di fogli di bianca e fragile carta, scrissi due diverse lettere. Una andava ai miei genitori, in special modo a mio padre, e l’altra andava a Samira. Assieme a suo fratello Basil, era una mia grande amica, e non vedendola né avendo sue nuove da lungo tempo, avevo improvvisamente sentito di scriverle e provare a comunicare. Una volta finito, posai entrambe le mani sulla scrivania stessa, e mantenendo il silenzio, la richiusi. Scelsi quindi di chiuderla in una busta da lettere e lasciarla sotto il mio cuscino, certa di riuscire a trovare del tempo per recapitargliela. Ad essere sincera, non avevo scritto molto, avendolo fatto unicamente per sincerarmi del suo benessere unito a quello del fratello. In quel momento, avrei davvero voluto fare la stessa cosa con quella destinata a mio padre, ma per qualche strana ragione, non ne avevo la forza. Qualcosa mi bloccava. Rimanendo ferma e inerme, seduta con la schiena dritta e una postura più rigida di un’asse di duro legno, non facevo altro che rileggerla. “Cari mamma e papà, questa lettera è indirizzata solo ad uno di voi due, e se ora la state leggendo, sappiate che ne sono felice. Siete i miei genitori, e vi voglio bene, ma voglio che sappiate una cosa. Le notizie che vi ho dato possono sembrare inappropriate dato il periodo che ogni persona sta ora attraversando, e forse qualcuno non ha avuto la reazione che desideravo, ma non importa. Vi voglio bene, Rain.” Una lettera semplice e non molto lunga, che avevo scritto al solo scopo di mostrare ai miei genitori quello che sentivo, sperando di far capire loro che nonostante quanto fosse accaduto durante la loro visita, non ero arrabbiata, né provavo astio nei loro confronti. Maturando un’importante decisione, posai anche quella lettera sotto al mio cuscino, e poco prima di addormentarmi, mi guardai allo specchio. In completo e perfetto silenzio, ammirai la mia immagine riflessa, e in quel preciso momento, me ne accorsi. Una sopportabile sensazione di dolore mi scosse il corpo, e guardando in basso per un semplice attimo, mi abbandonai ad un sospiro. Non ero triste, e neppure sola, ma semplicemente stanca. Il dolore proveniva dal mio ventre non ancora gonfio, e aveva un preciso significato. In quel momento di assoluta debolezza, perfino il mio bimbo non ancora nato cercava di comunicare con me, la sua futura madre. “Puoi farcela, mamma.” Sembrava dire, muovendosi lentamente al mio interno. Accorgendomene, dischiusi le labbra in un debole sorriso, e sdraiandomi sul letto, chiusi gli occhi. Alcuni minuti passarono, e con l’arrivo della buia notte, Stefan mi raggiunse. Sedendosi al mio fianco, decise di imitarmi, e avvicinandosi, mi carezzò la schiena e i capelli. “Possiamo farcela, Rain.” Disse in un sussurro, che culminò con un bacio sulla mia fronte. Mantenendo il silenzio, non ebbi la forza né il modo di parlare, ma solo perché troppo occupata a nascondere un sorriso sotto a una coperta. Avevo riavuto la mia felicità, e come ogni volta, sapevo di dover continuare.

 
   
 
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